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Autore: Mysia_Malfoy    15/05/2012    0 recensioni
Scivolò piano dentro casa e quando si richiuse l'uscio alle spalle vi si appoggiò chiudendo gli occhi. Si portò una mano all'orecchio, quasi volesse accarezzare quel sussurro che le riecheggiava nella mente. Solo questo era rimasto: un sussurro.
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo dedicato a Davide, che con la sua curiosità mi ha spronato a continuare.




 

- Quindi l'ossigeno ha valenza...?- 
Era stata l'insegnante di chimica a parlare, interrompendo la frase nella vana speranza che qualcuno la completasse. Si alzò in piedi e fece il giro della cattedra per poi dirigersi al banco di Hazel, la quale era completamente distratta e disegnava confusamente. Sul suo foglio si potevano riconoscere croci, occhi, ghirigori e frasi di canzoni. La chimica l'aveva sempre annoiata e l'evento accaduto un paio di giorni prima di certo non l'aiutava a concentrarsi sulla lezione. Non riusciva a togliersi dalla mente quella ragazza; sì la giudicava una ragazza per l'aspetto ma per il comportamento le avrebbe sicuramente attribuito un'età più avanzata.
Improvvisamente notò che nella classe regnava il silenzio, sicuramente era accaduto qualcosa. Fermò la mano con cui disegnava e alzò la testa con aria innocente e curiosa. Sobbalzò vedendo l'isegnante piazzata di fronte al suo banco con le braccia incrociate, quest'ultima prese il quaderno di Hazel e iniziò a perlustrare attentamente la pagina, cercando forse di trovare una chiave per capire i pensieri dell'alunna.
Non riuscendoci sospirò e posò il quaderno, chiudendolo delicatamente e facendo scorrere le dita sulla superficie liscia.
- Hazel... - iniziò con tono pacato e dispiaciuto -devi prestare attenzione, altrimenti non capirai nulla della chimica. Sono concetti complicati se non vi si presta l'attenzione necessaria. -
In tutta risposta Hazel roteò gli occhi e prese a mordicchiare la penna, non ci voleva proprio una predica. Annuì per tranquillizzare l'insegnante o almeno per farla allontanare dal suo banco. 
La professoressa ricominciò la sua spiegazione dall'inizio, sorridente perchè vedeva gli occhi verdi di Hazel puntati su di lei; non sapendo che l'adolescente aveva la testa altrove, come sempre in quei giorni.
Finalmente la campanella suonò e tutti iniziarono a raccogliere le proprie cose per abbandonare per un giorno la scuola. Il mattino successivo le lezioni sarebbero state annullate in vista di un evento sportivo al quale tutta la scuola era invitata a partecipare. Hazel si precipitò fuori dall'aula per andare incontro alle sue amiche che frequentavano corsi diversi. Riconobbe la chioma nera di Sophia, e le corse incontro. 
- Phi, devo raccontarti una cosa.- l'amica che stava tranquillamente sistemando i libri nell'armadietto sobbalzò sentendo la voce inaspettata di Hazel. Scoppiò a ridere e si poggiò una mano sul cuore per simboleggiare il suo spavento. Con movimenti lenti chiuse l'armadietto e si aggiustò la borsa su una spalla, voltandosi appena per guardare la sua migliore amica.
Hazel vedendo finalmente gli occhi di ghiaccio di Sophia posarsi sul suo viso, iniziò a prepararsi psicologicamente per raccontare l'accaduto. Prese un respiro profondo e trascinò l'amica per il polso, pronta per dirle tutto.
Arrivate in un punto del corridoio meno affollato iniziò a parlare a bassa voce.
- Ti ricordi l'altro giorno la ragazza della Setta?- chiese concitata, non vedeva l'ora di arrivare al punto. Sophia annuì dandole il consenso per proseguire.
- L'ho seguita e intendo scoprire tutto su di lei, a partire dal nome. - le fece uno sguardo supplichevole alla quale la brunetta non seppe resistere.
- Sai che è pericoloso vero?- rispose Sophia con voce bassa - Nessuno è mai uscito vivo per poter raccontare cosa accade in quella cattedrale. Comunque il suo nome è Alexis Joice. Nessuno sa di preciso quanti anni lei abbia, vive qui da molto tempo ma nessuno la conosce. Tutto ciò che sappiamo è il suo nome e che è un membro della Setta. Perchè tu non ne hai mai sentito parlare?- la guardò increspando le sopracciglia e socchiudendo gli occhi, Hazel viveva in quella città da sempre e Sophie non riusciva a realizzare il fatto che non avesse mai visto Alexis.
- Non esco mai da sola e insieme non l'avevamo mai incontrata prima. Non sono solita fare domande del genere ai miei genitori, non mi degnerebbero di uno sguardo.- la guardò con aria di sfida, avrebbe scoperto tutto di Alexis, ne era certa.
Insieme si avviarono per il corridoio fino alle rispettive aule, salutandosi con la mano.
 
***
 
 
Note tetre volavano fra le mura della villetta gotica di Alexis, si stava preparando per andare alla cattedrale nonostante fossero le 23. Mentre si aggiustava il trucco canticchiava una canzone cupa, triste che parlava di un amore condannato, sogni infranti e cuori spezzati. Sul pavimento giacevano abbandonati alcuni volumi aperti, contenenti antiche formule magiche e oscure, ancora ben visibili nonostante le pagine ingiallite e rovinate dal tempo. Viveva completamente sola in quella casa enorme e spettrale, il nero era il colore dominante su tutto; mobilio, tappeti, candelabri, oggetti ecc.
Finalmente pronta, si guardò allo specchio rigirandosi parecchie volte per ammirarsi da ogni singola prospettiva. Indossava un lungo abito nero che arrivava alle caviglie, stivali di pelle alti e un coprispalle di pizzo. Andò a prendere dall'armadio l'immancabile mantello con cappuccio e dopo averlo indossato si avviò alla cattedrale.
 
In quel momento Hazel era al computer, navigando su internet. Visitò il suo blog, i social network a cui era iscritta e alcuni fans club online.
Le venne in mente una cosa a cui non aveva pensato prima; tutti avevano un profilo Facebook, perchè non provare a cercarla? Magari avrebbe ricevuto qualche informazione in più.
Andò nell'apposito campò di ricerca e digitò "Alexis Joice", speranzosa attese qualche istante prima di dare il via alla ricerca. Chiuse gli occhi e pigiò sul tasto. Quando li riaprì rimase molto delusa; nessun risultato era stato trovato. Scartò anche quell'opzione e decise di inviare un sms a Sophia: 
 
"L'ho cercata anche su Facebook, non è stato trovato alcun profilo" inviò il messaggio e poggiò il Sidekick sul tavolo. Circa un minuto dopo vibrò, Hazel lo prese e lesse la risposta dell'amica: 
 
"Ti aspettavi di trovarla? Ti do una buona notizia, se ti sbrighi puoi ancora vederla perchè è appena passata di fronte a casa mia. Phi".
 
Sorrise, mise il telefono in tasca e corse a prendere la giacca con le chiavi di casa. Uscì veloce e inforcò la bici, pedalando come una matta.
Dopo una decina di minuti oltrepassò casa di Sophie ma di Alexis nessuna traccia. Ancora non riusciva a spiegarsi questo suo interesse per la ragazza, era forse il mistero che aleggiava attorno a lei ad attirarla?
Era arrivata ad un bivio, dopo qualche istante di esitazione prese la strada a destra. Pedalava ormai da parecchi minuti ma nessuna traccia della ragazza incappucciata. Sconsolata, tornò indietro e provò la seconda strada, rendendosi conto solo dopo che quest'ultima la stava portando alla vecchia cattedrale, la sede della Setta.
Arrivata, scese dalla bici e la nascose in un punto buio, dove sarebbe stato impossibile vederla. La cattedrale era da sempre circondata da mistero, paura e leggende.
Situata in una posizione quasi sconosciuta era impossibile arrivarci senza saperne l'esatta posizione; forse per questo motivo la Setta si riuniva lì. Un prato circondava l'intera costruzione, attorno alla quale si ergevano maestosi alberi ormai abbandonati anch'essi. 
Si avvicinò piano e spiò dalle finestre, rimanendo terrorizzata da ciò che vide. 
Di fronte all'altare stavano persone trasandate che guardavano la scena inorriditi; una ventina di persone vestite di nero e incappucciate, presumibilmente i membri della Setta, erano intenti a succhiare il sangue da una persona ciascuno. Erano tutti vampiri. La visuale era scarsa e non capiva bene cosa stesse realmente accadendo, vedeva solo i vampiri vestiti di nero e i corpi esangui cadere a terra; si sporse un po' ma così facendo provocò un rumore. Imprecando, capì di essere nei guai e si nascose dietro ad un albero. Le porte della cattedrale si spalancarono e ne vennero fuori Alexis e altri due uomini incappucciati, da cui poteva distinguere difficilmente i tratti.
- C'è qualcuno qui.- disse il più alto guardandosi attorno. Alexis faceva lo stesso e guardò dalla parte di Hazel, la quale si strinse contro l'albero tremando freneticamente. In quel momento maledisse se stessa e tutta quella curiosità insensata verso Alexis, era davvero una persona pericolosa. Le venne da ridere per aver pensato Alexis come una persona, era solo un abominevole essere che ammazzava gli altri per poter vivere nei secoli. Ora il sussurro era perfettamente chiaro, era lei la persona da non incontrare, l'aveva messa in guardia dalla gente come lei. 
Improvvisamente sentì gli occhi della vampira fermarsi su di lei, era come se lo sguardo le bruciasse sulla pelle candida. L'aveva individuata e ora non c'era più scampo.
- Non c'è nessuno, Lorcan.- udì la voce di Alexis pronunciare queste parole e guardò nella loro direzione, un po' più rilassata. Non l'aveva vista.
- Alexandra, non mentirmi. C'è qualcuno che ci spia.- pronunciò Lorcan, rabbioso. Alexis gli poggiò una mano sulla spalla. - Fai come credi, per me è stato solo un gatto. Ci conosciamo da secoli e sai che non ti mentirei. Ora io rientro, ho sete. Voi fate come vi pare.- Detto questo scomparì lasciando solo il fruscio della sua gonna che svolazzava ad ogni suo passo. Lorcan e l'altro vampiro la seguirono dopo qualche istante, richiudendosi la porta alle spalle.
Hazel con il cuore a mille andò verso la bici e dopo averla inforcata si diresse a tutta velocità verso casa sua.
 
Alexis percorreva le vie che la separavano da casa sua con i pugni serrati, era furiosa con Hazel. L'aveva riconosciuta subito, per questo aveva fatto finta di non vedere nessuno e Lorcan se n'era accorto. Se non fosse stato per la forte amicizia che li legava da secoli, a quest'ora Alexis avrebbe avuto un paletto di legno conficcato nel cuore. Il vento le scompigliava i capelli che aveva lasciato sciolti, il cappuccio giaceva sulla schiena, lo portava solo quando le strade erano più popolate. Come poteva una stupida adolescente trovare un punto di riferimento in lei? Le stava rovinando tutto, avrebbe rovinato tutto. Se lo sentiva. Non l'avrebbe permesso. Il giorno dopo sarebbe andata a farle visita. Entrò rabbiosa in casa sua, sbattendo la porta e accendendo alcune candele per farsi un po' di luce. Andò in camera sua e sistematasi sul letto riprese a leggere i libri di magia oscura che fino a qualche istante prima sostavano immobili sul pavimento di pietra dell'antica costruzione.
  
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