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Autore: Beads and Flowers    21/05/2012    3 recensioni
Ogni nome ha un significato. Sta a noi esserne all' altezza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Riflessi

 
 

 Erano passati venti anni.
 Le cinque donne, dopo tanto tempo, finalmente avevano occasione per riunirsi al pozzo. Erano invecchiate. La loro giovinezza era sfiorita del tutto. La loro pelle si era raggrinzita, il colore e la vita nei loro occhi erano fuggiti nella nebbia più fitta.
 Un indovinello silenzioso nei loro grandi occhi inespressivi, come biglie di vetro. Un silenzio innaturale, risposte taciute e sguardi carichi di vergogna. Nessuno parlò. Nessuno riuscì a trovare le parole giuste per esprimere il dolore, il disincanto, la perdita di fiducia in una favola carica di magia.
 Coprire il proprio volto era sempre stata una priorità per la moglie del pescatore. Il suo volto, così orribile e rivoltante, aveva da troppo tempo scatenato nel suo animo un rancore insopportabile. Nel suo terribile aspetto era raccolta tutta la sua infelicità. Ora, il velo che copriva il suo volto era nero come la luna mai baciata dal Sole.
 “La mia bambina… mio marito…” sussurrò “Lo spirito Leuedai ci ha ingannato, mie povere compagne di sventura. La sua non era una benedizione, ma una punizione divina. Ci ha consigliato di dare un buon nome alle nostre bambine, nella speranza che il loro fosse un destino diverso dal nostro. Così io chiamai mia figlia Miranda. Degna di essere guardata. Oh, quale terribile scherzo del destino mi è stato inflitto. Mia figlie nacque portando certamente onore al suo nome. Dal primo giorno della sua vita, tutti gli occhi del villaggio furono posati su di lei. Ma non erano sguardi di meraviglia o d’incanto. Invero, gli occhi di ogni singolo passante erano carichi di disgusto, di ripugnanza, di orrore. Mia figlia è nata con un aspetto se possibile ancora più terribile del mio, e da allora tutti la guardano, la fissano come un mostro racchiuso in una gabbia di superstizione e di bugie. La mia bellissima Miranda, carica di un tale peso, non ha retto. Ieri sera si è tolta la vita, poco anni dopo la morte di suo padre.”
 Il silenzio che seguì le parole della prima donna venne interrotto solo dopo molto tempo. La moglie dell’attore aveva deciso di farsi avanti e di confessare le sue sventure.
 “Io… io volevo solo che mia figlia diventasse un’ attrice famosa e conosciuta da tutti. Per questo le ho dato quel nome. Clara vuol dire ‘Famosa’, ma io non avrei mai immaginato che… Sono stata una sciocca. Non posso considerarmi una vittima, in questa situazione, in quanto in effetti il nome di mia figlia ha caratterizzato la sua vita. Non appena ha compiuto i suoi otto anni, è stata violentata da un uomo. Da allora, il suo percorso è stato segnato. Invece di essere ripugnata dalla sua esperienza, ha trovato in essa una fonte di guadagno. Ha deciso di prostituirsi per ottenere facilmente dei soldi. Seppure così tante donne lo facciano contro la loro volontà, lei si univa a degli sconosciuti per scelta e per lucro. Qualche mese fa l’ hanno arrestata, hanno rinchiuso la mia bambina in prigione, dove è morta di stenti. Ed ora, tutti la conoscono. Il suo nome è sulla bocca di tutti.”
 “Tua figlia sarebbe sfortunata? La colpa è stata tua, che le hai affidato un nome dalle troppe sfumature. Non era detto che la sua fama dipendesse da valori o da fortune. Ma ditemi, vi prego, poiché voi siete tutte donne istruite e non mogli di poveri mendicanti, quale altro significato si poteva attribuire al nome Regina se non quello di regalità nell’ aspetto e ricchezza nella vita? In effetti, mia figlia è nata con fattezze armoniose e gradevoli, e la sua bellezza l’ ha introdotta nei favori del principe delle nostre terre. Si sono sposati quattro anni fa, e con la morte del Re lei è divenuta regina, come il suo nome aveva predetto. Ma chi mai poteva predire che il suo sarebbe stato un simile regno? Suo marito, pazzo di gelosia nei confronti della mia bambina, uccise tutti i suoi spasimanti e, quando non ne furono più in vita, accusò sua moglie di adulterio con un uomo di cui lei non aveva neanche mai sentito il nome. Fu così che, un anno fa, la mia bambina è stata condannata a morte, e le tagliarono la testa.”
 “Tu, cara amica mia, ti reputi sventurata nella scelta del suo nome? E cosa dovresti dire della mia bambina, la mia cara piccola Norma? Come ben sai, lei e tua figlia Regina sono cresciute insieme, quasi come due sorelle. Data la nostra comune povertà, non pensavamo certo che ci fosse nulla di male. Tanto si amavano, l’ una nella sua regale bellezza e l’ altra nel suo ferreo amore per le regole e la precisione. La mia bambina fu addirittura la damigella d’ onore al matrimonio di Regina. Eppure, eppure… quanto dovette soffrire! Fu un boia, infatti, ad infatuarsi di lei, e a chiedere la sua mano. Certo, se suo padre l’ avesse saputo, non avrebbe mai consentito a quell’ unione. Glielo rivelai, dunque, solo molto tardi, quando oramai i due si erano sposati. Ho creduto, lo ammetto, di fare del bene. Forse, in quel modo, mio marito avrebbe finalmente cessato di rubare. Be’, in un certo senso fu così. Ora egli non ruba più. Fu infatti arrestato poco dopo il matrimonio di nostra figlia, e condannato a morte. Se la mia bambina avesse implorato per la vita del padre, forse avrebbe ottenuto una grazia per lui. Ma, quando venni ad implorare per la sua vita, mi disse solo: ‘Madre, il nostro unico dovere è verso il Re e la Legge’. Mai ebbi così tanta paura come in quel momento. O forse, vi fu una situazione in cui il dolore e lo sgomento nel mio cuore superarono quelli alla presenza dell’ esecuzione di mio marito. Fu quando Norma, fredda e priva di alcuna clemenza, sussurrò all’ orecchio di suo marito: ‘Il nostro unico dovere è verso il Re e la Legge. Taglia dunque la testa alla mia migliore amica.’ In quel momento, non riuscii più a riconoscere la mia bambina in quel mostro. Norma, nel mio cuore, ora non è altro che polvere e ricordi. E’ morta.”
 Quattro lacrime amare su quattro volti segnati dalla sofferenza e dall’ età. Il tempo era stato inclemente. La benedizione degli angeli si era rivelato essere un sortilegio degno di Satana. Ora, in quel momento, solo un racconto doveva essere udito. Solo una lacrima doveva ancora correre lungo una guancia rugosa, per poi svanire come una rondine in Inverno.
 “Parla. Dicci cosa è successo a tua figlia.”
 Ma la quinta donna non rispose.
 “Parla. Parla! Di cosa hai paura? Dicci qual’ è stato il destino di tua figlia.”
 “Con il nome che gli ha donato, come volete che sia stata la sua vita? Certamente piena di dolore e sventura. Addolorata non significa certo ‘Primavera’!”
 “Parla! Parla!”
 “… Non voglio.”
 “Parla!”
 La donna, in silenzio, si segnò la fronte con una mano, attinse l’ acqua dal pozzo, e tornò a casa sua. Non rispose alla richiesta delle sue compagne. Sapeva che loro non avrebbero mai capito. Non ne erano in grado.
Sua figlia Addolorata era nata come un oggetto, battuta da suo padre e cresciuta nelle privazioni e nella povertà più assoluta. Anche se suo padre era un ricco macellaio, lei non era nata maschio, e dunque si era meritata ogni genere di rimproveri ed insulti. A dodici anni, era stata data in moglie ad un vecchio cliente del padre. Si chiamava il Vecchio-Gian-Bottiglia. Beveva sempre. Aveva avuto ben quattro mogli, le quali erano tutte morte a causa di ustioni e colpi troppo forti inflitti dalla rude mano di un uomo. La loro prima notte di nozze, Addolorata era stata violentata dal nuovo marito. Scioccata, impaurita e con il cuore colmo d’ ira nei confronti del mondo intero, non era riuscita a sopportare il dolore che caratterizzava la sua esistenza. Dunque, mentre il marito dormiva, lei aveva impugnato un coltello da cucina e l’ aveva conficcato nel petto dell’ uomo. Era fuggita prima dell’ alba. Non aveva lasciato alcuna lettera o messaggio alla madre, nessuna parole di conforto per la sua povera mamma.
 Eppure, la quinta donna non era infelice. Era sempre sottoposta brutalmente al marito, non aveva guadagnato un po’ di libertà, non era riuscita a realizzare il suo sogno più grande. Non sapeva neanche dove fosse in quel momento sua figlia, se fosse viva, contenta. Ma lei era comunque felice. Ora, finalmente, aveva un motivo per illudersi. Per sognare la sua bambina, piena di gioia in un luogo lontano e meraviglioso, dove i doni del Cielo non erano altro che benedizioni.
 

FINE

   
 
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