Capitolo 27 “Ama
e lasciati amare”
Domenica
mattina Hogwarts si era svegliata con un tiepido sole che rallegrò l’animo
degli studenti intenzionati ad andare ad Hogsmeade.
In
Sala Grande c’era un brusio maggiore. Ogni tavolo discuteva sul da farsi quella
giornata libera.
Hermione
non si meravigliò di trovare il posto di Malfoy vuoto e tentò di non pensarci, concentrandosi
sull’imminente gita ad Hogsmeade, durante la quale lei aveva intenzione di
stare un po’ con i suoi amici e magari comprare qualche nuovo libro da leggere
prima di andare a dormire.
Con
un tintinnio di un campanello,
“Buon
giorno ragazzi e buona domenica!
Come
ben sapete per oggi è prevista una gita ad Hogsmeade, per tale motivo ci tengo
a farvi le solite raccomandazioni. Chi non rispetterà le regole, sarà
severamente punito…”
Hermione
che in genere ascoltava attentamente quando un Insegnante parlava, quella
mattina si perse tra quelle parole.
Guardava
La
sua mente era proiettata altrove.
Hermione
non aveva mai creduto nella preveggenza, ma quella mattina sentiva che qualcosa
di grosso stava per accadere.
In
passato aveva criticato più volte Harry e le sue strambe sensazioni, salvo
scoprire che poi non si era sbagliato.
Eppure
non ce la faceva ad ammettere a sé stessa che doveva dare ascolto al suo
istinto, lei non era abituata; cervellotica com’era, la ragione era la sua
unica strada.
Così
scosse la testa, cogliendo le ultime parole della sua amica Ginny.
“…con
noi?”
Hermione
si voltò di scatto verso di lei, fissandola con occhi smarriti.
“Eh?”
Ginny
la fissò per qualche secondo con espressione seria, poi scosse la testa,
accennando un mezzo sorriso e preferì lasciar correre sul “motivo” che poteva aver spinto
“Dicevo:
visto che di Malfoy non si vede neanche l’ombra, verrai con noi?”
Hermione
arrossì fino alla cima dei capelli per la sua distrazione e ringraziò
mentalmente Ginny che non l’aveva messa ulteriormente in imbarazzo, facendole domande
alle quali, al momento, non le andava di rispondere.
“Sì,
sarò dei vostri” confermò con tono gioviale.
“Immagino
che tu voglia studiare un po’ prima di uscire, quindi ci vediamo alle 11
precise al portone d’ingresso” rispose Ginny facendole l’occhiolino, prima di
alzarsi dal tavolo. Harry le osservò chiacchierare, in silenzio e seguì con lo
sguardo la figura longilinea della sua fidanzata che si allontanava, quasi
saltellando dalla Sala Grande. Poi spostò i propri occhi verdi verso l’amica e
la trovò nuovamente assorta nei suoi pensieri.
Gli
era parso strano non vedere Malfoy seduto al tavolo dei Serpeverde e l’occhiata
complice che gli aveva lanciato Ron, quando anch’egli aveva notato
quell’assenza, non lo faceva sentire affatto tranquillo. Il suo sesto senso, in
genere, non sbagliava mai e sentiva che stava per accadere qualcosa e non gli
piaceva che a pagarne le conseguenze fosse la sua migliore amica. A quel punto,
Harry era intenzionato ad andare in fondo a quella storia e a capirci di più.
Per questo si spostò, sedendosi accanto alla sua amica.
Hermione
sollevò lo sguardo, notando solo in quel momento la presenza di Harry. Bastò
una sola occhiata perché lei capisse che il suo amico era lì perché era
preoccupato.
“Non
guardarmi in quel modo, per favore” mormorò a mezza voce, voltandosi a fissare
il piatto vuoto.
“Come
ti starei guardando?” ribatté lui con noncuranza, senza smettere di guardarla.
La
riccia sbuffò, portandosi una mano sulla tempia.
“Come
se volessi leggermi dentro. Non lo sopporto” borbottò infastidita, arricciando
poi le labbra e portandosi le braccia sotto il seno.
“E
allora spiegami che cosa sta succedendo” a quel punto, Hermione girò il viso,
incrociando nuovamente lo sguardo di Harry.
Scosse
la testa.
“Non
lo so neanch’io” soffiò, prima di voltarsi nuovamente a guardare il posto vuoto
di Draco.
Draco
e Lavinia erano ancora abbracciati.
Il
biondo stava ancora cercando di assimilare la verità sconvolgente che la
sorella gli aveva appena rivelato, quando il tocco leggero sulla porta della
camera, fece voltare sia Draco che Lavinia verso di essa. Qualche secondo dopo,
con incedere sicuro entrò Narcissa la quale, asciugatasi prontamente il viso,
si accomodò nella stanza, fermandosi una volta arrivata davanti ai suoi figli.
Allungò
una mano verso Lavinia, mostrando la lettera.
“E’
di Sebastian. Ed è appena arrivata” dal suo tono di voce non trapelava alcuna
emozione e questo innervosì il giovane Serpeverde.
Lavinia
prese la lettera e con mani tremanti, l’aprì, cominciando a leggerne il
contenuto.
Narcissa
si avvicinò al figlio, posandogli una mano sulla spalla.
Draco
non si mosse, ma i suoi occhi continuavano a seguire la figura della sorella
che girava in tondo per la stanza. Cercava di studiarne i tratti del viso per
capire se le notizie comunicate da Sebastian, fossero o meno positive.
Alla
fine, Lavinia si fermò di botto. Gli occhi fissi sul foglio, incapaci di
distogliere la propria attenzione da quelle poche righe scritte dall’unico uomo
che lei avesse mai amato.
“Sebastian
arriverà domani” disse con voce flebile.
“Non
dice altro, preferisce parlami da vicino” aggiunse, riuscendo solo in quel
momento a voltarsi verso suo fratello e sua Madre, la quale era l’unica che
stava annuendo. Draco, dal canto suo, non vedeva di buon occhio quella notizia
e fissava con gelida attenzione sua sorella.
Seduti
su una panca di ferro nell’immenso giardino di Malfoy Manor, Draco e Lavinia
eravamo immersi nel loro silenzio. Dopo quelle poche parole, il biondo
Serpeverde aveva lasciato la stanza e si era rifugiato nel giardino di
famiglia, dove spesso, in passato, si era ritrovato seduto sotto un albero o
tra le erbacce, a pensare ad Hermione e a disegnare di lei.
Lavinia
lo aveva raggiunto poco dopo, si era accomodata in silenzio sulla panchina a
leggere un libro, o almeno cercava di farlo.
Draco
semplicemente fissava i roseti davanti a sé, senza in realtà vederli. Con la
testa era da un’altra parte, facile capire dove e con chi.
Strinse
una mano a pugno. A volte detestava sentirsi così debole dinanzi a quei
sentimenti che gli interdivano così il cervello, eppure non era mai riuscito a
dominarli, seppur ci avesse provato per mesi.
Alla
fine aveva ceduto e aveva semplicemente lasciato che il destino seguisse il suo
corso. Qualsiasi esso fosse.
Conosceva
talmente bene Hermione che era conscio che al suo ritorno l’avrebbe trovata
irritata più del solito, per il suo essere sparito così, con un semplice e
banale biglietto. Ma quando ripensava a quello gli tornava anche in mente la
scena di lei con quel pezzente di Weasley. In fondo sapeva che non doveva
preoccuparsi del rosso, perché
“Burrascoso? È un eufemismo!” pensò, scuotendo leggermente la testa per
scacciar via quei pensieri.
Non
si era accorto che sua sorella lo stava fissando con malcelata attenzione e
curiosità e con un mezzo sorriso che le storpiava le labbra.
“Come
si chiama, Draco?”aprì la bocca d’un tratto, rompendo quel silenzio surreale.
Draco neanche si era accorto che lei aveva parlato. Aveva percepito le sue
parole in modo ovattato.
“Come
si chiama chi?”rispose, corrugando la fronte. L’espressione confusa.
“Lei”
Lavinia sorrideva, o meglio, ghignava.
“Lei
chi?” il Serpeverde storse il naso, era un attore nato e sperava di ingannare
sua sorella, ma non ci riuscì.
“Non
fingere di non capire…come si chiama la tua ragazza Mezzosangue?” la giugulare
di Draco fece su e giù, sembrava che d’un tratto faticasse ad ingoiare. Poi
pensò che era arrivato il momento di smetterla di dire bugie.
“Hermione.
Si chiama Hermione Granger” rispose, la voce gli tremò appena, tradendo
l’emozione che provava al solo nominarla.
Lavinia
sorrise teneramente, felice che suo fratello si confidasse con lei.
“Parlamene”
“…”
“Dai
Draco! Ti vergogni di tua sorella?” insistette lei, dandogli una leggera
gomitata.
Draco
sbuffò e evitò di incrociare lo sguardo della ragazza.
“Cosa
dovrei dirti? È un’insopportabile so tutto io, è una Grifondoro ed è
dannatamente odiosa quando ci si mette!” borbottò, incrociando le braccia al
petto.
Lavinia
scosse la testa, ridacchiando, facendo così voltare il biondo verso di lei. Lui
la fissò basito.
“Io
non ci trovo niente da ridere!” esclamò offeso.
“Avanti
fratellino, non fare l’offeso e non mentirmi. Voglio che mi parli davvero di
lei!” disse tornando seria, ammonendolo con lo sguardo.
“Guarda
che ti ho detto la verità…” cominciò a parlare, ma l’occhiataccia lanciatagli
da sua sorella, lo costrinse a rimangiarsi ciò che stava per dire.
“Ho
capito. Non guardarmi a quel modo, non lo sopporto! E comunque è davvero una
saccente…”
“Ma…”
continuò Lavinia per lui.
Draco
esalò un respiro, poi riprese a parlare.
“E’
la persona migliore che io abbia mai conosciuto” disse alzando il viso e
osservando il cielo. Era ormai passato mezzogiorno.
Draco
avrebbe voluto aggiungere che era sicuramente migliore di lui e che era
straordinariamente perfetta in tutto quello che faceva.
Lei
non sbagliava mai.
Lavinia
sorrise comprensiva, guardando suo fratello con una dolcezza materna.
“E
allora va da lei”
“Cosa?”
Draco si girò di colpo verso sua sorella.
“Va
da lei. Cosa ci fai ancora qui? Ti starà aspettando! Va a dirle che l’ami…non
permettere a nessuno di dirti chi amare. Ama fratellino. Ama e lasciati amare…” mormorò con voce profonda, carica di
un’antica tristezza, mentre allacciava le braccia dietro la schiena del ragazzo
e lo stringeva a sé in un abbraccio.
Hermione
seguiva i suoi amici in silenzio, guardandosi attorno.
Hogsmeade
era sempre uguale, ma a lei piaceva passeggiare per quelle piccole strade, la
faceva sentire per un attimo una ragazza normale.
No
che non lo fosse, ma spesso le capitava di provare la strana sensazione che per
tutta la vita avrebbe avuto una certa responsabilità nel Mondo Magico nel quale
era entrata a far parte.
Aveva
promesso a Ginny di non lasciare che il suo pensiero volasse a Draco, ma non
era facile fingere che fosse tutto normale, non quando il suo sesto senso le
suggeriva di dover stare all’erta.
Entrarono
ai Tre Manici di Scopa dove lei, Ginny, Harry, Ron, Lavanda, Dean e Seamus si
accomodarono al primo tavolo libero all’ingresso. Lì ordinarono tutti una
burrobirra e chiacchieravano allegramente tra di loro, spensierati come non lo
erano da troppo tempo.
D’improvviso,
Seamus si alzò in piedi, strisciando rumorosamente la sedia sul pavimento.
Sollevò in alto il bicchiere con la burrobirra e fissò ad uno ad uno i suoi
amici.
Poi
sorrise con orgoglio.
“Io
propongo un brindisi a noi tutti, perché abbiamo dimostrato quanto l’unione
faccia davvero la forza, come spesso ci ha ricordato Hermione. Insieme siamo
riusciti a sconfiggere il Signore Oscuro. Brindo a voi, amici perché vorrei per
noi un futuro straordinario! Grazie di essere qui!”
Tutti
si alzarono in piedi e unirono il proprio bicchiere a quello di Seamus.
Vivere
era il più importante dei traguardi.
“Draco”
il ragazzo non si girò in direzione della voce che lo aveva chiamato.
L’aveva
chiaramente riconosciuta.
“Ditemi
Madre” rispose in tono piatto, ma rispettoso.
Narcissa
entrò nella stanza del figlio, chiudendosi la porta alle spalle, fermandosi
all’ingresso, mentre il giovane preparava il bagaglio per tornare ad Hogwarts.
Alla
fine aveva ascoltato il consiglio della sorella, perché lui aveva dannatamente
voglia di essere lì con Hermione.
“Lavinia
mi ha detto che non avete litigato, quindi non capisco per quale motivo tu
voglia tornare a scuola” proferì in tono serio.
Draco
si fermò un attimo, sollevò lo sguardo, fissandolo sulle tende scure della
finestra, poi riprese ad impilare vestiti nel bagaglio.
“Non
posso permettermi lunghe assenze, Madre. Avere la giustificazione della Preside
non mi esime da mostrare quotidianamente il mio impegno ai Professori. Non sono
ben visto da tutti, Madre e devo impegnarmi il triplo se voglio portare a casa i
M.A.G.O. con un risultato che sia perlomeno soddisfacente per tutti” ribatté con voce risoluta.
La
donna sospirò, portandosi una mano sul cuore.
“Mi
spiace…” soffiò.
A
quelle parole Draco si girò lentamente verso
Narcissa
aveva gli occhi lucidi.
Fece
un passo in avanti, titubante e suo figlio non l’aveva mai vista così.
“Non
avrei mai voluto che i miei figli affrontassero i mali peggiori di questo
mondo. Avrei dovuto proteggere Lavinia dalla pazzia di Abraxas e te dal Signore
Oscuro, ma io e tuo Padre eravamo accecati dal potere e dai pregiudizi a cui
siamo stati educati e non abbiamo saputo guardare oltre.
Mi
dispiace averti sottoposto a delle torture che un bambino non meritava.
Mi
spiace aver fallito come Madre.
Mi
spiace, Draco, ma ti prego impara a
perdonarmi, perché io ti amo, figlio mio!” Narcissa singhiozzava, incapace
di trattenere ancora a lungo le lacrime, quelle che di solito versava in
silenzio, chiusa nella sua camera.
Draco
era stravolto.
Aveva
il cuore in subbuglio e l’anima spezzata a metà.
Per
tanti anni aveva creduto che i suoi genitori fossero fatti di ghiaccio e questo
lo aveva condotto a credere che egli stesso fosse fatto della stessa materia.
Indifferenti. Distaccati.
Disinteressati.
E
invece come lui avevano finto, indossando una maschera che permettesse loro di
essere accettati dagli altri, ponendosi al di sopra di tutto e tutti.
Il
biondo neanche si accorse dei passi che aveva fatto. Si ritrovò dinanzi alla
Madre e l’abbracciò.
Non
lo aveva mai fatto, o almeno non ne aveva memoria. Forse era accaduto quand’era
stato bambino.
Un
tempo lontano, comunque.
E
anche se recuperare quel tempo era impossibile, Draco voleva cominciare a
vivere sul serio.
Quell’abbraccio
aveva un sapore nuovo.
Quello
del perdono e dell’amore.
“Io
amo i dolci di Mielandia!” esclamò Ron con gli occhi luccicanti, mentre voltava
la testa a destra e a sinistra, non riuscendo a decidere da quale parte
cominciare.
Lavanda
attaccata al suo braccio, lo fissava divertita.
Ginny
aveva una mano sulla fronte e gli occhi rivolti al cielo.
“Per
Godric Grifondoro, ho un fratello davvero idiota!” esclamò in modo teatrale,
mentre Harry e Hermione ridevano.
“Io
vado per di là, ci sono i miei dolci preferiti. Ci vediamo all’uscita” disse
Erano
trascorsi diversi minuti e Hermione vagava alla ricerca di ciò che desiderava
ardentemente da quando aveva messo piede in quel negozio, ma non riusciva a
capire dove avessero spostato il reparto.
Proprio
mentre si stava per avvicinare alla cassa e chiedere informazioni, notò un
gruppo di Serpeverde fuori che si erano fermati e guardavano tutti verso la
stessa direzione, tra di essi spiccava Blaise, il quale sorrideva sornione e
aveva quello sguardo che sembrava dire:”Sapevo che sarebbe andata così”.
A
quel punto Hermione, spinta dalla curiosità, uscì dal negozio con lo scopo di
capirne di più. Proprio in quell’istante Blaise si girò verso di lei,
nient’affatto sorpreso di vederla lì. Le fece l’occhiolino e con un cenno della
testa la incitò a voltarsi verso sinistra.
Dapprima
Hermione corrugò la fronte, inebetita, poi incoraggiata dal sorriso sereno del
ragazzo si voltò e lo vide.
La
ragazza trattenne il fiato, la salivazione si azzerò e per un istante le sembrò
di non aver sentito il cuore battere.
Draco
era lì davanti a lei, immobile e ora la stava fissando.
Gli
occhi erano più scuri del solito e sembrava quasi che la stesse guardando per
la prima volta.
Hermione
non sapeva cosa fare: avvicinarsi o meno?
C’erano
molti studenti lì attorno e lei non sapeva se Draco voleva rendere pubblica la
loro relazione. Eppure i suoi piedi si mossero da soli e si fermarono solo
quando si trovarono a pochi centimetri da quelli del biondo.
Una
folata di vento improvvisa mosse il mantello nero di Draco che
involontariamente, avvolse il corpo di Hermione, mentre i capelli crespi e
ribelli della Grifona ondeggiarono verso di lui.
I
loro occhi incatenati restarono a scrutarsi ancora qualche secondo, fino a
quando il biondo non cominciò a chinarsi verso le sue labbra. Hermione a sua
volta si sollevò sulle punte, chiuse gli occhi e gli andò incontro. E quando le
loro labbra si toccarono, entrambi sentirono come se stessero cominciando a
respirare solo in quel momento…
***
Mi scuso, ma avevo perso l'ispirazione e voglio essere sincera con voi: non so se l'ho ritrovata o meno.
Faccio molta fatica a scrivere, d'altronde il tempo che ho a disposizione per stare a computer è davvero minimo.
Ma non ho intenzione di lasciare incompiuta questa fan fiction. Ho tutto nella testa, il problema è trovare le parole giuste per esprimermi.
Non so se siete rimasti qui ad aspettarmi, in ogni caso vi ringrazio. Allo stesso modo, non ho idea di come sia venuto il capitolo, ma l'ho riletto e non riesco a scriverlo diversamente.
Nel frattempo mi sono creata un profilo efp su facebook (Sognatrice Efp). Se vi va di aggiungermi, ne sarei contenta.
Perdonatemi.
Alla prossima.
Marghe
Ps: la fan fiction non è scritta a scopo di lucro, ma per mio puro diletto. I personaggi sono di proprietà della Rowling.