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Autore: Kim NaNa    25/05/2012    5 recensioni
"C’è qualcosa che dovrei sapere anche io? Ti puoi fidare di me, lo sai…“
I suoi serafici occhi abbandonarono lo spettacolo incessante di quell’inclemente cielo grigio e si posarono sulle mie iridi castane, rallentando i battiti del mio cuore.
“Non adesso, Gabrielle. Non ancora…“
Questo mi disse.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Utopia.
 
Ululava impetuoso il vento in quel sabato mattina di settembre rischiarato da un tiepido sole.
Sentivo le finestre resistere a quella forza maestosa che inscenava quella fragorosa danza.
‹‹Ce l’hai un sogno, Gabrielle?››
Anthony era venuto anche quel giorno, con la sua immancabile coca cola e quel sorriso stampato sul volto che riempiva le mie giornate.
Feci una smorfia crucciata, indicandogli la sedia posta accanto al mio letto.
‹‹Uhm… un sogno dici? Forse lo avevo, ma è stato tanto tempo fa… I sogni sono le bugie della vita, le menzogne dei singoli giorni, quelle dolci amare speranze che t’illudono il cuore e ti bendano gli occhi. I sogni sono solo un’utopia… un effimero desiderio dell’uomo, l’essere più incontentabile e pretenzioso del pianeta. È da stupidi avere dei sogni!››
Lo guardai passandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e vidi i suoi occhi velarsi di una luce truce e scura.
‹‹È da stupidi non averne!››
La durezza della sua esclamazione mi sorprese.
Tony è sempre stato molto gentile con me, non aveva mai alzato la voce. Sembrava davvero contrariato dalla mia affermazione.
‹‹Tutti noi abbiamo un sogno, un obiettivo da raggiungere, un desiderio da realizzare… Siamo solo troppo vigliacchi per ammetterlo. E tu sei una codarda, Gabrielle!››
Se ne andò così. Con gli occhi pieni di uno strano ed inspiegabile furore, con una luce mai vista sul volto.
Se ne andò e mi lasciò in preda a quel mondo che cercavo di soffocare.
L’indomani non venne.
E neanche il giorno seguente.
Ero tornata ad essere la ragazza di sempre, sola, triste e in bilico tra la vita e la morte.
L’alba del martedì mattino mi scoprì con la testa china sul water, con conati di vomito che sapevano di ruggiti inferociti.
Vomitavo via tutto quel che mi appesantiva corpo, cuore ed anima.
Vomitavo via la mia vita e sentivo la mia essenza deteriorarsi.
La sentivo.
La morte, era lì, per me. Eppure avevo timore di afferrare la sua mano…
Lacrime copiose e salate bagnavano il mio viso scarno e sciupato; le lacrime, le mie uniche vere compagne di quella vita crudele ed infelice, lacrime che versavo, silenziosamente, anche con occhi asciutti.
Mi sentivo sola. E pensai a lui.
Anche Tony mi aveva lasciata sola.
La solitudine, quella carogna.
La più infida dei miei nemici. Così silenziosa e, al contempo, assordante… Rumoreggia Lei… ti attanaglia, ti ammutolisce, ti soffoca, ti uccide lentamente. Ti lascia inerme, senza fiato, rannicchiata nel più tetro e sconfinato angolo dell’oscurità, a dover lottare, a mani nude, con i fantasmi del tuo passato, del tuo presente, del tuo futuro.
Quasi mi venne da ridere.
Il futuro?!
Quello sconosciuto che non avrei mai visto… ne ero convinta.
Subivo, rassegnata, gli effetti devastanti delle mie scelte, mentre osservavo, impotente, lo scandire del tempo. Quello stesso tempo che, per quanto scorresse lesto ed inesorabile, pareva non passare mai.
Mi sentii morire.
Volevo alzarmi e rimettermi a letto, ma il mio corpo sembrava paralizzato. Uno strano dolore mi aveva colpito e non riuscivo a muovermi.
Fu allora che udii qualcuno bussare alla mia porta.
Farfugliai qualcosa di incomprensibile, ma ero troppo sfinita per permettere alla mia voce di sovrastare il legno di quella porta.
Silenzio.
Mai udii un silenzio più fragoroso di quello che si sparse, in quei minuti, nel mio piccolo bagno.
La testa cominciò a girarmi intorno, tutto si muoveva troppo velocemente dinanzi ai miei occhi e sentivo le forze venirmi sempre meno.
‹‹Forse sono davvero giunta al mio capolinea.›› pensai prima di abbandonarmi a quella sensazione di malessere che mi aveva pervaso.
L’ultima cosa che percepii fu il tocco leggero di due braccia delicate e forti che mi sollevarono dal pavimento, sussurrandomi dolci parole che non ricordo più.
La mia testa era abbandonata contro il petto del mio sconosciuto salvatore e fu così che lo riconobbi: il suo profumo. Quel profumo di cielo e pioggia che aveva solo lui… Anthony era tornato. Era tornato per me. Sorrisi debolmente, prima di cadere nell’oscurità.
Mi risvegliai nel pomeriggio e la prima cosa che vidi fu il sorriso di Tony.
E allora non so che mi accadde, ma cominciai a piangere. Un pianto disperato, irrefrenabile, proprio non ce la facevo a smettere.
Tony mi si avvicinò pian piano, poggiò il suo capo sul mio ventre e mi disse:
‹‹Piangi Gabrielle, piangi per la tua vigliaccheria, piangi per le tue paure, piangi per quei sogni che rinneghi…››
Ed io piansi, affondando il mio viso bagnato nei suoi capelli color carbone.
Quando mi fui calmata, mi sentivo bene e avevo, persino, voglia di ridere. Sì, ridere. Non ricordavo più neanche come si facesse.
‹‹Grazie Anthony.›› sussurrai.
Tony  mi sorrise come solo lui sapeva fare, imprimendo i suoi occhi penetranti nelle mie iridi scure.
‹‹Allora… adesso me lo dici qual è il tuo sogno?››
Ci pensai su per qualche istante, ma gli risposi senza esitare.
‹‹Vorrei ridere!››
E lui rise.
Ed io lo accompagnai, avvertendo nel cuore un tepore rassicurante.
Rise a crepapelle Anthony, così forte da farsi venire le lacrime agli occhi. Lacrime di gioia… e quella sì che fu una scoperta eclatante.
‹‹Uffa Tony! Smettila di ridere in quel modo del mio sogno! Volevi che te lo confidassi ed io te l’ho detto…››
Incrociai le braccia sul petto, fingendo un broncio che in realtà sapeva di allegria.
Con un gesto rapido delle dita, si asciugò gli occhi umidi e mi guardò.
‹‹Hai visto? Tutti hanno dei sogni e il tuo è solo uno dei tanti… Non esiste l’utopia. Non c’è nulla di utopico a questo mondo, solo una marea di volontà ferree e determinate. Qualunque sia il tuo desiderio, esso vedrà il suo compimento se tu lotterai per vederlo realizzato. Neanche l’eternità è un’utopia… e un giorno io te lo dimostrerò!››
Aveva ragione lui. Avevo dei sogni e non volevo morire.
Lo avevo capito quella mattina, quando, in quella tazza bianca del water, stavo facendo scivolare la mia vita.
E anche se, l’eternità che lui inseguiva, ancora non la capivo, sorrisi a quel giovane ragazzo che vedeva la vita come fosse un diamante da far brillare attraverso la luce giusta.
‹‹Sai Gabrielle… La vita è piena di salite, discese, strade tortuose, vicoli ciechi e sentieri infiniti, eppure ogni singolo percorso merita di essere intrapreso, perché esso ti porterà in mille posti diversi, in situazioni e mondi che meriteranno d’essere vissuti. E non è detto che ci sia sempre il sole ad illuminare la via che percorri. Potresti ritrovarti nel bel mezzo di un temporale o ritrovarti al buio più completo… e tu smarrirai il sentiero e, per paura di andare oltre, resterai lì, per un’infinità di tempo, ad aspettare il sole. Ma sarebbe un vero peccato sprecare tutto quel tempo nell’attesa del ritorno del sole… C’è tanta vita che lasci scorrere come granelli di sabbia mentre attendi che la pioggia cessi. Non è stupido avere dei sogni, Gabrielle… è stupido stare ad aspettare che la tua vita cambi da un giorno all’altro, senza fare nulla, senza lottare mai. Il tempo non è mai abbastanza in questa vita, non puoi permetterti di lasciarlo andare. Devi prenderlo, tutto, e vivere tutta la vita che c’è, anche quando essa ti sembrerà crudele e ingiusta… quella sarà pur sempre vita e tu dovrai viverla e lottare per superare anche quel momento. Il dolore, le sofferenze, la morte sono eventi ineluttabili di questa nostra esistenza e nonostante facciano tanto male, male da sentirti morire, profumano di vita e, tu, non puoi permetterti di accantonarla solo perché non è come l’avevi immaginata. Il tempo perduto non torna indietro. Mai! Non importa quanto a lungo vivi, ciò che importa davvero è come vivi! La vita è una sola Gabrielle… solo una. È come la corolla di un delicato e profumato fiore, se la privi di qualche petalo, perde la sua bellezza originaria e lentamente muore…
Ricorda Gabrielle… Siamo tutti guerrieri a questo mondo, ma non tutti scoprono di esserlo.››
Quelle dolci e ferme parole mi scaldarono il cuore.
Risuonavano nella mia testa come un’antica e dimenticata nenia.
Mi parlava di coraggio, speranze, sogni…
Sembravano le liete parole di una tenera fiaba.
Quell’amabile cantilena mi accompagnò, pian piano, nel mio mondo onirico, lasciando mostri e fantasmi fuori dalla mia stanza.
C’era Anthony con me e nulla poteva turbarmi.
Quando riaprii gli occhi era notte fonda.
Tony non c’era, non c’era nessuno.
V’era il buio attorno a me e il silenzio.
E mi sentii di nuovo sola.
Pioveva fuori dalla mia finestra. E come pioveva.

   
 
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