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Autore: FederchiccaS    22/05/2012    1 recensioni
Questa è la storia di mio zio Giovanni, morto all'età di 15 anni. Volevo ricordarlo con questa storia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE

Prima di uscire andai in bagno, sia per vedere come fossi conciata, sia per fare la pipì. Appena entrai in bagno mi guardai allo specchio, non ero così male, insomma per aver sudato freddo tutte le volte che Giovanni mi parlava! Uscì dal bagno e andai a prendere un giubbottino in camera, nel caso avessi avuto freddo. Giovanni mi aspettava alla porta, presi velocemente la macchina fotografica e uscimmo di casa. Accesi i lampioni del giardino e tutto sì illuminò, era fantastico, l’atmosfera era perfetta: io, Giovanni, notte, giardino. Iniziai a scattare qualche foto ai fiori e Giovanni volle provare a fare qualche scatto. Lo minacciai, ridendo naturalmente, che se mi avesse fatto cadere la macchina fotografica lo avrei ammazzato e lui come presa in giro mi diede una leggera spinta. Invece di fare foto ci sedemmo sulla panchina e iniziammo a parlare e a scherzare. Io parlai di quando ero bambina, lui mi ascoltava e ad ogni cavolata che dicevo rideva e mi prendeva in giro, lui non parlava molto, e se parlava era solo per aggiungere qualcosa oppure dire:” Che stupida” sempre con il suo bellissimo sorriso stampato in faccia. Notai che aveva un sorriso splendido, e quando sorrideva aveva una fossetta sulla destra era davvero… davvero… non ci sono parole per spiegarlo. Gli dissi che volevo viaggiare e un giorno, scappare di casa e lui mi disse:” Anche io cavolo! Un giorno vorrei andare sulla spiaggia più vicina e starci per un intero giorno!” allora non sapendo cosa dire risi e lui mi disse:” Ti va se un giorno andiamo, con la bicicletta in spiaggia?” io arrossì, speravo che non si notasse e gli risposi:” Va benissimo! Però ci dobbiamo organizzare bene, anche perché se mia madre e mio padre scoprissero una cosa del genere mi ucciderebbero!” lui rise e mi disse:” Va bene la prossima settimana?” il mio cuore batteva a mille, mi dissi nella mente:” Fede, respira, calmati e rispondi che va bene” ascoltai il mio cervello e annuì sorridendo. Parlammo ancora per un po’ e ad un certo punto arrivò mio fratello, giuro che in quel momento avrei voluto staccargli la testa a morsi. Prese la palla e disse:” Dai Gio! Vieni a giocare con me! Non stare lì a parlare con quella sfigata!” Io guardai mio fratello con aria di sfida e lui ricambiò, prese la palla e me la tirò contro: questo fu l’ultima goccia che fece traboccare il vaso. Presi la palla e dissi:” Voglio giocare anche io a calcio, fratellino caro, qualcosa in contrario?” lui rise e disse:” Federica guardati come sei conciata, non potresti mai giocare con quella specie di tovaglia che hai addosso!”. L’avrei ammazzato. Cacchio perché doveva sempre rovinare tutto? Doveva sempre farmi fare la figura della scema, perché? Si, mi continuavo a chiedere PERCHE’ mia madre mi avesse voluto dare un fratello così stronzo?! Vabbè Lorenzo alla fine obbligò Giovanni a giocare a calcio e io andai in casa ad abbuffarmi di torta fatta da mamma. Arrivò mezzanotte quindi Gina e Secondo decisero di andare a casa, per salutarmi Giovanni mi diede un bacino sulla guancia e appena se ne andarono, corsi in camera e iniziai a ridere come una cretina e a saltare sul letto (specifico che saltai talmente in alto che picchiai la testa sul soffitto, e qui si capisce che il soffitto della mia camera non era molto alto).
Il giorno dopo mi svegliai e andai a lavarmi la faccia sì, non mi ricordavo quale guanci avesse baciato Giovanni, quindi “tolsi il suo bacio”. Verso l’ora di pranzo squillò il telefono e risposi io, era LUI che mi chiese se allora davvero la prossima settimana saremmo andati insieme in spiaggia e naturalmente io accettai; ci accordammo insieme per Martedì 28 Giugno alle tre in piazzetta, mancavano solo sette giorni e saremo stati insieme, sulla spiaggia, mio fratello poteva anche andare a farsi fottere. Appena finii di parlare andai in cucina e tutti mi guardarono con aria sospetta e io dissi a mia discolpa:” Era la nonna.” Gli sguardi allora si riportarono sulla pasta al sugo che aveva cucinato mamma, devo ammettere che quella volta era veramente buona.
Il pomeriggio seguente presi la macchina fotografica e andai io stessa a sviluppare le foto che io e Giovanni avevamo fatto due sere fa; dopo aver aspettato lo sviluppo dal fotografo (un’ora a parlare con la commessa del negozio) le presi in mano e le guardai, ammisi che ero migliorata dalle prime volte e vidi una foto che avevo fatto a Giovanni mentre era di profilo, rimasi a bocca aperta, era bellissima la sua fossetta sulla destra! Tornai a casa, mi stesi sul letto a riguardare le foto e mi addormentai.

  
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