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Autore: 11cerbero    11/05/2012    2 recensioni
Gaia è un romanzo fantasy d'azione, mirato a diventare lo Shonen letterario. Pagina Facebook: http://facebook.com/GaiaElementalWorld
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dato che la florida città di Tera è perennemente colpita da un sole splendente, viene naturale ai forestieri pensare che tutti i Teriani siano allegri e contenti, partendo dal presupposto che ognuno di noi è sempre un po’ meteoropatico. I forestieri non potrebbero sbagliarsi di più. Gli abitanti di Tera sono in uno stato di rabbia e nervosismo costante, sono tutti di fretta nel fare qualunque cosa, anche la più semplice. Contano con l’orologio i minuti di riposo, del pranzo e persino del bagno. Non è un bel posto dove fare una vacanza. E infatti i forestieri non vanno affatto a Tera per svagarsi e divertirsi. La città è estremamente florida, una delle poche al mondo a possedere la tecnologia sia magica che elettronica. Quindi il commercio va alla grande, sebbene ogni mercante lascia Tera un infastidito. Ma la cosa peggiore è vedere un Teriano commerciare con un altro Teriano. Proprio adesso un ragazzo slanciato e magro, dai capelli neri tirati in su, con l’aria furiosa, sbatte il pugno contro il bancone di un negozio di armi bianche. 
“Senta, l’ho ordinato per oggi e ho intenzione di averlo entro oggi.” Dice il ragazzo, stringendo i denti. Il commerciante al bancone è stupito per una reazione del genere, ma soprattutto infastidito da tutto il tempo che gli sta rubando.
“Te l’ho detto, non ti darò nulla prima di vedere un documento o la patente.”
“Venti anni li compio domani! Se devo aspettare che mi arrivino i documenti diventerò vecchio e non potrò usarla.”
“Per l’ultima volta: torna quando avrai i documenti o un genitore. Nulla di personale, ma potrei passare dei guai se dessi una spada a un minorenne.”
“Quando ti porterò il documento, e avrò preso la spada verrò a bruciarti il negozio.” 
Il ragazzo lascia il negozio irritato. Appena fuori, tira su la cerniera della felpa nera e osserva innervosito il paesaggio. Un miscuglio di macchine, persone che corrono, cavalli imbizzarriti e vigili infuriati. Ma nonostante tutto il cielo è costantemente limpido, è raro trovare una città caotica e soleggiata. Il ragazzo ha sempre desiderato visitare, invece, i posti più esotici. Come le rovine abbandonate di antiche civiltà, i villaggi pieni di maghi, stregoni e sciamani, i gruppi di monaci che cercano costantemente la perfezione nell’anima e nella forza. Tutti posti di cui ha solo sentito parlare. Lui è stanco di questa città frenetica, ha sempre creduto di esser nato nella città sbagliata. E quando avrà quella spada, molto probabilmente se ne andrà.
“Le tue doti da commerciante non sono così eccellenti come dici, Mikah. Avresti dovuto lasciare che ti comprassi io quell'arma.” Commenta sorridendo un ragazzo appoggiato al muro. Ha la pelle scura e stepposi capelli che cadono sulle sue spalle. Sulla cintura pende il fodero di una spada corta.
“Guarda, lascia stare. È solo questione di giorni, dopodiché potrò andarmene e non mi rivedrete più.”
Il ragazzo dalla pelle scura si accende una sigaretta, sul volto è sempre dipinta un’espressione furba. “Ancora con questo discorso. Hai intenzione di lasciare la scuola? Di abbandonare tutti i tuoi amici?”
“Certo, ho un sacco di amici io!” Risponde Mikah. “Ho Lewis, poi Lewis, e anche Lewis.” 
Ridono entrambi, ma Mikah prosegue. “Seriamente, oltre te non ho nessuno. E della scuola non me ne faccio niente.”
I due prendono a camminare, dirigendosi verso la grande piazza. Un posto teoricamente fatto per rilassarsi e fare due passi, ma è un’idea assurda per la città di Tera. Da lì si possono vedere i palazzi più belli della città. Ogni tetto è ricoperto di enormi riquadri di specchi, che assumono le colorazioni più varie.
“E invece ti sbagli. Geografia, storia, taumaturgia, alchimia, economia.. già solo queste materie sono estremamente utili per un’avventura. E tu fai schifo in tutte queste. Almeno prima di partire fatti una bella ripassata.” Commenta Lewis, tralasciando il fatto che lui non è proprio il primo ella classe. Mikah non glielo rinfaccia, perché sa che il suo amico è terribilmente permaloso. I due saltano quasi sempre le lezioni, limitandosi a bighellonare per la strada e a fantasticare sulle meravigliose avventure che potrebbero fare. Ma Lewis è sempre stato fermo sulla sua opinione: niente avventure prima del diploma. È una cosa che ha ripetuto per anni, e ormai questa sarà l’ultima volta che lo farà. Tra sei mesi ci sarà l’esame, ne usciranno insieme con pessimi voti, e potranno avventurarsi ovunque vogliano. Sebbene Mikah continui a ripetere di voler andarsene subito, ha sempre avuto intenzione di aspettare il suo migliore amico. Il problema è che quando è arrabbiato accellera i tempi. Accompagnati da una lunga e distratta chiacchierata i due amici tornano finalmente nelle loro stanze, poste nell'enorme corridoio che circonda la scuola. Vedendo  la struttura della scuola dall'alto sembra di vedere un triangolo racchiuso in un cerchio. Può sembrare un disegno stupido, ma si vocifera che invece si tratta di un simbolo di grande importanza. I due sono coinquilini in una delle numerose stanze del dormitorio della scuola, poste nella sezione sudovest del corridoio a cerchio. Per una pura e amara coincidenza, entrambi i ragazzi sono orfani. Ed è stato per questo che hanno stretto tanta amicizia. Nessuno dei due riesce ad avere relazioni interpersonali con altri umani, Mikah è rissoso e isterico, e finisce sempre per azzuffarsi con qualcuno, mentre Lewis non riesce a fare una normale conversazione senza dare dello stupido all'interlocutore almeno sette volte. Insieme si trovano bene. I due orfani hanno formato una piccola e contorta famiglia, un vero duo, il loro gioco di squadra è eccellente.
Non ci vuole molto per far sì che Lewis si addormenti sul materasso superiore del letto a castello. Mikah resta sveglio, ancora in disappunto per mille cose. Odia la società, le persone che lo circondano, il modo in cui vive, gli obblighi che lo costringono a vivere in un determinato modo. Sono pensieri che gli saltano in testa ogni volta che fa un giro in questa terribile città. Passano le ore, e il ragazzo si ricorda di ciò che ha detto Lewis. Ci vorrebbe una cultura di base per poter viaggiare. Mikah si alza, indossa nuovamente la felpa nera, e corre verso la biblioteca. I corridoi dell’edificio scolastico sono enormi, alti più di dieci metri, decorati con fronzoli di pietra scura. Lunghi poggia mano e panchine sono ricoperte di un falso ma comunque appariscente oro. Il ragazzo si è sempre interrogato sulla misteriosa altezza di quei corridoi. Come mai così alti? Per Mikah la risposta è una sola: un tempo trasportavano enormi troll ed elefanti per farli esaminare ai maghi dell’edificio. E se così non fosse? Sarebbe un duro colpo ma andrebbe bene, il sapore della fantasia ha accompagnato comunque le sue serate. Un’anta del portone della biblioteca cigola al tocco del ragazzo, sulla superficie sono scolpiti disegni apparentemente antichi di angeli e demoni. E un ritaglio di luce si dipinge sul pavimento. Per quanto l’ambiente barocco della scuola possa ricordare antichi e fantastici santuari, Mikah non riuscirà mai ad affezionarsi a quel luogo. Soprattutto per i brutti ricordi di bullismo e cuori infranti. La biblioteca pare essere chiusa; non c’è nessuno e le luci sono spente. Il ragazzo annaspa nel buio finché non trova un interruttore. Strano, però, solitamente a quest’ora c’è ancora gente. Ma non dev’essere successo nulla di grave dato che le porte non sono chiuse a chiave.
Dopo una ventina di minuti, sul tavolo sono poggiati un numero spropositato di libri di ogni genere. Dalla cucina a come riconoscere le piante nocive all’uomo. Ma l’atlante del mondo è quello che attira più l’attenzione, Mikah non vede l’ora di sfogliarlo tutto. Strano come un semplice sogno spinga a studiare più di quanto lui abbia mai fatto negli ultimi sette anni di scuola. Le centinaia di lampade al neon regalano una luce azzurra e pallida, una luce che rende questo posto alto e decorato ancora più dispersivo. Sulla punta del tacco dello stivale del regno delle due Sicilie vivono dei monaci in costante esercizio. Abitano in piccole costruzioni coniche di pietra, antiche quanto il loro credo, e vivono per raggiungere la perfezione, esercitandosi ogni giorno nelle arti del combattimento e della sopravvivenza. Quello sì che sarebbe un bel posto da andare a visitare, magari ci si potrebbe azzuffare con qualche monaco per vedere quanto sono bravi davvero. Ma la zona è piena di rocce calcaree e dolomitiche. Che diamine vuol dire? Sarà difficile esplorare la zona. Per non parlare dei briganti e banditi nascosti tra le foreste. Sull’atlante non c’è scritto nulla al riguardo, ma Mikah è sicuro della loro esistenza. Un uomo ammantato si avvicina al ragazzo, il cappuccio gli ricade sulle spalle. Ogni passo emette un secco suono di metallo. Il professore Petre sorride, e le rughe si increspano come onde su un lago. La pelle scura, i capelli corti bianchi, il naso pronunciato e gli occhi severi lo rendono un uomo affascinante e intimorente. È sempre stato severo con Mikah. È un uomo irascibile per la mancanza di impegno nella scuola, e le assenze del ragazzo lo portano a girarsi sul letto la notte. Ma in questo momento è sorridente, pacifico, addirittura dolce.
“Stai studiando per gli esami, Mikah?”
“No, prof. A dire il vero è per me.” Risponde lui a disagio, pronto per una nuova rappresaglia. E invece l’insegnante gli dà una pacca amichevole sulla spalla. “Fai bene, la cultura è la cosa più importante del mondo.”
“Che ci fa qui, professore?”
La biblioteca è immensa, le librerie sono poste accuratamente per far sì che ogni parola possa viaggiare per metri e metri. L'eco delle loro parole viaggia sinuoso e prudente.
“Devo partire entro domani. Ma ho pensato di procurarmi dei libri per il viaggio. Non c’è niente di meglio di una bella storia che accompagnano ore di noia. Ti saluto, Mikah, mi raccomando la scuola.”
E l’insegnante se ne va rapidamente, come un’ombra temeraria che sfugge alla luce. Suoni secchi e metallici lo accompagnano ritmicamente. Il ragazzo non ci fa molto caso, e torna a studiare altre tappe per il suo viaggio. Si sente più rilassato, ora che il professore Petre se n’è andato. Più ore buca da riempire con sonnellini e nessun vecchiaccio sputa saliva che lo rimprovera da mattina a sera. Ma pian piano Mikah si rende conto che leggere prende fin troppo tempo, e si è fatto tardi. Fuori è sicuramente buio e Lewis starà ancora dormendo. E tocca dormire anche lui. Probabilmente Lewis ha ragione, prima di avventurarsi per il mondo bisogna avere una cultura degna del suo nome. Dopo aver rimesso i libri al loro posto il ragazzo inciampa su qualcosa di indefinito. Infuriato sta già per giurare morte a quell’oggetto inanimato, ma nota che è stato un libro. Un libro per terra che non ha mai visto prima. La copertina rossa mostra il disegno di un cerchio in cui è racchiuso un triangolo con la punta all'insù. Ogni angolo è adornato da decorazioni di metallo. Certo che è spettacolare, e non è stato lui a lasciarlo per terra. Sarà stato forse Petre?
Mikah sente un’energia straordinaria provenire dal libro. E dire che non ne capisce nulla di energie e sensazioni. Lo rigira tra le mani e apre qualche pagina: è piena di formule e disegni. Tratterà di magia?
Incuriosito il ragazzo infila il libro nella felpa nera e attraversa gli enormi corridoi con fare apparentemente tranquillo. Cosa potrebbe esserci di male portarsi in dormitorio un complesso libro di magia? Basterà solo leggere qualche riga, così, per far passare la curiosità. Bisogna solo sperare che non arrivi qualcuno di sconveniente.. tipo..
“Mikah!” Una voce severa proviene da un professore palesemente infuriato. Petre, con il lungo mantello che sfiora il pavimento e lo stocco che tintinna a ogni passo. Tutta questa rabbia non porta a nulla di buono.
“Sì, professore?”
“Hai preso tu Il libro delle fiamme?”
Mikah non sa cosa rispondere. Ci tiene a quel libro, muore dalla curiosità di leggerlo. È quasi tentato di mentire, quando si rende conto che dire la verità porta meno scompiglio. Avere problemi con il professor Petre è fin troppo sconveniente.
“A dire il vero, io..”
“L’abbiamo messo a posto.” Dice una voce fin troppo familiare. Lewis è sbucato da chissà dove, sorridente. Nasconde perfettamente la sua espressione da furbetto. Quando vuole sembra essere la persona più innocente del mondo.
“Cosa? E dove?”
“L’ho messo io stesso nella sezione della lettera ‘I’. Ho sbagliato?”
Il professore alza le braccia, infuriato. “Certo che hai sbagliato, Lewis! Fa parte dello scomparto riservato ai professori di magia, uno studente normale non dovrebbe poterlo leggere. Lo riporterò io al suo posto, andate a dormire adesso.”
Petre sbuffando corre via, di pessimo umore.
“Ma come..” Sta per dire Mikah, ma il suo compagno poggia un indice sulle labbra e lo incita ad andarsene. Una volta tornati nella loro stanza, un posto sicuro, al caldo, solo loro, possono parlare. La loro camera, dipinta di un dolce rosa salmone, è sempre disordinata. I muri sono tappezzati di poster di gruppi musicali e disegni. Sul letto è appeso un acchiappasogni che rotea lentamente.
“Come diamine hai fatto?”
Lui picchietta l’indice sulla tempia. “Basta un po’ di intelligenza, amico mio. Appena mi sono svegliato ho visto che non c’eri, ed ero sicuro che saresti andato in biblioteca. Ti ho visto da lontano tutto furtivo: è molto facile capire se nascondi qualcosa. Portavi all’indietro il fianco dove nascondevi il libro, premendolo con il braccio. Come fanno i teppisti quando nascondono i coltelli. E se il prof era così nervoso ho solo dedotto che tu possedevi ciò che cercava lui.”
Mikah sbatte la mano sulla gamba, incredulo. Si dimentica sempre quanto è in gamba e intelligente il suo migliore amico. “Quando scoprirà che non c’è nessun libro si infurierà parecchio.”
Ma Lewis, sicuro di sé, scuote la testa. “Anche se fosse, partirà questa sera stessa. Aveva il mantello e la spada, ed era estremamente nervoso. Una persona con più tempo a disposizione la prenderebbe più tranquillamente. Ora, però, sono curioso anche io: che diamine è il libro delle fiamme?”
Mikah lo estrae dalla felpa. Passa l’altra mano tra i capelli neri corti, per il nervosismo. Lo sfogliano insieme attentamente.
“Credo sia un libro di magia.”
“Una magia molto particolare. Da quello che vedo, Mikah, è un libro del Regno delle due Sicilie, più precisamente viene da Tera. Vedi che ci sono alcuni termini Teriani? Dev’essere antico. Come se non bastasse parla del fuoco, l’elemento del nostro regno. Dev’essere proprio roba che scotta, in tutti i sensi. Che hai intenzione di fare?”
Mikah si guarda intorno, a disagio. “Credo che lo terrò un po’ con me, tanto per studiarmelo un po’. Potrebbe essermi utile, no? Dopodiché lo darò alla professoressa Passequin, e dirò di averlo trovato per la strada.”
Lewis salta agilmente sul letto superiore del letto a castello, quando si muove così sembra veramente una scimmia. La spada corta è appesa a un angolo del letto e dondola a ogni movimento. Avendo vent’anni da un bel po’, possiede già una spada ma ha sempre evitato di rinfacciarlo a Mikah, che è più piccolo e molto più rancoroso.
“Però a pensarci.. un libro sulla magia del fuoco della scuola a cui Petre tiene particolarmente. Potrebbe esserci utile.. potremmo ricattarlo.” Commenta la piccola scimmia dalla pelle scura.
“Sì, certo. Dammi solo un attimo..” Mikah ha smesso già di ascoltarlo. Vuole solo sapere cosa c’è sul libro. Le prime venti pagine sono solo di prologo: avvertono di utilizzare gli incantesimi attentamente, solo per autodifesa. Evitare di fare del male perché il karma agisce con la magia, e quel che si semina finisce sempre per esser raccolto in un modo o nell’altro.
Mikah ha studiato già un po’ di magia, ma dopo i primi tre anni obbligatori l’ha abbandonata come materia. C’è troppo da aver a che fare con spiritualità, concentrazione, anima e volontà. Cose che lui non riesce a capire, e il massimo che è riuscito a fare è spostare uno spillo. Ma questa è magia di altro tipo, non si tratta di evocare forze esterne per agire. Sebbene sia il libro delle fiamme, non insegna a evocare fuoco per fargli fare ciò che si desidera. No, è diverso. Qui parlano di polvere pirica, di esplosioni, cose ormai estinte. Migliaia di anni fa esistevano armi da fuoco, fuochi d’artificio, armi e strumenti che provocavano reazioni immense. Ma è stato tutto distrutto, proibito. Perché questo libro dovrebbe essere in circolazione? Poter diventare una bomba umana.. è mai possibile?
Polvere da sparo, esplosioni, nitroglicerina, tutte ricavabili magicamente. I pugni come detonatori, la forza dell’impatto la scintilla. Mikah rabbrividisce per qualche secondo. Un libro del genere sarebbe veramente da denuncia, o addirittura da ghigliottina. Ma la scuola lo protegge, e finché resta sotto quel tetto non rischierà di venir arrestato. Allora ha un motivo per restare a scuola: poter studiare il libro delle fiamme fino in fondo.
“Questo libro è straordinario..” Commenta il ragazzo, ma non riceve nessuna risposta. Era più una frase per cominciare una conversazione, Lewis avrebbe dovuto chiedere “perché?”. Ma sta già dormendo. Nessuno dorme più di quel ragazzo.
Mikah infila il libro delle fiamme sotto il materasso e cerca di prender sonno, inquieto. Il giorno dopo avranno tre ore libere che potranno sfruttare per studiare o ripetere per le prossime lezioni. Ma loro le useranno per dormire. Deve davvero aspettare così tanto tempo per potersi avventurare? Forse ne varrà la pena grazie al libro. E poi partirà, partirà lontano da questo posto terribile con il suo migliore amico. Magari incontreranno ragazze intelligenti e simpatiche, posti e persone interessanti.. e combattimenti. Tanti combattimenti, Mikah vuole azzuffarsi con chiunque. I ragazzi di Tera sono tutti così deboli. Persino i teppisti armati di coltello si tengono lontani da lui. Prendono la sua voglia di esplorare e combattere come una sorta di pazzia e aggressività. È solo pura e semplice competitività. Mikah, come al solito, si addormenta innervosito e di malumore.
 
“Mikah? Svegliati, svegliati subito.”
Lewis scuote violentemente il suo amico. Ha l’aria allarmata e impaurita. È ancora in pigiama e non sembra che voglia chiamarlo per andare a scuola.
“Cosa?” Dice a stento Mikah con la lingua impastata. Ma Lewis non ha intenzione di spiegare cosa sta succedendo. “Alzati e guarda.” Si limite a dire. La luce dalla finestra è aspra e fastidiosa. Il ragazzo si alza con gli occhi ancora socchiusi finché non capisce qual è il problema. Il paesaggio di Tera è immobile. È tutto completamente, ricoperto di uno spesso strato di polvere bianca. “Sta.. davvero nevicando?” Chiede incredulo il ragazzo appena sveglio. È un evento così raro che potrebbe essere paragonato a un miracolo.
“No,” risponde Lewis “l’odore è secco, sporco e fastidioso.. Tera è completamente ricoperta dalla cenere.”
“Cenere? C’entra qualcosa il vulcano..?” Mikah stringe i pugni e dallo piacevole stupore passa al terrore più puro. Lewis abbandona la finestra e cerca rapidamente dei vestiti da indossare. “No, se fosse stato il vulcano saremmo morti anche noi. Non ho idea di cosa sia successo, ma se devo ipotizzare qualcosa direi che è opera di un incantesimo.”
È assurdo. Perché diamine qualcuno dovrebbe ricoprire una città di cenere? Mikah è inizialmente scettico, ma quando vede ciò che ha visto il suo amico comprende la gravità della situazione. Le persone sono bianche. Ogni uomo, donna o bambino di Tera sono immobili, ricoperti e composti di cenere. Corpi a metà sono ancora intenti a camminare, parlare al telefono e compiere tutte le loro azioni della vita quotidiana. 
“Su, vestiti.”
“Ma.. perché?” Mikah è ancora incredulo. Non vuole schiodarsi da dove si trova. 
“Muoviti.” Insiste Lewis. “Se può farti piacere nessuno di loro si è spaventato o ha sofferto. Non vedi come sono tutti tranquilli?” 
Il ragazzo cerca distrattamente i vestiti. Nella mente ha ancora in mente la sua città ricoperta di bianca morte. “Prepara lo zaino. Non possiamo restare sempre qui. Dovremmo cercare aiuto altrove, e immagino che il cibo non sia più tanto buono.”
Tante domande escono spontanee. Cosa è successo? Se è stata davvero opera di una magia, chi l’ha evocata e come mai? Ci sono altri sopravvissuti? Come hanno fatto loro a non essere colpiti? Dove dovrebbero andare adesso? Mikah riempie lo zaino di vestiti, una tuta e oggetti per l’igiene. Ma prima di andare, gli viene in mente una cosa molto più importante. Prende il libro da sotto il materasso e cerca di infilarlo nello zaino.
“Che ne dici di andare in biblioteca a prendere altri libri?”“Ottima idea.” Lewis alza il pollice in segno di approvazione. I due corrono per il corridoio. Ovviamente non cercheranno semplici libri, ma quelli della sezione professori. Da dove viene il libro delle fiamme. Forse non è una buona idea viaggiare così appesantiti, ma ognuno di quel concentrato di informazioni ha un valore inestimabile. La cenere è entrata timidamente nei corridoi grazie al vento, e l’umidità l’ha fatta attaccare al suolo rendendola polvere nera e sporca. Impronte di scarpe marcano ancora di più la sporcizia. “Un attimo.” Lewis trova che ci sia qualcosa che non va. Afferra la manica del compagno e gli intima di stare in silenzio. Gli indica le impronte e ci vuole qualche secondo prima che Mikah capisca.
Un gran numero di persone sopravvissute sono entrate nella scuola. Che intenzioni hanno? Lewis cammina lentamente per il corridoio circolare, cercando di vedere qualcosa, e Mikah lo segue. In lontananza sembrano esserci uomini rivestiti di.. metallo? Ogni passo che fanno si sente un rumore metallico fastidioso. Indossano un’armatura? Ma i due amici non vogliono avvicinarsi troppo per farsi vedere. L’alto corridoio è illuminato unicamente da piccole finestrelle sul soffitto. Lunghe ombre nascondono perfettamente i due ragazzi. Pezzi di cenere volano ancora pigri e dispettosi. 
“Fermi. Non sappiamo niente!” Un urlo segue questa frase. Urlo di dolore e spavento. Sta succedendo qualcosa di brutto, proprio come sospettavano. I due ragazzi restano immobili. Probabilmente non è il caso di scoprire chi sono e bisogna semplicemente scappare e fuggire dalla città. Magari possono rubare un auto e correre a più non posso. Se sono davvero tutti morti non ci sarà nessuna dogana a bloccare l’uscita della tecnologia e si limiteranno a guidare finché il veicolo non consuma tutta l’energia elettrica.
“Io me la cavo nella magia d’aria.” Dice Lewis. “Potrei avvicinarmi silenziosamente a loro per sapere chi sono.”
“No.. sei impazzito? Non dobbiamo rischiare, scappiamo e basta.” Mikah digrigna i denti.
“Ma io voglio sapere..” Mugugna il ragazzo moro. “Andiamo avanti!” Urla una voce lontana. La sua sciarpa nera, sporca e rovinata, svolazza per un vento inesistente. Altri passi metallici si avvicinano. Un uomo che indossa un’armatura leggera di ferro guarda con fiera freddezza i due amici. Sembra provenire direttamente da una delle città lontane, dove le persone indossano cappe, mantelli e armature. Sul pettorale di ferro è inciso lo stemma di un animale che nessuno di due ha mai visto.
“Mikah, allontanati.” Ordina Lewis, dopodiché estrae la spada corta. L’amico si appresta a eseguire i suoi ordini. “Che idiota che sono stato. Avrei dovuto capire che più che un manipolo di banditi si trattava di un gruppo di soldati. Portamento ordinato, efficienza.. chi siete?”
Ma il soldato non si degna neanche di rispondergli. Si sporge in avanti e tira un fendente con la spada sguainata. Colpisce il collo del ragazzo, la testa si stacca di netto, rotea e rimbalza per terra e il corpo crolla subito.
L’uomo accenna a un sorriso e si avvicina a Mikah, pronto a eliminare un altro innocente. Compie qualche passo con la spada sguainata dopodiché si ferma. Sgrana gli occhi. Cade a terra morto. Sul suo corpo poggia uno stivale affusolato. Lewis ha sul volto il misto tra un sorriso e disperazione. Mikah cerca allarmato il corpo dell’amico che, fino a pochi secondi fa, era a terra stecchito. Ma non c’è nessuno.
“Ma.. cosa? Lewis!”
Il moro scuote la testa rassegnato, come al suo solito quando il suo compagno non capisce al volo qualcosa. “Dovresti davvero ripassare un po’ di magia. L’aria è l’elemento dell’illusione, è una delle prime cose che si imparano. E non sono affatto bravo in questo: non ti sei accorto con quanta facilità la testa è volata via? Quel soldato non era un combattente esperto, era davvero convinto di avermi ucciso.” Ripulisce la lama della spada sui pantaloni, con disgusto. Sul volto si intravede lo sforzo di mantenere la mente lucida e trattenere i conati di vomito.
I due si scambiano uno sguardo di intesa. Si trovano in un mare di guai, e la prima cosa da fare è scappare da questa diavolo di città piena di cenere. I due si assicurano che non ci sia nessuno all’uscita, furtivamente, si dirigono verso l’uscita. 
“Ehi, Mikah.” Lewis gli porge una spada semplice, dal manico avvolto di cuoio. Il suo defunto proprietario aveva da poco cercato di ucciderli. “Buon compleanno.” 
   
 
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