Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: payphone    11/06/2012    2 recensioni
"Se il felice e contenti esistesse, io ti starei ancora abbracciando."
Genere: Erotico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

PRIMO CAPITOLO: I'M SINGING IN THE RAIN.

I'm singing in the rain, just singing in the rain,
what a glorious feeling.
I'm happy again.
Singing in the rain – Gene Kelly.

Classificando come serata di merda, nella classifica delle serate di merda, nella mia vita di merda, questa rientrerebbe benissimamente aggiudicandosi il primo posto.
La pioggia sgocciola insistentemente dentro il colletto mentre, io, mi sposto esausta da un piede – coperto di vesciche – all’altro. Tengo sopra la testa a mo’ di ombrello, in qualche strano modo, il giubbotto di denim che si rivela essere non esattamente impermeabile.
L’unico desiderio che mi balza nella testa in questo istante è trovare un taxi, tornare a casa, gettare queste decolté nella spazzatura e immergermi in un rilassante bagno caldo. Il problema, però, principalmente è il primo: trovare un taxi. Siamo qui da all’incirca dieci minuti e non se ne vede nemmeno un’ombra.
I piedi mi fanno un male cane. Se non fosse per l’asfalto bagnato sarei già rimasta scalza o direttamente seduta a terra. Non sono una patita delle scarpe col tacco, ma per il compleanno di Fi, la mia migliore amica, ho fatto un’eccezione. La prima e l’ultima. Le avevo comprate in saldo al Givét-Price Fashion, circa una settimana fa, nonostante avessero un tacco di quindici centimetri e fossero un numero meno della mia misura. Tutta colpa della commessa che sosteneva, fermamente convinta, che mi stessero bene e che mi slanciassero di parecchio le gambe.
Ad ogni modo non è questo il problema che più mi pressa al momento. Sono una grande credulona, e questo è risaputo, ma ora sono l’unica che si sta dando da fare per beccare un taxi libero.
Occupata l’unica rientranza libera nei paraggi, Fi è tutta presa a ficcare la lingua in gola ad un tizio con cui poco prima ha attaccato discorso all’uscita del locale. Non è male come tipo, anzi è molto carino, malgrado i due nei che si ritrova su un lato del volto, secondo il mio parere troppo grandi, e l’altezza.
Per Fi, l’altezza era uno dei problemi quotidiani che doveva affrontare data la sua stazza pari a un metro e ottanta, ma passata l’adolescienza ne aveva fatto praticamente l’abitudine e aveva imparato a usarla a suo vantaggio. Fi ha lunghi capelli neri, tinti, che per la maggior parte  delle volte sono raccolti in uno chignon molto spartano, e la bocca piccola. Gli occhi sono la parte migliore del suo volto, verdi incorniciati da lunghe ciglia che all’apparenza non richiedono nemmeno l’uso del mascara.
A pochi passi di distanza, sotto la pioggia, ci sono Debs e Eleanor, altre mie amiche di vecchia data, a braccetto che cercano invane di ripararsi sotto il cartone di una pizza raccimolato all’angolo di un ristorante. Molto probabilmente hanno esagerano con i cocktail vedendo la loro andatura e ascoltando la loro voce stridula intonare, con scarsi risultati, singing in the rain.
«Amiee!» strilla Debs, allungando il braccio nella mia direzione. «I’m happy again!» I capelli rossicci, ormai quasi decolorati, ricordano molto pelo di topo, ma il suo viso è raggiante, i suoi occhi brillano anche a metri e metri di distanza. Con la mano mi fa cenno di unirsi in coro a loro, ma questa sera non sono proprio in vena di cantare. Sono giù di corda, e ho solo voglia di rimanere con me stessa, depressa.
Dovrei smetterla di incolpare le persone, ma questa volta è tutta colpa di Harry il Puttaniere. Se solo si fosse fatto vivo come promesso dopo quegli SMS “ti amo”, dopo le assicurazioni di arrivare in tempo per l’ora di cena, tutto questo non sarebbe successo
Harry il Puttaniere è il mio ragazzo dall’estate scorsa, quando ci siamo messi insime al party fluo del fratello di Eleanor. Non lo chiamo Harry il Puttaniere per insultarlo – o almeno la mia è autoconvinzione – ma perché effettivamente è il suo soprannome. Se lo porta dietro da ormai quattro anni, quando durante il suo periodo sabbatico, si è passato tutte – e dico tutte – le ragazze che andavano dal terzo al quinto anno di superiori. Logicamente lui ha cercato in tutti o modi ti scrollarselo di dosso e di spingere gli altri a chiamarlo in un modo differente, ma ogni tentativo pareva insulso. Per i suoi amici resta Harry il Puttaniere, come io resto Cespuglio. Mi chiamano così dall’età di quattordici anni, ma in effetti in tutto questo lasso di tempo, non ho trovato nulla di innovativo per eliminare questo soprannome e a rigor di logica è esatto per me.
I miei capelli, castano chiaro e lunghi fino all’altezza delle fossette di Venere, sono molto crespi e ricci. Mi sono ripromessa a me stessa che non appena riesco a raccimolare un po’ di soldi vado a darmi una sistemata dal parrucchiere, ma finché non trovo un lavoro stabile e reditizzio non credo sarà possibile.
Avvisto, nonostante la vista appannata dalle gocce che con molta probabilità mi avranno fatto crollare il mascara, un taxi e immediatamente agito il braccio, ma qualcuno più avanti e più fortunato di me lo ha già intercettato. Ottimo. Sempre più delusa osservo la strada allagata in cerca di un’altra luce gialla.
A farmi sentire ancora più depressa, non c’è solo la questione di Harry il Puttaniere, ma anche la morte di mia madre avvenuta quasi due settimane fa.
Io e lei non eravamo particolarmente legate, specie dopo il suo secondo matrimonio, ma la sua scomparsa mi ha decisamente spiazzato lasciandomi un vuoto al cuore. L’ultima volta che l’avevo vista era stato il giorno precedente alla sua morte, avevamo litigato, come al solito, per chi dovesse gestire il pranzo e la cena durante la settimana. Me ne ero andata di casa sbattendo violentemente la porta. Da quel momento fino a tutt’ora non ho trovato le forze per rientrarci, ora vivo con Fi nel suo appartamento non molto distante dal centro di Manhattan. Mamma è morta per un tumore al seno.
Barcollante sulla soglia del maciapiede mi ritrovo a controllare gli ultimi messaggi e trovo due chiamate perse di Harry il Puttaniere e vari suoi messaggi.
Am, non riesco proprio a venire questa sera, devo badare a Lexi mentre i miei escono per il loro anniversario. Passa da me in nottata, se vuoi, ti aspetto. Baci, H.
Molto probabilmente avrei ceduto alle tentazioni con il passare delle ore, ma ora proprio no.
Noncurante della mia posizione, un’auto nera passa al ciglio del marciapiede senza darmi il tempo per ritrarmi e evitare uno schizzo che mi colpisce in pieno viso.
 Peggio di così non può andare, cerco di autoconvincermi.
«Ehi, Am.» Alzo lo sguardo e mi accordo che Fi si è allontanata dal tipo con cui era a pomiciare fino a cinque secondi prima. Viene a ripararsi sotto al mio giubbotto di denim – come se ci fosse spazio a sufficienza – e fruga nella borsa con foga in cerca del rossetto.
«Ciao» dico, battendo le palpebre per liberare le ciglia dalla pioggia. «Hai intenzione di farti anche me?»
«Amore, un’altra sera.» dice ripassandosi velocemente le labbra e controllandosi al minuscolo specchio con tono di approvazione. «È andato ad avvisare la ragazza con cui era venuto.»
«Fi!»
«Cosa?» Appare quasi priva di scrupoli. «Non sono una coppia. È una sua amica del liceo.»
Molte volte ho desiderato la spontanetà che aveva Fi, sembrava avvantaggiata in tutto con quello. Era sempre stata la migliore, fin dai tempi delle elementari, apriva bocca e subito tutti ridevano. Probabilmente era anche per la ‘erre’ moscia che si ritrovava, ma il merito andava tutto alle battute che diceva.
«Am, non è che ti avanza un preservativo?» La sua voce irrompe nei miei pensieri. «Tanto per andare sul sicuro» aggiunge sorridendo maliziosamente. «Ma di sicuro ci limiteremo a parlare di come gli è andata la maturità quest’anno.»
«Si come no.» Scavo nella borsa blu di Accessorize, vecchio regalo di Debs per il mio compleanno. «Aspetta un momento. Fi, è più piccolo!» dico contemporaneamente estraendo un Durex che le porgo con discrezione.
«Andiamo, Am, per due anni non è mai morto nessuno.» Prende il preservativo e lo mette nel portafoglio coordinato alla sua borsa uguale alla mia solamente in tonalità verde. «E poi promette bene. Comunque vai tranquilla, mi porta da lui, la casa è tutta tua. Chiama pure Harry se non vuoi restare sola.» Concluse ammiccando sulla mia spalla.
«Taxi! Scusa Fi. Taxi!» Corro in avanti verso il taxi che, grazie a Dio, aveva accostato e faccio cenno a Debs e Eleanor. Le due interrompono la loro esibizione canora con un barbone e si avvicinano.
«Salve!» Mi chino impacciata verso il finestrino del tassista. «Ci può portare a Brooklin e poi a...»
«Mi spiace, fanciulla, ma niente radio fai-da-te.»
Lo guardo leggermente perplessa. «Come scusi? Non ho capito molto bene ciò che intende.»
«Le tue amiche non ce le riporto a casa. Non voglio trapanarmi il cervello con le loro canzoni prive di senso. Sono le tre del mattino e non ho intenzione di rovinarmi la nottata.»
Okay, la possibilità che mi viene in mente è che stia scherzando. A New York tutti scherzano alle tre del mattino.
«Mi scusi, ma non fanno nulla di male.»
«Taxi mio, regole mie. Bellezza, non faranno nulla di male ma ascoltale, non ci penso proprio. Più avanti c’è già un altro cliente, non mi cambi la vita. Su questo taxi niente ubriachi, finti canti, drogati o scopa-amici.»
Conclude allontanandosi e lasciandomi li, in preda alle lacrime, come se mi avessero appena tirato un pugno o uno schiaffo in pieno viso.
Non so più cosa fare. Debs e Eleanor continuano a cantare come se nulla fosse, Fi si è dileguata con il tipo dai due nei e io sono in preda ai dolori. I miei piedi stanno andando a puttane, sono ghiacciati e bagnati fradici. Passeremo la notte qua,  bloccate sotto la pioggia. Qualcuno ci scambierà per delle prostitute e ci porterà chissà dove. I pensieri mi frullavano in testa molto velocemente in quegli istanti. Non ce la facevo più, maledicevo i quattro cocktail bevuti in precedenza che non mi facevano ragionare a mente lucida.
«Taxi!» Questo non può scapparmi, ne sono sicura, è lui. Inizio a correre per il marciapiede verso il taxi che si avvicina a velocità media nella mia direzione. «Si fermi! Sono qua!» Un gruppo di ragazzi mi circondano passando. “In questo modo non mi vedrà più, merda.” Corsi più forte, consapevole che i ragazzi si erano voltati a guardarmi e a fischiare. «Taxi! Cazzo, siamo qui, accosti!» Stavo maledicendo me stessa per quelle scarpe che oltre a limitarmi mi stavano facendo venire la pelle viva in evidenza.
«Ta-xi! Ta-xi!» Iniziai di nuovo portando in alto e sventolando le braccia. Grazie a tutti i santi interceduti stava accostando. Finalmente. Potevo tornare a casa e dimenticare quest’orribile giornata.
«Non si azzardi! È nostro! L’ho fermato io! Ta-xi! I-o!» dissi accellerando la corsa, che alla fine era una camminata sbilenca velocizzata di poco. «Non le venga in mente! È... Aaagh!»
Mente il mio piede slitta sul marciapiede bagnato, non capisco cosa stia succedendo. È tutto troppo veloce. Comincio a scivolare e il mio cervello è in sovraccarico, le immagini mi si presentano davanti ai miei occhi in maniera troppo continua e dispersiva, le risate del gruppo di ragazzi che avevo dapprima sorpassato fanno eco nella mia testa. Lascio la borsa Accessorize nel tentativo di trovare un’appiglio, ma non riesco a fermarmi, è tutto inutile.
“Oh, merda.”
L’asfalto mi si presenta davanti agli occhi. Non posso fare niente. “ Amiee, sei fottuta.”

 


Spazio\sfogo d'autrice.

Okay, ragazze\ragazzi\innominati, questa è la mia prima e vera FF, quindi siate buoni. c:
Fatemi sapere se come inizio può piacere, così continuo, ho già delle idee in mente.
Se ci sono errori di battitura o di qualsiasi altro genere non esitate a dirlo. Ben vengano le critiche costruttive.
Se avete qualcosa da chiedere fatelo pure, così in tal caso rispondo\correggo\non ne ho idea.
Se volete cercami su twitter mi chiamo @__wiggleyeah. Scrivete quel che volete, anche se idiota. Due risate non hanno mai fatto male a nessuno.

Grazie dell'attenzione e grazie per aver perso minuti della vostra vita a leggere una storia uscita dal nulla alle cinque del mattino.
Taaaaaanto amore, ragazzi\sox\bro.
Okay, la smetto. Al prossimo capitolo. #Muchlove. 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: payphone