Memories
Elena si
lasciò andare sul letto di camera sua. Era rimasta sola per
la prima volta dal momento in cui si era risvegliata. Con gesti
automatici si era tolta i vestiti ancora impregnati d’acqua,
si era gettata nella doccia, ed una volta uscita si era infilata dei
vestiti puliti, anche se niente di tutto ciò sembrava
aiutarla a scuotersi di dosso quella sensazione di acqua stagnante (quell’odore
di morte pensò con orrore) che si sentiva
appiccicata addosso.
Stefan
l’aveva accompagnata a casa, ed era stato particolarmente
premuroso nei suoi confronti. Si chiese se sapesse che lei aveva scelto
di tornare da lui. Forse Damon glielo aveva detto. Era di questo che
avevano parlato fuori dalla stanza all’ospedale? Non lo
sapeva, la presenza di Jeremy e le loro continue preoccupazioni sul suo
stato non avevano lasciato il tempo di approfondire. Adesso entrambi la
aspettavano al piano di sotto, ma lei non aveva fretta di raggiungerli,
non ancora. C’erano quelle nuove, insidiose informazioni che
doveva processare prima di confrontarsi con Stefan e riprendere le fila
della loro storia.
Elena sapeva che una
delle conseguenze della transizione era la fine di ogni forma di
soggiogamento vampiresco ricevuta in vita. Pensò quindi che
era inutile opporvisi, chiuse gli occhi e lasciò che i
ritrovati ricordi le scorressero davanti.
“Bel
pigiamino”
Elena si
ferma, stupita e leggermente infastidita di vedere Damon seduto vicino
alla sua finestra, i gomiti appoggiati sulle ginocchia.
“Sono
stanca, Damon”.
Era stata una
lunga giornata, ed anche se quel giorno lui le aveva praticamente
salvato la vita, Elena provava ancora un forte risentimento nei suoi
confronti. Damon aveva ucciso Jeremy solo qualche settimana prima, e se
lui era vivo lo doveva solo alla fortunata coincidenza di indossare
l’anello Gilbert nell’attimo in cui Damon lo aveva
attaccato. Decisamente, in quel momento, Damon non è certo
una delle prime persone con cui vuole conversare.
Damon si alza
e le si avvicina con un sorriso un po’ insicuro, lasciandosi
scivolare la catena di un ciondolo tra le mani. Il ciondolo di Elena,
quello che le aveva regalato Stefan.
“Ti
ho portato questo” – e c’è una
certa soddisfazione nella sua voce.
Elena
è sorpresa. “Pensavo di averlo perso
…”. Damon scuote leggermente la testa, e lei
sospira sollevata.
“Grazie”
- sorride ed allunga le mani nel tentativo di prendere la collana, ma
Damon ritrae la mano, sottraendola dalla sua presa.
A che gioco
sta giocando?
“Ridammela,
per favore”. Elena non ha molta pazienza da mettere alla
prova.
Damon la
ignora. “Devo solo dire una cosa”.
Elena si
ritrae, leggermente spaventata. “Perché devi dirlo
con il mio ciondolo in mano?”.
Sa che dentro
al ciondolo c’è una piccola quantità di
verbena, sufficiente a proteggerla contro il soggiogamento. E sente un
forte bisogno di indossarla nuovamente.
Damon aggrotta
le ciglia, ed esita un attimo. “Beh …
Perché quello che sto per dirti è …
probabilmente la cosa più egoista che abbia mai detto in
vita mia”. E’ incerto, ma non sembra intenzionato a
desistere.
Elena prende
fiato, non vuole ascoltarlo. “Damon, non farlo”.
Ma Damon
insiste e si muove con più decisione nella sua direzione.
“No, ho solo bisogno di dirlo
una volta, e
tu hai solo bisogno di sentirtelo dire”.
Elena
indietreggia ancora di più, finché lui non le
arriva vicino, i lori volti a poca distanza l’uno
dall’altro. La fissa negli occhi ed Elena non può
fare a meno di sentire una lieve stretta allo stomaco.
“Ti amo, Elena” - le parole
gli escono d’un fiato - “Ed è proprio
perché ti amo che ….”. Damon si prende
una pausa, ed i suoi occhi si accendono di tristezza mentre la guarda -
“… non posso essere egoista con te. E
perché non puoi saperlo”. I suoi occhi sono sempre
più lucidi, mentre inclina leggermente la testa di lato, il
suo sguardo ancora più intenso. “Io non ti merito
…” – la sua voce si incrina -
“… ma mio fratello sì”.
Elena sente di
voler dire qualcosa, ma le parole le muoiono in gola. Non riesce a
smettere di fissare il suo sguardo. Non vuole smettere. E’
incapace di aggiungere altro, di formulare un qualsiasi pensiero. Damon
si avvicina ancora, ed Elena ha un fremito. Vuole baciarla?
Lentamente e con dolcezza, Damon le bacia la
fronte. Elena è sconcertata, la sua bocca continua ad
aprirsi, ma non ne esce alcun suono.
Damon le
rivolge un altro sguardo, mentre le accarezza piano i capelli,
“Dio, quanto vorrei che non tu dovessi scordarlo”.
Elena lo
guarda interrogativamente.
“Ma
devi …”
Elena non riusciva a
capire perché fosse così scossa da quel ricordo.
Non ne era stupita, perché sapeva bene che Damon
l’amava. Glielo aveva detto altre volte in seguito a quella.
E poi, non è che lui ne facesse un mistero, soprattutto dopo
che Stefan aveva lasciato la città insieme a Klaus, quando
erano rimasti solo loro due a farsi forza a vicenda …
Ma il ritrovato
ricordo, in qualche modo, l’aveva toccata nel profondo. Forse
era dovuto alla nuova intensità con cui sperimentava le
emozioni da quando era entrata in transizione. O forse era
perché questo aumentava dolorosamente in lei la
consapevolezza di quel lato di Damon che lui cercava ostinatamente di
tenere al riparo dietro a tutte le sue maschere. Quel lato che ama
disperatamente e che altrettanto disperatamente ha bisogno di essere
amato. Come tu non hai saputo, non hai voluto fare,
le rammentò una voce dentro di lei.
Quel pensiero le
procurò l’ennesima fitta atroce.
L’altro
ricordo, invece, quello sì che era stato una vera sorpresa.
Elena
riaggancia il telefono. I suoi genitori dovrebbero arrivare a momenti,
ma nel frattempo parlare con Bonnie l’ha consolata un
po’. E’ notte, e si sente improvvisamente sfiorare
da una leggera folata fredda.
“Katherine.”
Alza lo sguardo al suono di quella voce maschile
carica di incredulità, speranza, desiderio.
Il volto dello sconosciuto di fronte a lei sembra
però spegnersi di fronte alla sua espressione perplessa.
“No,
io …”. Elena si volta per controllare che si stia
davvero rivolgendo a lei. La strada alle sue spalle è
deserta.
“Sono
Elena” - prosegue, con cautela.
“Oh
…”. Lo sconosciuto è visibilmente
deluso. “Tu … davvero assomigli
…” - lascia la frase sospesa a metà,
poi sospira e scuote la testa. “Scusami. E’ solo
che mi ricordi davvero tantissimo una persona”. Lo
sconosciuto muove alcuni passi verso di lei e in un solo attimo sembra
aver ripreso un certo controllo di sé. “Sono
Damon.”
E’
attraente, ed il suo sguardo ha sicuramente qualcosa di magnetico. Ma
è notte, e lui è uno sconosciuto. Deve essere
circospetta. “Non per essere scortese o altro, Damon, ma
… è abbastanza inquietante che tu sia qui, nel
bel mezzo di niente.”
“Proprio
tu parli”. Damon fa un sorrisetto ed i suoi occhi azzurri
sembrano illuminarsi nella notte. “Sei qua fuori tutta
sola”.
E’
una provocazione?
Elena allarga
le braccia, come se dovesse spiegare l’ovvio.
“E’ Mystic Falls, qua non succede mai niente di
brutto”.
Damon sorride,
sembra divertito.
Continuano a
guardarsi, finché Elena non abbandona la sua difensiva.
“Ho litigato con il mio ragazzo”. Non sa bene
perché lo ha detto, le parole le escono di bocca prima di
poter pensare.
“Per
cosa?” - le domanda Damon. “Se posso chiedere
…” – aggiunge, alzando le mani in un
gesto ironico, come per scusarsi di essere stato troppo invasivo. Ma
non sembra davvero dispiaciuto.
Elena scuote la testa amaramente. “La
vita, il futuro … Lui ha già pianificato
tutto”. A quel pensiero Elena sente un rinnovato moto di
fastidio nei confronti di Matt.
Damon
sogghigna, sembra sapere. “E tu non lo vuoi?”
Elena alza le
spalle. “Non lo cosa voglio”.
“Beh,
questo non è vero” - il tono di Damon si
addolcisce -“Vuoi quello che vogliono tutti”.
“E
cosa sarebbe?”. Elena si lascia sfuggire un sorriso
malizioso. “Un misterioso sconosciuto che ha tutte le
risposte?”
Damon ride, si
volta da un’altra parte, poi torna a guardarla.
“Beh, diciamo solo che sono in giro da molto tempo. Ho
imparato un paio di cose” - aggiunge ritrovando il suo
ghigno. Sembra esserci dell’ironia in
quell’affermazione.
“Allora,
Damon …” - Elena è divertita, e curiosa
di sapere dove la porterà quella conversazione.
“Dimmi.
Cos’è che voglio?”. Sta flirtando, con
uno sconosciuto, nel bel mezzo di una strada isolata. Elena
è sorpresa della sua stessa audacia. Ma non più
di tanto.
Damon si
avvicina, vuole stare al suo gioco. “Vuoi un amore che ti
divori. Vuoi passione …” - Elena lo guarda, un
mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi pieni di aspettativa -
“… e avventura. Ed anche un po’ di
pericolo”. Damon sottolinea quelle ultime parole con un
sorriso ambiguo.
Elena
è spiazzata, affascinata forse. Ma non vuole dargliela vinta
così facilmente. Cerca un modo per poter spiazzare anche
lui. “Allora … e tu, cosa vuoi tu?”.
Ci riesce.
Damon esita, sembra cercare le parole, senza trovarle. Elena sorride
soddisfatta, ma il suo sguardo è ancora inquisitore. Non lo
lascerà sviare la domanda.
Un rumore di
clacson li distrae entrambi, ed Elena vede sbucare da dietro la curva
la familiare berlina grigia. “Sono i miei genitori.”
Quando si
volta di nuovo, Damon è vicino, pericolosamente vicino.
Prima ancora di poterlo impedire, si ritrova ipnotizzata a fissare i
suoi occhi.
“Voglio
che tu trovi tutto quello che stai cercando. Ma al momento voglio che
dimentichi quest’incontro, la gente non deve ancora sapere
che sono in città”. Il suo sguardo sembra quasi
deluso …
“Buonanotte,
Elena”.
E quindi, era
stato quello il suo primo incontro con Damon. Non quel giorno alla
pensione Salvatore, quando si era imbattuta in lui mentre era alla
ricerca di Stefan. “Tu devi essere Elena”
- le aveva detto, squadrandola con uno sguardo un po’
inquisitore e un po’ divertito.
Ma in quel momento lui
la conosceva già, da mesi almeno. Da quella tragica sera in
cui la sua vita era stata sconvolta.
Elena non
mancò di cogliere l’ironia di quella rivelazione.
Qualche ora prima, mentre tra le lacrime rifiutava l’amore
irrequieto di Damon per andare a rifugiarsi in quello rassicurante di
Stefan, inconsciamente, gli aveva detto proprio quello. “Forse,
se tu ed io ci fossimo incontrati prima …”
E così era
stato. Prima di Stefan. Ma soprattutto prima che la vecchia, solare e
vivace Elena … prima che tutta la sua spensieratezza venisse
spazzata via, prima che tutte le sue certezze iniziassero a crollare,
irrimediabilmente, una dopo l’altra.
Sarebbe cambiato
qualcosa se avesse saputo prima quell’informazione? No,
si rispose risoluta. Lei amava Stefan. Il suo modo di farla sentire
protetta, amata, al sicuro.
Eppure, una parte di
lei non poté fare a meno di sentirsi profondamente frustrata
di fronte a quel ricordo. Di fronte al modo in cui Damon
l’aveva affascinata, e provocato la sua fantasia.
Provò
invidia per la se stessa del ricordo, per ciò che era stata
la sua vita fino a quel momento, ed una certa amarezza per
ciò che avrebbe potuto essere se l’incidente con i
suoi genitori non fosse mai avvenuto. Ma davvero quella parte di lei se
n’era andata per sempre? Elena esitò a darsi una
risposta, spaventata dalle implicazioni di quella domanda.
La tenue luce del primo
mattino si era nel frattempo fatta più intensa, man mano che
avanzava verso il suo letto. Un caldo spicchio di sole le
colpì un lato del volto, ed Elena reagì
istintivamente a quell’indesiderato contatto. Con un gesto
indispettito si alzò di scatto, precipitandosi a chiudere le
tende e a far ripiombare la stanza nella semi-oscurità.
Un tocco deciso sulla
porta la fece voltare di scatto. Damon era apparso, appoggiato allo
stipite della porta.
Gli occhi di Elena
corsero inconsciamente alla sacca di sangue che teneva tra le mani, ed
immediatamente sentì il desiderio, la fame,
salirle in gola con rinnovata violenza.
S/A.
Altro capitolo un po' di passaggio. Mi scuso se larga parte è occupata dalla scrittura di scene che già conosciamo, ma scriverle secondo il punto di vista di Elena mi ha aiutato a capire il personaggio. Aggiornerò a breve per ulteriori e più sostanziosi sviluppi.
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