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Autore: MadHatter96    30/05/2012    5 recensioni
Il battito di un cuore.
Questo è l'unico ricordo che emerge nella mente di Isabelle attraverso i sogni.
Ritrovata immersa nel sangue viene portata alla Sword & Cross dove verrà circondata da volti di persone che non ha mai
visto in vita sua ma la faranno sentire sicura.
E due occhi verdi splendenti come smeraldi la faranno incantare...
[ATTENZIONE: Momentaneamente sospesa]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Familiare
 
Ed ora lei era lì... terrorizzata.
Non si ricordava nulla, solo il sangue che la circondava.
Si alzò dal letto per osservare la squallida stanza che la circondava. Sword & Cross school, così quella donna aveva chiamato la scuola in cui si trovava.
Era stata spedita lì non appena l’avevano trovata svenuta in mezzo al sangue.
“E’ bellissima…”
“E’ un angelo.”
Aveva sentito solo quello, quelle uniche parole circondate da oscurità.
Si avvicinò alla finestra per specchiarsi, tanto ormai fuori era talmente buio da potersi vedere dipinta perfettamente sul vetro della finestra: vide i lunghi capelli neri come la notte che lei odiava con tutta sé stessa, le sembrava di essere la protagonista di uno di quei film horror che a lei non piacevano per niente; certe volte aveva provato a spacciarli per castani scuri ma erano inevitabilmente neri.
Scosse la testa e si concentrò sugli occhi: avevano il colore di un estivo cielo serale, il colore che assume l’atmosfera che avvolge la terra quando il sole è ormai calato ma regala ancora abbastanza luce da lasciar distinguere il colore azzurrino del mantello celeste.
Lei guardò e riguardò quell’immagine, come se avesse ritrovato sé stessa, come se per molto tempo non fosse stata in lei.
Anche il suo nome, Isabelle, fu un sollievo pronunciarlo.
Non ricordava nulla, solo che era orfana… o che per lo meno i suoi genitori non l’avevano allevata.
Aveva paura ma una strana sicurezza si era radicata in lei.
Un leggero picchiettio alla porta la fece voltare di scatto e subito questa si aprì.
Oca, pensò non appena vide la ragazza bionda vestita di rosa che si era presentata alla porta.
“Dovresti chiudere a chiave la porta sai?” Disse lei con un sorriso amichevole.
Belle premette la schiena contro la parete: “Lo farò…” mormorò con un filo di voce.
La bionda avanzò nella stanza e le si parò davanti: “Sono Gabrielle… ma chiamami pure Gabbe.”
Belle trattenne un attimo il respiro… aveva paura, ma aveva anche disperatamente bisogno di qualcuno che le fosse amico, o almeno assomigliasse ad un amico.
“Isabelle…” sussurrò.
“Oh, Belle… so benissimo chi sei.”
Belle scosse lievemente la testa: “Cos…?”
“Non preoccuparti tesoro… vieni, c’è una persona che ti vuole conoscere.”
Isabelle indugiò qualche secondo nell’afferrare la mano della bionda ma poi spinta da una sensazione di  familiarità si fidò e la seguì all’esterno della stanza.
“Anche tu i capelli neri? Forse dovrei tingermeli…” Disse Gabbe con un dolce tono scherzoso.
“No! I tuoi sono bellissimi!”
Gabbe sorrise: “I tuoi capelli assomigliano molto a quelli di Luce… forse sono solo un po’ più lisci, e decisamente più lunghi.”
Luce. Lucinda. Quel nome fece scattare in Belle qualcosa di nuovo ed estremamente familiare. Possibile che l’avesse già incontrata? No, anche se non poteva esserne certa visto che non ricordava nulla.
Era come qualcosa di lontano, e le provocava una strana nostalgia .
Intanto Gabbe aprì la porta che portava all’esterno.
Belle si bloccò: era buio pesto fuori.
Gabbe si girò e nuovamente le sorrise rassicurante: “Fidati di me, stai tranquilla tesoro.”
Istintivamente Belle annuì e seguì la sua nuova conoscenza nelle tenebre della notte.
L’aria serale che le avvolgeva il corpo le fece venire la pelle d’oca e inumidì la leggera maglietta nera.
Sentiva l’erba alta sfiorarle le ginocchia dandole una sensazione di prurito ma cercò di ignorarla.
Sebbene non ci fosse luce aveva già ben identificato lo squallore di quel posto, un carcere in confronto sembrava un hotel a cinque stelle!
Gabbe camminava decisa e Belle cercava di calpestare i unti dove lei metteva i piedi per non incorrere in qualche brutta sorpresa… e lei era sicura ce ne fossero tante.
Ad un certo punto notò una fredda luce provenire da due punti in alto abbastanza distanti da loro: due lampioni illuminavano uno spiazzo in cemento circondato da tribune mal ridotte… Belle ne dedusse che fosse un campo da gioco.
Due ragazze erano sedute sulle panche in legno traballanti intente a parlare di qualcosa che Belle da dove si trovava non riusciva a sentire.
Gabbe fece un gesto con la mano in modo da farsi notare dalle due che in tutta risposta le fecero cenno di avvicinarsi.
“Vieni.” Disse Gabbe prendendole la mano e Belle la seguì avvicinandosi a quelle ragazze.  Quando fu abbastanza vicina da distinguerne il volto si soffermò su quella con i capelli corti e neri.
Un crampo allo stomaco la prese, come se avesse rivisto una persona cara dopo tanto tempo.
La ragazza le si avvicinò e Belle rimase interdetta… aveva come voglia di… abbracciarla?
“Piccolo Angelo?” Chiese la ragazza lasciando soffermare il suo sguardo carico di affetto su Belle.
“Sì.” Rispose Gabbe.
Belle non capì il senso di quella domanda.
Piccolo Angelo?
Quasi la spaventò… non era possibile che l’avesse già incontrata… o forse sì?
O forse… sì… le ricordava qualcuno… ma chi?
La mora scosse la testa e assunse un sorriso spavaldo: “Scusa, è che non è normale vedere gente così per bene qui. Io sono Arianne.”
“Isa…”
“Sappiamo chi sei.” L’altra ragazza era saltata giù dalle panchine: “Non hanno fatto che nominare il tuo nome oggi… io sono Annabelle, sua sorella.” Disse indicando Arianne.
Belle sorrise. Si sentiva così spaventata e spaesata… ma allo stesso tempo aveva la sensazione di aver ritrovato qualcosa.
“Hai notizie di Luce?”
Luce? Ancora quel nome… ma chi era?
Arianne si strinse le spalle: “Oggi l’ho… aiutata a tirarsi fuori dai guai.” Disse con non curanza.
“Ok, mi racconterai dopo.”  Rispose Gabbe sorridendo.
Belle si sentiva tremendamente di troppo.
“Ah, Arianne… stavo pensando…” Iniziò la bionda sistemandosi il cerchiello rora tra i capelli
“No!” Rispose secca l’altra come se le avesse letto nel pensiero.
“Arianne, ascolta… tu sai che è per lei se è come è ora…”
“Non me ne frega! Se l’avesse amata veramente non  lo avrebbe fatto!” Contestò Arianne acida. Cos’era? Dovevano rimettere insieme una coppia? Era l’ipotesi più probabile.
Gabbe la guardò con aria di rimprovero: “Ascolta, se è così legato a lei come dici, cosa che io non credo, faranno tutto da soli, non ci sarà bisogno che tu faccia nulla.” Concluse la mora rivolgendo lo sguardo alla sorrela come per cercare appoggio.
L’aria pungente infastidiva non poco Belle che si era stretta nelle braccia per ripararsi da quel venticello insopportabile.
“Possiamo rientrare?” Chiese poi non resistendo più.
“Ma domani è domenica tesoro, goditi la vita!” Esclamò Arianne con un  sorriso a trentadue denti.
“Belle ha ragione, non dovremmo nemmeno essere qui.” Disse Gabbe circondando le spalle di Belle con un braccio.
In quel momento un lampione si spense lasciando il duro compito dell’illuminazione solo al suo squallido compagno.
“Ok,ok… avete ragione. Andiamo prima che ci becchino.”
L’idea del fatto che stesse facendo qualcosa contro le regole in quella scuola le strinse lo stomaco quindi decise di concentrarsi sull’essenziale paesaggio.
Un boschetto in lontananza attirò la sua attenzione. Affilò lo sguardo per capire di cosa si trattasse: “Cos’è quello?”
“Quello laggiù? Ah, è il cimitero.” Disse tranquilla Arianne.
Belle sbarrò gli occhi. La stava prendendo in giro, non c’era alcun dubbio.
Un cimitero? Nella scuola? La pelle già ruvida per la frescura diventò di carta vitrea… distolse lo sguardo e pregò che quella notte non le tornasse in mente la scoperta.
 
Quella notte uno strano sogno pervase la mente di Belle: era circondata da una calda luce che risplendeva tutt’attorno, nonostante nel sogno tenesse gli occhi chiusi riusciva a percepirla… un dolce calore che la proteggeva… e un battito di un cuore.

  
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