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Autore: Mami Shimizu    29/05/2012    1 recensioni
Che cosa succede se un giovane ragazzo, figlio di un grosso imprenditore miliardario, si innamora della propria cameriera personale?
Questo è quello che succede al giovane Akiko che, innamoratosi della giovane quanto graziosa Moe, farà di tutto pur di non farle accadere qualcosa di brutto.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci quà all'ultimo capitolo di "Love a Maid". 
Spero tanto che vi sia piaciuto il primo capitolo e che gradiate anche il secondo.
Non sapendo che altro dire, vi lascio alla storia.
Buona lettura!





Mi risvegliai in solitudine sdraiato nel mio letto, come sempre del resto. Guardai l’ora e vidi che avevo saltato la cena. In casa si cenava sempre alle 20:00, ed erano le nove passate.
«Aaaaah…» Sospirai. «Ho fame.» 
Qualcuno bussò alla porta. «Signorino. Sono Moe.» «Entra.»
Moe entrò in camera con, in mano, un vassoio. «Le ho portato quello che c’era. È stato riscaldato ma spero lo gradisca.» Mi disse, porgendomi il vassoio. «…Mio padre non era d’accordo nel portarmelo, vero?» Le chiesi. «…già… Le ho dovuto portare il cibo di nascosto, ma sono stata aiutata da tutti. Qui le vogliono molto bene…» Mi rispose. Ad un tratto la pancia di Moe brontolò. «…» La guardai. «Questo non è quello che è avanzato, vero? Questo è la tua cena?» Le chiesi. «…» Moe annuì. «Aaaah…» Sospirai, tagliando la carne. «Apri la bocca..» Aggiunsi poi, avvicinandole il pezzo di carne alla bocca. «..N-non mi serve mangiare..! Non ho fame..» Disse, girando la faccia. Io le afferrai il mento, e la rigirai verso di me. «Su! Apri la bocca..» Continuai. Moe, rassegnata, aprì la bocca e mangiò il pezzo di carne. «..N…non serve che lei si preoccupi per me. E poi, imboccare una cameriera…» Mi disse. «Allora non pensare ad un rapporto servo-padrone. Pensa più che altro ad una coppia di innamorati.» Le risposi sorridendo, avvicinandole un altro boccone. Moe diventò all’improvviso rossa e mangiò l’altro pezzo di carne. «Aaaaah. Che brava bambina.» Le dissi, carezzandole la testa. Moe si alzò di scatto: «..! L-la prego di non trattarmi come una bambina..! I-io sono la sua cameriera! Non dovrei ricevere nessun trattamento speciale da lei..» Mi disse, stringendosi la gonna. «…Ne sei sicura? Vuoi davvero che io ti tratti solo come una semplice cameriera personale?» Le chiesi, guardandola seriamente. «..Si.» Mi rispose. «Ok.» Poggiai il vassoio sul comodino vicino. «Se è così allora.. Spogliati.» Le dissi sorridendo. «C-come..?» «Hai capito bene. Spogliati.» «…Se.. Se è quello che vuole, signorino…» Mi disse a voce bassa, slegandosi il fiocco, iniziando a sfilarsi l’abito. Io rimasi a guardarla con serietà. Alla fine Moe rimase in intimo: Mutandine rosa e canottiera bianca. «…Ho…ho fatto…» Mi disse, cercando di coprirsi. «Ora… se non le dispiace.. Io mi-» La tirai per il braccio facendola sdraiare sul letto, per poi mettermi su di lei. «Non ho finito. Sarebbe stato troppo facile senò. Non sei d’accordo con me?» Le chiesi, sorridendole ancora. «…» Lei non disse nulla. Si limitò a stringere gli occhi, irrigidendosi.  Io avvicinai il mio volto al suo, facendole aprire gli occhi. «Aaaaah. Che ti serva da lezione.»  Le dissi, spostandomi. «Non ti conviene chiedere un trattamento freddo. Potrei sempre farti qualcosa di brutto.» Aggiunsi, raccogliendole i vestiti. «…mi scusi..» Mi disse, rimettendosi i vestiti. Io le misi le mie mani sulle guance, e poggiai la mia fronte sulla sua, guardandola dritta negli occhi: «Quello che faccio lo faccio per te. Vorrei che tu non ti lamentassi del mio modo di trattarti. Questa è una delle cose per cui sono contro mio padre. E poi, almeno con una persona in questa casa, voglio avere un rapporto sereno. Se non me lo permetti neanche tu, allora sono finito.» Conclusi. «Yaaawn… e poi…» Non riuscii a finire la frase che mi sentii crollare. Subito dopo caddi sul letto. 
Mi risvegliai, come sempre, col sole che mi colpiva direttamente gli occhi. Mi girai e vidi una sagoma nera. Feci un leggero sorriso e saltai addosso alla sagoma: 
«Moe!» Urlai, abbracciando la sagoma di Moe.
«Uhuhuhuh! Signorino, non pensavo mi volesse così bene!» Rispose una voce amichevole. «..! T-Tokiko?!» Mi staccai dalla sagoma e mi strofinai gli occhi. Era davvero Tokiko. Se ne stava in piedi vicino alla finestra, guardandomi sorridendo. «…dov‘è Moe..?» Li chiesi. «Moe-chan si sta facendo il bagno. Bhe, ci è rimasto male Signorino?» Mi chiese con aria compiaciuta. «O-ovvio che si! Mi aspettavo una ragazza…» Li risposi sbuffando. «Uhuhuhuhuh! Se vuole posso atteggiarmi da ragazza.» Disse, scoprendosi la spalla, facendomi gli occhi da cerbiatto. «Per carità! Copriti, copriti!» Mi coprii gli occhi. «Però Signorino. Se vuole, può andare da Moe.» Aggiunse, rimettendosi bene i vestiti. «Eh? Ma non hai detto che stava facendo il bagno..?» Tokiko mi poggiò una mano sulla spalla, ed’iniziò a girarsi i baffi. «Signorino.. È un uomo ormai. Un giorno dovrà vedere com’è fatta una femmina.» «..Tokiko..» Lo chiamai a voce bassa, guardandolo con occhi lucidi. «Signorino..» Mi chiamò a sua volta, con occhi lucidi. «..Sei un vecchio maniaco.» Li dissi, con sguardo serio. Tokiko scattò all’indietro e si strinse le spalle con le mani. «Signorino! Con queste parole mi ferisce!» Concluse poi, afferrandomi il polso, portandomi verso uno dei bagni del personale. «M…ma che cosa stai facendo..?!» Li chiesi. «La farò diventare un vero uomo. Non perda l‘occasione..!» Urlò aprendo la porta, per poi lanciarmi dentro il bagno. Inciampai, riuscendo comunque a rimanere in piedi. Poi andai a sbattere la faccia contro qualcosa di morbido. Alzai gli occhi e vidi Moe, rossa come un peperone. «Kyaaaaaaaaa!» Urlò prima di colpirmi in testa, facendomi cadere a terra. 
«…perché..?» Chiesi a Moe, cercando di alzarmi. «Mi scusi. È stato un riflesso condizionato.. E comunque, non dovrebbe fare queste cose…» Mi rispose lei, cambiandosi da dietro il paravento. «Ma… ma è stato Tokiko.. Io non volevo neanche spiarti…» Cercai di farmi perdonare. «…V-vuole dire che non mi trova attraente..?» Mi chiese. «N-no! Ti trovo fantastica! …V-voglio dire… ecco…» Non sapevo più che pesci pigliare. Guardai verso la porta e vidi che Tokiko ci stava spiando, tenendo sul volto un sorriso malizioso. Io li lanciai uno sguardo arrabbiato, seppur pronto a piangere. «…maledetto…» Dissi a voce bassa. «Uhuhuh..» Si mise a ridere lui, chiudendo la porta. «…Sei arrabbiata..?» Chiesi a moe. «Si. Però.. Se è vero che è stato Tokiko, la posso perdonare.» Mi rispose, uscendo da dietro il paravento. «Ma..? Non si dovrebbe vestire per andare a scuola?» Aggiunse poi. «…Eheheh… A dir la verità.. Mi hanno espulso…» Le dissi, ridendo nervosamente. «Aaaaah. Mentirei dicendole che non me l‘aspettavo. Se è così, oggi ha la giornata libera, no?» «Si. Vuoi invitarmi ad‘un appuntamento..?» «N-no! Che le salta in mente..?! E..era perché così poteva venire ad aiutarmi a far la spesa…» Mi disse lei, titubante. «…m-mi preparo subito..!» Le risposi, correndo in camera mia per vestirmi. «Aaaaah. Questo è amore..» Disse Tokiko, entrando in camera. «..! Tokiko?!» Urlai, infilandomi i pantaloni. «Suvvia. Non faccia così.. Dovrebbe ringraziarmi invece di prendersela con me.» Mi rispose, sorridendo. «C-che vuoi dire..?» «Ho avvertito Moe che lei Signorino, era stato espulso dalla scuola, e poi l‘ho convinta a portarla per aiutarla a fare la spesa. Può usare la scusa della spesa per fare un‘uscita romantica.. Signorino, si svegli un poco..» «…Tokiko… Ti ringrazio ma, perché fai questo?» «Lo sanno tutti che lei è cotto di Moe. Gli unici che non lo sanno sono Moe e Uchiyama-sama. Parliamo molto di voi due. Siete il nostro argomento preferito.» «…non è una cosa bella da dire Tokiko.» Li dissi, finendo di vestirmi. «Ora vado. Ciao!» Lo salutai, uscendo dalla camera. Mi incontrai con Moe all’ingresso ed’andammo insieme verso il quartiere commerciale.
 
***
 
Arrivammo al quartiere ed iniziammo a comprare quello che serviva.
Come immaginavo, Moe non spiccicò parola per gran parte del tempo. «…Che bella giornata, vero?» Le chiesi, cercando di aprrire un dialogo. «Già.» Rispose seccamente lei. «…» Io mi guardai attorno, cercando qualcosa da poter usare per aprire un dialogo concreto con Moe, poi intravidi un’ombra che si nascose dietro ad una insegna.
«Moe.. Non hai l‘impressione di essere seguita?» Le chiesi, affiancandomi a lei. «Mai.» Mi disse. «…capito… Sarà solo una mia immaginazione. Ahahahah..!» Mi misi a ridere, cercando di scacciare il nervosismo. Mi girai un attimo e rividi l’ombra di prima nascondersi di nuovo. «M-Moe..! Di nuovo l‘ombra…» Le dissi, tirandole la manica. «Signorino.. Non faccia il bambino..» «…ok..» Ad un tratto sentii dei passi che si avvicinarono velocemente e l’ombra che avevo visto prima, strappò di mano la borsa a Moe. Subito mi lanciai all’inseguimento. Seguii la strada che aveva preso lui e lo ritrovai in un vicolo, fermo, come se mi stesse aspettando: 
«Dammi la borsa.» Li dissi. Lui me la porse senza fare tante storie. «Che coraggio Signorino.» Disse l’uomo. «..che?» L’uomo si tolse il passamontagna e si scoprì essere Tokiko. «Salve.» Mi salutò, sorridendo. «……Che cavolo stai facendo…?» Li chiesi, poggiandomi al muro. «Vi ho seguito per vedere come ve la cavavate e, a prima vista, mi sembrava che non c‘era dialogo tra voi due. Così ho pensato bene di aiutarvi un po’. Ah Signorino. Dovrebbe essere più responsabile. Se fossi stato armato?» «…torna a casa.. Ti prego…» Li dissi disperato. «Uhuhuhuh! Come desidera. Mi raccomando però. Protegga sempre Moe-chan.» Mi rispose uscendo dal vicolo. Dopo un po’ mi raggiunse Moe. «Signorino..!» Mi disse, saltandomi al collo. «Siete ferito..? È successo qualcosa!?» Mi chiese preoccupata, guardandomi ogni parte del corpo. «S..sto bene.» Le risposi, porgendole la borsa. «..L‘ha ripresa..? …La ringrazio..» Aggiunse, prendendo la borsa. «Mi scusi… Avrei dovuto crederle riguardo all‘uomo che ci seguiva…» «Non preoccuparti. Non è successo nulla di grave no?» Cercai di tranquillizzarla. «…è meglio tornare a casa…» Mi disse, un po’ triste.
Tornammo a casa e ci accolte Tokiko:  «Oh! Cosa ti è successo, Moe-chan?»  «Niente, niente. Non ti preoccupare..» Li rispose Moe, tornando alla sua stanza. «Signorino. Cos‘ha Moe..?» Mi chiese preoccupato Tokiko. «Niente. Si è spaventata quando sono andato a riprendere la sua borsa. Comunque ora vado e cerco di farla tranquillizzare.» Dissi io, dando la busta a Tokiko per poi andare da Moe.
«Moe!» Bussai alla porta. «Sto entrando eh!» Le dissi, aprendo la porta. La trovai in piedi davanti alla scrivania, con lo sguardo verso il basso. «Stai bene Moe..? Se è per quanto è successo prima, stai tranquilla..» «..I-io ho avuto il compito di proteggerla e servirla ma l‘unica cosa che riesco a fare è farle correre rischi inutili..!» Mi disse, iniziando a piangere. «…N..non riesco a distoglierla dalle cose stupide che le vengono in mente..! La faccio preoccupare più di chiunque altro e poi finisce che è lei che accudisce me!» Continuava a darsi la colpa. Io non sapevo che fare, rimanevo li a guardarla, senza dire nulla, con gli occhi lucidi. Ad un tratto, forse per riflesso condizionato, la strinsi a me. «Non è colpa tua!» Le dissi a voce alta. « Non preoccuparti. È colpa mia che non ti do ascolto.. Però.. Quando si tratta di te non rispondo più delle mie azioni.. Il mio corpo si muove da solo e finisco col fare qualche cavolata, facendoti solo preoccupare ulteriormente.. Perdonami…» Appena le dissi queste parole, smise di piangere e mi strinse la maglia. «…Signorino…» Mi chiamò. Io mi voltai verso di lei e ricevetti un bacio sulla guancia. Facendomi prendere dal momento, la baciai in bocca molto intensamente, stringendola ancora. «S-Signorino.. Noi questo genere di rapporto non dovremmo averlo…» «Non importa. Nulla mi potrà distogliere da te in questo momento… Neanche se ci fosse mio padre.» Le risposi. «V-vuole dire che, se ci fosse vostro padre in questa stanza, lei continuerebbe come se nulla fosse..?» Mi chiese, arrossendo. «Si.» Dissi seriamente, facendola sdraiare nel letto. […]
  
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