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Autore: suni    13/05/2012    3 recensioni
Quattro step per finire un'amicizia complicata e iniziare qualcosa di ancor più complesso. Post season seven e oltre, senza troppi spoiler, Dean, Castiel, un televisore, un licantropo, un trickster, un Sam e un vecchio detto che scandisce gli eventi.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Salve.
Vado direttamente al punto per non perdere tempo: questa boiata è ambientata post-tutto, è una sciocchezza suddivisa in quattro brevi parti collegate ma non strettamente consecutive – c’è uno scarto temporale non precisato che divide ogni volta la successiva dalla precedente.
Mi sto spiegando come le capre.
Vi lascio piuttosto alla lettura, eventuali spiegazioni verranno. (Segnalo inoltre un'eccessiva componente di fluffosità, perdono.)

 
 

 

Something old, something new, something borrowed, something blue

 

Some time in the future

Something old

“Cas, pensi che esista qualcosa come gli Uruk-hai?”
Alla sua domanda scherzosa Castiel sposta uno sguardo appena tinto di vaghissimo e bonario rimprovero dallo schermo, in cui Aragorn e la sua brigata prendono allegramente a mazzate l’armata di Saruman, e lo posa su di lui con la profondità di sempre.
“Lo escludo completamente, Dean,” risponde sicuro.
Lui si trattiene dal mettersi a ridere perché non ha capito che non parlava sul serio, come al solito. A lungo andare, Castiel sembra iniziare a trovare spiacevole la sua abitudine di sghignazzare del suo scarso senso dell’umorismo e della sua assoluta incapacità di cogliere le referenze.
“Peccato,” commenta prima di tracannare una sorsata di birra. “Ma come puoi esserne certo?” lo provoca con fare pedante.
Castiel aggrotta leggermente la fronte. Osserva di nuovo per un secondo lo schermo e torna a guardare lui.
“Questi personaggi sono frutto della fantasia umana e il loro mondo non esiste in nessun luogo della galassia,” snocciola compito, la voce bassa e calma. “In secondo luogo, non ne ho mai visti.”
Dean sbuffa allungando le gambe davanti al divano.
“Solo perché non li hai visti tu…”
“Dalla creazione,” puntualizza Castiel appoggiandosi le mani in grembo.
Dean gli getta un’occhiata divertita, di sbieco. L’angelo è seduto dritto contro i guanciali, la schiena ben eretta e le gambe ordinatamente ripiegate verso terra. C’è sempre quella cosa che frulla nel suo stomaco, quando osserva Castiel e le sue mille piccole consuetudini che conosce tanto bene, il suo miscuglio di compitezza e innocenza da bambino con la scopa nel culo. Ma questa volta non sorride come al solito, annuisce lievemente.
“Sembra un bel po’ di tempo,” mormora vago.
Castiel, che si era rimesso a guardare con noncuranza il film, torna a osservarlo assorto.
“Non saprei. Suppongo che debba dipendere dai punti di vista.”
Dean sbuffa, sgranando gli occhi.
“Punti di vista?” ripete scettico. “Vuol dire esistere da… Sempre. È comunque un bel po’ di tempo,” e mentre lo dice, gli viene in mente che non ci ha mai pensato veramente.
“Sì, lo è.”
Ha sempre trattato Castiel come un suo pari o come uno sciroccato superpotente secondo le occasioni, ma non si è mai soffermato realmente sul fatto che sia un essere che è sempre esistito e che ha visto scorrere milioni di anni di storia. Forse perché è un concetto al di là della portata di un’intelligenza umana, forse perché è Cas, forse perché è ancora difficile concepire che un essere umano come milioni di altri possa avere particolare rilevanza agli occhi di qualcuno che ha osservato l’intera storia dell’umanità.
Forse perché è doloroso pensare quanto a lungo un Dean Winchester qualunque resterà nei pensieri di una creatura eterna, quando non sarà più lì. Per quanto tempo Castiel si ricorderà dell’omino che ha strappato via dall’Inferno, dopo che il suo lavoro o la vecchiaia l’avranno portato via? Quante volte visiterà il suo paradiso – sempre che lui finisca per averne uno, cosa di cui dubita - per salutarlo, prima che lo scorrere del tempo e gli eventi del mondo gli facciano dimenticare il piccolo uomo che ha protetto e aiutato? Per quanto si ricorderà delle loro risate, dei loro Natali, dei battibecchi, degli sbuffi di Sam quando li vede parlottare per conto loro, quando dimenticherà la conversazione che sta avendo luogo, le volte che l’ha visto piangere, le reciproche delusioni, i Leviathan, sentirsi dire di essere la sua famiglia?
Forse, tra un secolo o due, qualcuno dei suoi fratelli gli chiederà della mancata Apocalisse e lui ricorderà che l’ha sventata insieme a quei due esseri umani, quello alto che era stato creato per Lucifer e quell’altro che faceva sempre il contrario di cosa lui gli diceva e che è stato qualcosa come un suo amico. Cercherà di rammentare il suo nome ma non gli verrà in mente, mentre si occuperà della salvezza di qualcun altro o delle questioni interne in Paradiso.
“A cosa stai pensando, Dean?”
Nel sentirsi rivolgere quella domanda attenta scrolla le spalle, con noncuranza.
“Niente, guarda il film,” risponde bevendo un altro po’ di birra.
Castiel torna a osservare lo schermo con la mansuetudine del guerriero sopito, lasciandosi scorrere davanti qualche immagine della battaglia di Helm. Gli uruk-hai hanno aperto il varco nella fortezza con una violenta esplosione e penetrano all’interno.
“Potrò anche essere vecchio,” riprende, senza spostare lo sguardo, “ma ho una buona memoria, Dean.”
Lui sussulta e lo osserva imbarazzato, prima di aggrottare la fronte.
“Come sai che stavo…?” borbotta.
Castiel lo guarda di nuovo con un’espressione grave che è quasi di ovvietà.
“Tu pensi sempre di non meritare niente,” commenta piano. “Nonostante ti sia stato dimostrato più volte il contrario,” precisa con tono quasi tediato, e gli appoggia la mano sulla spalla con la sua goffa sicurezza. “Mi ricorderò. Quando sarai andato al di là ti verrò a trovare ogni volta che avrò il tempo, oppure sarai tu a chiamarmi. E sono ragionevolmente certo che il tuo paradiso somiglierà all’interno di una gigantesca automobile e ci saranno un gran numero di donne discinte.”
Dean soffoca una risata tra le labbra, senza distogliere lo sguardo.
“Non ne sono sicuro, Cas.”
“Penso di avere formulato una buona ipotesi,” osserva Castiel. “Perché no?”
Perché ci sarai tu, è il pensiero spontaneo di Dean, sarai bloccato lì e non te ne potrai più andare svolazzando, come fai di solito.
E non sa bene come, Castiel non gli può propriamente leggere nel pensiero, ma forse i suoi occhi lo stanno dicendo chiaro e tondo, forse è solo troppo intenso, ma l'angelo lo capisce. Dean lo sa dal modo in cui distoglie lo sguardo con la fronte aggrottata.
“Questo non è molto corretto,” gli fa notare, pacato.
Lui si schiarisce la voce e si ritrae per sistemarsi meglio sul divano, ampliando la distanza tra loro con uno slancio d’imbarazzo. Non ha idea di cosa stia succedendo da quando i Leviathan se ne sono andati, da quando Castiel è tornato Castiel e ha preso a trascorrere lì sempre più tempo, tanto che ormai più che un duo di Winchester sembrano uno strano trio. Non è tornato stabilmente in Paradiso, Dean non sa nemmeno bene quale sia la sua posizione: non gliel’ha chiesto e Castiel non ne ha parlato. Sta lì ed è sempre più vicino.
“Pensi,” mormora tanto per interrompere quello scomodo silenzio, “che il paradiso di Sam sarà nei paraggi?”
Castiel piega la testa di lato, prendendo qualche secondo prima di rispondere.
“Suppongo che la risposta che vorresti sentire sia sì,” replica con tono neutro, “ma non sono in possesso degli elementi per dartela. Non lo so.” 
“Cas, sai cosa? Sei veramente un vecchio rompiscatole,” protesta Dean agitandogli contro la bottiglia. “E smettila di fissarmi,” intima con enfasi.
Castiel lo scruta ancora per un paio di secondi, prima di voltarsi di nuovo verso il televisore, perfettamente inespressivo. Dean ne osserva il profilo per qualche secondo, reprime un sorriso e si riallarga sul divano, avvicinandosi di nuovo un po’. Soltanto un po’. Così poco che potrebbe quasi sembrare un caso che il suo ginocchio piegato si sia andato a incuneare appena sotto l’avambraccio di Castiel, quando lui glielo posa sopra.
   
 
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