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Autore: cup of tea    11/05/2012    4 recensioni
Terra, anno 2101.
L'inquinamento ha cambiato il volto del nostro pianeta e ha ucciso gran parte della popolazione mondiale.
I superstiti cercano di condurre una vita normale, mentre, in un piccolo villaggio, Grimborough, accadono cose strane.
Il Cacciatore di Notizie Marc Temple viene mandato in quel luogo per indagare sugli agghiaccianti avvenimenti.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Bene.
Prima di lasciarvi alla lettura, ci tenevo a ringraziare tutti coloro che hanno dedicato un po’ del proprio tempo per leggere il primo capitolo. In particolare ringrazio
verichan e Tsukuyomi ,che mi hanno aiutato a migliorarne il testo. Siete fantastiche!
Cup of tea

 











Cap.2 : Grimborough



Marc guardava fuori dal finestrino mentre pensava a cosa lo stesse aspettando.

La sera precedente aveva cercato una navetta che partisse di lì a qualche ora, ma gli fu detto che la prima disponibile diretta a Grimborough sarebbe partita solo nella tarda mattinata del giorno seguente.
Così, eccolo seduto sulla poltrona accanto all’oblò, con il sole alto nel cielo e i suoi potenti raggi che gli  scaldavano il cuore preoccupato.  
Fissando il paesaggio arido e terribilmente ripetitivo scorrere veloce nei suoi occhi, ripassò mentalmente tutto ciò che lui e il suo Capo avevano raccolto fino a quel momento.

Negli ultimi mesi di ricerche, i due avevano prodotto innanzitutto un ritratto del villaggio.
Un borgo cupo come Grimborough era certamente il luogo che ogni Racconta Storie sognava per ambientare il proprio romanzo horror o noir. Con le sue case costruite in sasso scuro e le beole costituenti le vie strette che si facevano strada tra un edificio e l’altro, Grimborough era una macchia color grigio buio che strideva con il beige brillante del deserto confinante.
Ma quella atmosfera da racconto fantastico era fastidiosa per un Cacciatore di Notizie, il cui ruolo richiedeva obiettività e sangue freddo in un posto in cui il mistero e la paura erano pane quotidiano.

Avevano poi analizzato alcune statistiche, che avevano rivelato Grimborough al primo posto nella classifica dei villaggi più ecologici stilata dall’Agenzia Anti-Contaminazione e al primo posto nella lista prodotta dalla Società Dei Lavoratori per la popolazione più attiva e lavoratrice del Continente.
Ma possedeva anche il primato in un’altra inquietante graduatoria: quella delle località a maggior tasso di criminalità, che i Difensori dell’Ordine e dell’Equilibrio avevano stilato per tenere sotto controllo l’armonia e la pace nei villaggi sotto la giurisdizione del Governo. Quando aveva letto questi ultimi dati, Marc aveva commentato che come metodo non si era rivelato troppo efficace, considerato che la maggior parte dei crimini a Grimborough erano rimasti irrisolti e ipocritamente insabbiati.

Questo era tutto ciò che erano riusciti a recuperare. Un villaggio apparentemente ordinario, se si ignoravano le volte che risultava sul primo gradino di diversi podi, perciò Temple e il suo Capo avevano cominciato a dubitare della veridicità della segnalazione anonima che aveva dato il via all’inchiesta.
Fino al momento in cui un maledetto traditore aveva avuto la brillante idea di pugnalare alle spalle il giornale per cui lavorava.
Si sentiva sollevato dal fatto che il Capo non avesse mai messo in dubbio la sua lealtà – d’altra parte come avrebbe potuto tradire l’Our New Planet, fondato da suo nonno e diretto in seguito da suo padre prima di … scomparire? Era un affare di famiglia, una cosa troppo intima perché potesse essere lui la talpa. E fortunatamente il Capo lo sapeva.
Marc sperava davvero che stanasse in fretta il responsabile, o lo avrebbe fatto lui stesso appena concluso l’incarico. Avrebbe scovato quel maledetto farabutto e gli avrebbe fatto sperare di non essere mai nato.
Mai stuzzicare la penna di uno scrittore arrabbiato.

Assorto com’era nei suoi pensieri, quasi non si accorse che la navetta aveva già superato il 15esimo Ponte ed era diretta verso nord. Sarebbe arrivato a Grimborough da lì a qualche minuto e, sebbene fosse in viaggio da più di due ore, non smaniava dalla voglia di scendere.

Era stato a Grimborough solo una volta, in passato.
Era solo un bambino e suo padre lo aveva portato con sé quando dovette soggiornarvi per scrivere un articolo sull’elezione del nuovo – e attuale - Sindaco del borgo. Purtroppo, nessuno dei due immaginava che solo uno sarebbe tornato a casa.
Chiuse gli occhi e scrollò la spalle, come per cancellare i tristi ricordi che stavano per affollargli la mente. Fece poi un respiro profondo e, quando percepì che la luce era cambiata, schiuse le palpebre una alla volta, timoroso per ciò che i suoi occhi stavano per vedere.
Era arrivato a Grimborough.

Apparentemente era proprio come se la ricordava: buia e umida. Attese che tutti gli altri passeggeri scendessero mentre si preparava al terribile impatto psicologico che lo avrebbe investito.  
Teneva le mani appoggiate allo schienale del sedile di fronte al suo. Aggrappato al mezzo che lo aveva trasportato fino a quell’odioso villaggio, si sentiva protetto e sicuro.
A volte le sensazioni umane erano davvero inspiegabili!
“Signore, deve scendere. Siamo arrivati!” l’Assistente di Viaggio gli sorrideva imbarazzata. Marc si guardò intorno e constatò che era rimasto l’unico passeggero a bordo. Mentre si alzava, sospirò e staccò le mani tremanti per lo sforzo con cui aveva afferrato la poltrona e recuperò la sua valigia essenziale che aveva riposto nel portabagagli sopra la sua testa. L’Assistente di Viaggio pareva preoccupata per la sua salute, perciò Marc le sorrise e la salutò con garbo per tranquillizzarla. Infine scese.

Coraggio Temple, non sarà così tremendo.

Attraversò a passi lenti il ponte che precedeva le mura sassose del villaggio e aumentò l’andatura solo quando realizzò che allontanare il momento dello scontro col passato non significava eliminare il dolore. Semmai, avrebbe solo prolungato la sua angoscia.
Ora camminava veloce e teneva lo sguardo fisso sulle sue scarpe, un passo dopo l’altro. Le vie non erano affollate, ma i pochi abitanti che circolavano tenevano un’andatura perfino più rapida della sua e quando gli passavano affianco Marc si sentiva investito come da potenti raffiche di vento.
Quando sei angosciato tendi a ingigantire tutto. Diamine, datti una calmata!

L’aria era piacevolmente fresca, ma l’umidità rendeva pesante ogni respiro.
Arrivato nella piazza principale, si fermò per tirare fuori dalla tasca dei jeans consumati un foglietto su cui aveva appuntato l’indirizzo dell’ostello dove avrebbe alloggiato.
“Vicolo di Vetro, n13”  E dove diavolo si trova?
Si guardò attorno osservando le viuzze che si diramavano dalla piazza formando un percorso intricato e contorto. Non aveva proprio idea di quale fosse la strada da prendere e in quel momento rimpianse di non aver mai comprato uno di quei Traccia Percorsi di cui si vedeva spesso la pubblicità. Si rassegnò all’idea che avrebbe dovuto chiedere indicazioni e si mise a scrutare i volti dei passanti per scegliere il meno frenetico.

Una signora che fissava l’orologio da polso parlava da sola. No, non parla da sola, sta comunicando con l’ologramma di qualche conoscente, forse un collega di lavoro. Meglio non disturbare.

Due uomini intenti a discutere animatamente di un certo affare. Tutti qui parlano di lavoro, non mi sorprende che siano al primo posto della classifica.

Giovane attivista di un qualche movimento. Ecco il fortunato!

“Scusami, avrei bisogno di un’informazione…”
“Ehi, amico! Lo sai che è scientificamente provato che l’assenza di sonno provoca gravi amnesie negli Insonni?” disse il ragazzo circondandogli le spalle con un braccio. “E che i farmaci che combattono le emicranie negli stessi soggetti hanno controindicazioni non poco rilevanti sul loro organismo, come stati catatonici o comatosi?” Continuò, appuntandogli alla maglietta una grande spilla con su scritto “NO ALL’ESTRAZIONE DEL SONNO!”
“Ragazzo..”
“Ethan.” Lo interruppe, come per presentarsi.
“Ethan, certo. Senti, non so nemmeno di cosa tu stia parlando e anzi direi che ora non mi interessa. Sono appena arrivato in questo villaggio che personalmente odio – non prendertela – lasciandomi alle spalle la mia adorata e soleggiata Monroeville. L’unica cosa che desidero in questo momento è trovare l’ostello a cui alloggerò e sistemarmi. Sai dirmi in che direzione andare per raggiungere il Vicolo di Vetro?”
“Caspita, amico! Un’iniezione Cortesia non ti farebbe male! Posso mostrarti dove ne fanno, se vuoi!” disse, e Marc non potè fare a meno di pensare che quell’ironia spiccia tipicamente adolescenziale lo irritava terribilmente.
“No, ti ringrazio infinitamente. Se non si trova nel Vicolo di Vetro non lo voglio sapere.” Rispose Marc, con un sorriso forzato.
“D’accordo, d’accordo. Sei fortunato che stavo per andarmene anche io. Da questa parte.”

Finalmente!

Ethan raccolse in fretta le sue cose. Spille, volantini, depliant… con strani slogan contrari a esperimenti legati all’insonnia. Il Cacciatore di Notizie che era in lui era curioso di sapere contro cosa stesse effettivamente protestando il ragazzo, ma il Marc Stanco Viaggiatore ebbe la meglio. Tenne la bocca chiusa e non fece domande. Sentiva che altrimenti lo avrebbe tenuto a parlare all’infinito.

Attraversarono due strade mentre Marc cercava di ignorare metà delle cose che gli stava dicendo Ethan.

Un accompagnatore più logorroico non avresti potuto trovarlo!

Ma fu lieto di avere qualcuno che gli teneva la mente occupata mentre cercava di tenere a bada i ricordi dolorosi. Ogni sasso,ogni edificio,  ogni balcone lo rimandava al passato. Ancora una via, poi un’altra.
“…ed eccoci arrivati al Vicolo di Vetro. Si chiama così per via delle numerose vetrate che caratterizzano gli edifici. E quello è il portone dell’ostello. Io ti saluto qui, devo fare qualche commissione prima di tornare a casa. Ci si vede, amico!”
“Ti ringrazio, ragazzo. Buona fortuna con la tua protesta!” gli rispose Temple.
“Oh, non credere che te la sia cavata con così poco! La prossima volta ti convincerò a firmare la petizione!” gli urlò Ethan di rimando, mentre si allontanava di corsa.

Ormai era sera e Marc sentiva la stanchezza prendere il sopravvento. Entrò nell’atrio dell’ostello e una donna alla reception lo accolse con un sorriso. “Buonasera, signore!”
“Salve, sono Marc Temple, ho prenotato una stanza.”
“Temple? Oh sì, eccola qui. Camera 212, secondo piano. Buona permanenza!”
Marc prese la chiave e fece un cenno di ringraziamento con la testa alla donna. Salì le scale di legno cigolanti e sgangherate e raggiunse la sua stanza in fondo al corridoio. Una volta entrato, gettò in un angolo la valigia e, sedutosi sul letto, prese il cellulare di ultima generazione e compose il numero.

“Pronto, Charlize?”



***

Nota: per il villaggio di Monroeville mi sono ispirata alla canzone dei My Chemical Romance “Early Sunsets Over Monroeville”
   
 
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