Siamo sull'orlo del dirupo,
aldilà delle emozioni
irraggiungibili.
POV Stella.
Non ce la facevo più.
Molte volte mi sono chiesta che senso avesse la mia vita, e tutte le volte non trovavo una risposta. Quella era la mia “grande domanda”.
Ero stufa di tutto e di tutti, dei miei pensieri, dei giudizi, degli sguardi truci ed invidiosi, ero stufa persino di me.
Troppi casini, troppo poco tempo, troppe ferite aperte, troppe poche cicatrici.
Mi pareva tutto grigio anche mentre mi dirgevo a scuola.
Mi pareva di essere imprigionata in una gabbia da cui non puoi scappare, la mia vita era come una gatta buia, solo che non c'era la chiave per aprire la porta.
Perchè la mia vita era una prigione da cui non potevi evadere.
Continuavo a camminare verso scuola di malavoglia, anche perché giorno avrei dovuto pulire la palestra, da sola. Ero costretta a fare quei “lavoretti” insieme ai miei amici per ripagare i danni procurati ai computer della scuola per colpa un mio compagno di classe che era un hacker. E non si sa perché, ma avevano accusato noi.
Ero esausta, dormivo poco e quando dormivo mi faceva male ogni singola parte del corpo. Ero piena di lividi e non sapevo nemmeno se le gambe mi avrebbero retto.
Oltrepassai il cancello dell'entrata e mi diressi al solito muretto, dove io e il mio migliore amico ci incontravamo ogni mattina. Mi avvicinai a lui e tutti gli sguardi e le pettegole che fino a qualche momento prima mi guardavano giudiziose svanirono per qualche istante.
Drew mi venne incontro e mi abbracciò istintivamente:«'Giorno piccola. É successo qualcosa?» feci finta di nulla e gli risposi con un semplice no.
Era bello stare tra le sue braccia, perché lui c'era sempre stato, era come un'ancora di salvezza. Tante volte mi aveva tenuta stretta tra le sue braccia calde e forti che mi rassicuravano come se fossero quelle di un fratello maggiore.
Sentivo le sue braccia stringermi più saldamente, come se non volesse lasciarmi andare a “lezione”.
Gli posai una mano sui capelli castani e glieli scompigliai, poi gli bacia dolcemente la guancia:«A dopo meraviglia, oggi tocca a me pulire la palestra.»
«Vengo a darti una mano io, come hai fatto tu quando toccava a me. A dopo piccola.» rispose lui ricambiando il dolce bacio sulla guancia.
Mi allontanai quando, poco dopo sentii i suoi amici gridare:«Vedo che abbiamo trovato una ragazza! Complimenti amico!» non lo vedevo, ma sentivo che era imbarazzato:«E-Ehi, c-che cosa avete capito? Lei è..É la mia migliore amica! Guai al primo di voi che si azzarda semplicemente a sfiorarla.»
Essendo sempre una delle prime ad entrare, mi avviai per quei corridoi vuoti, girovagando un po' alla cazzo.
Poi sentii un dolore alla testa, come se avessi sbattuto contro a qualcosa di duro, infine, mi ritrovai con le chiappe a terra.Confusa mi guardai attorno, quando qualcuno porse una mano in avanti. Alzai lo sguardo e rimasi quasi sorpresa nel vedere gli occhi di quel ragazzo; azzurri, come il cielo e blu, come le onde del mare.
Peccato che quella persona, era una delle persone che più odiavo al mondo: uno di quei donnaioli stronzi e spudorati, non so, per farvi capire com'era. Ogni giorno si portava a letto una ragazza diversa e poi era uno stronzo micidiale, o così si diceva in giro.
Rifiutai il suo aiuto e mi alzai da sola, spiazzando Jake che aveva cercato di essere gentile. Mi sistemai il più in fretta possibile, cercando di evitare ogni tipo di umiliazione.
«Ma che diamine?» dissi io guardandolo in modo sarcastico e quasi arrabbiato, poi me ne andai con l'indifferenza più totale.
Arrivai in classe e appoggiai la cartella al solito angolo insieme a quelle degli altri miei amici, poi presi la tuta (che solitamente usavo per pulire) e mi diressi in bagno per cambiarmi, quando qualcosa, anzi qualcuno mi inorridì.
ANGOLO AUTRICE: scusate per il piccolo inconveniete, ma ho deciso di fare una sottospecie di “restauro” della storia per scriverla in modo diverso. Il succo della storia e i personaggi rimarranno gli stessi, cambierò solo com'è scritto, aggiungendo cose o meno. C:
Mi scuso ancora per l'inconveniente.