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Autore: KayeJ    03/06/2012    2 recensioni
Alzarsi tardi. Scuotere la testa sentendosi stonati, in un letto sfatto, in una camera disordinata.
Sorridi Questo è il tuo mondo Lavi.
[LavixKanda]
[TykixAllen]
N.B: Imposto il rating come arancione, ma è molto probabile che con l'aumentare dei capitoli passi a rosso!
Genere: Comico, Commedia, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Miranda Lotto, Rabi/Lavi, Tyki Mikk, Un po' tutti, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda, Tyki/Allen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Va bene, va bene, va bene.

Andava bene aspettare domani, sì.

Ma qui serviva un’idea, e al più presto, perché, per l’appunto, si deve battere il ferro finche è caldo, o meglio.
Si deve infastidire Yuu finche è irritabile, o passerà ad ignorarti, bellamente e definitivamente.
Almeno, questo era quello che a Lavi era sembrato di capire da quanto successo fino a quel momento.
Yuu + fastidioso coniglio = possibilità di tirargli fuori qualche sentimento degno di questo nome, il tutto condito di risvolti piacevoli per il fastidioso coniglio, se possibile.
Lavi tutto sommato non era affatto male in matematica, e quell’equazione sembrava così semplice da risolvere in sé che gli pareva quasi superfluo doversene preoccupare.
Il vero problema in quel momento era avvicinare il primo addendo, ovvero Yuu.
E poi il contesto. Insomma, come avrebbe fatto a convincerlo ad uscire con lui per poter così attuare il suo diabolico piano, qualunque esso fosse?
«Aaaaahh!» piagnucolò Lavi camminando su e giù per il suo ridottissimo soggiorno.
Si mise le mani nei capelli, continuando a camminare in cerca di un’idea fra tutte le cose lì attorno.
Serviva un’idea, una di quelle idee che quando la guardavi dicevi: “Ma cacchio! Era così semplice! Come ho fatto a non pensarci prima?”, una di quelle idee che erano la sintesi stessa della perfezione: diaboliche e semplici, attuabili in una mossa sola, e il risultato poi era sicuro al novantanove per cento.
Ovviamente gli imprevisti non sono previsti nel pacchetto, ma non fanno altro che aggiungere pepe e a stuzzicare l’appetito.
Si fermò in mezzo al soggiorno, lo sguardo fisso a qualche metro di distanza sul tavolo della cucina a vista. Il volantino di quella serata lampeggiava arancione giallino, carico di promesse e speranze.

Ci si avvicinò, quasi trascinato involontariamente lì dall’odore di Idea che emanava il volantino.



 
Bla bla bla cha cha cha.
Serata di balli latino americani fino al mattino!
Da mezzanotte in poi reggaeton, hip hop e dance hall.
Ingresso gratuito fino alle 22:30.
Dopo 15 sterline uomo, 10 donna, un drink omaggio con ogni ingresso.

 
 
Prese velocemente il cellulare da una tasca.
Oh, eccolo il piano diabolico che si delineava nella sua mente.
Ora aveva bisogno solo di una piccola informazione.
Fece scorrere la rubrica frettolosamente fino ad arrivare ad una certa lettera.
Tanto con la T aveva solo lui, quindi premette un altro tasto e aspettò che il familiare tu-tu-tu del telefono cominciasse a tenergli compagnia.
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
Allen ne capiva sempre meno.
Sentiva il calore diffondersi per tutto il suo corpo a partire dalle labbra di Tyki, per la precisione, a partire dai punti toccati dalle labbra di Tyki.
Non riusciva più a capire nemmeno cosa fosse lecito lasciargli fare e cosa non lo fosse.
Non sapeva nemmeno quando avesse smesso di domandarselo, forse già quando Tyki aveva accostato le labbra al suo orecchio per salutarlo con un «Buongiorno, Shōnen.» decisamente sensuale, o forse quando aveva appoggiato una mano sul suo fianco per stringerlo contro di sé e poter baciare il suo collo.
Beh. Di sicuro mentre Tyki aveva slacciato il suo panciotto e la sua camicia non se l’era chiesto. Di questo ne era certo.
E nemmeno quando aveva sentito le labbra di Tyki assaporare con un misto di compiacimento e curiosità la pelle al di sopra del suo sterno.
Così come non si era chiesto del perché avesse affondato tanto frettolosamente le mani nei riccioli neri dell’altro, e perché avesse avuto tanta brama di assaggiare a sua volta le labbra del moro.
Ecco. Di sicuro non si era chiesto tutte queste cose.
Forse perché adesso non era il momento di chiedersele, pensava fra sé e sé mentre sentiva la corteccia ruvida dell’albero contro cui era appoggiato graffiargli appena appena la pelle chiara della schiena.
Ma in fondo chi se ne fregava dell’albero, no?
Voglio dire, c’era Tyki, completamente aderente al suo corpo, che lo guardava con quegli occhi che sembravano ambra liquida. E che lo guardavano con una brama indefinita disciolta lì dentro.
Tyki si abbassò a respirare contro la sua pelle, ed Allen fremette al tocco leggero del suo naso contro la pelle del collo, martoriata dai denti e dai baci del moro.
«Mmmh… Shōnen. –mormorò con una voce roca e suadente contro al sua pelle- ma lo sai che sei proprio stuzzicante?»
E ridacchiò avvicinandosi al suo orecchio, per lambirglielo appena con la punta della lingua.
Allen trasalì in un sospiro troppo dolce, per essere di fastidio.
« N-non provare a prendermi in giro.» soffiò piano, cercando di ripescare un filo di lucidità da qualche parte, nei meandri della sua mente.
A Tyki fremettero le gambe nel sentire quella voce così morbida, eppure che tentava ancora di recuperare un po’ di controllo con una lodevole nota d’orgoglio.
Rise: « Non ti piace per caso quello che stiamo facendo?», chiese con tono divertito, facendo scendere una mano lungo il ventre piatto dell’albino.
Lo sentiva fremere sotto il tocco caldo della sua mano.
Ma più di tutto gli piacque sentirlo trattenere il respirò quando arrivò a giocherellare con l’elastico delle mutande, che spuntava tentatore dai suoi pantaloni scuri.
« Allora, Shōnen? Perché non mi rispondi?» proseguì beffardo, slacciandogli i pantaloni e andando ad accarezzargli l’interno di una coscia, mentre continuava a sussurrare al suo orecchio.
«Forse ti da fastidio se faccio così?» chiese andando a sfiorare appena l’inguine dell’albino.
Allen gemette piano contro il suo orecchio.
Musica per le orecchie di Tyki.
 
Avrebbero potuto passare a fatti decisamente più interessanti, parlare per ore a gesti, gemiti e sospiri, se solo.
Già, se solo.
Se solo il cellulare di Tyki non avesse cominciato a vibrare fastidiosamente nella tasca posteriore dei suoi pantaloni.
Ed era insistente per giunta. Terribilmente insistente.
 
E rispondi dannazione! Dannato portoghese! Mi lasci sempre squillare per ore quando sei impegnato in certe cose, a volte non mi guardi per mesi, e poi te ne spunti fuori con telefonate fiume!
Ma io chi sono? Il figlio dell’ultimo arrivato? E dire che mi hai pagato pure così tanto…!
Oh! Eccolo! Va bene, ho capito, ho capito!
Adesso la smetto e ti lascio rispondere, va’. Ciao, ero un cellulare, e per una volta quel dannato portoghese ha risposto: vittoria!
 
«Dimmi.»
-Ehilà! Disturbo?-
«Sì. Decisamente sì, disturbi.» ora Tyki era piuttosto infastidito, anche se continuava ad accarezzare la pelle nuda della schiena di Allen.
-Beg, allora sarò breve, così poi puoi venire qui e tornare subito indietro. Senti, ti ricordi il ragazzo dell’altra serata? Ecco, mi è venuta un’idea per …-
«Senti Lavi, che vuoi? Ero occupato in un’attività ben più piacevole del semplice parlare con te. Vai subito al sodo e spiegati.»
-Vieni qua che ti spiego tutto e poi non ne parliamo più. Ti aspetto qui, arriva prima che puoi.-
Tu-tu-tu-tu.
 
Tyki guardò il telefono con odio, quasi volesse strapparne i chip con un solo gesto e buttarli dall’altra parte del mondo, fare finta che Lavi non abbia mai chiamato e tornare a dove era prima, esattamente lì, in quel minuscolo lembo di pelle fra la mascella e l’orecchio di Allen, un punto così nascosto, ma a quanto pare così sensibile da avergli insegnato a strappare gemiti piuttosto interessanti al suo piccolo Shōnen.
Ma Lavi era un amico, insomma, doveva sicuramente essere qualcosa di piuttosto urgente e importante.
Doveva esserlo, si auto convinse.
Altrimenti gli avrebbe spaccato la faccia per averlo interrotto mentre stava passando un momento tanto intenso e piacevole con Allen.
Si voltò verso l’albino, indossando la sua migliore faccia da schiaffi e alzando le spalle.
«Beh, mio caro Shōnen, per questa volta ti lascio in pace.» incominciò sorridendo nel modo più normale possibile, anche se alla visione di quel ragazzino, arrossato e ancora con gli occhi lievemente lucidi non poteva non sentirsi ribollire nel più profondo.
«Ci rivedremo prima di quello che tu possa immaginare.» sussurrò poi al suo orecchio prima di andarsene con passo elastico dalla radura, accendendosi una sigaretta.
 
Allen rimase lì ancora qualche minuto imbambolato, guardando Tyki allontanarsi.
Poi, si rese conto.
«MA CHI SI CREDE DI ESSERE QUELLO!» gridò rosso in volto e indignato come non mai.
Oh, vendetta. Un tale affronto esigeva vendetta.
E sapeva pure da chi potersi fare aiutare con un tipo del genere.
Sorrise maligno, recuperando le proprie cose e cercando nella rubrica del proprio cellulare un certo numero.
 
 
 
 
 
 
 
 
Notes:
Oh, sì. Ci sarà parecchio da divertirsi ora. Mai fare arrabbiare Allen. Così come mai interrompere Tyki in momenti così “importanti”.
Cosa avrà scatenato Lavi con questa chiamata? Non vi resta altro da fare che continuare a seguirci, per sapere cosa riusciremo a estrapolare dalle confessioni (estorte senza mezzi di tortura, lo giuriamo ù_ù) dalle labbra dei nostri beniamini.
Ringraziamo come sempre chi legge, chi segue, chi preferisce e chi recensisce: sapere che la loro storia continua ad appassionarvi ci fa un immenso piacere.
E con questo,
A presto!
KayeJ.
 
  
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