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Autore: everlily    04/06/2012    4 recensioni
Love does that, Damon. It changes us.
Post 3x22, una quarta stagione alternativa.
Elena è in transizione. Da questo momento, per lei si apre un percorso attraverso i suoi lati oscuri che la porterà a cambiare, forse per sempre, la sua visione della vita e dell'amore.
Dal primo capitolo: "Sempre stretta in quell’abbraccio, qualcosa attirò il suo sguardo oltre la spalla di Stefan. Oltre il vetro di quella stanza asettica (una stanza d’obitorio realizzò, mentre un brivido le correva lungo la schiena), Damon la stava osservando, lo sguardo smarrito, frustrato, infuriato. E subito Elena sentì il suo cuore stringersi dolorosamente. Chiuse gli occhi un secondo, cercando di riprendersi dalla sofferenza che la vista di Damon le aveva procurato. Quando li riaprì, lui era sparito."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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2.
Memories


Elena si lasciò andare sul letto di camera sua. Era rimasta sola per la prima volta dal momento in cui si era risvegliata. Con gesti automatici si era tolta i vestiti ancora impregnati d’acqua, si era gettata nella doccia, ed una volta uscita si era infilata dei vestiti puliti, anche se niente di tutto ciò sembrava aiutarla a scuotersi di dosso quella sensazione di acqua stagnante (quell’odore di morte pensò con orrore) che si sentiva appiccicata addosso.

Stefan l’aveva accompagnata a casa, ed era stato particolarmente premuroso nei suoi confronti. Si chiese se sapesse che lei aveva scelto di tornare da lui. Forse Damon glielo aveva detto. Era di questo che avevano parlato fuori dalla stanza all’ospedale? Non lo sapeva, la presenza di Jeremy e le loro continue preoccupazioni sul suo stato non avevano lasciato il tempo di approfondire. Adesso entrambi la aspettavano al piano di sotto, ma lei non aveva fretta di raggiungerli, non ancora. C’erano quelle nuove, insidiose informazioni che doveva processare prima di confrontarsi con Stefan e riprendere le fila della loro storia.

Elena sapeva che una delle conseguenze della transizione era la fine di ogni forma di soggiogamento vampiresco ricevuta in vita. Pensò quindi che era inutile opporvisi, chiuse gli occhi e lasciò che i ritrovati ricordi le scorressero davanti.




“Bel pigiamino”

Elena si ferma, stupita e leggermente infastidita di vedere Damon seduto vicino alla sua finestra, i gomiti appoggiati sulle ginocchia.

“Sono stanca, Damon”.

Era stata una lunga giornata, ed anche se quel giorno lui le aveva praticamente salvato la vita, Elena provava ancora un forte risentimento nei suoi confronti. Damon aveva ucciso Jeremy solo qualche settimana prima, e se lui era vivo lo doveva solo alla fortunata coincidenza di indossare l’anello Gilbert nell’attimo in cui Damon lo aveva attaccato. Decisamente, in quel momento, Damon non è certo una delle prime persone con cui vuole conversare.

Damon si alza e le si avvicina con un sorriso un po’ insicuro, lasciandosi scivolare la catena di un ciondolo tra le mani. Il ciondolo di Elena, quello che le aveva regalato Stefan.

“Ti ho portato questo” – e c’è una certa soddisfazione nella sua voce.

Elena è sorpresa. “Pensavo di averlo perso …”. Damon scuote leggermente la testa, e lei sospira sollevata.

“Grazie” - sorride ed allunga le mani nel tentativo di prendere la collana, ma Damon ritrae la mano, sottraendola dalla sua presa.

A che gioco sta giocando?

“Ridammela, per favore”. Elena non ha molta pazienza da mettere alla prova.

Damon la ignora. “Devo solo dire una cosa”.

Elena si ritrae, leggermente spaventata. “Perché devi dirlo con il mio ciondolo in mano?”.

Sa che dentro al ciondolo c’è una piccola quantità di verbena, sufficiente a proteggerla contro il soggiogamento. E sente un forte bisogno di indossarla nuovamente.

Damon aggrotta le ciglia, ed esita un attimo. “Beh … Perché quello che sto per dirti è … probabilmente la cosa più egoista che abbia mai detto in vita mia”. E’ incerto, ma non sembra intenzionato a desistere.

Elena prende fiato, non vuole ascoltarlo. “Damon, non farlo”.

Ma Damon insiste e si muove con più decisione nella sua direzione. “No, ho solo bisogno di dirlo

una volta, e tu hai solo bisogno di sentirtelo dire”.

Elena indietreggia ancora di più, finché lui non le arriva vicino, i lori volti a poca distanza l’uno dall’altro. La fissa negli occhi ed Elena non può fare a meno di sentire una lieve stretta allo stomaco.
“Ti amo, Elena” - le parole gli escono d’un fiato - “Ed è proprio perché ti amo che ….”. Damon si prende una pausa, ed i suoi occhi si accendono di tristezza mentre la guarda - “… non posso essere egoista con te. E perché non puoi saperlo”. I suoi occhi sono sempre più lucidi, mentre inclina leggermente la testa di lato, il suo sguardo ancora più intenso. “Io non ti merito …” – la sua voce si incrina - “… ma mio fratello sì”.

Elena sente di voler dire qualcosa, ma le parole le muoiono in gola. Non riesce a smettere di fissare il suo sguardo. Non vuole smettere. E’ incapace di aggiungere altro, di formulare un qualsiasi pensiero. Damon si avvicina ancora, ed Elena ha un fremito. Vuole baciarla?
Lentamente e con dolcezza, Damon le bacia la fronte. Elena è sconcertata, la sua bocca continua ad aprirsi, ma non ne esce alcun suono.

Damon le rivolge un altro sguardo, mentre le accarezza piano i capelli, “Dio, quanto vorrei che non tu dovessi scordarlo”.

Elena lo guarda interrogativamente.

“Ma devi …”



Elena non riusciva a capire perché fosse così scossa da quel ricordo. Non ne era stupita, perché sapeva bene che Damon l’amava. Glielo aveva detto altre volte in seguito a quella. E poi, non è che lui ne facesse un mistero, soprattutto dopo che Stefan aveva lasciato la città insieme a Klaus, quando erano rimasti solo loro due a farsi forza a vicenda …

Ma il ritrovato ricordo, in qualche modo, l’aveva toccata nel profondo. Forse era dovuto alla nuova intensità con cui sperimentava le emozioni da quando era entrata in transizione. O forse era perché questo aumentava dolorosamente in lei la consapevolezza di quel lato di Damon che lui cercava ostinatamente di tenere al riparo dietro a tutte le sue maschere. Quel lato che ama disperatamente e che altrettanto disperatamente ha bisogno di essere amato. Come tu non hai saputo, non hai voluto fare, le rammentò una voce dentro di lei.

Quel pensiero le procurò l’ennesima fitta atroce.

L’altro ricordo, invece, quello sì che era stato una vera sorpresa.

Elena riaggancia il telefono. I suoi genitori dovrebbero arrivare a momenti, ma nel frattempo parlare con Bonnie l’ha consolata un po’. E’ notte, e si sente improvvisamente sfiorare da una leggera folata fredda.

“Katherine.”
Alza lo sguardo al suono di quella voce maschile carica di incredulità, speranza, desiderio.
Il volto dello sconosciuto di fronte a lei sembra però spegnersi di fronte alla sua espressione perplessa.

“No, io …”. Elena si volta per controllare che si stia davvero rivolgendo a lei. La strada alle sue spalle è deserta.

“Sono Elena” - prosegue, con cautela.

“Oh …”. Lo sconosciuto è visibilmente deluso. “Tu … davvero assomigli …” - lascia la frase sospesa a metà, poi sospira e scuote la testa. “Scusami. E’ solo che mi ricordi davvero tantissimo una persona”. Lo sconosciuto muove alcuni passi verso di lei e in un solo attimo sembra aver ripreso un certo controllo di sé. “Sono Damon.”

E’ attraente, ed il suo sguardo ha sicuramente qualcosa di magnetico. Ma è notte, e lui è uno sconosciuto. Deve essere circospetta. “Non per essere scortese o altro, Damon, ma … è abbastanza inquietante che tu sia qui, nel bel mezzo di niente.”

“Proprio tu parli”. Damon fa un sorrisetto ed i suoi occhi azzurri sembrano illuminarsi nella notte. “Sei qua fuori tutta sola”.

E’ una provocazione?

Elena allarga le braccia, come se dovesse spiegare l’ovvio. “E’ Mystic Falls, qua non succede mai niente di brutto”.

Damon sorride, sembra divertito.

Continuano a guardarsi, finché Elena non abbandona la sua difensiva. “Ho litigato con il mio ragazzo”. Non sa bene perché lo ha detto, le parole le escono di bocca prima di poter pensare.

“Per cosa?” - le domanda Damon. “Se posso chiedere …” – aggiunge, alzando le mani in un gesto ironico, come per scusarsi di essere stato troppo invasivo. Ma non sembra davvero dispiaciuto.
Elena scuote la testa amaramente. “La vita, il futuro … Lui ha già pianificato tutto”. A quel pensiero Elena sente un rinnovato moto di fastidio nei confronti di Matt.

Damon sogghigna, sembra sapere. “E tu non lo vuoi?”

Elena alza le spalle. “Non lo cosa voglio”.

“Beh, questo non è vero” - il tono di Damon si addolcisce -“Vuoi quello che vogliono tutti”.

“E cosa sarebbe?”. Elena si lascia sfuggire un sorriso malizioso. “Un misterioso sconosciuto che ha tutte le risposte?”

Damon ride, si volta da un’altra parte, poi torna a guardarla. “Beh, diciamo solo che sono in giro da molto tempo. Ho imparato un paio di cose” - aggiunge ritrovando il suo ghigno. Sembra esserci dell’ironia in quell’affermazione.

“Allora, Damon …” - Elena è divertita, e curiosa di sapere dove la porterà quella conversazione.

“Dimmi. Cos’è che voglio?”. Sta flirtando, con uno sconosciuto, nel bel mezzo di una strada isolata. Elena è sorpresa della sua stessa audacia. Ma non più di tanto.

Damon si avvicina, vuole stare al suo gioco. “Vuoi un amore che ti divori. Vuoi passione …” - Elena lo guarda, un mezzo sorriso sulle labbra e gli occhi pieni di aspettativa - “… e avventura. Ed anche un po’ di pericolo”. Damon sottolinea quelle ultime parole con un sorriso ambiguo.

Elena è spiazzata, affascinata forse. Ma non vuole dargliela vinta così facilmente. Cerca un modo per poter spiazzare anche lui. “Allora … e tu, cosa vuoi tu?”.

Ci riesce. Damon esita, sembra cercare le parole, senza trovarle. Elena sorride soddisfatta, ma il suo sguardo è ancora inquisitore. Non lo lascerà sviare la domanda.

Un rumore di clacson li distrae entrambi, ed Elena vede sbucare da dietro la curva la familiare berlina grigia. “Sono i miei genitori.”

Quando si volta di nuovo, Damon è vicino, pericolosamente vicino. Prima ancora di poterlo impedire, si ritrova ipnotizzata a fissare i suoi occhi.

“Voglio che tu trovi tutto quello che stai cercando. Ma al momento voglio che dimentichi quest’incontro, la gente non deve ancora sapere che sono in città”. Il suo sguardo sembra quasi deluso …

“Buonanotte, Elena”.



E quindi, era stato quello il suo primo incontro con Damon. Non quel giorno alla pensione Salvatore, quando si era imbattuta in lui mentre era alla ricerca di Stefan. “Tu devi essere Elena” - le aveva detto, squadrandola con uno sguardo un po’ inquisitore e un po’ divertito.

Ma in quel momento lui la conosceva già, da mesi almeno. Da quella tragica sera in cui la sua vita era stata sconvolta.

Elena non mancò di cogliere l’ironia di quella rivelazione. Qualche ora prima, mentre tra le lacrime rifiutava l’amore irrequieto di Damon per andare a rifugiarsi in quello rassicurante di Stefan, inconsciamente, gli aveva detto proprio quello. “Forse, se tu ed io ci fossimo incontrati prima …”

E così era stato. Prima di Stefan. Ma soprattutto prima che la vecchia, solare e vivace Elena … prima che tutta la sua spensieratezza venisse spazzata via, prima che tutte le sue certezze iniziassero a crollare, irrimediabilmente, una dopo l’altra.

Sarebbe cambiato qualcosa se avesse saputo prima quell’informazione? No, si rispose risoluta. Lei amava Stefan. Il suo modo di farla sentire protetta, amata, al sicuro.

Eppure, una parte di lei non poté fare a meno di sentirsi profondamente frustrata di fronte a quel ricordo. Di fronte al modo in cui Damon l’aveva affascinata, e provocato la sua fantasia.

Provò invidia per la se stessa del ricordo, per ciò che era stata la sua vita fino a quel momento, ed una certa amarezza per ciò che avrebbe potuto essere se l’incidente con i suoi genitori non fosse mai avvenuto. Ma davvero quella parte di lei se n’era andata per sempre? Elena esitò a darsi una risposta, spaventata dalle implicazioni di quella domanda.

La tenue luce del primo mattino si era nel frattempo fatta più intensa, man mano che avanzava verso il suo letto. Un caldo spicchio di sole le colpì un lato del volto, ed Elena reagì istintivamente a quell’indesiderato contatto. Con un gesto indispettito si alzò di scatto, precipitandosi a chiudere le tende e a far ripiombare la stanza nella semi-oscurità.

Un tocco deciso sulla porta la fece voltare di scatto. Damon era apparso, appoggiato allo stipite della porta.

Gli occhi di Elena corsero inconsciamente alla sacca di sangue che teneva tra le mani, ed immediatamente sentì il desiderio, la fame, salirle in gola con rinnovata violenza.

Damon sorrise. “Ti ho portato la colazione.”



S/A.

Altro capitolo un po' di passaggio. Mi scuso se larga parte è occupata dalla scrittura di scene che già conosciamo, ma scriverle secondo il punto di vista di Elena mi ha aiutato a capire il personaggio. Aggiornerò a breve per ulteriori e più sostanziosi sviluppi.
Baci

   
 
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