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Autore: myloxiloto    18/05/2012    0 recensioni
Il vetro del tourbus era nero era nero,ma sapevo che mi stavi guardando. Me lo sentivo,e non mi sbagliavo. Sentivo persino le mie labbra pesanti,come se qualcuno mi stesse baciando. 'continua,continua a farlo' - sussurravo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Colfer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Me la ricordo ancora sai?
L’ultima volta che ti ho visto, la ricordo più della prima.
Con quel falso sorriso hai spezzato tutto, tutto ciò che di buono avevamo costruito fino a quel momento.
Eravamo così tante, ma io mi sentivo così sola lì, per te. Come se ad un tratto tutto si fosse dileguato, come se ci fosse soltanto quel vetro, tu ed io.
Ma tu ti voltasti senza dire neppure una parola, che poi anche se l’avessi detta, io non l’avrei mai sentita, avrei al massimo potuto decifrarla.
Ma mi lasciasti lì, dietro quel vetro in mezzo alle ragazze che urlavano il tuo nome spingendomi, ed io lasciavo fare si, perché mi sentivo pietrificata, ero inadatta a quel contesto, ti è bastato un solo attimo a farmi perdere tra la gente, a massificarmi come se per te non ero più nulla. 
Sai, in quel momento avrei desiderato più di qualunque altra cosa, che prima di andartene avresti ricordato.
Ricordi quando il tempo girava soltanto intorno a noi?
Quando all’uscita da scuola andavamo a nasconderci in quella casetta sull’albero che avevamo costruito con tanto amore solo per passarci tutto il tempo che volevamo insieme?
 ..e ricordi quando mi sei apparso davanti con i capelli colorati di viola?
Ed io mi son messa a ridere come una matta offendendoti, ma dentro di me pensavo che..eri consapevolmente irresistibile.
Ma ti ricordi quando la mattina andavamo insieme alla fermata del bus, quante scritte sopra quei muri eh?
Il mio, il tuo nome, sono ancora lì, forse sono state cancellate o nascoste da altre scritte, e beh ne son passati anni, lo posso anche capire.
E quel giorno che invece non mi aspettasti fuori da scuola?
Io me lo ricordo bene.
Eri solito aspettarmi sempre, e invece quel giorno non eri lì, seduto sul muretto.
Ti cercai come una matta, l’ultimo posto dove andai poi, fu la casetta sull’albero, in effetti eri lì.
Ti chiesi cos’era successo, ma non rispondevi e abbassavi gli occhi, piangevi.
Fu la prima volta che ti vidi piangere, sai?
La prima volta che mi abbracciasti accasciandoti tra le mie braccia.
Ti avevano picchiato a scuola, si ti avevano picchiato perché ai loro occhi eri diverso, beh, eri soltanto più carino a mio parere.
E allora con tanto coraggio andai a picchiarli, non so neppure perché lo feci, ma non sopportavo il fatto che il mio migliore amico venisse picchiato senza nessuna ragione.
Mi dicevi che ero l’amica più bella del mondo, ci divertivamo un mondo insieme.
Piangevo sempre sentendoti cantare, pur sapendo che ancora avevi tanto da imparare, ma mentre cantavi, io ti fissavo con gli occhi di chi sogna, pensando che avrei sognato così tutta la vita accanto a te.
E invece qualcun altro quella sera, ti sentii cantare per la prima volta, sembra brutto a dirsi, ma fu ancora peggio vederlo con i miei occhi, vedere quel foglio di carta poggiato sul tavolo, una penna, e quella stretta di mano.
Tu, e tua madre, insieme sorridevate, ed io li in disparte.
Poi il tuo sguardo cadde su di me, il tuo viso illuminava quel locale, la gente continuava a farti complimenti.
Ti avvicinasti a me con quel foglio in mano, “ è mio Sugar! È tutto mio finalmente!”.
Sorridevo, ma in fondo ero disperata.
Mi mettesti il foglio tra le mani, avevi già firmato.
“Adesso, adesso sei una star.” Dissi ridandoti in mano il foglio.
E tu dicesti un “si!” entusiasmato.
Era tutto quello che avevi sempre sognato, cantare, recitare, essere una star,esternare quelle emozioni che fino a quel momento avevi dato soltanto a me e a tua madre.
Ma nel momento in cui firmasti quel foglio, ho capito tutto.
Te ne saresti andato da lì, non saremmo mai più andati a nasconderci dentro quella casetta, non avremmo mai più passato i pomeriggi insieme, scrivendo i nostri nomi sui muri alla fermata del bus.
Una cosa di positivo c’era, non ti avrebbero più picchiato, e si perché al posto mio ci sarebbe stata una guardia del corpo, meglio vero?
Molto meglio di una ragazzina che si finge un ragazzino bullo soltanto per difenderti.
Mi dicesti che mi avresti sempre portato dentro il tuo cuore, anche se avessi viaggiato per il mondo intero.

Sono passati 7 anni lo sai?
  
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