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Autore: Lady Bracknell    11/12/2006    15 recensioni
Durante il suo primo appuntamento con Remus, Tonks si trova a maledire la birra rovesciata e i suoi piedi traditori dopo uno spettacolare capitombolo che l’ha resa ridicola davanti a tutti. Morirà per l’imbarazzo oppure Remus riuscirà a trovare un modo per farla stare meglio?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kissing it better

Stavo pensando... Oggi manca esattamente una settimana al 18 ( data che aspetto con trepidazione maniacale ), così ho deciso di festeggiare con una one-shot di Lady Bracknell, la mia preferita ( insieme ad Under the Table, anche se questa non è una shot ).

 

Kissing it better

 

Quando Tonks si sedette sui gradini della scala, chiedendosi quale parte del suo corpo le dolesse di più, tutto ciò a cui riusciva a pensare era che non era così che si pensava dovessero finire i primi appuntamenti.

 

E specialmente non i primi appuntamenti con Remus, che le piaceva e con cui flirtava da mesi, e che aveva colto il messaggio e le aveva chiesto di uscire con un fare talmente timido e nervoso che lei non aveva potuto fare a meno di innamorarsi di lui se possibile ancora di più di quanto non lo fosse già.

 

No, i primi appuntamenti con Remus non sarebbero dovuti finire così. Avrebbero dovuto esserci baci e quella strana sensazione alla bocca dello stomaco, e promesse di ripetere queste cose in un futuro più che prossimo. O qualcosa di decisamente più orizzontale. I primi appuntamenti non sarebbero dovuti finire con un silenzio imbarazzato mentre lei si trascinava pesantemente verso Grimmauld Place, lei seduta sui gradini al buio ed  ogni centimetro del suo corpo che le faceva male.

 

Primo appuntamento col cavolo, pensò la ragazza amaramente, mentre appoggiava la tempia dolorante alla ringhiera. Probabilmente sarebbe stato l’unico appuntamento, visto che perché mai Remus avrebbe voluto uscire con qualcuno che non riusciva nemmeno a reggersi in piedi?

 

Tonks sospirò. Remus era sempre così aggraziato ed equilibrato, mentre lei era un peso ed una minaccia, ed aveva le ginocchia sbucciate come una bambina di sei anni, cosa che era alquanto sconveniente. Più di una volta lui aveva accennato a quanto loro due fossero diversi e questa sera lei l’aveva semplicemente provato. Lui era stato un sogno, lei un incubo.

 

Non sapeva nemmeno come avesse fatto. Un attimo prima stava camminando lungo il pub verso Remus reggendo un paio di drink e subito dopo era scivolata...

 

Trasalì. Non ci voleva neanche pensare.

 

Che impressione doveva aver fatto con le gambe che partivano in direzioni diverse mentre volava di faccia verso il pavimento?

 

Alzò gli occhi al cielo, incontrando inavvertitamente lo sguardo vitreo di una delle teste impagliate degli elfi. Avrebbe giurato che le stesse facendo un ghigno derisorio.

 

Dio. Avrebbe voluto che le scale si aprissero e la inghiottissero.

 

Remus terminò di asciugare i loro cappotti e li appese, quindi si voltò verso di lei, ma Tonks evitò il suo sguardo, aspettando che le desse l’inevitabile ben servito, il classico ‘bene, è stato bello ma si sta facendo tardi’ prima di darsela a gambe e rifugiarsi nella sua stanza, fino a che entrambi non sarebbero stati sufficientemente imbarazzati riguardo la faccenda, da fare finta che fosse mai successo.

 

Studiò il gradino sotto il suo piede traditore, seguendo le venature del legno che riusciva a vedere sotto il tappeto logoro, maledicendo la birra rovesciata e pavimenti di legno e le calzature che non facevano sufficiente presa.

 

“Va tutto bene?” chiese Remus dolcemente.

 

“Bene,” mormorò. “Mi conosci...”

 

Tacque e Remus la osservò attentamente per un istante, quindi le offrì la mano. Tonks guardò la mano che gli tendeva, poi lui, e poi di nuovo la mano, e alla fine ancora lui, giusto per essere sicuri, in quanto né lui né la mano sembravano particolarmente reali. E non riusciva a pensare a nessuna ragione per cui avrebbe potuto offrirgliela.

 

“Non mordo,” disse, e le lanciò uno sguardo sfacciato e rassicurante al tempo stesso ed anche decisamente adorabile. Lei sorrise esitante. “Pensavo di prepararti una cioccolata,” continuò Remus, e Tonks accettò la mano, perché se stava per fargli il discorso ‘ehi, sei fantastica, ma restiamo semplicemente amici, ok?’, preferiva avere qualcosa sotto mano per scacciare le lacrime ed il nodo alla gola.

 

Lasciò che Remus la guidasse verso la cucina e si accasciò su una sedia, mettendosi a fissare i buchi sulla tavola, mettendosi quasi a ridere per il fatto che improvvisamente trovasse il legno così affascinante. Lo sentì chiamare a sé tutto quello che gli serviva, scaldare il latte, e, poco dopo, appoggiò una tazza scheggiata dei Cannoni di Chudley piena di cioccolata fumante sul tavolo di fronte a lei. Riluttante, alzò lo sguardo.

“Grazie,” mormorò, prendendo la tazza fra le mani e bevendone un sorso.

 

Tonks tossì quando un calore che non aveva niente a che fare con la temperatura della bevanda le si diffuse nel corpo.

“C’è del whiskey qui dentro?” chiese, guardandolo con aria interrogativa, mentre ne beveva un altro sorso.

 

“Solo un goccio,” rispose Remus, sedendosi nella sedia accanto a quella di lei. “Ho pensato potesse aiutare.”

 

Tonks inarcò leggermente un sopracciglio per indicare che aveva sentito, ma non riusciva proprio a pensare a qualcosa da dire. Cosa si poteva dire a qualcuno che ti aveva portato fuori per una serata assolutamente perfetta dopo che tu hai rovinato tutto scivolando e piantando la faccia per terra? Cosa c’era da dire dopo aver cercato di limitare i danni rimettendoti in piedi con tutta la dignità che sei riuscita a raccogliere, uscendo precipitosamente dal locale tentando di nascondere al meglio il bernoccolo? Cosa si poteva dire dopo che gli avventori del locale avevano accompagnato la sua ritirata strategica con sonore risate? Tonks si mordicchiò un labbro. Improvvisamente il whiskey le sembrò un’ottima idea, e bevve un generoso sorso di cioccolata.

 

“Hai fatto un bel capitombolo.”

 

Le parole di Remus interruppero i suoi pensieri ed alzò lo sguardo per trovarlo ad osservarla con espressione gentile oltre il bordo della sua tazza.

“Grazie di non esserti messo a ridere,” mormorò, posando la tazza e giocherellando con una delle crepe sul manico.

 

Perché avrei dovuto ridere?” chiese, appoggiando la tazza accanto a quella di lei.

 

“Devo essere sembrata piuttosto ridicola,” rispose. “Sai, quando ho fatto quel volo e ho battuto la testa per terra. Non so perché non mi sia venuto in mente di lasciare andare uno dei bicchieri per frenare la caduta con una mano.

 

Remus sorrise, e vide che non era un sorriso di scherno o compassione. Era comprensione. Remus si inclinò leggermente verso di lei, cercando il suo sguardo, gli occhi che scintillavano.

“Solo mi dispiace di non essere stato abbastanza veloce a lanciare un incantesimo per attutire l’impatto,” disse. La osservò un attimo, la lingua fra i denti mentre lei lo guardava curiosa. Avendo apparentemente trovato la risposta alla domanda che si era posto, continuò. “Ho provato, ma, beh, hai preso velocità durante la caduta.

 

Un angolo della sua bocca si curvò in un leggero sorriso e Tonks rise, e la sua fu una risata leggermente soffocata, nonostante lei desiderasse abbandonarsi al conforto dato dalle sue parole.

“Sei sicura che sia tutto a posto?” chiese, e c’era una tale gentilezza nel suo sguardo che non poteva che essere onesto.

 

“Mi sono fatta un po’ male al ginocchio” disse con una vaga scrollata di spalle, e Remus annuì, spostando lo sguardo sul ginocchio di lei e quindi tornado a guardare lei mentre le faceva segno di sollevare la gamba dei pantaloni. Le distolse lo sguardo, troppo mortificata per poter anche solo pensare di guardarlo negli occhi. “E’ tutto a posto, davvero.”

 

“Andiamo,” disse Remus con dolcezza. “Fammi vedere.”

 

Tonks alzò gli occhi al cielo, quindi sollevò riluttante la stoffa dei jeans, rivelando una brutta sbucciatura ed una porzione di pelle decisamente rossa e gonfia a livello del ginocchio.

“Ahi,” esclamò Remus, incontrando lo sguardo di lei, sussultando come se potesse effettivamente sentire il dolore.

 

“Sto bene,” intervenne Tonks, cercando di ridere, sebbene avesse quasi le lacrime agli occhi. “Lo sai come sono fatta. Mi faccio male facilmente. Non è niente. Davvero, io...”

 

Tonks fu distratta da una calda sensazione che le solleticava il ginocchio, e guardò giù per vedere la mano di Remus a pochi centimetri da esso e la sua pelle brillare di un bagliore dorato per alcuni secondi mentre formicolava sotto l’effetto inconfondibile di un incantesimo curativo. Un incantesimo curativo eseguito molto bene. Aprì la bocca per ringraziarlo, ma prima che potesse pronunciare parola, lui era scivolato giù dalla sedia e si era accovacciato ai piedi di lei.

Cosa stai...?” le mancò la voce quando lui posò un leggero, dolcissimo bacio sul ginocchio appena guarito, le sue labbra che scaldavano e solleticavano la pelle molto più di quanto avesse fatto l’incantesimo.

 

“Faccio passare il male.” Mormorò.

 

Si spostò appena, mettendosi sulle ginocchia e srotolò delicatamente la gamba dei pantaloni, rimettendola a posto, per poi sorriderle timidamente. Tonks ricambiò il sorriso anche se probabilmente era troppo confusa per apparire convincente. Era solo un po’ disorientata. Aveva per caso Remus appena...?

“Come va l’altro ginocchio?” chiese quest’ultimo. “Mi è sembrato tu fossi caduta su entrambi, o sbaglio?”

 

Era tentata di dire che non aveva la più pallida idea di come fosse messo l’altro ginocchio in quanto il suo cervello aveva smesso di pensare addirittura al fatto che lei avesse delle ginocchia e stava cercando di memorizzare ogni dettaglio, ogni millisecondo, ogni sensazione che le labbra di lui sulla sua pelle avevano prodotto.

“Lo stesso,” mormorò, con la voce più roca di quanto credesse, e lui allungò una mano verso l’orlo dei pantaloni, quindi alzò lo sguardo, inarcando leggermente il sopracciglio come a chiederle il permesso.

 

Lei annuì e lui sollevo il tessuto lentamente, attentamente, scoprendo la pelle sbucciata e arrossata, che si sarebbe trasformata in un livido spettacolare, date le premesse. Questa volta seguì Remus con gli occhi mentre la sua mano scorreva sul suo ginocchio e lo toccava appena con la bacchetta. Il palmo della sua mano brillò per un attimo della luce dorata mentre l’incantesimo iniziava a solleticarle il ginocchio, passando dalla pelle di lui alla sua, facendo effetto. Quando ebbe finito lo osservò, incapace di muoversi, posare un delicato, squisito bacio anche su quel ginocchio. Senza alzare lo sguardo, srotolò cautamente la gamba dei pantaloni, e Tonks trattenne il respiro, temendo che qualsiasi movimento avrebbe fatto dissipare quella bolla magica che si era creata attorno a loro, riportandoli nella sudicia cucina col tavolo tarlato e teste di elfi impagliati nel corridoio.

 

Dove poi?” chiese Remus a voce così bassa, che lo sentì a malapena.

 

“Ho urtato qualcosa col fianco,” spiegò, la sua voce più bassa di quanto credesse possibile, mentre si aggrappava con le dita alla sedia cercando disperatamente un appiglio per non cadere. “Sai, cadendo.”

 

“Fammi vedere.”

 

Cosa?” domandò, e la sua voce tremava. Remus la guardò, sorridendo.

 

“Se non mi fai vedere dove ti fa male, non posso fartelo passare.”

 

Tonks non era del tutto sicura di quello che stava suggerendo, ma le piaceva decisamente quella scintilla maliziosa negli occhi di lui mentre lo faceva.

 

Alzò gli occhi al cielo e scostò nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, quindi si spostò fino al bordo della sedia, piegando le ginocchia da una parte e abbassando leggermente il bordo dei jeans.

“Lo sai, in genere i ragazzi mi devono portare fuori più di una volta prima di vedere la mia biancheria intima. Disse, cercando di tenere una nota leggera nella voce, nonostante il cuore le battesse forte ed il nervosismo che le scombussolava lo stomaco. Le sopracciglia di Remus si mossero divertite e lui sorrise – in effetti ghignò.

 

“Peccato,” commentò, osservando con apprezzamento il pizzo nero che spuntava dai pantaloni. “E’ molto carina.”

 

Lei alzò di nuovo gli occhi al cielo e ridacchiò mentre lui posava la mano sul suo fianco ed il formicolio dell’incantesimo si diffondeva dalle sue dita alla pelle. Sentire lui che la sfiorava lì le faceva venire i brividi, ma nel senso buono. Nel senso migliore. Poteva solo immaginare come fosse avere le sue labbra lì. Remus alzò brevemente lo sguardo, dandole la possibilità di fermarlo, prima di posare un bacio sul pizzo nero che trovava apparentemente così affascinante, ed il tocco delle sue labbra e il calore del suo respiro, le tolsero il fiato.

 

Non poteva, pensò, e quindi si fermò. Sembrava un’idea troppo bella per lasciare che si formasse completamente. Non poteva – non era possibile che fosse ancora interessato a lei dopo averla vista piantata sul pavimento del Grinning Kneazle fra mozziconi di sigaretta, gomme da masticare e bottiglie abbandonate di burrobirra. Non poteva – eppure, quando lo guardò negli occhi, non vi vide derisione o anche il minimo accenno che stesse giocando, o al fatto che stesse per farle quel discorso su quanto non fossero compatibili che si aspettava da quando erano tornati. Tutto quello che vedeva nei suoi occhi era...

 

Non era sicura di cosa esprimesse quello sguardo. C’era preoccupazione, certo, per lo stato dei suoi lividi, ma anche qualcos’altro – lo stesso sguardo che aveva quando gli aveva aperto la porta quella sera e lui l’aveva semplicemente guardata per un istante, e aveva respirato a fondo prima di dirle quanto carina gli sembrava che fosse.

 

Inspirò profondamente e si morse un labbro, appoggiando timidamente una mano sulla sua spalla. In parte voleva rassicurarlo sul fatto che non le dispiaceva affatto che il suo respiro le sfiorasse il fianco, ma soprattutto non credeva avrebbe resistito ancora a lungo senza toccarlo.

“E so che ti sei ammaccata un po’ le costole,” mormorò Remus, sollevando leggermente la maglietta sul fianco. Posò una scia di baci dal fianco all’area in questione e Tonks fu percorsa da un brivido quando le labbra le accarezzarono le costole e rafforzò la presa sulla spalla di lui, chiudendo gli occhi quando la mano le sfiorò la pelle.

“Qualche altra parte?” domandò, la voce roca e bassa mentre si raddrizzava.

 

“Qui,” sussurrò lei, toccando appena il sopracciglio che aveva battuto per terra. Remus si spostò fra le ginocchia di lei, prese il suo viso fra le mani e lo fece delicatamente avvicinare al suo, rimpiazzando le dita con le labbra. Lei deglutì, abbastanza palesemente.

 

“E’ un po’ dappertutto?” chiese Remus, sussurrando le parole contro la tempia di lei.

 

“Mmmh,” mormorò Tonks. Le sue dita salirono fino al collo di proprio accordo, e lo fece avvicinare ancora un po’, tracciandone i contorni con la punta delle dita, muovendosi lentamente ad accarezzargli la mascella col pollice, completamente consapevole di quanto vicini fossero. “Tu invece?” stupita di riuscire a sentire le parole che stava mormorando sopra il battere furioso del suo cuore e la crescente agitazione nello stomaco. “Non ti sei fatto male da qualche parte, per caso?”

 

Remus sorrise lentamente.

“Beh, adesso che mi ci fai pensare,” disse, “Mi fa un po’ male proprio qui...” toccandosi le labbra col dito. “Farlo passare da solo è davvero un’impresa.

 

“Oh.” Rispose semplicemente lei, e si sorrisero, riconoscendo quanto entrambi volessero quello che sapevano stavano per fare.

 

Si sporse verso di lui nello stesso momento in cui lui lo fece, e lo baciò, incapace di trattenersi dal riversare in quel bacio tutto ciò che aveva provato negli ultimi mesi, tutto quello che provava ora riguardo a quanto lui fosse dolce e sexy e meraviglioso. Le sue labbra erano delicate e maliziose, ed il suo bacio delizioso, facendole quasi venire voglia di tremare. Il dolore delle ammaccature e l’imbarazzo che le avevano invaso il corpo si dissiparono, per essere sostituiti da un altro tipo di sensazione, e non era sicura che la sua accelerata guarigione avesse qualcosa a che fare con la magia. Per lo meno non quella che si eseguiva con una bacchetta.

 

Remus le accarezzava delicatamente il volto, mentre l’intensità del bacio cresceva, e lei pensò che, come tutti i primi baci, questo era decisamente favoloso. Effettivamente, ora che ci pensava, poteva contare come primo bacio questo, dopo che aveva già avuto le sue labbra su diverse parti del suo corpo? In ogni caso, pensò pigramente, era sicuramente uno dei baci migliori che avesse mai ricevuto, primo o meno che fosse.

 

Se non anche li superava tutti.

 

Cosa che pensò fosse plausibile.

 

Le sue dita le accarezzarono i capelli, attirandola ancora di più verso di lui e baciandola sempre più insistentemente, e...

 

Merlino. Fra mille altri pensieri di tutti i tipi e di ogni livello, Tonks pensò che se avesse saputo che Remus era così bravo a curare le ammaccature, si sarebbe lanciata per terra rendendosi totalmente ridicola davanti a tutti molto tempo prima. Tra il modo in cui le stava accarezzando la guancia col pollice e la sensazione della sua lingua sulle labbra, l’aveva portata ad un livello così intimo che di solito non riservava ai primi appuntamenti.

 

Proprio quando arrivò a pensare che le cose non sarebbero potute andare meglio di così, le mani di Remus scivolarono lungo le sue cosce e sui fianchi, facendola scendere dalla sedia e tirandosela in grembo, passandole una mano sulla vita, tenendola stretta a sé, mentre l’altra mano le accarezzava le spalle ed arrivava ai capelli. Tonks mormorò alcune parole contro le labbra di lui che nemmeno lei riuscì a mettere a fuoco, chiedendosi se questo era solo un colpo di fortuna, una coincidenza astrale che si ripeteva solo una volta nella vita, un incontro di labbra che era semplicemente perfetto, o se ogni volta che lui l’avesse baciata – cosa che sperava si sarebbe ripetuta molto spesso – sarebbe stato così. Lo sentì sorridere prima che si scostasse appena.

 

“Meglio?” chiese tranquillamente, e lei annuì, dato che non credeva sarebbe riuscita a pronunciare parola. “Oh,” mormorò, “E hai un po’ di...”

 

Tenendola vicina con una mano, tirò su una manica del maglione e le pulì il sopracciglio, la fronte aggrottata per la concentrazione. “Ecco.”

 

Tonks sussultò nel vedere la manica grigia del suo maglione tornare nera.

“Avevo tutta quella sporcizia sulla fronte?” disse, anche se non riuscì a trattenere un sorriso, perché trovarsi a cavalcioni su di lui, dopo un bacio in cui avrebbe potuto benissimo perdersi le dava tutte le ragioni per sorridere come un’idiota.

 

“Sì,” rispose Remus con voce divertita. “Ma tu sei sufficientemente carina da rendere la cosa insignificante.

 

“Lo pensi davvero?” chiese, accarezzandogli il volto con una mano.

 

“Davvero.” Disse, riportando le labbra sulle sue con una certa insistenza.

 

E mentre le sue mani esploravano il suo corpo, e quelle di lei il suo, trattenne il respiro. Quel primo, delizioso, fantastico bacio non era stata un colpo di fortuna, un evento eccezionale, per niente. Tutto era come era stato prima, se non meglio. Non era assolutamente sicura di quanto ancora avrebbe resistito così, e si strinse a lui, abbracciandolo ed aggrappandosi alle sue spalle e lui rispose ai suoi movimenti tracciando una scia di baci lungo il collo di lei e scombussolandole lo stomaco.

“Lo sai,” mormorò Remus, incendiandole la gola con una serie di baci leggeri e quindi alzando lo sguardo per incontrare quello di lei, il volto acceso da un sorriso malizioso.

“Hai preso una bella botta in testa.”

 

Tonks si domandò se volesse arrivare dove sperava.

“E’ così,” disse, rispondendo al suo sorriso con uno identico prima di piegare la testa perché tornasse a concentrare la sua attenzione sul suo collo. Remus emise un leggero sospiro soddisfatto,  mentre le sue dita che le accarezzavano i capelli.

 

Penso dovresti stare distesa.” Affermò convinto, facendole rialzare la testa, in modo da poterla guardare ed inarcando un sopracciglio.

 

Tonks sorrise mentre Remus la prendeva per mano, la aiutava ad alzarsi, la abbracciava e Smaterializzava entrambi nella sua stanza, e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che era esattamente così che sarebbero dovuti finire i primi appuntamenti con Remus.

 

 

Vi sfido a dire che questo Remmy non è adorabile...! Credo potrei saltargli addosso come niente, se solo mi si presentasse davanti...

Aaahh... certo che Tonks è proprio fortunata.

 

Vabbè gente, vi saluto...

Ci si vede fra una settimana!!!

NONNA MINERVA

 

 

  
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