Avvertimenti:
Au!, Slice
of life, comico.
Raiting:
Verde.
Personaggi:
Gilbert Beilschmidt, Toris Laurinaitis, Francis Bonnefoy, Antonio
Fernandez Carriedo.
2.
Macchie sospette.
Il boccale sbatté sul tavolo,
il vetro
pesante tremò e il liquido al suo interno, del colore
dell’oro, ondeggiò, dimezzato
in un sorso.
« Il mio ragazzo è un bastardo. »
Antonio e Francis guardarono Gilbert, seduto dietro quella pinta
decisamente
abbondante di birra, con lo sguardo di chi aveva appena sentito dire
che non
solo i maiali volavano, ma che avevano pure tirato su una compagnia di
viaggi
economici oltreoceano.
« Ma chi… Toris?
»
Chiese lo spagnolo, alzando un sopracciglio; già chiederlo
gli sembrava assurdo,
figurarsi.
Alla domanda l’albino altro non fece che sbuffare, annuire e
buttare giù un
altro sorso decisamente lungo di birra, ricordandosi dopo due o tre
minuti
della schiuma bianca che gli pizzicava il labbro superiore.
« Ce n’est pas possible. Sicuro di non star
parlando di te stesso,
Gil? »
« “Me stesso” un cazzo! E’ lui
il bastardo! »
Ringhiò, buttandosi indietro sullo schienale rosso e morbido
della panca alla
quale sedeva, di fronte al tavolo in legno e ai suoi due migliori
amici, ancora
intenti a scambiarsi occhiate a dir poco stupite.
Perché non ci credevano!?
« Scusa, Gil. »
Iniziò lo spagnolo, sorridendogli gentilmente; se lo
conosceva bene, aveva
intuito che quella sera l’amico “mordeva”.
« Toris, per quanto io lo conosca, non sembra affatto un
bastardo. Anzi, direi
che è l’antitesi del bastardo. »
« Quello non farebbe male a una mosca. »
Aggiunse Francis, mentre con una mano faceva segno di avvicinarsi ad un
cameriere.
Nel pub
più rumoroso, ma anche allegro,
di Berlino, i tre erano ormai conosciuti. Avevano iniziato ad andarci
quando
facevano il liceo e non avevano smesso nemmeno ora che erano tutti e
tre sui
venticinque.
Il biondo, date le ordinazioni, si voltò nuovamente verso
Gilbert e la sua
espressione corrucciata.
« Si può sapere che ti può mai aver
fatto? »
Gilbert sbuffò, spostando lo sguardo su una riga nel tavolo
che lui aveva fatto
anni prima.
« L’altro giorno sono andato a prenderlo a lavoro.
Ha iniziato da due giorni.
Lavora per un settimanale di
musica.
Insomma, io credevo di trovarlo a disagio e invece…
»
« E invece? ¿Qué?
»
«
Su, dicci cosa ti ha impedito di fare la figura del
fidanzato eroico. »
« State zitte. Il punto
è che lui,
invece, era circondato da colleghe! Colleghe gentili che gli volevano
offrire
un passaggio! »
« E lui l’ha accettato? » Chiese,
Antonio, inzuppando nel ketchup le patatine
di Gilbert, prima di farle sparire.
« No, ha detto a tutte di non preoccuparsi. »
« E allora qual è il problema! Si è
comportato alla perfezione, degno di lui. »
« Il problema, Fran’, è che non
gliel’ha detto. »
« Cosa? »
Le voci di Antonio e Francis risuonarono. Gilbert allontanò
da loro le sue
patatine.
« Che è fidanzato. »
Nessuno dei tre parlò per qualche secondo, fino a quando il
silenzio non fu
rotto da Antonio.
« Beh, era il suo primo giorno. Insomma, è normale
che non se ne sia uscito con
un: “Hola, mi chiamo Toris, ho 20 anni, sono lo stagista e
oggi il mio
fidanzato viene a prendermi, yu-hu!” »
« Quello non dirà che è fidanzato fin
quando quelle arpie non glielo
chiederanno. E non lo faranno.
»
« Gilbert, non ti ha mai sfiorato il pensiero che siano
gentili con lui perché
è l’unico ragazzo e ha la metà dei loro
anni? »
« Le vecchie sono le peggiori. »
La cameriera, sulla quarantina, lo guardò male e
servì l’ordinazione. Gilbert
roteò i rubini.
« Dopo questa possiamo anche chiuderla! »
Sbottò, prima che Antonio lo salvasse cambiando argomento e
indicando il
colletto di Francis: vicino al collo, la stoffa celestina
era…
« Cos’è quella macchia rossa? »
« Mh? Ah, la fonte di un bel
guaio. »
Sospirò, il francese, ma senza essere minimamente affranto.
« Una con cui sono uscito ieri l’altro ha ben visto
di sporcarmi la camicia con
il rossetto che aveva. Pensavo
di
tornare a casa e lavare tutto, ma a metà strada ho trovato
una mia collega
d’ufficio, l’inglesina, e- »
« Ok, basta, ho già capito
com’è andata a finire. E’ quella che ti
prende a
brutte parole due volte sì e la terza anche, no? »
Francis rise, posando il viso sul palmo della mano.
« Ah, tu vedessi come si è ingelosita!
… Gilbert, cos’è quella faccia? Hai la
sbornia “allegra”? »
Allegra, sì, perché il sorriso era tornato sulle
labbra di Gilbert, ed era
tornato in modo pericoloso.
« Buongiorno…! »
La giornata di Toris non avrebbe potuto iniziare in modo migliore.
Che Gilbert gli desse una mano nei lavori di casa era già
decisamente raro, ma
che addirittura si offrisse di fare il bucato…!
Mettersi una camicia che sapeva essere stata lavata e stirata
dall’albino era a
dir poco soddisfacente ed infatti le colleghe, sedute intorno a quella
che loro
chiamavano “la tavola rotonda”, ovvero il luogo in
cui discutevano riguardo i
temi e l’impostazione del numero della settimana, non ci
misero nulla a notare
il sorriso sulla sua faccia.
« Oh, Toris! Vuoi il caffè? »
« Beh, se ce n’è…! »
« Ce n’è, ce n’è!
Com’è che sei tutto contento, oggi, novellino?
»
Toris non rispose con nient’altro che un sorriso e un
ringraziamento, prendendo
la tazza di caffè fumante che gli veniva offerta.
Fu allora che una delle donne notò qualcos’altro
oltre al sorriso del castano.
Le dita smaltate corsero al collo della camicia del ventenne, tirandolo
e
mostrandolo alle altre.
Le cinque bocche femminili sollevarono gridolini stupiti e,
più che altro
divertiti.
« Hai capito il novellino! Ecco perché ridi, fino
a poche ore fa ti divertivi,
eh? »
« C-Come…? Io
non… »
« Non ti facevo il tipo da
mattina. »
« Da m…? N-Non capisco, scusate, che…
»
Solo allora gli occhi di Toris, colmi di un mix
d’imbarazzo, confusione e giustificatissima
ingenuità, si posarono su un
punto del colletto che riusciva a vedere.
C’era una macchia. Una macchia rossa.
… Una macchia che aveva la forma di due labbra sottili che
conosceva parecchio
bene.
« Ce lo potevi dire che eri fidanzato. …
Perché è la fidanzata, no? »
Intanto, Gilbert aveva buttato nel water l’ennesimo
fazzoletto sporco di rosso.
C’era voluta mezz’ora per togliere ogni traccia,
compreso odore e sapore, di
quel cosmetico tanto odioso, ma mettersi
una bello strato di rossetto
aveva
contribuito a lasciare la perfetta
e ben
visibile stampa di un bacio sulla camicia che si era
“offerto” di stirare al
fidanzato.
« La mattina è così assonnato che non
si è accorto di nulla. »
Ghignò; era talmente soddisfatto della riuscita del suo
piano che si sarebbe
potuto dare il cinque da solo.
Ripensò a quando i suoi due amici, alla fine della serata
passata insieme il
giorno prima, gli avevano detto di essere meno geloso.
Tsk. Geloso, lui.
Non era geloso, per carità, era solo possessivo.
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Ecco la seconda scemata...!
Anche questa volta AU!, non ricordo quando e come ho avuto l'idea delle macchie-
Ringrazio tanto le due commentatrici, Assasymphonie e BlackPhoenix, anche perché hanno lasciato commenti positivi che spero di non far smentire con questo capitolo..!
Come già ripetuto, se volete propromi quelche parola-tema, fate pure! ♥
Un bacio!
_Valkyrie.