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Autore: Werewolf1991    11/06/2012    1 recensioni
Sei lettere. Sei storie.Un nome. Una raccolta di brevi one-shot, non collegate fra loro. Dal quinto capitolo
R:Rufflet
Mentre mi stringi forte tra le tue braccia, penso che sia valsa la pena, di scoprire che era tutto un inganno. Almeno adeso sono libero, di vivere con te la mia vita…
Ti voglio bene, Mamma.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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R:

Rufflet

 
Dove sono? È buio qui! C’è tanto rumore! Chissà cos’è successo. Mamma? Mamma dove sei? Ah, eccoti! Che fai lì a terra? Dai, alzati, ho fame! Mamma? Perché non mi rispondi? Dai mamma! Alzati! Voglio andare a casa mamma! Non dici sempre che è pericoloso? Ma allora perché non ti svegli? Dai, mamma! Alzati! Comincio ad avere paura! Se è uno scherzo non è divertente!
 
Mi sa che c’è qualcuno fuori! Forse è uno di quegli umani, quelli dai quali mi dici sempre di stare lontano! Mamma dai alzati! Non voglio che ci prendano! Ma perché non ti svegli? Dai, alzati! Per favore! Oh, no! È uno di loro! Mamma, aiutami, ho paura! Che strana smorfia, che sta facendo! Forse vuole mangiarmi! Mamma! Aiutami!
 
Ma perché non ti muovi? Forse…forse non mi vuoi più bene? Ma io ti voglio tanto bene mamma. Credevo ti piacesse quando mi strofinavo contro le tue piume. O quando volavamo insieme, io sulla tua schiena, perché mi dici sempre che sono troppo piccolo per farlo da solo! Ma invece… ok, ho capito. Me ne vado. Tu resta pure lì, immobile. Chissà, magari quell’umano mi mangerà in fretta, così non dovrai più preoccuparti di me!
 
Ecco, mi avvicino all’umano… ha una faccia strana. Oh? E adesso che fa? Vuole prendermi? Bene, tanto adesso lo so che alla mamma non importa più nulla di me. A nessuno importa di me. Quindi se dovessi morire non importerebbe a nessuno. Ma io voglio bene alla mamma! E volevo bene anche a papà, anche se adesso non c’è più. Forse la mamma non mi vuole più perché assomiglio a lui. In fondo io sono un Rufflet e lui è un Braviary. Già. È alto, forte e maestoso. Chissà se riuscirò a diventare anch’io come lui? Ma, adesso è arrivato quell’umano…
 
Oh? Che cosa fai? Perché stai toccando la mamma? Lasciala stare! E adesso che fai? Certo che sei strano. No, stai lontano! Non toccarmi! Mamma dice che se un umano ti tocca ti senti male e… ma… che strano… non fa male…ahaha, basta, fa il solletico! Sai, in fondo non sei così male! Perché mi guardi così? Cosa è successo alla mamma? Tu lo sai? Oh? Che significa morta? Vuol dire che adesso…sono solo? Ma come farò? Mamma dice che sono ancora troppo piccolo per vivere da solo. Forse… potrei venire con te? Davvero? Evviva! Grazie! Ti salto in braccio, e mi strofino contro di te. Sei davvero caldo, lo sai? Mi sta venendo un gran sonno…forse mi conviene dormire un po’. Mamma diceva sempre che un buon sonno aiuta a diventare grandi e forti.

Ok, adesso dove siamo? Questa è casa tua? È enorme! E questa che cos’è? È per me? Grazie, umano! Oh, a proposito, come ti chiami? Ah, già. Mamma me lo aveva detto che voi umani non ci capite. E adesso come faccio? Non posso continuare a chiamarti umano! È scortese. Oh? Ti chiami Daniel? Ok. È un nome davvero buffo, lo sai? C’è qualcun altro qui. È una ragazza? Mi dici che è la tua fidanzata. Che cosa significa? Quindi vivete insieme, giusto? Ah, ho capito! Come la mamma e il papà! Ma non avete dei cuccioli? Se non li avete posso essere il vostro cucciolo? Prometto che mi comporterò bene! Daiii! Siiii! Evviva! Vi voglio bene.
 
Tu sei al lavoro. Io sono solo con Sara. Indosso la sciarpa che mi hai regalato. Adesso sto girando per casa, aspettando che arrivi l’ora di venire a prenderti. Lo faccio tutti i giorni. È passato già un mese da quando la mamma è morta ed io vivo con voi. Sono cresciuto un po’, e sono diventato più forte. Se continua così potrei anche evolvermi presto. Lo spero tanto. Così potrò renderti fiero di me! E anche Sara. Io le piaccio, e anche a me è molto simpatica, ma mi trovo meglio con te. Forse perché tra maschi ci si capisce meglio.

Esco dalla finestra, che Sara ha lasciato aperta appositamente per me. Mi ricordo ancora la prima volta che uscii per andare a prenderti. Lei cercò di riportarmi a casa, ma io mi ribellai e arrivai nel posto in cui lavori. Quando mi vedesti, facesti una faccia buffissima. – Ma cosa ci fai qui, Lucky? – domandasti con aria preoccupata. Io, per tutta risposta, presi a volteggiarti intorno, giocosamente. Tu cercasti di acchiapparmi, ma io fui più svelto. Credevo fossi arrabbiato, ma quando mi voltai e ti vidi ridere, ne fui felice. L’averti fatto ridere mi faceva sentire bene.

Il giorno dopo, decisi di accompagnarti al lavoro. Sara era spaventata all’idea che uscissi da solo, credendo che non conoscessi la strada. Ma si sbagliava. Noi uccelli abbiamo un buon senso dell’orientamento. E così ti seguii a distanza, per assicurarmi che arrivassi al lavoro sano e salvo. Il tuo lavoro di ricercatore è molto importante per te. ma anche io e Sara lo siamo. I tuoi colleghi rimasero scioccati nel vedermi lì. Mi fermai a salutarti, appollaiandomi sopra un balcone, che dava proprio sull’entrata del Laboratorio in cui lavori. Tu allora mi salutasti, dicendomi. – Allora ci vediamo all’uscita, Lucky. Ci conto.- dicesti questo come se stessi parlando ad un tuo collega di lavoro. Mi facevi sentire così importante.
 
Ritornai a casa. Mentre passavo, la gente m’indicava, incuriosita. Qualcuno tentò di catturarmi, poi però notò la sciarpa che avevo intorno al collo. –Ragazzi, credo che il piccoletto appartenga a Daniel- disse qualcuno.
 Da allora, tutti si comportano bene con me. Mi salutano quando passo, mi accarezzano, e qualcuno mi da anche qualcosina da mangiare. C’è una coppia di lavoratori di un negozio, che ogni volta si alternano nel darmi un boccone, quando passo. E puntualmente dicono: -Non dirlo a mia moglie!- oppure – Mi raccomando, non dirlo a mio marito!- io naturalmente mantengo il segreto. Anche se non credo che si arrabbierebbero se sapessero di fare entrambi la stessa cosa.  Tutti sono meravigliati dal mio comportamento. Alcuni dicono – Certo che è veramente molto fedele!- -Già. Una cosa del genere ti fa capire quanto siano speciali i Pokemon.-

Eccoti, finalmente! Com’è andata oggi? Ehy, piano! Così mi arruffi tutte le piume! E non penserai di tirarmela, quella palla di neve, vero? No! Acc… Sei veramente fastidioso, a volte! Però ti voglio bene lo stesso. Torniamo a casa insieme, come sempre e quando arriviamo, Sara ci aspetta a braccia aperte, con un sorriso enorme stampato in fronte – Tesoro, Lucky, ho una notizia meravigliosa!- ci dice. Di che si tratta? Diccelo, diccelo dai! – Sono incinta!- che vuol dire, “incinta”? Io non lo so davvero. Tu invece fai una faccia strana. Sembri sorpreso, un po’ scioccato… ma poi fai un enorme sorriso. – Tesoro è… è una notizia meravigliosa!- dicendo questo, prendi in braccio Sara, e la fai volteggiare in aria per un po’.

Io ancora non ho capito un granché! Notando la mia confusione, ti volti verso di me e mi dici – Adesso Sara aspetta un bambino. Un cucciolo. E tu sarai il suo migliore amico! Non è vero?- io annuisco, entusiasta. Non so come siano fatti i bambini umani, ma mamma mi diceva sempre che erano molto buoni con noi. Quando volevano. Ma anche se qualche volta se la prendevano con noi, in realtà di solito ce l’avevano con qualcun altro. Non vedo l’ora che nasca.

Sono passati dieci mesi. Il bambino dorme nella sua culla. Io non mi sono ancora evoluto. Ho scoperto di non aver voglia di farlo, per ora. Il piccolo Denny dorme profondamente. Ha gli stessi occhi marroni di sua madre. Ma i capelli sono proprio uguali ai tuoi. Color grano, che può diventare dorato, sotto al sole. Sara ha i capelli castani invece. Il bambino si sveglia e mi guarda. Allunga le sue piccole manine verso di me. Io mi tengo a distanza. L’ultima volta che mi ha toccato, mi ha staccato delle piume. So che non lo fa apposta, ma preferisco non rischiare. Oggi non posso allontanarmi da casa. Me lo hai detto tu. Devo restare a fare compagnia a Denny e a Sara.

Finalmente sei di ritorno, com’è andata oggi? Che strana faccia… ti senti bene? Ehy, guardami, io sono qui! Ma che ti prende? Ehy, ma che stai facendo… no, aspetta, così mi fai male, lasciami! Che devi fare con quel fazzoletto? No, aspett…

D-Denny… Sara… proteggere… ugh, ma dove sono? Cos’è successo? Non capisco. Non sono più in casa. È buio qui. Devo assolutamente trovare Denny e Sara! Ti avevo promesso che avrei badato a loro, che li avrei protetti! Ma che razza di osto è questo. Aspetta, quello sembra un vetro… fammi un po’ vedere… Daniel! Resisti, sto arrivando! Non ti preoccupare io salverò sia te che Sara e Denny. Voi siete la mia famiglia. Solo un momento, arrivo…

Ouch. No, decisamente cercare di distruggere il vetro con un’ attacco beccata, non è stata assolutamente una buona idea… ma, aspetta un secondo…quelli siete voi? C’è anche Sara lì. Ma perché avete quelle facce? Ma, quello è Denny! No, aspetta Daniel, non farlo! è il tuo bambino quello!

Ma perché? Perché l’hai fatto? E perché state ridendo? E perché mi puntate contro il dito? State forse ridendo di me? Cos’ho che ti fa tanto ridere? Ho capito! Devono averti fatto mangiare qualcosa di strano, e anche a Sara! Non ti preoccupare, amico mio! Arrivo immediatamente! Vi salverò!

Stavolta funziona. Il vetro si frantuma, finalmente. Avrei dovuto farlo prima. Aerasoio è una mossa molto più forte di Beccata. Arrivo, Daniel! Ehy, ma che succede? Che state facendo? Lasciatemi andare, io devo salvare Daniel… un momento… che stai dicendo? Fantoccio? Come sarebbe a dire che Denny era…?

Stai scherzando vero? Sara, pensaci tu! Diglielo che è impazzito! Che quello era suo figlio! Ma come, anche tu? Anche tu la pensi così?

Non capisco. Tutto questo mi sembra solo un incubo. Mi mostri quello che avrebbe dovuto essere il corpo di Denny e che invece è soltanto un mucchio di cip. Mi spieghi che tutto quello che hai fatto fino ad ora, era solo un esperimento. Ma come è possibile? Mi dici che, insieme ai tuoi colleghi, avevi pianificato tutto da cima a fondo. Da una porta scorrevole all’improvviso spunta fuori qualcuno. Mi sembra di riconoscerlo…

Mamma! Non è possibile! Lotto per liberarmi da coloro che mi trattengono, e intanto ti chiamo! Oh, mamma! Mamma! Se sapessi quanto mi sei mancata! Credevo che fossi morta! Ma sei viva, invece, mamma!
Ma adesso che ti prende? Perché mi scacci? Come? Come sarebbe a dire che non sei la mia mamma? Ma che stai dicendo? Hanno fatto impazzire anche te, per caso?

E questo chi è? Il capo di Daniel… mi dice che questo faceva tutto parte di un esperimento. Mio padre in realtà non è morto. Non è nemmeno davvero lui, mio padre. Mi dice che io sono stato creato in laboratorio, poi sono stato affidato ad una Pidgeot addestrata appositamente per questo compito. Era tutto stabilito fin dall’inizio. E adesso non c’è più bisogno di me.
 
Questo vuol dire che… tutta la mia vita, i miei ricordi, tutto quello che ho fatto e detto, era stato programmato? È stata tutta una menzogna? No, non posso crederci. Dev’essere un sogno. Adesso chiuderò gli occhi, e mi sveglierò a casa, appollaiato vicino alla culla di Denny. E ci faremo su quattro risate.
 
Apro gli occhi, ma sono ancora qui. Allora… è proprio vero? È stato tutto un imbroglio… non è giusto. Siete cattivi! Vi odio, tutti quanti! Allora nessuno mi ha mai voluto bene! Sono sempre stato solo… vi odio con tutta l’anima!
 
Un vetro cala nuovamente tra noi, separandoci. Adesso che altro avete in mente? Che altro volete farmi, sporchi farabutti? Non vi è bastato quello che già avete fatto? Non vi sono bastate le menzogne? Ah, adesso ho capito! Volete uccidermi! Certo, tanto adesso non vi servo più.
 
Sapete una cosa? In realtà, io non vi odio. Mi fate pena. Provo pena per te, Daniel e per te, Sara, che non avete saputo apprezzare il bene che vi volevo. Probabilmente non sapete nemmeno più che cosa sia, il bene. Mi fanno pena anche tutti gli scienziati, che hanno dimenticato cosa significhi avere un cuore. E anche tu, mamma, anzi, finta mamma, mi fai pena. Non hai più un minimo d’indipendenza. Sei diventata una schiava, alla stregua di un Growlithe. Solo che loro lo fanno con piacere, e di solito, non vengono usati. Tu, invece, si. E butteranno via anche te, una volta che non gli servirai più.
 
Gli ultimi pensieri che ho, mentre lo strano fumo verdognolo invade la stanza, facendomi sentire sempre più stanco, sono rivolti a tutti quei Pokemon che dovranno subire la mia stessa sorte. Mi spiace davvero tanto per voi, ragazzi…
 
Uuummmhh…. Dove sono? Sono ancora vivo? Pare di si. Mi guardo intorno e mi sembra di riconoscere  questo posto. Ma si, certo! È la foresta in cui sono nato! E tu chi sei? Una Gardevoir? Anche a te hanno fatto del male, quelli? Come dici? Sei scappata da loro? E adesso vivi qui, quindi. Sei sicura di quello che dici? Vuoi davvero prenderti cura di me? Grazie mille.
 
Mentre i stringi forte tra le tue braccia, penso che sia valsa la pena, di scoprire che era tutto un inganno. Almeno adeso sono libero, di vivere con te la mia vita…

Ti voglio bene, Mamma.


 
Tataratatatata! Finalmente ho finito il quinto capitolo! Ho avuto un blocco totale su questa fic, fino ad ora! Perdono, perdono perdono! Mi spiace veramente tanto! Scusatemi!

Passando ai ringraziamenti:

Ringrazio calorosamente LailaOsquin, che ha messo la storia tra le seguite e mendoza95 che l’ha messa tra le preferite. Spero che questo capitolo vi piaccia! Se ve la sentite, lasciatemi pure un commentino, io non mordo, ok?

Spero che questo capitolo, che è un po’ più lungo degli altri, vi basti fino al prossimo, che spero arrivi presto!

 
 
  
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