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Autore: xUnbroken    10/06/2012    0 recensioni
Piccola fan fiction sulla seconda serie di Teen Wolf.
SPOILER PER CHI NON HA VISTO LE PRIME DUE PUNTATE DELLA SECONDA SERIE.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi sedetti di fronte a lui. Nel silenzio della casa e il suo terrore.
“Mi dispiace… io… non volevo metterti nei guai. Non voglio che faccia del male anche a te” disse guardandomi. Era la prima volta che mi guardava deciso mentre mi parlava.
Mi faceva troppa tenerezza. Era così terrorizzato e indifeso contro il muro, che volevo solo abbracciarlo e stringerlo forte, e rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene. Anche se dell’ultima cosa non ero così sicura. Probabilmente quando sarebbe tornato a casa avrebbe dovuto sopportare di nuovo la furia del padre.
“L’avevo capito che era stato lui. Ho visto il tono con cui si rivolgeva a te e ho sentito delle urla prima, ma non capivo da dove provenissero.”
Isaac sospirò affranto e ancora terrorizzato. Si portò le mani sul viso e tremava ancora.
Istintivamente gli presi le mani tra le mie. “Basta tremare. E’ tutto ok.” Sussurrai nel silenzio della casa.
“Non è tutto ok” mi rispose.
“Per adesso lo è.” Mi strinse le mani.
Lo aiutai ad alzarsi. Era ancora senza maglietta. Mi abbracciò e il suo corpo era bollente, rispetto a me che ero gelida.
“Posso restare qui stanotte?”
“Si, certo” risposi.
“Posso dormire a terra. Giuro che sarò invisibile!”
“Si tranquillo” gli sorrisi. “Assicurati solo di nasconderti quando arrivano e la mattina presto”
“Ok, sarà fatto!”
Verso le 2:00 del mattino eravamo ancora svegli a parlare. Lui coricato a terra e io sul letto.
Finalmente ero riuscita a farlo parlare e avevo detto più di qualche monosillabo. La paura era passata ed era più rilassato.
“Allora… dov’è il tuo ragazzo?” mi chiese.
“Quale ragazzo?”
“Non hai un ragazzo?”
“Veramente no”
“Come mai?”
“Non saprei. Forse non ho ancora trovato il tipo giusto”
“E qual è il tuo tipo giusto?”
“Difficile dirlo. E la tua ragazza?”
“Difficile dirlo” rispose sarcastico.
Poi ci addormentammo. Verso l’alba ero semi sveglia ma sognai di baciarlo. Quando mi svegliai mi venne il dubbio che fosse successo davvero, ma lui era già sparito. Lo incontrai a scuola per un secondo e agli allenamenti di lacrosse era nervoso, violento. Poi il colpo di scena: la polizia lo portò via.
Prima di uscire da scuola incontrai Stiles e Scott.
“Hei, perché tuo padre ha portato via Isaac?” chiesi a Stiles. I due si guardarono.
“Non hai saputo?”
“No”
“Il padre è morto”
“Morto?” li guardai sbalordita. “Come?”
Si guardarono di nuovo. “Assassinato”
“Vuoi scherzare?”
“No. E’ l’unico a essere indagato per ora”
“E adesso?”
“Lo terranno in una cella di custodia per 24 ore finché non troveranno qualcos’altro.” Concluse Stiles.
Una macchina nera si avvicinò a noi e chiamò Scott. “Portala a casa” disse a Stiles.
Ci dirigemmo verso la sua jeep e Scott andò via con il tizio nella macchina nera.
“Lasciami il tuo numero, se ci sono novità ti chiamo” mi disse prima di farmi scendere dall’auto.
“Ok, fammi sapere. Grazie del passaggio.” Scesi dall’auto e quando arrivai davanti alla porta di casa la macchina di Stiles era già sparita.
Stava succedendo qualcosa in quegli istanti che io pensavo a cosa fare.
Feci un respiro profondo e mi sedetti sul letto, dove la sera prima per qualche momento c’era stato seduto anche Isaac. Iniziai a studiare quando squillò il cellulare. Era Stiles.
“Ci sono novità?” risposi subito.
“Si. Ci serve il tuo aiuto. Sei disposta ad aiutarci?”
Vi? Che tipo di aiuto? E che dovete fare?”
“Pensi che le domande possano aspettare? Abbiamo cose più importanti!”
“Ok ok, che devo fare?”
“Ci aiuterai senza fare domande?”
“Si, ti ho detto di si. Dimmi che devo fare!”
“Ti passo a prendere tra due minuti, fatti trovare pronta!” disse e riattaccò. Dissi ai miei che uscivo con degli amici e non obiettarono. Puntualissimo Stiles era già lì.
“Oh seriamente?” fece il tizio in macchina con lui.
“E’ la nostra unica speranza” disse Stiles. “Katia, lui è Derek. Derek, Katia”
“Piacere” disse voltandosi verso di me. Aveva degli occhi azzurri pazzeschi.
“Piacere mio” risposi.
“Hai il telefono con te?” mi chiese Stiles.
“Si”
“Dobbiamo andare alla stazione di polizia e far uscire Isaac prima che sorga la luna”
“Perché? Che succede quando sorge la luna?” chiesi.
“Katia! A dopo le domande!”
“Ok, ok. Scusa. Come pensi di far uscire Isaac da una cella di custodia dalla stazione di polizia?”
“Noi… non lo sappiamo ancora.” Fece Stiles.
“Bene. Non era più facile trovare un avvocato?”
“No” rispose secco Derek. “Dobbiamo tirarlo fuori di lì prima di chiunque altro.”
“Questo l’ho capito. La domanda è: come pensate di fare?”
Nel frattempo arrivammo alla stazione di polizia.
“C’è solo lei dentro” disse Stiles indicando la ragazza alla reception. “Dobbiamo distrarla”
“Bene. Come? E oltre tutto, come pensate di tirarlo fuori se non avete neanche le chiavi per aprire la porta della cella?” chiesi.
Si guardarono. “Le chiavi sono nascoste nell’ufficio di mio padre, ma so dove sono. Dovete solo distrarla a sufficienza da permettermi di entrare, prendere le chiavi e farlo uscire.”
“Ok ho un’idea” dissi.
“Spara” fece Stiles.
“Derek entra e inizia a parlare con lei, e per parlare intendo flirtare. E poi boh, il resto è fatto, credo.”
“Le idee a metà non mi piacciono” fece sarcastico Stiles “ma è un buon inizio.”
“Bene, tu cosa farai?” mi chiese Derek.
“Non lo so. Cosa volete che faccia?”
“Vai con Stiles. Ti vedo intelligente più di lui, magari eviterete di fare casini insieme. Gli guardi le spalle o lui le guarda a te”
“Bene, allora andiamo” conclusi.
Entrò Derek e iniziò a parlare con la ragazza che sembrava ipnotizzata.
Svicolammo nell’ufficio di suo padre alla velocità della luce. Stiles si avvicinò a qualcosa e poi si voltò sconvolto.
“C’è un problema” mi disse con gli occhi spalancati.
“Cosa?”
“Le chiavi sono sparite.”
“Oh merda” mi uscii spontaneo.
Uscimmo dall’ufficio e incrociammo un tizio.
Ci guardò.
“Io… stavo, ehm…” iniziò Stiles, quando abbassò lo sguardo per guardarlo e tentò di scappare, ci prese entrambi e ci trascinò con la forza verso le celle.
Aveva una siringa con del liquido nero in bocca. Stiles fece scattare l’allarme. Quando arrivammo davanti alla cella dove ci sarebbe dovuto essere Isaac, la porta era completamente aperta.
Fu una frazione di secondo e un essere che sembrava essere Isaac, solo con più peluria sul viso, denti aguzzi e occhi gialli, aggredì il poliziotto e lo strattonò contro il muro con violenza.
Non era Isaac. Non poteva essere Isaac. Quello era un mostro.
  
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