Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: orphan_account    31/05/2012    44 recensioni
Ero a pezzi, fisicamente e mentalmente. Stavo cercando disperatamente di dire quello che pensavo, ma la mia gola era chiusa e non riuscivo a respirare dal dolore: "A-Avete la minima idea di quello che ho dovuto sopportare? Di quello che ancora sopporto, tutti i giorni?"
Li guardai con sfida. Due di loro era chiaramente confusi, come se non avessero la minima idea di cosa stessi parlando. Liam e Niall, invece, abbassarono lo sguardo.
[...]
"Per favore, Taylor! Lasciati aiutare." Liam mi stava supplicando, ma i suoi occhi non riuscivano a scollarsi dalle mie braccia. Niall era così disperato che per poco non si metteva a piangere. Dieci minuti dopo questo teatrino mi abbandonai alle lacrime, lasciandomi scivolare lungo il muro del bagno.
Basta, ora basta.
Srotolai le bende bianche e voltai le braccia verso di loro.
E proprio in quel preciso istante, la porta si aprì, e Zayn entrò nella stanza. No, lui no. Lui non doveva vedere i tagli, non potevo permetterlo.
I suoi occhi saettarono verso le mie braccia scoperte, e la sua espressione cambiò di colpo.
[Gli aggiornamenti sono molto lenti. Siete avvertite.]
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

N.d.A. Stavolta ho fatto presto! Niente, volevo solo raccomandarmi di prestare attenzione alla data e al POV. Se tutto va secondo i miei piani, questo sarà il penultimo capitolo con un POV diverso da quello di Taylor (e, se vi interessa, anche Gary). Quindi vi auguro una buona lettura :)

 

POV Taylor

 

12 settembre 10:30

Mi sbattei la porta dello studio dello psicologo alle spalle, stringendo Niall al petto con forza e cercando di trattenere un singhiozzo. Avevo appena finito la mia prima e, speravo, ultima seduta con lo psicologo, e non era stato per niente divertente.

La prima cosa che mi aveva chiesto quando ero entrata era stata: cosa ti turba? Ecco, il problema era che non c'era niente che mi turbava. Non nel senso stretto del termine, comunque.

Avendo visto che la sua domanda mi aveva mandato in confusione, mi aveva cominciato a fare delle domande piuttosto personali. Alla fine aveva scavato così a fondo nella mia vita di liceale che avevo avuto l'impressione che ne sapesse più lui di me. In effetti, aveva rivangato memorie che avevo sperato restassero sepolte per sempre. E riviverle era stato un tale shock che ero scoppiata in una poco signorile scenata isterica. Ma date le circostanze poteva anche essere giustificata. E ora ero fuori dal suo studio accompagnata dal tipico senso di abbandono che lasciavano le crisi. Era esattamente come tagliarsi, nel senso che tutte e due mi lasciavano vuota e pronta a ricominciare, ma le crisi isteriche lasciavano un sottile strato di tristezza di sottofondo. E un profondo senso di stordimento e un mal di testa impressionante.

Mi incamminai lungo il corridoio sterile, accarezzando dolcemente il pelo candido di Niall. Non il vero Niall, ovviamente, perché lui era a scuola in quel momento. E perché dubitavo che avesse il pelo, ma avevo chiamato così l'orsacchiotto che mi aveva regalato. Poteva sembrare una cosa infantile, stupida quasi, ma non solo l'avevo chiamato con il suo nome, me lo portavo dietro ovunque. Non potevo parlare a nessuno di certe cose che mi succedevano, e anche a diciassette anni un peluche era il mio nuovo migliore amico. Ero a dir poco patetica. Se Mark mi avesse vista ora, sarei stata torturata per il resto dell'eternità.

Lanciai un'occhiata distratta ai ritratti appesi sulle mura, ancora più deprimenti delle pareti bianche. Paesaggi al tramonto e disegni infantili di animali, probabilmente fati da qualche bimbo dell'ospedale. Lo psicologo mi aveva istruito di andare a sedermi nella sala d'attesa mentre lui parlava con Hannah, che era corsa all'ospedale in seguito ad una chiamata fatta a Liam, dopo essersi accorta che lui e Niall erano spariti. Mi misi seduta su una di quelle sedie metalliche ed esaminai gli altri pazienti. C'era un ragazzino di forse dodici anni che continuava a spegnere e riaccendere un accendino in modo ossessivo; la madre cercava di toglierglielo di mano, ma sembrava avere troppa paura di scottarsi per avvicinarsi abbastanza. Una signora anziana che canticchiava sottovoce una nenia ripetitiva che metteva la pelle d'oca. Un uomo immobile con lo sguardo fisso nel vuoto e una donna che invece non riusciva a stare ferma.

Fu forse in quel momento che tutta la mia attuale situazione mi penetrò nel cervello, imprimendosi indelebilmente. Avevo appena passato una notte nel reparto psichiatrico di un ospedale. E questo perché avevo tentato di suicidarmi. Se avessi potuto tornare indietro... No, avrei rifatto esattamente la stessa cosa.

E in vista di questa illuminazione, forse il mio posto era davvero lì, assieme ai matti.

Scossi la testa per far sparire i pensieri. Io non ero pazza, l'aveva anche detto quello psicologo, ero solo molto sotto stress, e la mia decisione non era stata frutto di una scelta cosciente. Sì, questa era la prova che quelle sedute non servivano assolutamente a niente. Aveva capito l'esatto opposto di quello che avevo avuto intenzione di fare. Il solo pensiero di dover tornare a scuola, affrontare ancora tutti gli insulti... No, non ce l'avrei mai fatta.

Eppure dovevo, e in un certo senso stare qua con le mani in mano, attendendo un verdetto che avrebbe potuto condizionare la mia intera esistenza, stava solo peggiorando la mia situazione. Avevo letto molti libri, e sapevo quali fossero gli effetti collaterali degli antidepressivi e medicinali vari. E forse sarebbe stato anche un bene, ma non ne ero certa. La tensione dentro il mio corpo andava crescendo, ma nemmeno vicina all'intensità di alcuni momenti. Mi sentivo come se mi avessero limato via la capacità di provare emozioni. Morta, ecco come mi sentivo. E mi sembrava anche sensato che dopo aver tentato di ammazzarmi mi sarei sentita morta, solo che di norma i morti non parlavano, e non andavano in giro per il mondo dei vivi. A meno che questo non fosse tutto uno stupido sogno da cui non riuscivo ad uscire.

Mi conficcai le unghie nella mano, e il solito dolore si fece sentire. Quindi non stavo nemmeno dormendo.

Pazienza, avevo tempo per organizzare un altro metodo per morire, e magari che fosse anche quello buono.

Mi accorsi in quel momento che il mio piede stava picchiando con impazienza sul pavimento, e che il ritornello della vecchietta era finalmente finito. Aspettai in silenzio per qualche minuto, cercando di soffocare l'ansia che stava divampando come un piccolo incendio nel mio cuore. E poi, nel momento in cui avrei giurato che l'incendio mi avesse uccisa, vidi la lunga coda bionda di Hannah. E bastò quello, vedere una persona amica in tutta quella massa di gente. L'effetto fu quello di una provvidenziale pioggia a bagnare tutto, spegnendo il fuoco. L'espressione di Hannah era corrucciata, le labbra premute in una linea di disappunto. Di fianco a lei camminava lo psicologo, tenendo in mano delle cartelle bianche che avevano un aspetto formale.

Si fermarono entrambi davanti a me, guardandomi con la stessa espressione guardinga, come se si aspettassero di vedermi aggredirli da un momento all'altro. O forse credevano che sarei scoppiata in lacrime. In ogni caso, non sarebbe successo. Guardai gli occhi azzurrini della mia prof, aspettando che dicesse qualcosa, ma fu lo psicologo a parlare per primo.

Signorina Austen, non credo che lei stai così male da essere tenuta sotto stretta osservazione. Assieme alla signora Redbird mi siamo messi d'accordo sul fatto che la sua situazione sia abbastanza stabile da poter essere dimessa. Però ritengo anche che sarà necessario farla seguire da un suo coetaneo, credo che una persona della sua età potrà capirla meglio.” lo guardai senza tradire niente dal mio volto, o almeno speravo che dalla mia espressione non trasparisse niente. Perché dentro di me ero molto preoccupata dal reale significato delle sue parole.

Pensavo che forse passare più tempo con mio nipote e i suoi amici ti farebbe bene.” mormorò la voce cristallina di Hannah, priva di inflessioni.

Sentii la mia mascella serrarsi e i miei pugni chiudersi, il tutto senza il mio permesso: “Accetto volentieri questa clausola, se mi permetterà di essere dimessa. A patto che l'unico a seguirmi sia Niall. Non voglio nessun altro attorno, non Louis, Liam, Harry e specialmente non Zayn. Ma Niall va bene.” feci attenzione a non guardare Hannah mentre parlavo, sicura di non poter reggere il suo sguardo sorpreso.

Dieci minuti e parecchie firme dopo, finalmente stavo uscendo da quel posto, fuori alla luce del sole.

Le porte automatiche si aprirono con uno scatto, e rimasi abbagliata. Letteralmente, non ci vedevo più.

La luce del sole era sempre stata così forte? E il suono degli uccelli che canticchiavano?

Tutto attorno a me, dalle ambulanze parcheggiate in fretta ai pazienti che camminavano lentamente lungo il porticato, i colori sembravano essersi accentuati, mostrando sfumature e profondità che non avevo mai notato prima. Ero molto più consapevole dell'aria che mi volteggiava attorno, e del ronzio sommesso delle api che volavano. Se non fossi stata un'autolesionista, forse ci avrei impiegato molto di più a capire quello che stava succedendo, se mai l'avessi capito, ma nelle mie condizioni era ovvio tanto quanto lo era mangiare per le persone normali. Era la sensazione di essere vive. Succedeva tutte le volte che mi tagliavo, e questo non era altro che la stessa sensazione moltiplicata per dieci. Era la consapevolezza di essere viva, di vedere il mondo attivo attorno a me. Era difficile da spiegare a parole, il perché succedesse. Forse ero io che ero pazza, ma tutte le volte che vedevo il sangue scorrere fuori da me, tornavo in vita. Improvvisamente ero più cosciente di quello che mi circondava, perché la reazione naturale del mio corpo era quella di avere la sensazione di poter perdere tutto. E quindi mi trovavo circondata da colori un po' più luminosi, da suoni un po' più forti.

Ma questo... Non avrei mai creduto possibile arrivare ad un tale livello. Era come se per tutta la vita avessi avuto dei tappi nelle orecchie, che mi fossero stati tolti. Era come mettere un paio di occhiali ad un miope per la prima volta. Era la stessa sensazione che si provava dopo essere scampati ad una situazione in cui la propria vita era in pericolo. Come se il mondo stesse mandando un avvertimento: questa vita è bella, godila finché puoi.

E mi faceva paura. Io volevo essere felice, lo volevo davvero, ma per ora non riuscivo a liberarmi del dolore. E in un certo senso ero anche spaventata, perché se mi fossi lasciata andare, e non ci fosse stato nessuno a prendermi tutte le volte che avrei incontrato un ostacolo... Non c'era motivo per rischiare.

 

POV Zayn

 

13 settembre 5:45 (mattino)

Ero stufo di stare disteso a guardare il soffitto. Me ne fregavo altamente del fatto che fosse praticamente notte fonda, o che sarebbe stato parecchio scortese girare come un ladro in mezzo alla casa della zia di Niall. Non ce la facevo più a stare confinato in quella camera, sveglio come non mai nonostante l'orario.

Dovevo ammettere anche a me stesso che era strano che mi fossi alzato così presto, ma non era stata una scelta programmata. Mi misi a sedere, lasciando scivolare le mie gambe nude fuori dalle coperte. I miei piedi toccarono il parquet silenziosamente, evitando di inciampare in mezzo alla massa di vestiti sparpagliati per terra solo grazie allo spiraglio di luce che passava attraverso le veneziane chiuse male.

Mi stiracchiai come un gatto, sentendo i muscoli flettersi sotto il mio comando. Un gesto che ogni ragazza avrebbe pagato per vedere. Non era vanità, da parte mia, solo un dato di fatto. Non me ne compiacevo, perché non era come se avessi fatto qualcosa per ottenere il corpo che mi ritrovavo. Certo, a parte per le ore di palestra, ma non contavano. Era come tenere ben oliata una macchina, ed era in quei momenti che sentivo il piacere di vedere come tutto funzionasse a dovere, come un'unica entità.

Mi abbassai per prendere un paio di pantaloni della tuta dal pavimento, pensando che se dovevo proprio comportarmi da pessimo ospite, potevo perlomeno coprirmi un po'.

Mi infilai i pantaloni, ma non ritenni necessario coprirmi anche sopra. Tanto Hannah aveva già visto un ragazzo a petto nudo prima d'oggi, non si sarebbe scandalizzata. E non dovevo nemmeno preoccuparmi per la piccola Taylor, da quando era stata dimessa ieri mattina non era ancora uscita dalla sua camera, e l'unica persona che poteva entrare in camera sua era Niall. Sentii la mia mascella contrarsi in uno spasimo involontario, e i miei occhi si indurirono. Non dovevo pensare a Taylor.

Mi guardai attorno, ascoltando i respiri pesanti di Liam e il lieve russare di Niall. Mi spuntò un abbozzo di un sorriso quando pensai al biondo. Cercando di non svegliarlo, mi avvicinai al mio letto, aprendo il cassetto. All'interno trovai il pacchetto con il fiocco dorato, che riluceva debolmente per la poca luce. Richiusi il cassetto e appoggiai il regalo incartato proprio sopra il comodino di fianco al suo letto, dove l'avrebbe visto sicuramente. Guardai le lunghe ciglia del mio amico formare delle piccole mezzelune sul suo viso, pensando a quanto era stato difficile pensare ad un regalo decente da fargli. Non era stato per niente facile, con Niall non si sapeva mai cosa fare per andare sul sicuro. Alla fine mi ero deciso, ignorando bellamente i preziosi consigli di Liam, su un libro che mi aveva colpito come perfetto per Niall.

Dovetti reprimere una risata quando mi immaginai la faccia che avrebbe fatto quando l'avrebbe aperto, quella sera alla festa.

Eravamo stati io e Harry ad organizzarla, e ci era costato un occhio della testa pagare per tutto. Ma il risultato era parecchio interessante. Le esatte parole di Harry erano state: questo sarà il più bel party della storia di Londra.

A patto che a Niall piacesse. Non avevo dubbi sul fatto che Louis l'avrebbe amata, così come tutti i ragazzi della Felicity High School. Ma non potevo dire lo stesso di Liam e Niall. Con loro due anche le feste organizzate con le migliori intenzioni potevano diventare un vero fallimento. Il fatto era che nessuno dei due era un vero e proprio festaiolo, e non riuscivo proprio a capirli. Alla fine, Louis aveva proposto di non dirglielo, di farlo all'ultimo minuto in modo che non potessero sottrarsi.

Aprii la porta della nostra camera: “Buon diciassettesimo compleanno, Niall.” sussurrai, chiudendomi la porta alle spalle. Camminai senza meta per la casa di Hannah, con in mente altro.

Mi riscossi quando mi accorsi che i miei piedi mi avevano portato verso la cucina, e che le piastrelle fredde mi stavano congelando i piedi. Non accesi la luce, tanto la stanza era abbastanza illuminata con le prime luci dell'alba. Mi presi un bicchiere e ci versai dentro della spremuta. Avevo bisogno di bere qualcosa, per far passare quella maledetta sensazione di avere la gola in fiamme. Ne inghiottii un sorso, sentendo il liquido freddo bagnarmi le pareti della gola e scorrere giù.

Finii la bevanda in pochi secondi, girandomi per uscire dalla cucina. E fu in quel momento che mi accorsi della porta aperta. Per un secondo fui confuso, pensando che i ladri avessero scassinato la serratura, ma mi sembrava tutto al suo posto. E allora mi chiesi se per caso non ci fosse qualcuno fuori. Mi avvicinai, spalancando l'entrata e facendo un passo esitante fuori. La prima cosa che mi colpì fu il freddo. Avevo un freddo assurdo, fuori a petto nudo a quell'ora del mattino. E poi la sensazione di umido ai piedi, che si bagnarono immediatamente a contatto con il leggero strato di rugiada che ricopriva l'erba del prato di Hannah.

Stavo per tornare dentro, quando in accorsi di una piccola figura poco più avanti.

La riconobbi subito, l'unica ragazza di mia conoscenza con quel colore di capelli, che ogni ragazza avrebbe dovuto volere, a parere mio. Non sapevo bene di colore fossero, ma ero certo che fossero stupendi.

Senza più curarmi del freddo, mi avvicinai a lei. Stava piegata su se stessa, tenendo in mano qualcosa che non riuscivo a vedere. Si era messa una coperta blu attorno alle spalle, e i suoi capelli aerano spettinati dal vento.

Riuscii a vedere le sue spalle irrigidirsi quando sentì i miei passi fruscianti, ma continuò a guardare verso la strada deserta.

Mi fermai subito dietro di lei, incerto se andarmene o restare. Era la prima volta da quando era successo che avevo un'opportunità di parlarle. Io, al contrario di Harry, avevo capito subito che non aveva senso cercare di farsi perdonare, quando Taylor si rifiutava perfino di guardarci in faccia. Ma era giusto così. Eravamo stati degli stupidi, cercavamo solo di farci accettare. L'unica cosa che volevo era che non si ripetesse quello che era già successo, che Niall e Liam potessero finire il liceo in santa pace. Ma avevo solo complicato le cose, con tutti.

Liam stava cominciando a diventare più insistente. All'inizio non aveva fatto domande, troppo preso dalla felicità di vedere Taylor ancora viva, ma ora pretendeva di sapere cosa fosse successo con noi tre.

Sapeva che eravamo in qualche modo coinvolti nella sua decisione, quella di togliersi la vita, ma non aveva ancora capito come. E quando l'avrebbe saputo...

E nel frattempo io ero ancora ferma dietro di lei, con la pelle d'oca e i capezzoli irrigiditi per il freddo. Alla fine, con un sospiro impercettibile, mi lasciai scivolare di fianco a lei.

Taylor... non alzò il viso verso di me, e finalmente riuscii a vedere cosa stava facendo. Reggeva in mano una rosa gialla, lo stelo chiuso con forza tra la sua mano. Ma la rosa aveva perso la metà dei suoi petali.

I suoi occhi erano vacui, come ormai era normale. Era da quando Hannah l'aveva riportata a casa dall'ospedale che era in quella specie di stato catatonico, rifiutandosi di mangiare o muoversi. Solo Niall riusciva a smuoverla un poco.

Sinceramente, non pensavo che il mio autocontrollo avrebbe retto ancora per molto. C'erano già parecchie crepe. Mi sentivo in colpa per quello che le avevo fatto, così in colpa che mi sarei inginocchiato e le avrei baciato i piedi, se fosse servito a qualcosa. In un certo senso era come se l'avessi uccisa con le mie stesse mani. Ma c'era anche qualcos'altro, una vocina che mi diceva di lasciarmi andare a quello che stavo provando. Solo che io non sapevo esattamente i miei sentimenti per quella ragazza. Però sapevo che da qualche parte c'era anche la voglia impellente di baciarla.

Il perché non lo conoscevo ancora, ma mi era convinto che fosse solo per farle vedere che c'erano un sacco di cose belle nella vita. Davvero tante. Ma baciarla sarebbe stato un grossissimo errore.

Cosa ti fa credere che per lei sarebbe piacevole essere baciata da te? Sussurrò una vocina maliziosa nel mio cervello. Nonostante fossero state fastidiose (o forse proprio per questo motivo), avevano colpito il bersaglio.

Lei mi odiava, non mi voleva vicino. Ed era un'emozione strana, alla quale non mi ero ancora abituato. Non ero mai stato rifiutato da una ragazza, e non avevo nessuna intenzione di cominciare adesso. Ma questa era la prima volta che ferivo una ragazza. Non mentalmente, quello succedeva tutte le volte perché non riuscivo ad avere un rapporto stabile, ma fisicamente. Non avevo mai colpito una ragazza prima d'ora, e non avrei mai nemmeno pensato che mi potesse capitare di farlo.

Tutti quei pensieri mi stavano confondendo, e io detestavo essere confuso. Forse se avessi detto qualcosa sarei riuscito a distrarmi.

Aprii la bocca per scusarmi, per pronunciare finalmente il discorso che aveva perfezionato Harry per farci perdonare. Ma le parole si rifiutavano di venire, l'unica cosa che mi veniva in mente era un patetico 'come ti senti' che avrebbe mandato a monte tutte le mie possibilità.

Feci un profondo respiro per riordinare i miei pensieri, fissandola. Lei, ancora ignorando la mia presenza, staccò un altro petalo alla rosa. Il mio sguardo era basito mentre lei lasciava andare il petalo, che volteggiò via, trainato dal vento. Guardai il delicato punto giallo sparire dalla mia visuale, perdendosi lungo la strada cementata.

La sua presa divenne ancora più serrata. Un piccolo rivolo di sangue le scivolò lungo il polso, e venne assorbito dalla felpa bianca che portava sotto la coperta. Sussultai, guardando quella piccola riga scarlatta.

Senza pensare a quello che stavo facendo allungai una mano per toglierle il fiore di mano.

Lei si stava pungendo con le spine, era un pensiero che mi risultava stranamente fastidioso. Taylor era una ragazza stupenda, eppure si comportava in modo strano. Sapevo che anche Liam se ne era accorto, perché anche se non ne avevamo mai parlato esplicitamente, avevo notato alcuno sguardi che le lanciava. Era troppo magra, ma davvero troppo. Così tanto che avevo anche avanzato la possibilità che fosse anoressica. E anche che potesse avere qualche piccolo problema di timidezza. Ma piccolo, eh!

Eppure non ne avevo mai parlato con lei. In effetti, avevamo parlato giusto un paio di volte. Perché parlare con lei era come camminare su un sentiero minato. Non capivo mai quando, ma prima o poi avrebbe detto qualche frase, o i suoi occhi si sarebbero illuminati di tristezza: e io sarei scoppiato. Non riuscivo a controllare le mie emozioni quando ero intorno a lei, e la cosa mi scombussolava al punto che avevo cercato di rendermi il più antipatico possibile, solo per tenerla lontana. E non capivo cos'era che la rendeva così diversa da tutte le altre, forse l'aura di purezza che sembrava irradiare da tutti i suoi pori, o quel suo modo così fastidioso di abbassare lo sguardo quando le parlavo, togliendomi l'unico scorcio della sua anima.

Quando la mia mano toccò la sua, così fredda, lei si scansò velocemente di lato, allontanandosi da me.

Io provai un moto di delusione. Avevo davvero sperato che mi accogliesse come un amico, come faceva con Niall? Illuso...

Continuò a staccare petali, ignorandomi di nuovo. Non provai più ad avvicinarmi, sapevo che non voleva e non potevo costringerla a fare niente contro la sua volontà.

Quando l'ultimo petalo scivolò fuori dalla sua presa, fu lei a parlarmi per prima, buttando lontano lo stelo del fiore: “Hai freddo?” chiese, la sua voce bassa e venata da striature di un'inconsolabile tristezza.

Sto bene.” dissi, anche se in realtà stavo diventando un ghiacciolo.

Per la prima volta da giorno in cui le avevo fatto del male, i suoi occhi si alzarono per incontrare i miei.

Da così vicino i suoi occhi non erano marroni, come avevo pensato inizialmente, ma di un verde scuro frammentato da striature dorate. E traboccavano di un dolore e una angoscia infiniti.

Volevo abbracciarla, far sparire tutte quelle emozioni negative. Ma non potevo, ed era forse quella la cosa più difficile da gestire.

Si sfilò la coperta dalle spalle e me la porse, sotto il mio sguardo allibito. La presi in mano, sentendo il cotone avvolgere il mio petto e scaldarmi immediatamente. Aveva il suo profumo, un odore indescrivibile che non avevo mai sentito prima. E dire che io avevo anche una certa esperienza di profumi femminili, se si considerava il numero di ragazze che mi ero portato a letto.

Taylor era unica. Aveva appena capovolto tutto quello in cui credevo. Io ero sicuro che di solito succedesse il contrario, che dovesse essere il ragazzo ad offrire la propria giacca alla ragazza, o almeno, nei film succedeva così. Certo, c'era anche da prendere in considerazione il fatto che ero mezzo nudo, e quindi non aveva una giacca da offrire.

Perché stavi facendo... quella cosa coi petali?” le chiesi, costringendo la mia voce ad un sussurro dolce per non spaventarla. Anche se non avevo avuto l'effetto sperato, dal modo in cui lei sobbalzò con aria colpevole.

Lei aspettò qualche secondo prima di rispondermi, e quando lo fece la sua voce era vagamente acida: “Perché ti interessa?”

Mi costrinsi a sopprimere l'ondata di frustrazione, mantenendo il mio volto una maschera di impassibilità.

Non importa, allora.” dissi, cercando di non far trapelare il mio fastidio.

Cosa ci fai qua, Zayn?” mi domandò, guardando il cielo.

I miei occhi si assottigliarono, e prima che potessi fermare la mia lingua, il danno era già stato fatto: “Perché ti interessa?” scimmiottai.

I suoi occhi si riempirono velocemente di lacrime, mentre io mi sentivo male.

Già, perché mai.” mormorò, credendo che non la potessi sentire. La mia bocca si piegò in una smorfia di disprezzo. Non per lei, ma per me. Non riuscivo a capire come potessi essere così insensibile. Per l'amor del cielo, aveva provato a suicidarsi e io qua che la prendevo in giro.

Ho visto la porta aperta.” dissi, chiudendo gli occhi per non vedere le sue lacrime.

Zayn?” il mio nome diventava dieci volte più bello pronunciato da lei.

Sì?”

Posso farti una domanda personale?” il suo tono era cauto, come se avesse paura di far scattare qualcosa.

E per qualche strana ragione avevo l'impressione che Taylor avesse paura di me. E dopo quello che avevo fatto, anche io ne avevo.

Spara.” la esortai. Ero contento che mi stesse parlando, era già più di quanto avrei mai potuto sperare. Più di quanto era riuscito a fare Harry, con tutti i mazzi di rose davanti alla porta di camera sua, le poesie e i cioccolatini.

Mi odi?” domandò, con la voce che si incrinò leggermente verso la fine.

Quella era una cosa che non mi sarei mai aspettato, e mi fece girare a guardarla, senza più avere tutte le mie emozioni sotto controllo. Sul suo viso c'era una traccia di preoccupazione seria, la quale fu a dir poco sconcertante. Volevo prenderla, tenerla stretta a me, prometterle che sarebbe andato tutto bene. E invece l'unica cosa che riuscii a fare fu scuotere la testa.

E tu mi odi?” attesi con impazienza che mi rispondesse, ma lei rimase in ostinato silenzio.

Un silenzio che aveva l'amaro retrogusto di un silenzioso sì. Il mio cuore ebbe un tuffo, mentre mi scivolava addosso un'ondata di nausea. Cercai di mantenere un'espressione impassibile, ma si stava rivelando sempre più difficile. Specie in quel silenzio assordante.

Oddio, mi odi davvero.” mormorai, disgustato per quello che ero riuscito a farle.

Lei allungò una mano verso di me, ma io mi scansai, proprio come aveva fatto lei prima. Non lo feci per ripicca, semplicemente non avevo il coraggio di farmi toccare da Taylor, la dolce e innocente Taylor.

Lei cercò di incontrare il mio sguardo, ma in realtà non ci riuscì, perché tenni i miei accuratamente fissi sugli steli d'erba sotto di noi.

Guardami, ti prego.” la sua richiesta mi fece immediatamente girare, anche se di malavoglia.

I suoi occhi scintillarono di sincerità quando parlò: “Io non potrei mai odiarti, Zayn.”

Davvero?” il mio stomaco si snodò dalla posizione annodata che aveva formato.

Non mi rispose, ma fece una di quelle sue domande a trabocchetto: “Com'è l'amore?” mi chiese con un soffio.

La guardai per lunghi istanti: “Non lo so.” dissi in tutta sincerità. Ero stato con una miriade di ragazze, ma non ne avevo mai amata nessuna. E, anche se non sapevo dove voleva andare a parare con questa domanda, avrei fatto di tutto pur di farla continuare a parlare.

Come si fa a capire se si è innamorati?” e fu con quelle parole che capii che il discorso non era messo lì a caso. L'ipotesi più probabile era che si fosse presa una cotta per Niall. E per qualche strana ragione il pensiero mi dava altamente fastidio. Il pensiero del mio Niall che baciava la mia Taylor... Mi faceva scattare una sferzata di gelida rabbia. Che proprio non riuscivo a spiegarmi. Certo, ogni tanto potevo diventare aggressivo, se mi minacciavano una persona cara, ma non c'era nulla di pericoloso in quell'immagine.

Beh, quando ami una persona vuoi passarci assieme tutto il tuo tempo, e ti senti geloso se parla con altre persone. Questa persona ti sembra perfetta in ogni cosa, e... non so, la consideri solo ed esclusivamente di tua proprietà.” e per qualche ragione, alla fine stavo pensando proprio a Taylor. Probabilmente perché aveva questa capacità di stregare e catturare l'attenzione. Anche Harry la vedeva come me, quindi potevo dire con certezza di non essere io quello strano.

Il suo viso era perplesso: “Secondo me non è così. Quando ami una persona ti dimentichi completamente di te stesso per quella persona. Tu non conti più niente, è solo la felicità dell'altra persona che diventa importante. Saresti pronto a morire per lei. E se la felicità dell'altra persona significa che se ne deve andare, allora la lascerai andare con un sorriso ed un augurio.” alla fine la sua voce si fece ovattata.

Eravamo completamente diversi. Se io ero il nero, lei era il bianco. Così altruista, nessuno poteva anche lontanamente raggiungere quel livello di purezza. Il mio cuore sprofondò di nuovo, dando inizio ad un disperato giro sulle montagne russe per il mio stomaco.

Perché me lo stai dicendo?” era la prima volta che mi offriva di sua spontanea volontà un parere.

Per la prima volta dall'inizio della conversazione, lei mi rivolse un sorriso molto dolce: “Non avete lasciato che me ne andassi. È stata una decisione molto egoistica da parte vostra.” mi disse con un candore stupefacente.

Perché hai tentato il suicidio, Taylor?”

Ecco, l'avevo chiesto. In fondo, tutta questa conversazione era stata solo una fase preliminare prima della fatidica domanda. La sentii trattenere il respiro, per poi espirare con tranquillità.

Zayn, tu li hai mai visti i colori?” solo da quella domanda, avrei dovuto cominciare a dubitare della sua sanità mentale, e invece in quel momento mi sembrò una domanda più che legittima. Da parte sua comunque.

Certo, tutti i giorni.” ed ero anche abbastanza frustrato che fosse riuscita a deviare la mia domanda così, cambiando completamente tema.

Lei si distese lungo l'erba, facendomi segno di fare lo stesso. Eravamo lì, fermi a guardare il cielo.

Guarda attentamente. Ora dimmi, Zayn, secondo te com'è il cielo oggi?” il suo tono era mortalmente serio, e fu l'unica cosa che mi fermò dall'alzarmi e andarmene con una risata di scherno. Anche se ero molto tentato di farlo lo stesso, al diavolo il rispetto.

Beh, è azzurro, con delle nuvole. E il sole sta sorgendo proprio in questo momento, quindi c'è anche un po' di rosa.” quella risposta, per qualche motivo, mi fece sentire stupido, e incredibilmente cieco.

Vuoi sapere come lo vedo io? Il cielo sopra di noi è di un azzurro scuro, ma vivace, quasi come il mare di posti come i Caraibi. E là, dove sta spuntando il sole, attraverso quella schiera di case e alberi, diventa anche simile al magenta, come... come, non so come, ma è bellissimo. E proprio dove sta sorgendo il sole, in tutto lo spazio attorno, diventa arancione, un arancione molto forte. Tra il magenta e il blu c'è uno spazio più chiaro, simile ad un bianco lattiginoso tinto leggermente di azzurro. Ed è stupendo, perché dove è blu le nuvole sono più chiare, mentre dove c'è il rosa le nuvole sono come un viola scuro.” si fermò per prendere un respiro, e io rimasi incantato. Io non sarei mai stato capace di fare una descrizione del genere, ma in effetti era tutto lì. Solo che io non lo vedevo.

E a quel punto la domanda di Taylor diventava sensata.

Zayn, tu li hai mai visti i colori?

No, io non li avevo mai visti i colori. Ero stato cieco per diciassette anni della mia vita.

Cercai di nascondere il mio imbarazzo: “Ma cosa c'entra tutto questo con il suicidio?”

Gli occhi di Taylor mi guardarono da cima a fondo, cercando qualcosa sul mio viso. Dopo qualche istante, la sua espressione entusiasta si smorzò, soppiantata da una piega all'ingiù della bocca.

Niall avrebbe capito.” disse in un sussurro, la sua voce quasi seccata.

Mi rialzai dalla posizione distesa e assottigliai gli occhi verso di lei. Non sapevo esattamente cosa intendesse dire con quella frase, ma non mi era piaciuta. Per niente. Anzi, in questo momento ero così arrabbiato che volevo tornare nella camera che dividevo con Liam e Niall e spaccare qualcosa in testa al biondino.

E a quel punto sentii un filo spezzarsi dentro di me, una voce che mi urlava basta.

Alzandomi, lasciai cadere la coperta azzurra. Quella superficie rettangolare coprì la mia visuale di Taylor per qualche istante prima di volteggiare a terra.

Eccolo ancora, sulla faccia di Taylor sempre quel sottile strato di autocommiserazione che avevo notato in numerose occasioni.

E mi dava un tremendo fastidio, la stessa sensazione di avere un prurito e non potersi grattare. Volevo solo spianare la ruga tra le sue sopracciglia, piegare gli angoli della sua bocca verso l'insù. Ma la cosa che più mi faceva innervosire era la luce morta che brillava debolmente nei suoi occhi, forse perché non potevo fare nulla per quella.

Volevo solo... Bah, non lo sapevo cosa volevo, era tutto troppo confuso. Probabilmente perché così presto al mattino il mio cervello non aveva ancora collegato.

I soffi incessanti del vento erano l'unica cosa che mi permetteva di restare sveglio. E poi mi ricordai della mia rabbia, che si era persa mentre osservavo il visino pallido di Taylor. Sì, io ero arrabbiato con lei e con Niall.

Non mi ricordavo il perché, ora che ci pensavo bene, ma se mi ero arrabbiato un motivo c'era di sicuro.

Mi misi addosso la mia migliore espressione feroce, ma doveva essere abbastanza scadente a guardare l'espressione sognante di lei.

Già, peccato che non sono Niall.” dissi improvvisamente, girandomi per tornare dentro casa. L'aria dentro era molto più calda e permise ai miei muscoli di rilassarsi un po'. Ma non fece niente per sciogliere lo strato di ghiaccio che si era avvolto attorno al mio cuore. Ma d'altronde, nulla ci riusciva più. Una delusione dopo l'altra, avevo finalmente capito che l'unico modo per non soffrire era creare quella specie di barriera impenetrabile che nessuno riusciva a superare. E oggi Taylor era riuscita ad aggiungere l'ennesimo strato, rendendo la mia fortezza ancora più invalicabile.
Doveva ancora nascere la ragazza capace di far breccia nel mio cuore. Perché di certo, per quante speranze avesse nutrito Liam, nonostante tutte le battutine di Louis sul fatto che quando ero attorno a lei mi afflosciavo, Taylor era solo l'ennesima ragazza. Come un giocattolo nuovo per un bambino. I primi giorni non avrebbe fatto altro che giocarci, dimenticando tutto il resto, e poi, come sempre, si sarebbe stufato e avrebbe abbandonato il giocattolo per dedicarsi ad un altro. Oppure ci avrebbe giocato fino a che non si fosse rotto.

Ecco, con Taylor e tutto il genere femminile era così, andavano bene per qualche giorno, ma alla lunga diventavano noiose.

 

*ANGOLO AUTRICE*

Guardate che brava che sono, ho aggiornato prestissimo (sì, per i miei standard ._.). Non potevo non aggiornare dopo aver visto tutte quelle stupende, fantastiche, bellissime recensioni per lo scorso capitolo.

Vi dirò una cosa sconvolgente: il capitolo mi piace. Il che probabilmente significa che voi lo avrete odiato o vi sarete annoiate a morte, ma a me è piaciuto scriverlo. Avvenimento più unico che raro...

E ho messo il POV di Zayn. Spero di non avervi delusa con i suoi pensieri, premettendo che ho fatto una fatica assurda a scrivere la sua parte (e infatti, vista dal punto di vista di Zayn, Taylor sembra fuori di testa) e non sono sicura di come sia venuta. Insomma, a tratti mi sembra incoerente.

Da adesso vorrei tenere i capitoli più incentrati su Taylor e, se a qualcuno interessa, anche Gary. Ma sarà comunque Taylor per la maggior parte del tempo.

Detto questo, mi lasciate una recensione? Mi basta anche solo una frase, ma dimostratemi che sto scrivendo per qualcuno :) Anche perché, ormai lo sapete, le vostre recensioni mi spronano a scrivere!

Vorrei fare pubblicità a delle storie stupende (so già che me ne dimenticherò qualcuna), che consiglio vivamente a chiunque, sono davvero molto belle:

Turn

You're fucking perfect to me.

My best friend's brother

You're my kryptonite.

Ele ^_^

P.S. Non vorrei sembrare ingrata o che altro, ma ci terrei davvero tanto a precisare che accetto ogni genere di commenti, anche critiche (anzi, ben vengano!), però c'è un limite a tutto! C'è una RAGIONE se questa storia è angst, e mi sembra anche di avervi avvertito quando c'erano i capitoli più forti, quindi, se il genere non vi piace, non c'è alcun bisogno di insultarmi, basta che andate a leggervi una storia diversa. Ok? Grazie :)

   
 
Leggi le 44 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: orphan_account