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Autore: Sognatrice85    24/05/2012    2 recensioni
Storia ambientata ad Hogwarts subito dopo la Guerra Magica svoltasi nei mesi estivi. Silente e Fred sono morti.
A settembre il trio magico rientra a Scuola, con essi molti altri studenti. Tutti col solo ed unico intento di ridare alla propria esistenza una parvenza di normalità.
Ma un episodio grave come la guerra ha costretto molti a cambiare, a rivedere le proprie priorità, i propri valori. Due studenti, due protagonisti di quel sanguinoso scontro, saranno costretti a viverne uno nuovo. Forse quello più difficile: contro sé stessi.
Un quaderno, un misterioso proprietario, straordinari disegni e magiche poesie, dipingeranno la vita di Hermione ad Hogwarts...dove la condurrà tutto questo? Leggete per scoprirlo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Ama e lasciati amare

Capitolo 27 “Ama e lasciati amare”

 

 

Domenica mattina Hogwarts si era svegliata con un tiepido sole che rallegrò l’animo degli studenti intenzionati ad andare ad Hogsmeade.
In Sala Grande c’era un brusio maggiore. Ogni tavolo discuteva sul da farsi quella giornata libera.
Hermione non si meravigliò di trovare il posto di Malfoy vuoto e tentò di non pensarci, concentrandosi sull’imminente gita ad Hogsmeade, durante la quale lei aveva intenzione di stare un po’ con i suoi amici e magari comprare qualche nuovo libro da leggere prima di andare a dormire.
Con un tintinnio di un campanello, la Preside McGranitt attirò su di lei, l’attenzione degli studenti. Era in piedi dinanzi al leggio che per anni aveva ospitato Silente.
“Buon giorno ragazzi e buona domenica!
Come ben sapete per oggi è prevista una gita ad Hogsmeade, per tale motivo ci tengo a farvi le solite raccomandazioni. Chi non rispetterà le regole, sarà severamente punito…”
Hermione che in genere ascoltava attentamente quando un Insegnante parlava, quella mattina si perse tra quelle parole.
Guardava la Preside, ma in realtà non la vedeva.
La sua mente era proiettata altrove.
Hermione non aveva mai creduto nella preveggenza, ma quella mattina sentiva che qualcosa di grosso stava per accadere.
In passato aveva criticato più volte Harry e le sue strambe sensazioni, salvo scoprire che poi non si era sbagliato.
Eppure non ce la faceva ad ammettere a sé stessa che doveva dare ascolto al suo istinto, lei non era abituata; cervellotica com’era, la ragione era la sua unica strada.
Così scosse la testa, cogliendo le ultime parole della sua amica Ginny.
“…con noi?”
Hermione si voltò di scatto verso di lei, fissandola con occhi smarriti.
“Eh?”
Ginny la fissò per qualche secondo con espressione seria, poi scosse la testa, accennando un mezzo sorriso e preferì lasciar correre sul “motivo” che poteva aver spinto la Prefetta Granger a distrarsi.
“Dicevo: visto che di Malfoy non si vede neanche l’ombra, verrai con noi?”
Hermione arrossì fino alla cima dei capelli per la sua distrazione e ringraziò mentalmente Ginny che non l’aveva messa ulteriormente in imbarazzo, facendole domande alle quali, al momento, non le andava di rispondere.

La Grifondoro annuì.
“Sì, sarò dei vostri” confermò con tono gioviale.
“Immagino che tu voglia studiare un po’ prima di uscire, quindi ci vediamo alle 11 precise al portone d’ingresso” rispose Ginny facendole l’occhiolino, prima di alzarsi dal tavolo. Harry le osservò chiacchierare, in silenzio e seguì con lo sguardo la figura longilinea della sua fidanzata che si allontanava, quasi saltellando dalla Sala Grande. Poi spostò i propri occhi verdi verso l’amica e la trovò nuovamente assorta nei suoi pensieri.
Gli era parso strano non vedere Malfoy seduto al tavolo dei Serpeverde e l’occhiata complice che gli aveva lanciato Ron, quando anch’egli aveva notato quell’assenza, non lo faceva sentire affatto tranquillo. Il suo sesto senso, in genere, non sbagliava mai e sentiva che stava per accadere qualcosa e non gli piaceva che a pagarne le conseguenze fosse la sua migliore amica. A quel punto, Harry era intenzionato ad andare in fondo a quella storia e a capirci di più. Per questo si spostò, sedendosi accanto alla sua amica.
Hermione sollevò lo sguardo, notando solo in quel momento la presenza di Harry. Bastò una sola occhiata perché lei capisse che il suo amico era lì perché era preoccupato.
“Non guardarmi in quel modo, per favore” mormorò a mezza voce, voltandosi a fissare il piatto vuoto.
“Come ti starei guardando?” ribatté lui con noncuranza, senza smettere di guardarla.
La riccia sbuffò, portandosi una mano sulla tempia.
“Come se volessi leggermi dentro. Non lo sopporto” borbottò infastidita, arricciando poi le labbra e portandosi le braccia sotto il seno.
“E allora spiegami che cosa sta succedendo” a quel punto, Hermione girò il viso, incrociando nuovamente lo sguardo di Harry.
Scosse la testa.
“Non lo so neanch’io” soffiò, prima di voltarsi nuovamente a guardare il posto vuoto di Draco.

 
 

Draco e Lavinia erano ancora abbracciati.
Il biondo stava ancora cercando di assimilare la verità sconvolgente che la sorella gli aveva appena rivelato, quando il tocco leggero sulla porta della camera, fece voltare sia Draco che Lavinia verso di essa. Qualche secondo dopo, con incedere sicuro entrò Narcissa la quale, asciugatasi prontamente il viso, si accomodò nella stanza, fermandosi una volta arrivata davanti ai suoi figli.
Allungò una mano verso Lavinia, mostrando la lettera.
“E’ di Sebastian. Ed è appena arrivata” dal suo tono di voce non trapelava alcuna emozione e questo innervosì il giovane Serpeverde.
Lavinia prese la lettera e con mani tremanti, l’aprì, cominciando a leggerne il contenuto.
Narcissa si avvicinò al figlio, posandogli una mano sulla spalla.
Draco non si mosse, ma i suoi occhi continuavano a seguire la figura della sorella che girava in tondo per la stanza. Cercava di studiarne i tratti del viso per capire se le notizie comunicate da Sebastian, fossero o meno positive.
Alla fine, Lavinia si fermò di botto. Gli occhi fissi sul foglio, incapaci di distogliere la propria attenzione da quelle poche righe scritte dall’unico uomo che lei avesse mai amato.
“Sebastian arriverà domani” disse con voce flebile.
“Non dice altro, preferisce parlami da vicino” aggiunse, riuscendo solo in quel momento a voltarsi verso suo fratello e sua Madre, la quale era l’unica che stava annuendo. Draco, dal canto suo, non vedeva di buon occhio quella notizia e fissava con gelida attenzione sua sorella.

 
 

Seduti su una panca di ferro nell’immenso giardino di Malfoy Manor, Draco e Lavinia eravamo immersi nel loro silenzio. Dopo quelle poche parole, il biondo Serpeverde aveva lasciato la stanza e si era rifugiato nel giardino di famiglia, dove spesso, in passato, si era ritrovato seduto sotto un albero o tra le erbacce, a pensare ad Hermione e a disegnare di lei.
Lavinia lo aveva raggiunto poco dopo, si era accomodata in silenzio sulla panchina a leggere un libro, o almeno cercava di farlo.
Draco semplicemente fissava i roseti davanti a sé, senza in realtà vederli. Con la testa era da un’altra parte, facile capire dove e con chi.
Strinse una mano a pugno. A volte detestava sentirsi così debole dinanzi a quei sentimenti che gli interdivano così il cervello, eppure non era mai riuscito a dominarli, seppur ci avesse provato per mesi.
Alla fine aveva ceduto e aveva semplicemente lasciato che il destino seguisse il suo corso. Qualsiasi esso fosse.
Conosceva talmente bene Hermione che era conscio che al suo ritorno l’avrebbe trovata irritata più del solito, per il suo essere sparito così, con un semplice e banale biglietto. Ma quando ripensava a quello gli tornava anche in mente la scena di lei con quel pezzente di Weasley. In fondo sapeva che non doveva preoccuparsi del rosso, perché la Grifondoro aveva scelto lui, nonostante il loro passato burrascoso.

“Burrascoso? È un eufemismo!” pensò, scuotendo leggermente la testa per scacciar via quei pensieri.
Non si era accorto che sua sorella lo stava fissando con malcelata attenzione e curiosità e con un mezzo sorriso che le storpiava le labbra.
“Come si chiama, Draco?”aprì la bocca d’un tratto, rompendo quel silenzio surreale. Draco neanche si era accorto che lei aveva parlato. Aveva percepito le sue parole in modo ovattato.
“Come si chiama chi?”rispose, corrugando la fronte. L’espressione confusa.
“Lei” Lavinia sorrideva, o meglio, ghignava.
“Lei chi?” il Serpeverde storse il naso, era un attore nato e sperava di ingannare sua sorella, ma non ci riuscì.
“Non fingere di non capire…come si chiama la tua ragazza Mezzosangue?” la giugulare di Draco fece su e giù, sembrava che d’un tratto faticasse ad ingoiare. Poi pensò che era arrivato il momento di smetterla di dire bugie.
“Hermione. Si chiama Hermione Granger” rispose, la voce gli tremò appena, tradendo l’emozione che provava al solo nominarla.
Lavinia sorrise teneramente, felice che suo fratello si confidasse con lei.
“Parlamene”
“…”
“Dai Draco! Ti vergogni di tua sorella?” insistette lei, dandogli una leggera gomitata.
Draco sbuffò e evitò di incrociare lo sguardo della ragazza.
“Cosa dovrei dirti? È un’insopportabile so tutto io, è una Grifondoro ed è dannatamente odiosa quando ci si mette!” borbottò, incrociando le braccia al petto.
Lavinia scosse la testa, ridacchiando, facendo così voltare il biondo verso di lei. Lui la fissò basito.
“Io non ci trovo niente da ridere!” esclamò offeso.
“Avanti fratellino, non fare l’offeso e non mentirmi. Voglio che mi parli davvero di lei!” disse tornando seria, ammonendolo con lo sguardo.
“Guarda che ti ho detto la verità…” cominciò a parlare, ma l’occhiataccia lanciatagli da sua sorella, lo costrinse a rimangiarsi ciò che stava per dire.
“Ho capito. Non guardarmi a quel modo, non lo sopporto! E comunque è davvero una saccente…”
“Ma…” continuò Lavinia per lui.
Draco esalò un respiro, poi riprese a parlare.
“E’ la persona migliore che io abbia mai conosciuto” disse alzando il viso e osservando il cielo. Era ormai passato mezzogiorno.
Draco avrebbe voluto aggiungere che era sicuramente migliore di lui e che era straordinariamente perfetta in tutto quello che faceva.
Lei non sbagliava mai.
Lavinia sorrise comprensiva, guardando suo fratello con una dolcezza materna.
“E allora va da lei”
“Cosa?” Draco si girò di colpo verso sua sorella.
“Va da lei. Cosa ci fai ancora qui? Ti starà aspettando! Va a dirle che l’ami…non permettere a nessuno di dirti chi amare. Ama fratellino. Ama e lasciati amare…” mormorò con voce profonda, carica di un’antica tristezza, mentre allacciava le braccia dietro la schiena del ragazzo e lo stringeva a sé in un abbraccio.
 

 

Hermione seguiva i suoi amici in silenzio, guardandosi attorno.
Hogsmeade era sempre uguale, ma a lei piaceva passeggiare per quelle piccole strade, la faceva sentire per un attimo una ragazza normale.
No che non lo fosse, ma spesso le capitava di provare la strana sensazione che per tutta la vita avrebbe avuto una certa responsabilità nel Mondo Magico nel quale era entrata a far parte.
Aveva promesso a Ginny di non lasciare che il suo pensiero volasse a Draco, ma non era facile fingere che fosse tutto normale, non quando il suo sesto senso le suggeriva di dover stare all’erta.
Entrarono ai Tre Manici di Scopa dove lei, Ginny, Harry, Ron, Lavanda, Dean e Seamus si accomodarono al primo tavolo libero all’ingresso. Lì ordinarono tutti una burrobirra e chiacchieravano allegramente tra di loro, spensierati come non lo erano da troppo tempo.
D’improvviso, Seamus si alzò in piedi, strisciando rumorosamente la sedia sul pavimento. Sollevò in alto il bicchiere con la burrobirra e fissò ad uno ad uno i suoi amici.
Poi sorrise con orgoglio.
“Io propongo un brindisi a noi tutti, perché abbiamo dimostrato quanto l’unione faccia davvero la forza, come spesso ci ha ricordato Hermione. Insieme siamo riusciti a sconfiggere il Signore Oscuro. Brindo a voi, amici perché vorrei per noi un futuro straordinario! Grazie di essere qui!”
Tutti si alzarono in piedi e unirono il proprio bicchiere a quello di Seamus.
Vivere era il più importante dei traguardi.

 
 

“Draco” il ragazzo non si girò in direzione della voce che lo aveva chiamato.
L’aveva chiaramente riconosciuta.
“Ditemi Madre” rispose in tono piatto, ma rispettoso.
Narcissa entrò nella stanza del figlio, chiudendosi la porta alle spalle, fermandosi all’ingresso, mentre il giovane preparava il bagaglio per tornare ad Hogwarts.
Alla fine aveva ascoltato il consiglio della sorella, perché lui aveva dannatamente voglia di essere lì con Hermione.
“Lavinia mi ha detto che non avete litigato, quindi non capisco per quale motivo tu voglia tornare a scuola” proferì in tono serio.
Draco si fermò un attimo, sollevò lo sguardo, fissandolo sulle tende scure della finestra, poi riprese ad impilare vestiti nel bagaglio.
“Non posso permettermi lunghe assenze, Madre. Avere la giustificazione della Preside non mi esime da mostrare quotidianamente il mio impegno ai Professori. Non sono ben visto da tutti, Madre e devo impegnarmi il triplo se voglio portare a casa i M.A.G.O. con un risultato che sia perlomeno soddisfacente per tutti” ribatté con voce risoluta.
La donna sospirò, portandosi una mano sul cuore.
“Mi spiace…” soffiò.
A quelle parole Draco si girò lentamente verso la Madre, fingendo che non lo avesse appena colpito con quella frase.
Narcissa aveva gli occhi lucidi.
Fece un passo in avanti, titubante e suo figlio non l’aveva mai vista così.
“Non avrei mai voluto che i miei figli affrontassero i mali peggiori di questo mondo. Avrei dovuto proteggere Lavinia dalla pazzia di Abraxas e te dal Signore Oscuro, ma io e tuo Padre eravamo accecati dal potere e dai pregiudizi a cui siamo stati educati e non abbiamo saputo guardare oltre.
Mi dispiace averti sottoposto a delle torture che un bambino non meritava.
Mi spiace aver fallito come Madre.
Mi spiace, Draco, ma ti prego impara a perdonarmi, perché io ti amo, figlio mio!” Narcissa singhiozzava, incapace di trattenere ancora a lungo le lacrime, quelle che di solito versava in silenzio, chiusa nella sua camera.
Draco era stravolto.
Aveva il cuore in subbuglio e l’anima spezzata a metà.
Per tanti anni aveva creduto che i suoi genitori fossero fatti di ghiaccio e questo lo aveva condotto a credere che egli stesso fosse fatto della stessa materia.

Indifferenti. Distaccati. Disinteressati.
E invece come lui avevano finto, indossando una maschera che permettesse loro di essere accettati dagli altri, ponendosi al di sopra di tutto e tutti.
Il biondo neanche si accorse dei passi che aveva fatto. Si ritrovò dinanzi alla Madre e l’abbracciò.
Non lo aveva mai fatto, o almeno non ne aveva memoria. Forse era accaduto quand’era stato bambino.
Un tempo lontano, comunque.
E anche se recuperare quel tempo era impossibile, Draco voleva cominciare a vivere sul serio.
Quell’abbraccio aveva un sapore nuovo.
Quello del perdono e dell’amore.

 

 

“Io amo i dolci di Mielandia!” esclamò Ron con gli occhi luccicanti, mentre voltava la testa a destra e a sinistra, non riuscendo a decidere da quale parte cominciare.
Lavanda attaccata al suo braccio, lo fissava divertita.
Ginny aveva una mano sulla fronte e gli occhi rivolti al cielo.
“Per Godric Grifondoro, ho un fratello davvero idiota!” esclamò in modo teatrale, mentre Harry e Hermione ridevano.
“Io vado per di là, ci sono i miei dolci preferiti. Ci vediamo all’uscita” disse la Caposcuola dei Grifondoro, salutando, con un cenno della mano, i suoi amici.
Erano trascorsi diversi minuti e Hermione vagava alla ricerca di ciò che desiderava ardentemente da quando aveva messo piede in quel negozio, ma non riusciva a capire dove avessero spostato il reparto.
Proprio mentre si stava per avvicinare alla cassa e chiedere informazioni, notò un gruppo di Serpeverde fuori che si erano fermati e guardavano tutti verso la stessa direzione, tra di essi spiccava Blaise, il quale sorrideva sornione e aveva quello sguardo che sembrava dire:”Sapevo che sarebbe andata così”.
A quel punto Hermione, spinta dalla curiosità, uscì dal negozio con lo scopo di capirne di più. Proprio in quell’istante Blaise si girò verso di lei, nient’affatto sorpreso di vederla lì. Le fece l’occhiolino e con un cenno della testa la incitò a voltarsi verso sinistra.
Dapprima Hermione corrugò la fronte, inebetita, poi incoraggiata dal sorriso sereno del ragazzo si voltò e lo vide.
La ragazza trattenne il fiato, la salivazione si azzerò e per un istante le sembrò di non aver sentito il cuore battere.
Draco era lì davanti a lei, immobile e ora la stava fissando.
Gli occhi erano più scuri del solito e sembrava quasi che la stesse guardando per la prima volta.
Hermione non sapeva cosa fare: avvicinarsi o meno?
C’erano molti studenti lì attorno e lei non sapeva se Draco voleva rendere pubblica la loro relazione. Eppure i suoi piedi si mossero da soli e si fermarono solo quando si trovarono a pochi centimetri da quelli del biondo.
Una folata di vento improvvisa mosse il mantello nero di Draco che involontariamente, avvolse il corpo di Hermione, mentre i capelli crespi e ribelli della Grifona ondeggiarono verso di lui.
I loro occhi incatenati restarono a scrutarsi ancora qualche secondo, fino a quando il biondo non cominciò a chinarsi verso le sue labbra. Hermione a sua volta si sollevò sulle punte, chiuse gli occhi e gli andò incontro. E quando le loro labbra si toccarono, entrambi sentirono come se stessero cominciando a respirare solo in quel momento…

 


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***

Sono imperdonabile, lo so.
Mi scuso, ma avevo perso l'ispirazione e voglio essere sincera con voi: non so se l'ho ritrovata o meno.
Faccio molta fatica a scrivere, d'altronde il tempo che ho a disposizione per stare a computer è davvero minimo.
Ma non ho intenzione di lasciare incompiuta questa fan fiction. Ho tutto nella testa, il problema è trovare le parole giuste per esprimermi.
Non so se siete rimasti qui ad aspettarmi, in ogni caso vi ringrazio. Allo stesso modo, non ho idea di come sia venuto il capitolo, ma l'ho riletto e non riesco a scriverlo diversamente.
Nel frattempo mi sono creata un profilo efp su facebook  (Sognatrice Efp). Se vi va di aggiungermi, ne sarei contenta.
Perdonatemi.
Alla prossima.

Marghe

Ps: la fan fiction non è scritta a scopo di lucro, ma per mio puro diletto. I personaggi sono di proprietà della Rowling.
   
 
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