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Autore: Silvia_512    29/05/2012    1 recensioni
E' la prima che scrivo, quindi siate anche crudeli, tutto ciò che dite mi aiuterà a crescere, spero vi faccia piacere leggere e consigliarmi.
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I can't be no superman. But for you I'll be super human.
Una frase che Silvia e Flavia, amiche da una vita, ormai sentono fino allo sfinimento, una semplice frase, di una semplice canzone, una frase di una canzone per loro importante, chi la canta diverrà altrettanto importante per loro?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le ragazze sembravano in fibrillazione per la così tanto agognata partenza.
Sembrava che però qualcosa le turbasse senza che loro se ne rendessero conto,
forse la riuscita dell’esame, forse l’allontanamento da casa per così tanto tempo le spaventava.
Probabilmente sarebbe successo qualcosa di lì a poco.
Era come se lo sentissero che non sarebbe andata bene. Ma tutto poteva ancora succedere.
Flavia
Toccava a me, ero sulla lista, dopo Alessandro. Sì toccava a me, a chi altri sennò?
C’era scritto il mio nome su quel maledetto foglio non quello di un altro. Sentii la professoressa che gridò il mio nome,
quasi a dimostrare che tanto ero una sbadata, come sempre. Io invece ero lì in attesa,
speravo che quel giorno finisse presto, un po’ per potermi togliere quella rottura dell’esame
e un po’ perché ero desiderosa di partire. Sentivo il bisogno di andarmene. 
Entrai nella classe, davanti ai professori che mi guardavano con aria di sfida.
Pur essendo molto ansiosa io amo cogliere le sfide, così con uno sguardo spavaldo risposi a tutte le domande che mi porsero.
Sembravo quasi posseduta da Piero Angela. Uscii dall’aula tremante, 'era finto!'
Chiamai Silvia per farle sapere com’era andata e per sapere come fosse andato il suo.
Il telefono squillava ma non rispondeva. Ero certa che l’esame l’avesse finito
‘probabilmente starà tentando il suicidio’ pensai, ridendo tra me e me. Dieci minuti dopo mi richiamò,
“Pronto”, risposi. “Girl allora l’esame l’hai fatto?” mi chiese premurosa.
“Si l’ho fatto, spero sia andato abbastanza bene, il tuo?”
“Bene, voglio partire quindi deve essere andato bene per forza!”.
Ci demmo appuntamento al solito posto, volevamo programmare tutto alla perfezione per il trasferimento,
eravamo ansiose, spaventate, elettrizzate e orgogliose di quello che stavamo per fare. 
Silvia
Era ormai una settimana, che ogni sera non chiudevo occhio, mi rigiravo e rigiravo nel letto senza sosta,
la spiegazione più palusibile era quella dell'ansia pre risultato esame, ma non ero poi così tanto sicura,
era l'ansia pre esame, o forse l'ansia di partire? In fondo a soli diciotto anni, andare via da tutto e da tutti, ricostruirsi una vita
in un posto completamente sconosciuto e cosi lontano come la Gran Bretagna, ero davvero sicura di quello che stavo facendo?
O meglio volevo davvero farlo? Non ci sarebbe stato nessun problema se avessi avuto un ripensamento all'ultimo minuto,
alla fine i miei genitori sarebbero stati solo che contenti a casa con loro, a non pensarmi lontana, la più piccola di casa,
la loro bambina Silvia, non partiva restava a casa.
La delusione che però avrei dato alla mia migliore amica sarebbe stata davvero grossa,
programmavamo quest'anno di studio all'estero ormai da una vita, mi ricordo ancora quel giorno a casa mia sul tavolo della cucina,
avevamo solo sedici anni, facevamo ancora il secondo e mentre ascoltavamo i nostri beniamini i "One Direction",
le dissi "sai cosa voglio fare una volta diplomata?" lei in quel momento mi guardò con aria sbigottita
e rispose "Cosa? Sentiamo pazza" io mi misi a ridere e poi le spiegai che sarei voluta partire per l'Inghilterra un'intero anno
e poi sarei tornata in Italia per fare l'università a meno che qualcosa non me lo avesse impedito,
in quel momento subito le se illuminarono gli occhi mi guardò e mi disse "E' anche il mio sogno"
A quelle parole ci guardammo negli occhi, capimmo che quello era il nostro destino, e che lo avremmo affrontanto insieme
come avevamo sempre fatto in qualsiasi circostanza.
Allora forse mi avrebbe appoggiato anche in quella di circostanza magari non sarei stata una delusione insomma si
sarebbe trattato di aspettare un mese in più forse due forse un anno, forse davvero me lo avrebbe rinfacciato a vita invece,
ma non potei finire di ragionare sulla mia crisi esistenziale di dramma post risultato esame? o post partenza? che suonò la sveglia
anche se non avevo dormito la sveglia era sempre in funzione solita sveglia che per otto anni alle 6:30 puntualmente mi svegliava ...
Il giorno dei quadri era arrivato.
  
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