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Autore: Virgi Chris Salvatore    02/06/2012    3 recensioni
Christelle Hollister è una ragazza coraggiosa e testarda, con un passato da dimenticare e un futuro da scrivere. Si trasferisce a Mystic Falls cercando di ricominciare, tuttavia pezzi del suo passato torneranno a galla. Ma il suo principe dagli occhi di ghiaccio starà al suo fianco pronto ad aiutarla e difenderla.
[Dal capitolo nove:
"“Christelle, piantala di cantare!” mi urlò mamma, dopo l'ottava volta che ripetevo la ninna nanna che mi cantava sempre prima di andare a dormire.
“Io ti regalerò ogni singolo risveglio la mattina...” continuai senza darle ascolto.
“Christelle Jane Hollister, se non la smetti vengo io lì, papà sta guidando e non devi deconcentrarlo!” mi sgridò mamma, per l'ennesima volta.
“Non ti preoccupare cara, è solo una bambina.” disse, girandosi per sorridermi.
Una luce.
Un urlo. “Oddio, Paul!”
Fuoco, rumore, silenzio, lacrime, rabbia, ghiaccio. Un vortice di cose e emozioni che vedevo e provavo in quel momento.
“Papà!” un urlo strozzato di una bimba di quattro anni.
Sangue. Papà respirava piano, sfinito.
Mamma. Non la vedevo. Le lacrime scendevano copiose sul mio viso.
Un dolore alla gamba.
Un uomo. In piedi, davanti a papà. Mi guardava, e sorrideva.
“Papà.”sussurrai, mentre quell'uomo si avvicinava a lui, ormai morente.
“Addio, Paul.” disse l'uomo.
Buio.
Dolore.
Sangue.
Lacrime.
Fuoco.
Ghiaccio.
Rabbia.
Rancore.
Morte.
Mi sveglia di colpo.
Ero sola nel mio letto. Avevo la fronte bagnata di sudore freddo, e le guance bagnate dalle lacrime.
Mi alzai, scesi le scale e andai in cucina, dove presi un bicchiere d'acqua che bevvi tutto d'un sorso.
Mi appoggiai al muro della cucina, ripensando a quel sogno.
Era tutto così reale, così vero. Non era sfocato come i soliti sogni che facevo, sembrava di più... un ricordo.
Provai a rivedere quelle scene, così chiare e limpide, così dure e così follemente vere.
Non era possibile, non poteva essere. Non poteva essere vero, chi era quell'uomo?
Cos'era successo quel giorno di giugno di tredici anni fa?
Che cos'era successo ai miei genitori?
Che cosa voleva quell'uomo dai miei genitori?
Che cosa aveva fatto loro?
Perché io ero viva?
Qual era la verità?"]
[Dal capitolo 12:
“Non ci riesco...” balbettai, con le lacrime agli occhi.
“No Christelle. Tu ce la fai, ce l'hai sempre fatta e ce la farai anche adesso.”
Mi prese il viso tra le mani e incatenò i suoi lapislazzuli ai miei smeraldi. “Ci sono io con te, non sei sola.”
Presi un respiro profondo.
Lui era con me.
Ce l'avrei fatta.
Chiusi gli occhi e lasciai le dita scivolare sui tasti.
Era così semplice, sorrisi.
Mi ricordavo ancora le note della ninna che mi cantava mamma.
Non ricordo per quanto suonai.
Secondi, minuti, ore.
Mi ricordo solo quando smisi di suonare.
Ero felice.
Stavo bene.
Damon mi guardava e sorrideva.
Si avvicinò al mio viso e mi baciò lentamente, con dolcezza e passione.
Era mio, solo mio.
Lo sapevo.
E sapevo anche di appartenergli.
La parte più profonda di me era incatenata a lui.
Il mio cuore gli apparteneva.
Oggi, domani e per sempre.]
Spero vi piaccia, io ci ho messo corpo, anima e sangue.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You Ever Love Me?


 9. You're not.

Pov. Damon

 

Mi svegliai con un gran mal di testa quella mattina.

Quella notte avevo bevuto alcol e tanto, tanto, tanto sangue.

Mi ero divertito con qualche ragazza, le avevo soggiogate e portate alla pensione, dove poi ci eravamo divertiti.

Mi ero comportato come mostro, la mia umanità era andata a farsi fottere quella notte.

Eppure non ero soddisfatto.

Quel vuoto continuava ad espandersi, quel vuoto non voleva andare via.

Non parlavo con Stefan ed Elena da quel pomeriggio, da quando me ne ero andato senza spiegazioni.

Ero scappato, ero stato codardo.

Non avevo fatto come Stefan o Elena, non ero rimasto ad affrontare quella situazione, ero stato un coniglio, scappando dalla realtà, aggrappandomi all'alcol come ero solito a fare.

Dovevo spegnere le mie emozioni, dovevo dimenticare. E in teoria lo avevo fatto.

Eppure perché continuavo a pensare a lei? Perché il suo ricordo continuava a tormentarmi se non provavo più sentimenti?

Mi chiesi infilandomi i jeans scuri. Le ragazze se n'erano andate da almeno un'ora.

Seduci, mordi, cancella.

Semplice, no?

Era quello che mi riusciva meglio, potevo solo usare ed essere usato, l'amore era una cosa che non mi era mai stata concessa.

Scesi le scale mentre indossavo una t-shirt grigio perla. Elena e Stefan erano abbracciati sul divano. “Buongiorno” un sorriso ironico apparse sul mio viso. “Come ve la passate?” chiesi, avvicinandomi a loro.

Non dovevo dar a vedere il mio malumore, dovevo opprimerlo come facevo sempre, dovevo essere lo stronzo menefreghista che se ne frega di tutti e di tutto. Era l'unica soluzione, dato che le cose non sarebbero cambiate. “Buongiorno anche a te, Damon” mi rispose Elena. Il suo sguardo scrutava impercettibilmente ogni dettaglio del mio viso, cercando una seconda emozione nascosta.

Era scettica come sempre. Anzi era ottimista, credeva che in me ci fosse ancora un briciolo di umanità che mi permettesse di provare qualche sentimento. “Damon, sicuro che sia un Buongiorno?” mi chiese Stefan, guardandomi perplesso. “E perché mai dovrebbe essere un “cattivo giorno”?-gesticolai con le mani- il sole brilla nel cielo azzurro, gli uccellini cantano, il mondo gira e io sono affamato, vado a mangiare un boccone” dissi, allontanandomi dai due e sottolineando con la voce la parola boccone.

Volevano odiarmi? L'occasione non mancava mai.

Ieri quando te ne sei andato abbiamo parlato con Christelle, e così hanno fatto anche gli altri.. Dovevi vedere che faccia ha fatto quando ha saputo che Alarick Saltzman, il suo diligentissimo professore di storia, era un cacciatore di vampiri.” continuò Elena, con un risolino sommesso alla fine. “E a me cosa dovrebbe importarmi scusa? Ora sa che cosa sono, non devo più fingere di essere gentile con lei.” le risposi seccato, senza nemmeno guardarla negli occhi.

Abbiamo anche parlato di te, Damon. Avrebbe voluto parlarti ieri, ma tu sei scappato. Dovete parlare. Le cose non stanno come credi.” aggiunse la bella mora, facendomi sobbalzare internamente.

Che cosa voleva Christelle Hollister da me?

Uscii di casa senza rispondere, non ne avevo voglia.

Cosa voleva ancora dirmi? Non volevo sentirla mentre mi diceva che ero un mostro senz'anima e che dovevo starle lontano. Non avrei retto.

Mi diressi al Grill. Il mio migliore amico mi stava aspettando. Lui almeno c'era sempre, non gli importava se ero vivo o morto, lui mi faceva dimenticare e mi dava quel poco sollievo che tanto bramavo.

Portai il bicchiere alle labbra e sentii quel magico liquido ambrato scendermi giù per la gola.

E poi lo sentii, di nuovo.

Quel profumo dolce e familiare, un odore delicato di rose mescolato a quello più intenso e invitante del suo sangue.

Mi girai appena per vedere quei due smeraldi meravigliosi che mi fissavano, dritti nei mie.

I nostri sguardi si fusero, e, per un istante, sentii il cuore ricominciare a battere, all'impazzata.

Vidi la sua immagine delicata avvicinarsi cautamente a me, come per cercare di non far svanire la magia.

Damon, ho bisogno di parlarti.” mi disse lei seria. “Sono tutt'orecchi.”risposi, ingoiando l'ultimo sorso di quel nettare prezioso dal bicchiere trasparente.

Non qui, Damon.” continuò lei, pronunciando dolcemente il mio nome. Adoravo quando lo pronunciava, lo rendeva speciale, quasi.. umano.

Dai su,- sbuffai alzandomi- facciamo questa cosa così ce la leviamo di torno.” ero stato freddo e acido, ma era quello il mio obbiettivo, o sbaglio?

Lei uscii dal locale e io la seguii.

Conosci un posto tranquillo dove parlare?” mi chiese, aprendo la portiera della macchina. “La pensione andrà benissimo.” risposi seccato, battendo nervosamente il piede sul terreno. “Va benissimo, basta che non ci sia nessuno apparte noi due.” disse, spostando lo sguardo su di me.

Ah, allora credo di no, perché Stefan ed Elena sarebbero rimasti a casa questo pomeriggio per amoreggiare.” sbuffai, spostando lo sguardo oltre le sue spalle con fare indifferente.

Allora conosco io un posto tranquillo, sali.” disse, aprendomi la porta, invitandomi a salire.

Va bene, come vuoi.” borbottai salendo nell'abitacolo.

 

Eravamo in viaggio da una ventina di minuti. Non ci eravamo scambiati neanche una parola per tutto il tragitto.

Ogni tanto notavo che sbirciava il mio profilo con la coda dell'occhio, proprio come facevo anche io.

Siamo arrivati.” esordì lei, rompendo il silenzio.

Parcheggiò la Mercedes su una stradina sterrata e scese dalla macchina. “Seguimi.” esordì, dirigendosi verso un piccolo sentiero e per poi sbucare in una grandissima distesa verde, con un ciliegio al centro, mentre la seguivo. Attraversammo quel campo verde. Dovevo ammettere che era davvero stupendo. Avanzammo fino ad arrivare sotto quell'albero, dove Christelle si sedette, appoggiando la schiena sul tronco.

Io la imitai, cercando di mantenere una certa distanza. Sapevo che quella distanza faceva male ad entrambi, ma era la cosa giusta.

Non ho molto tempo, sbrigati.” dissi, guardandomi intorno con aria indifferente. “Damon, smettila.” disse solo, con occhi imploranti. “Cosa vuoi da me?! Me lo vuoi spiegare, dannazione!” sbottai, cercando di alzarmi, ma qualcosa me lo impedì. La mano della Hollister mi teneva stretto per il polso, trattenendomi. “Per favore, non fare così. Ho bisogno di parlarti.” mi disse, con voce tremante. Mi sedetti solo, sbuffando.

Ero uno stronzo, lo sapevo.

Ma era la cosa migliore. Io non la meritavo, come non avevo meritato Elena.

Lei doveva odiarmi e dimenticarmi.

Cosa potevo offrire io, morto senz'anima, ad un angelo come lei?

Damon, ci ho messo un po' per elaborare le cose.. Dopo quel sogno avevo capito che qualcosa non andava. Dovevo sapere, non potevate più tenermelo nascosto. All'inizio ero arrabbiata con voi, mi avevate nascosto una parte fondamentale della vostra vita, e io mi ero fidata, cosa che non facevo da molto tempo. Ero furiosa, non potevo..”

Basta così, Chris.” la interruppi io. “Non puoi continuare a farmi questi discorsi, non in questa situazione. Tu non dovresti essere qui, da sola, con un mostro come me, potrei farti del male o ucciderti.” dissi, sibilando.

Ma lei rimase impassibile, con lo stesso luccichio negli occhi, pieni di rancore.

No, tu non mi farai del male.” dichiarò solo. In quelle parole sentì un accenno di sfida.

Mi stai sfidando, per caso?” dissi suadente, cercando di spaventarla.

No, Damon. Non lo farai, perché tu non lo sei. Tu non sei un mostro e mai lo sarai.” rispose solo, incatenando i suoi occhi ai miei.

Il sangue mi si gelò nelle vene.

Davvero era così ingenua?

Lo credi davvero, Chris? Non hai paura?” gli chiesi, avvicinandomi a lei.

Si, in realtà ho paura.” rispose, avvicinandosi a sua volta. “Non ho mai avuto più paura in tutta la mia vita. Ho paura di perderti, Damon. Ho paura di vederti volare via, proprio come hanno fatto tutte le persone a cui tenevo. E io tengo molto a te. Non sei un mostro e mai lo sarai, per me.” continuò, la voce le tremava e gli occhi erano lucidi.

Era tutto così folle, così inaspettato. Io non la meritavo e mai l'avrei meritata.

Come mai non voleva capirlo?

Perché non capisci? Io sono morto.” le dissi, prendendole la mano e posizionandola dove, una volta, c'era il mio cuore. “Che cosa senti? Niente. E' solo un ammasso di cemento e pietra freddo come il ghiaccio. Io non ho un cuore, Christelle. Quando lo vorrai capire?” gli chiesi, guardandola in quegli occhi così malinconici.

Le stavo davvero facendo tutto questo male?

Damon, a volte le persone non scelgono che cosa essere, lo sono e basta. Tu sei umano. Lo sei più di me. Se non lo fossi io non sarei qui, non sarei qui per te.” una lacrima solitaria varcò il suo viso.

Come potevano degli occhi così belli essere così tristi?

Lei era così dolce e infinitamente buona.

Lei era lei.

La mia Chris.

La ragazza coraggiosa che sfidava ogni legge della natura per stare affianco ad un mostro come me.

La ragazza che facevo continuamente soffrire.

E io soffrivo a mia volta.

Stare lontani sarebbe la cosa giusta.

Ma, infondo, la mia vita non è un enorme errore?

Ho continuamente sbagliato, in tutta la mia vita.

Sempre e comunque.

Sono pronto.

Sono destinato a sbagliare?

Bene, questa volta sbaglierò ancora.

 

Farò lo sbaglio più giusto di tutta la mia vita.

Riesci solamente immaginare l'errore che stai commettendo?”

La guardai negli occhi lucidi, un sorriso dolce sul viso.

Se davvero tu sei un errore, beh, sono pronta a sbagliare ogni singolo istante.”

Mi sorrise, asciugandosi con il dorso della mano le guance umide.

Era così dannatamente tenera e sexy allo stesso tempo.

Com'era possibile?

Come potevo io, Damon Salvatore, perdere le staffe per una ragazzina?

E' una ruota che gira, ragazzo mio.

E ora, in questo preciso istante, saresti pronta a sbagliare?” gli domandai, sporgendomi verso di lei.

Lei mi guardò senza capire, un'espressione confusa sul volto.

Di colpo mi avvicinai al suo viso, solo pochi millimetri ci separavano.

Lei avvampo visibilmente, sorpresa.

Riuscì solo a sussurrare un tremante “Si” e io subito appoggiai le mie labbra sulle sue.

Erano morbide e piene, dolci e piccanti.

Un mare di emozioni mi invasero.

Mi travolsero portando via ogni parte di me.

Le sue labbra premevano sulle mie, le mie mani arrivarono ai capelli e gli sfilai il nastro rosso che intrappolava la sua morbidissima chioma rossa dove, subito, affondai le dita, intrecciandole a quelle ciocche infuocate.

Iniziai a socchiudere la bocca, chiedendo accesso con la lingua alle sue tanto bramate labbra.

Lei subito la accolse, socchiudendole a sua volta, cosa che mi fece sorridere.

Lei nostre lingue s'intrecciavano, si rincorrevano e giocavano assieme.

Fuoco e ghiaccio.

Terra e aria.

Bianco e nero.

Eravamo come un puzzle, tutti i nostri pezzi s'incastravano perfettamente, dando vita a mille emozioni.

Durante quella danza infuocata, mi accorsi della sua goffaggine, e ciò mi fece intuire che quello era il suo primo bacio.

Mi sentii onorato.

Ero stato il primo a cui lo aveva concesso.

Io, un demone senz'anima, ricevevo un dono così grande da un angelo come lei.

Sorrisi ancora.

Ero felice.

Ero a casa.

Dolcemente mi staccai dalle sue labbra, ancora incatenato ai suoi meravigliosi occhi verdi.

Le sue guance gioconde erano rosse, e tutto ciò le dava un aspetto terribilmente adorabile.

Il suo telefonò iniziò a squillare, rompendo la magia.

Lo tirò fuori dalla tasca, guardò lo schermo e rispose.

Ciao Stefan” disse, alzandosi dal terreno ricoperto d'erbetta verde.

Oh grazie al cielo Christelle! Stai bene?!” riuscii percepire con il mio acutissimo udito.

Si, sto bene, non preoccuparti!” rispose lei, cercando di calmare mio fratello.

Sapevamo che eri andata a cercare Damon e.. sai com'è.. vedendo che non rispondevi.. e Damon era furioso, ecco..” Stefan pensava davvero che le avrei fatto del male? Beh, infondo, come dargli torto? Non mi ero comportato nei modi migliori quella mattina.

In realtà siamo insieme, abbiamo parlato un po'. Non mi ha fatto del male, non me ne farebbe mai.” gli rispose, girando lo sguardo verso di me.

Ci guardammo negli occhi per un istante che parve essere infinito, solo la voce di Stefan ci riportò alla realtà.

Bene, sono felice che tu sia riuscita a parlarci. Raggiungeteci alla pensione, ormai il sole sta calando.” effettivamente eravamo stati sotto quell'albero per tutto il pomeriggio e ormai il sole stava tramontando.

Si, tranquillo. Ciao Stefan” gli rispose attaccando il telefono.

Lo rimise in tasca e si sedette di nuovo sotto l'albero, affianco a me.

Dovremmo andare a casa, capisco che il tuo primo bacio sia stato emozionante e che tu ne voglia altri, ma si sta facendo tardi e ci stanno aspettando” le dissi, un sorriso sghembo sul viso.

Lei arrossi visibilmente cercando una risposta da darmi.

Mi tirò un pugno sulla spalla con fare offeso e si tirò in piedi.

Mi porse la mano, mi sorrise e mi disse “Su, andiamo a casa.”

Io gli afferrai la mano e la guardai negli occhi “Io sono già a casa.”

Erano attimi speciali, attimi da fotografare e rivivere in ogni singolo istante.

Prima erano sogni, ora erano emozioni e più avanti sarebbero stati meravigliosi ricordi.

Ricordi di momenti che ti entrano dentro, marchiandoti l'anima.

Momenti unici e inimitabili.

 

Momenti che solo lei riusciva a darmi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Buonsalve cari spettatori.

Anzitutto volevo scusarmi per il ritardo.

Mi dispiace da morire!!

Sorry, sorry, sorry!!

Beh non voglio e non mi piace imporre cose alla gente, ma con 9 capitoli, solo tre recensioni, non mi piace molto come cosa.

A me piace scrivere questa ff, ma voglio anche sapere altre opinioni.

In questo capitolo voglio minimo 10 recensioni e pubblico il 10 cap, okay?

Fatevi sentire, io mi sto impegnando da morire.

Un bacione,

vostra

Virgi :) 

  
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