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Autore: EclipseOfHeart    09/06/2012    2 recensioni
La J.T.P. è orgogliosa di presentare la prima grande serata dedicata interamente all’investigazione!
La sfida è aperta!
Noi abbiamo ideato il delitto perfetto, qualcuno sarà in grado di scoprire la verità? Di trovare l’indizio che non esiste?
Unitevi a noi nel Gran Galà del Crimine!

Cosa succede quando una sfida del genere si presenta nelle vite dei detective di Tokyo?
Leggete per scoprirlo! :D
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kogoro Mori, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il delitto perfetto

 

 

Capitolo V

 

 

L’urlo proveniva dalla stanza numero 7, tutto il gruppo uscì spaventato al sentire quelle urla e dalla sala arrivò il signor Takayama seguito dalla moglie, dall’architetto e dallo zio di Sonoko.

Shinichi ed Heiji furono i primi ad accorrere ed, aprendo la porta, videro i tre bambini che fissavano spaventati il muro, con Ai che tentava di calmarli.

«Bambini ma cosa ci fate qui? Cosa è successo?» chiese Heiji.

Ayumi alzò una mano indicando di fronte a loro e i due detective videro il cadavere della signora Sasamoto, sanguinante e seduto contro il muro.

Immediatamente si fecero avanti gli agenti Sato e Takagi, seguiti dall’ispettore Megure.

Ran, Kazuha e Sonoko andarono a confortare i bambini che erano ancora un po’ sconvolti.

Ran aveva fatto un urlo di pura sorpresa quando aveva visto la madre dietro il padre. Non capiva proprio perché si fosse finta un’altra donna.

Tuttavia notò subito l’insolito modo con cui si guardavano i genitori e quindi lasciò perdere le domande, per il momento.

Ai venne accerchiata dalla cerchia di detective perché spiegasse cosa era accaduto.

«Eravamo andati nella stanza per nasconderci, sapevamo che era inagibile e quindi avevamo pensato fosse un posto ideale per restare nascosti.»

«Ma perché volevate nascondervi?» chiese Sato.

«Volevamo investigare anche noi… ma non potevano perché eravamo bambini e allora abbiamo deciso di farlo in segreto.» disse Ayumi, mentre beveva un tè caldo.

«Capisco… e poi come avete scoperto il cadavere?»

«Non l’abbiamo visto subito… perché effettivamente nella stanza non c’era. Era una camera completamente normale, finché Genta non si è mosso ed ha urtato una mattonella che era rialzata. Inciampando in essa, l’ha schiacciata e il muro davanti ai nostri occhi si è girato e ha rivelato quella cavità, dentro la parete, dove c’era Sasamoto-san… morta.» spiegò Ai con la massima calma.

Si sentiva un po’ scossa ma il suo sangue freddo le permetteva sempre di mantenere i nervi tesi.

«Ecco quindi qual è la chiave del vostro mistero, Takayama-san. In ogni stanza di questo piano c’è quella cavità dentro la parete, scommetto che in ognuna di esse è nascosta l’arma del delitto. Ed ecco anche perché la stanza n°7 era inagibile: l’interruttore, ovvero la mattonella, era rotta. Nelle altre stanze sono sicuro che non c’è nessuna mattonella rialzata mentre qui non funzionava bene e non potevate rischiare con questo malfunzionamento.» disse Shinichi prontamente alzando lo sguardo verso il direttore che dovette necessariamente dire che era tutto vero.

«Il che ci porta ad un’altra importante conclusione. La cerchia dei sospettati si riduce incredibilmente a poche persone, le uniche a conoscenza di questo segreto. Ovvero il signor Takayama, sua moglie, l’architetto che ha progettato questo edificio e i due sospettati del finto omicidio, il signor Sumiya e il signor Mishimoto.» concluse Heiji mentre un silenzio pesante calava tra le persone accusate.

«Ma non possono essere stati il signor Takayama, la moglie e l’architetto. Sono sempre stati dentro la sala, da quando i tre sospettati sono scesi dal palco. Non si sono mai allontanati quindi possiamo ridurre la cerchia soltanto al signor Sumiya e al signor Mishimoto.» disse Megure.

«Io non sono sicuramente stato! Sono stato tutto il tempo nella stanzetta dietro le quinte, in attesa di essere chiamato per poter offrire la mia testimonianza nel finto delitto! Sono innocente!» gridò Sumiya alzando le mani al cielo ed iniziando ad agitarsi.

«C’è qualcuno che può testimoniare che sta dicendo il vero?» domandò Kogoro serio.

«No… Ero solo! Ma io non ho ucciso proprio nessuno!» gridò a voce ancora più alta.

Eri iniziò subito a calmarlo mentre anche il signor Mishimoto forniva la sua versione dei fatti.

«Io ero andato a compiere i sei “delitti”. Avete sentito voi stessi gli spari, dopo aver fatto il sesto sono uscito dalle scale e sono ritornato nella stanza ad aspettare di potervi mentire. Non ho proprio visto Sasamoto-san… E non ho idea del perché non fosse nella sua stanza come Sumiya-san ad aspettarvi! Guardate, questo è il bigliettino del sorteggio che dimostra che io sto dicendo il vero.» disse Mishimoto tirando fuori dalla tasca un foglio dove c’era scritta la parola “ASSASSINO” a lettere grandi.

«Ma nessuno l’ha vista mentre commetteva i delitti! Avrebbe potuto benissimo attirare la vittima e poi spararle, facendo passare il rumore per uno dei sei spari che sarebbe stato normale udire!» gridò Kogoro iniziando ad accusarlo.

«E secondo lei avrei potuto sparare a un pupazzo e a una donna contemporaneamente?! Io ho sparato sei volte e ho udito sei spari.»

«E’ vero, sono sicura di aver udito perfettamente solo sei spari.» confermò Eri.

«L’assassino potrebbe aver sfruttato il rumore di uno dei colpi prodotti per sparare nel medesimo istante a Sasamoto-san senza che il tiro venisse percepito.» disse Heiji, concentrando il suo sguardo su Sumiya.

«Il che porterebbe lei ad essere l’unico sospettato.» concluse quindi.

Shinichi non commentò le parole dell’amico poiché ancora vedeva la situazione poco chiara, era necessario investigare meglio.

«Esattamente! Come ho appena dichiarato è lei il colpevole! E le dico anche dove l’ha uccisa, nella sua stanza! L’ha sorpresa, l’ha colpita mentre il suo collega sparava ai pupazzi e poi, mentre ancora era dentro le camere, ne ha approfittato per entrare in quella inagibile e per uscirci solo al termine degli spari.» urlò Kogoro convinto di aver risolto brillantemente il caso.

«Ma non è vero! Non ho ucciso nessuno, non avevo nessun motivo!»

«Probabilmente la signorina le avrà fatto uno sgarbo di qualche tipo, ora andremo a controllare la camera dove doveva esserci la signorina e lì troveremo le prove!»

Mentre Megure annuiva e, insieme agli agenti, andava nel luogo del crimine Heiji e Shinichi fissavano tutta la situazione con scetticismo.

«C’è qualcosa che non mi convince.»

«Concordo Kudo. Andiamo a vedere questa stanza, magari troveremo comunque qualche indizio.»

 

 

Passarono una ventina di minuti e l’ispezione di quella camera e di quella di Mishimoto non portò a nulla di fatto, come dedotto dai due detective.

Sicuramente Sasamoto non era stata uccisa lì dentro, non c’era una sola traccia di sangue o di colluttazione.

Il gruppo aveva inoltre recuperato tutte le armi dai vari nascondigli e in nessuna di queste c’erano impronte digitali. Mishimoto spiegò che, ovviamente, per compiere i delitti aveva indossato dei guanti per evitare proprio il riconoscimento delle impronte.

Ed anche il vero colpevole aveva utilizzato lo stesso stratagemma.

«Tornando verso le stanze c’è una piccola finestrella, l’ho aperta e ho buttato via i guanti.» spiegò brevemente quando gli chiesero dove fossero i guanti.

Shinichi ed Heiji tentavano di riuscire a capire il pezzo che loro mancava.

Come aveva fatto il colpevole ad attirare con sé Sasamoto? Dove l’aveva uccisa? E soprattutto come avevano fatto a non sentire il colpo di pistola in più?

Ran e le sue due amiche erano rimaste in compagnia dei bambini e della coppia di novelli sposi nella salone delle feste, insieme al dottor Agasa e a Yusuke che sembrava scosso e turbato dalla situazione.

Kogoro tentava in tutti modi di dimostrare la colpevolezza di Sumiya, ma anche lui si rendeva conto che c’erano molti buchi in quel caso.

Il signor Takayama era completamente sconvolto e la moglie e l’architetto tentavano in tutti modi di farlo riprendere, sollevati almeno che non fossero nella lista dei sospettati.

Furono Eri e Kogoro, inconsapevolmente, ad offrire un aiuto inaspettato.

Eri era tornata nella stanza numero 4 per prendere un fermaglio che si era accorta di aver perso e nel chinarsi aveva trovato ai piedi del letto un’altra trasmittente, come quelle ritrovate da Shinichi ed Heiji.

Tornò nel corridoio dove tutti stavano discutendo e la mostrò immediatamente a Kogoro che la guardò perplesso, spiegandole che uno strumento del genere serviva per riprodurre suoni sotto determinati impulsi.

Nel momento stesso in cui i due detective avevano sentito quelle parole un flash aveva attraversato le loro menti e tutto il crimine si era chiarito sotto le loro deduzioni.

«Allora ha fatto così.» commentò Heiji.

«Già. Peccato che qualche dettaglio l’abbia tradito.» continuò l’amico con un sorriso di soddisfazione per aver trovato la soluzione.

«La prova dovrebbe essere nella sua camera, andiamo.» conclusero infine dileguandosi dal gruppo e andando a controllare la verità appena scoperta.

 

 

Quindici minuti dopo i due detective avevano riunito tutti nella sala da ballo e avevano iniziato ad esporre i fatti appena accaduti.

«Signori, vi abbiamo chiamato tutti qui perché abbiamo appena risolto il caso. Devo ammettere che è stato particolarmente elaborato e contorto, però ovviamente, e mi riferisco anche alla sua sfida Takayama-san, nessun delitto è perfetto. Questo perché è l’essere umano ad essere imperfetto e quindi non è gli concesso realizzare qualcosa che sia perfetto. I piani elaborati nella mente possono esserlo, ma qualcosa nella loro realizzazione fallirà sempre. Ed in questo caso a tradirla, mio caro signor Mishimoto, è stata una colla scadente.» dichiarò Shinichi suscitando stupore nella folla che lo ascoltava attentamente.

«Perché ce l’ha con me? Le ho dimostrato che non posso aver commesso io il delitto!»

«Invece è stato proprio lei. Lei non è il vero colpevole dei delitti finti, nel sorteggio non era uscito lei bensì la signorina Sasamoto. Aveva appositamente piazzato i biglietti in modo che la signorina pescasse quello dell’assassino.

Ha finto di dirigersi nella sua stanza, invece l’ha seguita per poi stordirla con del narcotico, portarla nella camera 7, azionare il congegno e depositarla nella cavità della parete. E dopo le ha sparato, proprio lì dentro, ecco perché non abbiamo rinvenuto tracce di sangue in altri posti se non in quello!» continuò Heiji, depositando di fronte a loro una busta che conteneva una garza imbevuta di narcotico.

«Sa dove l’abbiamo trovata questa? Nella sua camera, esattamente nella stessa cavità presente come in tutte le altre stanze! E indovini cos’altro abbiamo trovato?» continuò collocando un pulsante e un tubetto di colla sopra il tavolo.
Shinichi prese la parole, mettendo vicine anche le sei trasmittenti.

«Lei non ha sparato a nessuno dei pupazzi, o, perlomeno, lo ha fatto ma non nel momento in cui l’abbiamo sentita noi. Vede, durante la festa, poco prima del gioco degli indovinelli c’è stato un momento in cui l’impianto stereo sembrava aver avuto un guasto e la musica si sentiva a livelli assordanti. Era stato proprio lei ad aver manomesso le casse per creare quel rumore in modo che le coprisse gli spari! E’ stato in quel momento che ha sparato i sei colpi e preparato le scene del crimine! Nessuno l’aveva potuta udire a causa di quella musica troppo alta. Ecco spiegato perché il sangue dei pupazzi iniziava a seccarsi, perché erano passate quasi due ore.»

«Ma voi li avete sentiti gli spari! Sta dicendo una montagna di menzogne!» disse alterato Mishimoto alzandosi per lo sdegno.

Megure lo fece risedere mentre Heiji continuava il racconto.

«Li abbiamo sentiti, è vero, ma semplicemente non erano che delle imitazioni. Vede queste sei trasmittenti? E’ da qui che abbiamo sentito i colpi, che lei ha prontamente attivato tramite questo telecomando,» continuò indicando il pulsante che avevano trovato insieme alla colla e alla garza «lei ha aspettato che Sasamoto arrivasse nelle camere per stordirla e poterla portare nella camera n°7, una volta lì ha attivato il pulsante facendo partire gli spari per poter coprire il rumore del suo colpo! Poi è tornato in camera sua e ha nascosto tutto! E’ inutile continuare a mentire.»

«Non avete nessuna prova.»

«Se avesse preso una colla migliore forse non avremmo trovato le trasmittenti. E’ stato questo a tradirla, signor Mishimoto. Dopo due ore che lei le aveva attaccate hanno ceduto, cadendo a terra e rivelando facilmente la loro presenza ai nostri occhi.» concluse Shinichi mentre Mishimoto era in evidente stato di agitazione, non sapendo più come controbattere.

«Come ho detto, non potete provare tutta questa fiaba.»

«Il fatto che quegli oggetti fossero nella sua stanza è una prova direi schiacciante.» dichiarò Takagi, all’improvviso.

«E’ stato Sumiya a mettermeli! Per incolparmi di tutto!» gridò, di colpo, l’accusato vedendo nella sua ultima affermazione una via d’uscita.

«E quando glieli avrebbe messi? Lei ha dichiarato di essere rimasto sempre nella sua camera fino all’urlo della bambina e da quel momento in poi, lei e il signor Sumiya siete stati sempre con noi. Vuole farmi credere che Sumiya è entrato nella sua camera e lei non lo ha visto mentre le posizionava queste evidenti prove?» disse Shinichi concludendo la sua investigazioni.

Mishimoto sospirò e si abbandonò sulla sedia.

«Mai-chan non era una semplice collega per me… Io l’amavo e lei amava me! Siamo stati insieme per cinque anni e lei, poi, ha semplicemente deciso che non eravamo più compatibili come carattere! Ma io sapevo la verità, lei si era trovata qualche altro! Non ci ho messo molto a scoprire, infatti, che si stava vedendo con un altro ragazzo e da quel momento non ci ho visto più dalla rabbia. Qualche settimana fa se ne è definitivamente andata da casa mia, tornando dai genitori e io non potevo sopportare una cosa del genere! Io l’amavo più della mia stessa vita, come poteva lei andarsene per un altro che mai l’avrebbe amata come avevo fatto io? E poi dovevo continuamente vederla qui a lavoro e dopo qualche giorno ho deciso che doveva pagarla per il tutto il male che mi stava facendo. Ho scoperto, per caso, che quelle cavità esistevano anche in tutte le altre tre stanze dietro la sala e ho attuato il mio piano.» concluse iniziando a piangere lacrime su lacrime.

Takagi si avvicinò e lo ammanettò mentre gli diceva che in centrale avrebbero chiarito completamente la situazione.

La calma sembrava essere scesa tra gli invitati che, ancora molto scossi, sembravano pronti per andarsene.

«Non credo proprio che ve ne potrete andare così presto, cari signori.» esclamò una voce facendo raggelare il sangue nella sala da ballo dell’Hotel Mitsui Garden.

 

 

 

Fine del V capitolo.

Il prossimo è l’ultimo miei cari, la vostra Odissea (se siete arrivati fino a questo punto vi adoro **) sta per concludersi!

Che ve ne pare del vero delitto? U__U Mishimoto mascalzone! (povero… però qualcuno doveva fare l’assassino xDDDDD)

Beh, a livello di romanticismo e colpi di scena non accadono molte cose perché succederà tutto nel prossimo capitolo :D

Un bacio!

 

 

EclipseOfHeart

 

 

 

   
 
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