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Autore: la_marty    22/05/2012    1 recensioni
Quando un gruppo di amici viene a conoscenza di una rete di cunicoli che si snoda al di sotto della città e che culmina in una sala dalle proporzioni immense, la decisione giusta sembra quella di rimboccarsi le maniche e sfruttare al massimo quei luoghi segreti. Con fatica e pazienza nasce il "Freedom", un rave clandestino che farà da cornice a trip devastanti che rischieranno di dividere il gruppo. Qualcuno si tirerà indietro, qualcuno perderà la testa e qualcuno si annienterà con le sue mani.
Benvenuti al Freedom.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miriam

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La morte del nonno era stata preannunciata da due anni di improvvisi cali di pressione e svenimenti, ciononostante quando una mattina sua nuora e suo nipote di vent'anni avevano provato inutilmente a fargli riaprire gli occhi era stato un colpo durissimo per tutta la famiglia. Suo figlio aveva organizzato un funerale modesto a cui tuttavia partecipò un numero inaspettato di persone, compresi tutti i parenti londinesi di sua moglie.

Fin da quando Alex era bambino il nonno aveva dichiarato che gli avrebbe lasciato in eredità la casa, nonostante si trovasse in periferia e necessitasse di ristrutturazioni. Il suo unico figlio viveva in centro con la sua deliziosa moglie britannica e non aveva bisogno di una seconda abitazione, mentre il nipote un giorno sarebbe cresciuto e avrebbe lasciato il nido, e lasciargli quelle vecchie mura sembrava la soluzione più logica.

Massimo ed Ella, i genitori di Alex, non avevano avuto nulla di ridire. Il vecchio aveva inoltre lasciato intendere che c'era un altro motivo, molto più personale, per cui era importante che Alex ricevesse la vecchia casa, ma non avevano indagato.

A tre anni dal funerale del nonno, il ventitreenne Alex aveva infine impacchettato le sue cose e si era trasferito definitivamente. I due anni precedenti erano stati un susseguirsi di muratori e idraulici e imbianchini ma finalmente la vecchia casa aveva assunto un'aria nuova, più giovane, coi pavimenti ripiastrellati e le pareti di nuovo candide. Il mobilio era stato sostituito quasi completamente: vecchie sedie di legno erano state smantellate e il legno conservato per il camino; le vecchie fotografie incorniciate in bianco e nero erano finite chiuse in alcuni scatoloni in cantina e rimpiazzate da stampe in stile etnico; dei vecchi sanitari non era rimasta neanche l'ombra, così come dei tappeti polverosi di cui il nonno non voleva disfarsi e di armadi e comodini dallo stile decisamente antico. In compenso aveva fatto installare una pratica porta scorrevole a vetri che divideva la zona giorno da quella letto, dalle finestre pendevano tende dallo stile sobrio e la vecchia stanza in cui il nonno conservava cimeli di famiglia, soprammobili ricevuti in dono e vecchi album di foto era stata trasformata in uno studio ordinato, con postazione computer, libreria, divano e televisore al plasma.

I suoi genitori potevano permettersi senza problemi di ristrutturare la casa ma Alex aveva voluto contribuire comunque per quel poco che poteva: aveva ottenuto un contratto di lavoro di cinque anni presso una piccola azienda locale che gli permetteva di mantenersi, di provvedere alle spese personali e allo stesso tempo di togliersi qualche piccolo sfizio, per questo pagò di tasca sua l'enorme libreria dello studio e affrontò alcune delle spese minori come i lampadari, i set di stoviglie e le porte nuove.

Alex decise di trasferirsi nella casa nuova appena i lavori furono ultimati, senza contare che in quel modo avrebbe avuto di nuovo l'occasione di percorrere le gallerie. Da quella prima escursione a otto anni c'era tornato soltanto un'altra volta, tre anni dopo, accompagnato da Micol.

Micol aveva quattro anni meno di lui, le loro famiglie erano molto amiche e si trovavano per un barbecue dal nonno quando ad Alex venne in mente che avrebbe potuto sgattaiolare in cantina e farsi un giro nei tunnel. L'oscurità lo terrorizzava per cui decise di portare con sé qualcuno che avrebbe avuto ancora più paura di lui, ovvero una bimba di sette anni. Micol non gliel'aveva mai perdonato.

Alex le aveva messo in mano una torcia esattamente come il nonno aveva fatto con lui, le aveva allacciato il giubbottino e aveva varcato con lei la soglia della cantina. Micol strattonava e si lamentava e per tutto il tragitto non fece che ripetere che voleva tornare su ma Alex sentiva uno strano impulso che lo spingeva a tornare in quel luogo che il nonno gli aveva dato in eredità. Percorsero la galleria per circa venti minuti, poi Alex riconobbe l'altro cunicolo che si congiungeva col loro e in men che non si dica si ritrovò nell'enorme sala di cui non vedeva la fine. Nella sua mente vide se stesso adulto che si aggirava per quella stessa sala, che però nella sua testa era illuminata, arredata e accogliente. Sarebbe stata un nascondiglio fantastico, un luogo perfetto in cui riflettere e staccare la spina. A quel punto però Micol scoppiò a piangere e lo implorò di tornare indietro.

La bambina non rivelò mai a nessuno di quello strano viaggio ma divenne diffidente nei confronti di Alex e col tempo prese a parlargli sempre di meno. In realtà tra i sedici e i diciassette anni sviluppò un'enorme cotta adolescenziale per lui e passò quel periodo ad arrossire di continuo ogni volta che il ragazzo le rivolgeva la parola. Alex trovava la cosa divertente. Quando, verso i diciott'anni, smise di avvampare in sua presenza, dedusse che la cotta di lei era passata.

Ora che abitava lì avrebbe potuto avventurarsi per i cunicoli ogni volta che ne avesse avuto voglia. Magari avrebbe potuto portarci Mick, il suo migliore amico da sempre. Mick stava per Michele, Alex ricordava che verso i quattordici anni aveva iniziato a farsi chiamare in quel modo perché all'epoca era in fissa con la musica inglese e lo invidiava perché era inglese per metà. Per cui “Mick” gli era parso perfetto: Mick come Mick Jagger, Mick Jones, Mick Hucknall. Il diminutivo alla fine gli era rimasto. Solo Miriam, sua sorella gemella, si ostinava a chiamarlo Michele, e qualche volta anche Neni, per farlo incazzare. Neni era il ragazzo storico di Miriam, nonché fratello maggiore di Micol, una persona per certi versi splendida e per altri orribile.

Alex prese dal frigo una lattina di birra e bevve una sorsata.

Era agosto e quella era la sua prima mattina di ferie. Il suo primo impulso fu quello di chiamare Mick e organizzarsi per fare qualcosa insieme, poi ricordò che l'amico aveva ancora un paio di giorni di lavoro per cui in quel momento era sicuramente in ufficio. Restò per qualche istante indeciso con il cellulare in mano e fece per digitare il numero di Neni. Stava per premere il tasto “chiama” quando sentì il campanello di casa squillare.

«Buongiorno, raggio di sole!» lo investì la voce tonante di Miriam quando andò ad aprire. La ragazza entrò spedita e si diresse verso la cucina senza aspettarlo, con due grandi buste della spesa in mano.

Alex sospirò e la seguì.

«Ti ho fatto la spesa» disse lei distrattamente scostandosi i dreadlock dal viso. «L'ultima volta che sono stata qui avevi solo birra e carne in scatola» sospirò estraendo pacchi di pasta secca, uova e verdura.

«Miriam» esordì Alex in tono paziente, «sono adulto e in grado di provvedere a me stesso, davvero»

La ragazza mugugnò e aprì il frigorifero, lo ispezionò velocemente e si voltò verso di lui con espressione trionfante.

«Birra e carne in scatola!» esclamò prendendo una lattina per sé.

«Mi piace la carne in scatola, dov'è il problema?» rispose piccato.

«Non puoi vivere di carne in scatola» continuò lei sistemando nella dispensa alcuni cartoni di latte. «Che ne sarà delle tue belle guanciotte se dimagrisci troppo? Non vorrai mica che i bei fusti della città trovino qualcun altro da invitare a ballare?»

Alex quasi si strozzò con la birra.

Odiava i riferimenti al suo presunto successo con gli uomini, eppure gli altri sembravano divertirsi tantissimo ogni volta che qualcuno menzionava di quella volta che il bagnino l'aveva tenuto abbracciato quel secondo di troppo o di quell'altra volta che il dj del CinCin gli aveva dato una pacca sul sedere. O di tutte le altre volte che un ragazzo aveva provato più o meno insistentemente a farlo entrare nel suo letto. Alex non aveva nulla contro gli omosessuali ma detestava le prese in giro dei suoi amici.

«Piuttosto» replicò cercando di cambiare discorso. «Merendine alla ciliegia? Yogurt al cocco? Sai che odio il cocco» disse alzando le sopracciglia. «Hai fatto spesa per te, non per me»

«Oh che importanza ha...» rispose lei con finta nonchalance. «Tanto questi giorni che sono in ferie potrei passare a mangiare da te qualche volta...»

«Hai di nuovo litigato con Mick» asserì il ragazzo. Non era una domanda e neanche una richiesta di conferma, era chiaro che Miriam prevedeva di stare alla larga da Mick il più possibile nei giorni seguenti.

«È lui che litiga con me» sbuffò lei. Stette per un istante a fissare le buste della spesa poi si sedette velocemente al tavolo. «È ancora per la cosa di Neni. Non riesce a non intromettersi»

Alex si sistemò di fianco a lei e le scoccò un'occhiata eloquente.

«So che la pensi come lui» continuò la ragazza in tono scocciato.

La sua voce era tesa e il suo sguardo si concentrò sulla lattina di birra ancora mezza piena. Alex immaginò che l'amica non avesse voglia di parlare di Mick o di Neni quindi si alzò e afferrò le chiavi della macchina.

«Andiamo al mare, ti va?»




Miriam era una forza della natura, la conosceva da sempre e sempre si sorprendeva per la sua energia.

Alle elementari era una peste, spaventava le altre bambine con ragni finti e nell'ora di ginnastica segnava più goal di tutti i maschi della classe. Crescendo era diventata la scatenata logorroica e spavalda che si metteva in gioco in qualunque occasione e non invidiava niente a nessuno. Alex ricordava che, una volta, all'intervallo, voleva costringerlo a baciarla per fare un po' di pratica per quando entrambi sarebbero stati con qualcuno, ma lui si era vergognato troppo ed era tornato in classe senza neanche dire nulla. Miriam stupì un po' tutti quando a quindici anni fece coming out e presentò ai genitori Luana, la ragazza conosciuta al corso di kung fu. Ad Alex piaceva Luana, ma non riusciva a capire come lei e Miriam fossero rimaste insieme quasi sei mesi: la ragazza era estremamente timida e a malapena tollerava di essere tenuta per mano da Miriam in pubblico, mentre era palese che la sua amica se la sarebbe volentieri scopata anche in mezzo ai loro amici.

Miriam era innamorata tutto il tempo, sempre di una ragazza diversa al mese, ma sempre di una sola alla volta. Per un paio d'anni passò da una storia all'altra senza mai farsi male e senza curarsi di fare del male, finché a diciassette anni incontrò Neni. Cosa le scattò nel cervello rimase un mistero anche per lei, fatto sta che, contro ogni logica, si sentì attratta da quel ragazzo in maniera talmente irresistibile da risultarle dolorosa. Aveva confidato ad Alex che la prima volta che aveva fatto l'amore con Neni era stata talmente nervosa da aver avuto la nausea e la mattina dopo sentiva di aver perso la verginità per la prima volta.

Con Neni, Miriam si era calmata. Aveva imparato a non scagliarsi addosso agli altri nelle discussioni, ad ascoltare e a non intromettersi. Alex conosceva Neni da parecchio tempo ma Mick no, e in un primo periodo lo guardò con diffidenza. Poi pian piano iniziò a tollerare la sua presenza e dopo qualche mese i due divennero amici, non così tanto da fare battute sulle notti di sesso tra lui e sua sorella ma abbastanza da poter uscire tutti insieme e divertirsi anche senza fare nulla di particolare.

Neni era divertente, abbastanza arguto e assolutamente leale. Il ragazzo perfetto, il cognato perfetto, l'amico perfetto.

L'unico problema era che, di nascosto e chissà da quanto tempo, si faceva d'eroina.



«Credi che Micol ce l'abbia ancora con me per il fatto di Londra?» chiese a un certo punto Miriam.

Erano stesi al sole da qualche minuto ma già Alex si sentiva la pelle andare a fuoco.

«Vedrai, non ti terrà il muso ancora a lungo» le rispose distrattamente.

Le due ragazze avevano pianificato un viaggio a Londra ma Miriam si era tirata indietro a pochi giorni dalla partenza, quando i biglietti ormai non erano più nemmeno rimborsabili.

«Era un colloquio importante, non potevo rimandarlo» continuò lei sulla difensiva.

«Non devi giustificarti con me»

La sentì mugugnare e le lanciò un'occhiata. I suoi dread erano affondati nella sabbia e aveva portato il telo da spiaggia di Dragon Ball Z, che fin da quand'erano bambini era stato motivo di lite tra lei e Mick. Alex ebbe una visione di quella volta, ai tempi delle superiori, che per avere quel telo i due si erano urlati in faccia a pieni polmoni davanti a tutta la spiaggia, neanche fossero due bambini.

A un tratto poi ebbe un'altra visone, o meglio, le sue sinapsi gli proiettarono in testa l'immagine di quello stupido telo appeso nella grande sala sotterranea. E non solo quello: vide le pareti della sala tappezzate di fotografie degli anni del liceo, cartoline dei viaggi fatti insieme, volantini e stampe che teneva chiusi negli scatoloni in cantina ma di cui non voleva disfarsi. Alex si concentrò su quell'immagine per elaborarla meglio. Era come un suo santuario personale, ma c'erano anche gli altri, Mick, Miriam e Neni nella sala e perché no, anche Micol. In fondo era stata l'unica ad aver già percorso le gallerie, può darsi che fosse passata sopra al terribile spavento di quella volta e le avrebbe fatto piacere tornarci per una visita. D'un tratto gli si materializzò in testa il volto sconvolto della ragazza che gli urlava: “Non pensarci neanche!”

Represse un sorriso al pensiero di vedere dal vivo lo sconcerto nei suoi occhi e decise che, quella sera stessa, avrebbe chiamato a raccolta i suoi amici e tutti insieme si sarebbero fatti un giro nel buio. Possedeva l'accesso a un'elettrizzante insieme di cunicoli sotterranei che sfociavano in una sala immensa che non aveva mai esplorato per bene, era giunta l'ora di capire cosa aveva in mano e in che modo avrebbe potuto sfruttarlo.

Mentre con una mano rovistava nello zaino alla ricerca del cellulare, si voltò verso Miriam e le chiese: «Che programmi hai per stasera?»

  
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