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Autore: MadHatter96    04/06/2012    5 recensioni
Il battito di un cuore.
Questo è l'unico ricordo che emerge nella mente di Isabelle attraverso i sogni.
Ritrovata immersa nel sangue viene portata alla Sword & Cross dove verrà circondata da volti di persone che non ha mai
visto in vita sua ma la faranno sentire sicura.
E due occhi verdi splendenti come smeraldi la faranno incantare...
[ATTENZIONE: Momentaneamente sospesa]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cuore
 

Belle sfiorò il muschio umido creatosi su un monumento di pietra. Non voleva  pensare che quello era un monumento mortuario.
Si guardò intorno lasciando che la densa aria umida le invadesse le narici: “Potrebbe essere un perfetto set teatrale.” Mormorò rivolgendo poi gli occhi al suo accompagnatore che se ne stava appoggiato ad una lapide con una sigaretta ardente tra le labbra. Lui si limitò a sorridere.
Lei continuò a fissarlo: quegli occhi verdi… così irreali, sovrannaturali.
Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro per impedire al suo cuore di fermarsi nuovamente.
Quando si sentì calmare l’anima, decise di avvicinarsi, senza però alzare gli occhi sul suo sguardo.
“Vieni spesso qui?” Chiese lei capendo subito che l’unico scopo della domanda era sentire la voce di lui.
“Quando ho bisogno di pensare.” Le rispose stringendosi nelle spalle.
Lei storse il naso: “Vieni qui da solo? Non ti viene malinconia?”
Lui ghignò divertito: “Perché? In questo posto c’è forse qualcosa che può togliere la malinconia?”
Belle rivolse un’occhiata ai cancelli: no, quel posto era tutto un cimitero.
“Sì beh… ma sei in mezzo ai morti qui…”
“Ma tu sei proprio ossessionata!”  esclamò lui portandosi una mano sugli occhi senza perdere il sorriso di divertimento.
“Senti! A me da fastidio ok?!” Ribatté lei  portandosi le mani sui fianchi. Per quanto la imbarazzasse affrontarlo cercò di non darlo a vedere.
“OK, ok. Non volevo innervosirti. “ disse lui alzando le mani e chinando la testa in segno di resa, poi si voltò e iniziò ad incamminarsi verso i cancelli di quel lugubre luogo.
“Dove vai?” Chiese lei rincorrendolo: non aveva la  minima intenzione di rimanere lì da sola.
“Sembri un cagnolino.” Le fece notare lui quando Belle gli giunse accanto. Lei decise di ignorarlo.
“Ti porto alla piscina.” Rispose infine Cam lasciando poi cadere la sigaretta sulla terra fredda e calpestandola per spegnere l’ultima scintilla.
Belle lo seguì fino ai cancelli: un raggio di sole le colpì gli occhi costringendola a portare una mano davanti alla fronte per coprirsi: “Sembra un altro mondo…” Disse sollevata dall’essere uscita da quel posto.
Ancora con la luce abbagliante ma non bruciante sugli occhi osò spostare il suo sguardo dall’oscurità offertale dal proprio braccio al ragazzo difronte a lei e il respiro si bloccò nuovamente quando per un attimo le sembrò che non fosse il sole a risplendere ma Cam. Cam che risplendeva di una strana luce dorata.
L’impressione più assurda che avrebbe mai potuto avere. Eppure, nonostante il respiro avesse ripreso regolarmente si sentiva ancora quella stupenda voragine all’altezza dei polmoni che la invadeva quando quel ragazzo appena conosciuto la guardava. Era angelico.
Distolse lo sguardo rapidamente quando si accorse che lui si era fermato a guardarla e ricominciò a camminare quando sentì i suoi passi avanzare sull’erba che ormai si stava asciugando.
“Una chiesa? C’è anche una chiesa?” Chiese guardando incredula la sacra struttura.
Cam rise: “No, è una piscina.”
Belle lo guardò di sbieco e incrociò le braccia al petto cercando di darsi importanza: “Non prendermi in giro!” ordinò mentre lui continuava a sorridere.
“Non ti sto prendendo in giro. Questa è un ex-chiesa che ora funge da piscina per la scuola.” Disse Cam cercando di imitare una guida turistica.
Lei si avvicinò alla porta e guardò senza fidarsi delle parole del suo accompagnatore, ma le venne da mordersi la lingua quando davanti a lei si aprì un grande spazio acquatico che occupava tutto il pavimento che un tempo ospitava la platea.
Sui bordi erano ancora presenti dei classici arredamenti ecclesiastici e alcuni dipinti erano ancora nitidi.
Rimase ferma ad osservare quella bizzarra piscina mentre veniva superata da Cam che fece ricadere l’attenzione di lei su di lui. Era come una calamita, Belle non poteva farci niente, al centro dell’attenzione c’era solo lui.
Cam si portò al centro del bordo a destra e si chinò a guardare l’acqua. Belle si chiese se lo avesse fatto per ammaliarla, ma che lo avesse fatto a posta o no… la incantò di nuovo.
Questa volta i riflessi acquatici e le vetrate colorate che risplendevano su di lui e sul suo riflesso davano un effetto magico e perfetto… così bello che volle immergersi anche lei in quell’atmosfera surreale e stupenda. Magica, non c’era altro modo per descrivere l’aria che respirava.
Varcò la soglia e camminò lungo il bordo osservandosi dipinta nell’acqua mentre raggiungeva il ragazzo.
“Stano… ma stupendo.” mormorò guardandosi attorno.
Lui annuì senza dire nulla e continuando a guardare il suo riflesso… o forse il loro?
“Bellissimo finché non ti ritrovi qui per la lezione.”
Lei rimase a bocca aperta: “Nuoto?”
Lui alzò un sopracciglio come per far notare la banalità della domanda: “No, baseball.”
Non le venne da ridere. Lei non sapeva nuotare, anzi aveva il terrore dell’acqua, della profondità.
Scattò in piedi e fece un passo indietro verso le tribune.
“Che c’è? Hai paura?” Chiese Cam con un sorriso che Belle in quel momento definì malefico.
Lei non rispose e salì sul primo gradino delle tribune. Lui si alzò lentamente e iniziò ad avanzare pericolosamente: “Non sai nuotare, e se ti butto?”
Belle saltò sul secondo gradino mentre lui raggiungeva il primo.
“Fermo…!” Lui continuò ad avanzare e lei salì i restanti scalini di corsa per poi correre su tutta la lunghezza dell’ultima panca.
“Fermo! Fermo!” Gridò lei portandosi le mani in avanti come per allontanarlo.
Lui la ignorò e lasciò intravedere i denti bianchissimi tra le labbra accese.
Belle saltò giù dalla panca: “Basta, devo andare.” Disse mostrandosi credibile.
Lui inarcò nuovamente il sopracciglio perplesso: “Andare dove? È domenica…”
“Appunto… non ho voglia di rovinarmela.” Rispose cercando qualunque scusa pur di evitare di essere raggiunta da lui.
Cam incrociò le braccia al petto: “Perché? Passarla con me te la rovina?”
Lei appoggiò le spalle al muro: “Ma se ti conosco da meno di un’ora e non hai fatto altro che prendermi in giro.” Cercò di difendersi da quella che aveva tutta l’aria di un’accusa.
“Guarda che io non faccio mica sul serio. E poi, lo hai detto tu? Mi conosci da meno di un’ora.”
“Beh, può essere che mi basti.” Rispose lei iniziando a titubare.
Gli occhi di smeraldo la fissavano con insistenza e Belle si accorse di aver dato l’idea di voler scappare da lui. Ma non era così. Lei era solo terrorizzata dalla piscina.
Ma ormai era troppo tardi. Abbassò lo sguardo e si portò nuovamente sui gradini iniziando a scenderli finché non si trovò bloccata da un braccio: “Non mi piacciono le persone che mi giudicano alla prima impressione.” Disse lui duro.
Lei rimase sbalordita per la velocità con cui Cam le era apparo davanti.
“N-non ti sto giudicando.” Ed era vero… anzi, lo stava giudicando, ma fin troppo positivamente.
“Ah no?” Chiese lui con una rigida ironia.
Lei abbassò nuovamente lo sguardo e cercò di superarlo ignorando l’impossibilità dell’azione. Lui la bloccò, e lei ci provò ancora ma questa volta si sporse così in avanti che perse l’equilibrio.
Istintivamente si aggrappò al primo appiglio che trovava: Cam.
Afferrò la maglietta nera di lui che in risposta la sorresse con le braccia facendole finire il capo contro il suo petto.
Lei si concentrò sul respiro di lui… e poi lo sentì chiaramente:
il cuore.
Quel battito. Il battito che accompagnava Isabelle ogni notte.  In quel momento avrebbe potuto giurarlo.
Quel suono, il suono che proveniva da dentro il corpo di Cam era lo stesso che la cullava nei suoi sogni.
Chiuse istintivamente gli occhi abbandonandosi a quell’ assurda idea… che potesse essere vero?
Li riaprì. Ma no, tutti i battiti sono uguali. Scosse la testa e ritrovò la stabilità sotto i suoi piedi.
“Grazie…” mormorò alzandosi.
“Di nulla.” Disse lui con un’espressione indecifrabile, ma non arrabbiata.
Belle si sentì in colpa per il suo stupido comportamento di prima: “ Non sei tu che non vai…”
Lui si scosse e inarcò nuovamente il sopracciglio in attesa di un chiarimento.
Lei continuò timidamente: “… è la piscina.”
Lui la guardò un attimo per poi scoppiare a ridere: “La prendo come una richiesta di scuse. Ok, accetto.”
Belle sorrise.
Sorrise perché lei non sapeva nulla, non sapeva come era arrivata lì. Non sapeva dove si trovassero tutti gli amici che l’avevano circondata per tutta la sua vita, non sapeva dov’era suo cugino… eppure era sicura che non si era mai sentita tanto giusta come si era sentita tra le braccia di Cam, accoccolata al suo petto.
 Ok, anche se questa storia non ha seguaci io la continuo a scrivere... scusate ma mi gasa troppo xD
Spero che comunque a qualcuno piaccia. Ringrazio chi ha letto i primi due capitoli. 
  
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