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Autore: Seta Kaiba    02/01/2007    2 recensioni
Allora ecco una mia nuova fan fic che spero che leggiate, in pratica possodirvi che l'idea mi è venuta leggedo episodio g che non è ancora finito e in pratica parte da una presunta fine ( Niente Spoiler) che ho inventato io e poi partirà la storia sui dei quattro titani sopravvisuti, che in questa storia avranno decisamente un lato umano che saprà chiedere anche perdono per gli sbagli commessi. I protagonisti saranno aiolia Lithos , imperione, Rea , Temi e teti, la storia girerà su di loro. beh non mi resta che farvela leggere buon divertimento e commentate in tanti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Riconciliazione: Anche gli dei chiedono perdono

Riconciliazione: Anche gli dei chiedono perdono.

Introduzione:

Prologo:

T

 

utto iniziò quel fatidico giorno, in cui gli opposti si scontrarono nella battaglia finale, per il futuro.

Crono sembrava imbattibile, gli attimi trascorsi sotto i suoi colpi, capaci di spazzare via intere galassie furono interminabili e i cavalieri d'oro di Athena dovettero faticare non poco per poter sconfiggere gli altri undici titani, il Santuario era quasi distrutto ormai e uno strano silenzio surreale regnava incontrastato, ma la pace finalmente era portata e la salvezza dell'umanità era finalmente giunta.

Un’altra guerra sacra si era conclusa lasciandosi dietro solo la disperazione e la distruzione più totale.

Aiolia era sopravissuto quasi a stento e a rischiato più volte di morire, ma la speranza mai lo aveva abbandonato, ed ora giaceva a terra incurante di tutto, incurante di aver distrutto un dio della genesi, e che ora su quel suolo giacevano i corpi dei suoi fratelli i titani, voleva solo riposare, mentre suo fratello dall'alto lo assisteva guardandolo con assoluta ammirazione era fiero di lui e di ciò che aveva fatto.

Socchiuse gli occhi appena, poi fu soccorso da Lithos che era stata preoccupata per la sorte di colui che l'aveva accolta, dopo la morte di suo padre e Galan il suo più fedele servitore, provato anche lui dalla snervante attesa.

Dopo il fatidico giorno, calò la sera e in quello che rimaneva della casa di Aiolia i due fedeli servitori si stavano dando da fare per curare le ferite di Aiolia, sopratutto Lithos che era la più premurosa tanto che Aiolia dovette fermarla per un pò.

"Ehi basta adesso, non vedi che sto bene? Non ho bisogno che fai tutto questo per me davvero" le disse il cavaliere del leone alla dolce ragazzina che cercava di imboccarlo.

"Niente storie, su mangi signor Aiolia se no, non guarirà mai!" lo rimproverò la ragazza, cercando di ficcargli in bocca il cucchiaio, colmo di una zuppa alle verdure.

Aiolia fece un mucchio di storie come un bimbo scherzava sempre, quando faceva così infondo era contento che la ragazzina e Galan, si prendessero così cura di lui, si era sempre ripetuto cosa avrebbe fatto senza il loro appoggio, era strato molto fortunato, dopo la morte di Aiolos gli unici che veramente gli volevano bene, e non lo trattavano come la pecora nera del santuario erano loro.

Dopo aver curato Aiolia Lithos si ricordò che durante la battaglia, aveva perso una cosa a lei molto cara, ovvero una collanina con un medaglione che le aveva regalato suo padre, quindi nonostante il disappunto del suo padrone e di Galan andò a cercarlo, sperando di trovarlo.

Si recò nel luogo dove Aiolia aveva distrutto Crono, e iniziò a scavare tra le macerie, ma niente non riusciva a trovarlo.

"Uffa accidenti, come ho potuto perdere una cosa così importante, che stupida..."si rimproverò la ragazzina, mentre scavava tra i detriti di roccia, calcarea e i resti delle colonne antiche ormai distrutte.

Passò una buona mezzora a cercare, si arrabbiò e imprecò più volte, poi alla fine credendo ormai che quel pegno andasse perduto pianse.

Ad un tratto però una voce spezzata da fremiti di dolore, simile ad un filo di lamento ormai, la chiamò.

"Ragazzina?".

Lithos si girò torno, ma non capiva da dove proveniva quel gemito, poi si voltò all'indietro e con la coda dell'occhio, vide brillare qualcosa un luccichio, poi un medaglione appeso ad una sottile catenella dorata.

La ragazza mutò quella espressione di disperazione, in una di gioia, e un sorriso, si dipinse sul suo infantile volto, e i suoi occhi si allargarono.

"Il mio medaglione.".

Corse a prenderlo, voleva proprio toccarlo sentire quasi suo padre al suo interno.

"Papà ti ho ritrovato...”. Una lacrima le scivolò ancora, sul volto, ma stavolta era di gioia.

 La ragazzina era molto felice in quel momento, però poi la sua felicità fu interrotta bruscamente dalla visione che le se parò avanti, che le fece morire il sorriso sulle sue labbra, e il suo cuore ebbe un tonfo, la paura, la avvolse.

La catena dorata era avvolta alle dita di una mano che vestiva un guanto oscuro come la pece, sebbene malridotto e le dita forse erano rotte tuttavia, poi si stendeva il braccio che fece finire lo sguardo, sulla figura distesa a terra ormai, priva di ogni energia di Iperione, il figlio di Urano era ancora vivo, sebbene a stento, con il sangue ormai in gola, che gli colava da sotto le frange nere sulla roccia, grigia di quella terra che ha cercato di distruggere.

Ora a vederlo così, non era neanche più il terrore di ciò che rappresenta, la sua forza titanica era svanita un pò perchè ora su fratello Crono era stato sconfitto, e quindi il potere di cui tanto ha vantato, si era sopito, un pò perchè ormai non era più nessuno, ma soprattutto non voleva essere nessuno, stranamente era contento di essere stato sconfitto, da guerrieri valorosi come Aiolia, anche se la morte dei suoi fratelli e sorelle e sopratutto di Ceo lo addolorava, tuttavia l'espressione sul suo volto mostrava un lieve sorriso sulle sue sottili labbra, che non era maligno, era tranquillo e rassicurate.

I suoi occhi rossi come il sangue, ma che ora avevano una strana e debole luce si fissarono su quelli atterriti di Lithos, che prese subito il medaglione e si allontanò subito, da quel dio distrutto, ma pur sempre terrificante, che però chiese presto gli occhi scivolando una specie di sonno, forse morto?

La ragazza si era allontanata di qualche passo, poi, quando vide il titano richiudere gli occhi si sentì sollevata, forse era la fine per lui, però era bene accertarsene, prima che si risvegliasse e riprendesse a distruggere ciò che avevano appena ricostituito il signor Aiolia e gli alti cavalieri sacri.

"Speriamo che quel mostro sia morto..." Si disse tra se, la ragazzina che si fece coraggio e si avvicinò con cautela al corpo, apparentemente esanime del titano di Crono.

Deglutì sudando freddo, poi facendosi coraggio camminando a tratti, con il cuore in gola, si avvicinò al corpo, del titano, che ora era completamente coperto da ferite e il sangue colava sulla roccia dalla sua soma color dell'ebano semi distrutta ormai.

Allungò con timore una delle sue manine, verso quel corpo per vedere se in lui vi era ancora della vita, e sperò con tutto il cuore, che aver visto prima che si muoveva fosse solo un’illusione, quel mostro doveva essere morto per forza, Aiolia lo aveva trapassato con uno dei suoi migliori colpi, purtroppo, però si accorse presto invece che era ancora vivo, se bene il suo battito era molto debole esattamente come il suo respiro.

Lithos del canto suo, avrebbe voluto lasciarlo lì al suo destino, oppure avrebbe potuto finirlo prendendo un coltello e lacerandogli la gola, dopo tutto un mostro simile non doveva più vivere, però sicuramente non lo avrebbe mai fatto, anche se era un mostro, e anche se Aiolia aveva fatto tanta fatica per sconfiggerlo, non poteva ucciderlo oppure lasciarlo lì, si conosceva troppo bene più tosto sarebbe morta lei, pur di salvarlo, e così fece.

Guardò in giro per vedere se c'era qualcuno che l'avrebbe vista o fermata, la strada era libera.

"Vi chiedo perdono Signor Aiolia, so bene quanto avete faticato e sofferto e quanto sia pericoloso ciò che sto facendo, ma anche i mostri meritano di vivere.”. dicendo questo, si chinò e prese sebbene con fatica visto il peso il titano sulle spalle, e lo portò in una vicina grotta che era in un bosco semi distrutto poco più avanti al santuario.

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

  
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