Capitolo
1
"Un’amicizia
speciale."
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assarono diversi giorni dopo
la battigia contro Crono, e Aiolia stava riprendendosi pian piano dalle ferite
riportate dopo la battaglia, ed era assistito sempre da Galan e da Lithos, che
però stranamente in quel periodo, si limitava solo a curare e servire
Aiolia superficialmente, non era più la stessa era diventata, molto
distratta e inoltre se ne andava via sempre durante il pomeriggio e tornava
tardi, diceva che andava a fare quattro passi, oppure che andava a fare la spesa,
ma la verità era un altra.
Infatti, ogni giorno andava
da Iperione a vedere come stava, a medicargli le ferite, e a portagli da
mangiare, anche se lui si comportava sempre con freddezza nei suoi confronti e
non parlava mai non la degnava nemmeno di un ciao.
Passarono ancora due
giorni, Aiolia era uscito un attimo sorreggendosi con una stampella e
notò Lithos, da lontano che coglieva dei fiori, sorrise nel vederla,
pensa che come il solito le stesse cogliendo per lui.
"Quella ragazza si
preoccupa sempre troppo...".
Non fece in tempo a dire
così, che la ragazza, a dispetto delle aspettative, che pensava il
cavaliere del leone d'oro si guardò attorno, come per vedere se c'era
qualcuno che la spiasse, poi si imbucò i fiori nella sacca che aveva al
collo, si alzò, e tornò alla casa di Aiolia, che naturalmente
vedendo questo comportamento, non si fece cogliere, mentre la spiava, fece
finta di niente.
"Ciao Lithos, come
va?".
Le chiese facendo il finto
tonto, la ragazza fu presa da uno strano tonfo al cuore, e rispose un pò
tentennando"Cosa?ah signor Aiolia siete sveglio? Ehm mi fa piacere, avete
bisogno di qualcosa?"l'espressione della ragazza era falsa, si vedeva
lontano un miglio, che aveva risposto così, per trovare una scusa, ma
Aiolia preferì non indagare
oltre la lasciò perdere, anche se le voleva chiedere per chi erano i
fiori che aveva appena colto.
Abbassò lo sguardo
poi si voltò per andarsene a casa "No grazie, oggi mi sento
meglio...”. La ragazza sorrise poi iniziò ad avviarsi.
"Aspetta!".
Fu fermata di colpo, e si
girò indietro, verso il suo padrone "Dove stai andando?"
chiese Aiolia un pò sospettoso.
"Io? Ehm da nessuna
parte, vado a fare un pò di spesa, tornerò un pò
tardi...”. Si giustificò con una scusa la ragazza, mentre Aiolia
aveva capito benissimo che tutta quella storia era una farsa però non si
capacitava del perchè lei assumesse questo comportamento, non gli era
mai successo di vedere Lithos mentire così però pensò che
forse avesse un problema al quale non voleva che nessuno indagasse, quindi
lasciò correre anche quel giorno.
Lithos così si
diresse verso la grotta dove vi era Iperione. Si affacciò all'interno,
era un posto molto ristretto, forse in passato doveva essere una tana di
qualche animale che passava lì il letargo, si era un posto degno di un
orso forse, del resto un orso vi era già dentro, ferito e stanco, ma che
stava riprendendo pian piano le forze.
"Posso?" Chiese
con la sua vocina timida, sorridendo, rivolta ad Iperione che era appoggiato
alla parete della grotta, pieno di fasciature sul torace, e le braccia,
più una sulla testa che dovevano essere cambiate, visto che il sangue
non si era ancora del tutto fermato e alcune ferite erano un po’
più gravi e facevano fatica a guarire, anche se grazie alle cure di
Lithos stava facendo un buon lavoro.
Per tutta risposta, il
titano non si degnò neanche ora a parlare, la guardò un secondo
con aria fredda e impassibile poi voltò lo sguardo a fissare un altro
punto della grotta, Lithos si avvicinò sempre con cautela di certo,
anche se lo stava curando, la paura era tanta, se pensare a ciò che i
titani hanno creato nel mondo, la "Titanomanchia" restaurata durante
il loro avvento, che per fortuna ora era cessata e il mondo stava rinascendo a
poco a poco, ma la scoperta di un titano di nuovo in vita sarebbe stato un
nuovo pericolo, e la ragazza ne era abbastanza terrorizzata.
Lithos oltre alla prima
frase, non pronunciò altro, si limitò per ora solo a cambiargli
le bende e a medicargli le ferite, senza fiatare. La medicazione di alcune
ferite bruciava, e Iperione, si agitava solo per un secondo mentre la ragazza
smetteva.
"Ehm scusa, lo so che
brucia, ma ti fa bene..."disse continuando a spandere
dell'antinfiammatorio con un panno, pulendo una ferita al petto, un solco
parecchio lungo e profondo che probabilmente avrebbe lasciato una cicatrice a
vita, sul torace del titano.
Dopo averlo curato e
bendato, gli offrì del pane e dell'acqua, ma il ragazzo non volle
toccare cibo, esattamente come aveva fatto gli altri giorni, Lithos ci rimase
un pò male, sperava che almeno oggi mangiasse qualcosa, questi giorni non
insistette pensando che non mangiasse per via dello shock e la perdita di
sangue, in effetti, ne aveva perso molto, ed era ridotto malissimo mangiare era
l'ultima cosa che gli venisse in mente però ora più o meno si era
ripreso e Lithos provò ad insistere.
"Su dai, devi mangiare
altrimenti non guarisci più...”.
Il titano, volse lo sguardo
dalla parte opposta, mentre la ragazza cercava di rifilargli un boccone di pane,
in bocca " Non lo voglio.” l'ammonì con un tono secco e
glaciale come il ghiaccio.
La ragazza a quel tono non
si azzardò ad insistere oltre, fece solo un broncio poi mise via il pane,
ma lo lasciò vicino a lui nella speranza che più tardi mangiasse,
avrebbe voluto lasciargli i fiori che aveva colto, ma preferì, non farlo
si allontanò e tornò a casa con un’aria un pò delusa
tanto che Galan vedendola arrivare così le chiese subito il
perchè, ma Lithos fece finta di sorridere e gli disse un’altra
scusa ovvero che andava tutto bene, infatti, il servitore di Aiolia non ne
rimase convinto.
Arrivò la sera e
come al solito Lithos preparò la cena in assoluto silenzio, una strana
aria tirava proprio ormai se ne era accorto anche Aiolia.
"Si può sapere
che diavolo le prende?" Chiese sottovoce a Galan, il cavaliere sacro,
l'altro alzò le spalle "Boh, è da oggi pomeriggio che
è così, mi ha detto che andava tutto bene.”.
Aiolia mugugnò
titubante, finirono la cena e Lithos uscì fuori in cortile e
iniziò a sospirare, rimirando il cielo.
Chissà come sta?
Speriamo non si senta solo lì in quella grotta... il suo pensiero era rivolto ad Iperione, non sapeva
perchè, ma si sentiva preoccupata per lui, per un nemico e non si
capacitava proprio del perchè le stesse succedendo tutto questo.
"Lithos?" fu
chiamata all'improvviso da Aiolia, tanto che la ragazza, saltò
"scusa non volevo spaventarti...”. Le disse scusandosi Aiolia.
"Signor Aiolia?".
Lithos abbassò lo
sguardo, mentre Aiolia le si avvicinò affianco. Rimasero in silenzio per
qualche attimo, poi finalmente il cavaliere del leone prese parola.
"Si può sapere
qual'è il problema?".
"Niente, non ho
nulla.".
"Non è vero non
raccontarmi balle...".
"Invece è vero,
non ho proprio niente!".
Lithos aveva parlato
stranamente a voce alta non aveva mai risposto così al suo padrone, ma
non voleva di certo raccontargli che stava aiutando un mostro a riprendersi, lo
conosceva, Aiolia se lo avesse saputo non ci avrebbe pensato due volte ad
andare a cercare Iperione e a ucciderlo, e Lithos non voleva che accadesse una
cosa simile, nessuno al santuario doveva sapere che in vita c'era ancora un
titano l'avrebbe protetto anche a costo della sua vita.
Aiolia rimase un pò
spiazzato, non aveva mai visto Lithos così arrabbiata, allora era vero
aveva un problema che non poteva dirgli.
"Capisco." disse
poi "Capisco che non vuoi confidarti con me, però se c'è
qualcosa che ti preoccupa, oppure che ti fa soffrire sai bene che puoi fidarti
di me.”aggiunse toccandole una spalla e guardandola negli occhi.
La ragazza si accorse di
essersi comportata male e ne fu pentita però poi si accorse che non poteva continuare a nascondere per
sempre una cosa del genere, lo avrebbero saputo prima o poi, però se lei
gli spiegava la situazione senza però fare riferimento a colui che
nascondeva forse la cosa avrebbe preso un’altra piega quindi
camuffò un pò la situazione e la spiegò al suo padrone.
"Mi scusi, non volevo
comportarmi così, però il fatto è che ho sì un
problema...”.
"Lo sapevo, e di che
si tratta?".
"Sto aiutando una
persona...".
Aiolia la guardò con
aria di rimprovero"Ah si? Beh è una buona cosa, se questa persona
ha bisogno fai bene, non c'è da preoccuparsi, però potevi anche
dirmelo anzi che sparire sempre e dimostrarti un pò, diffidente, nei
miei confronti, io non ti avrei certo fermato, lo sai bene.".
"Lo so
però..." Scattò Lithos, poi si fermò forse stava
parlando troppo.
"Però
cosa?" disse guardandola con aria interrogativa e poco convinta l'altro
"Niente il problema è che io lo ho aiutato, ma lui si comporta
sempre con freddezza e non mi parla mai, sembra quasi che io sia un peso per
lui e non so più come prenderlo...”. Disse la ragazza quella frase
era l'unica cosa vera che aveva detto.
Aiolia si mise una mano
sotto il mento, e iniziò a mugugnare.
"Beh ogni persona
è fatta in un diverso modo, forse questa persona non ti vuole parlare
perchè non ti conosce abbastanza, prova a dimostrarti più decisa
e cerca di scoprire un pò cosa lo rende felice, prova a parlargli tu se
non lo fa lui, magari riesci a sbloccarlo.”. Aiolia aveva dato un ottimo
consiglio, infatti, Lithos, fu felice per quelle parole e il giorno dopo ci
provò subito colse di nuovo dei fiori, questa volta Aiolia si
avvicinò.
"Sono per il tuo amico
vero?".
Lithos annuì.
"Vai anche oggi da
lui?".
La ragazza annuì
ancora "Sì, faro come mi avete detto ieri sera.", Aiolia
sorrise gli fece piacere vedere che il suo consiglio era stato accettato, inoltre
ora vedeva Lithos felic, e non più sospettosa come se fosse una ladra.
Ritornò nella grotta
dove vi era Iperione, salutò senza avere come al solito risposta, gli
cambiò la fasciatura e medicò le sue ferite, poi notò che
il pane del giorno prima era stato mangiato e ne fu felice, e cogliendo
l'occasione parlò.
"Ehi vedo che alla
fine hai mangiato, bravo mi fa piacere.”. Sorrise, ma non fu ricambiata,
come al solito, il titano era rivolto altrove, ma Lithos questa volta era
decisa.
"Ehm, senti le ferite
come vanno? Ti fanno male?" gli chiese cercando di agganciare bottone,
niente risposta ancora.
"Ti va di uscire fuori
da questa grotta e prendere un pò d'aria, c'la fai?".
Niente ancora neanche il
minimo cenno di movimento, Lithos rimase nuovamente delusa
Uffa non sta
funzionando, forse non gli piace la mia compagnia perchè non sono una
dea, gli dei parlano solo tra di loro, forse è meglio smetterla...
Pensò, mentre si apprestava
ad andarsene gli lasciò il pane di nuovo affianco.
"Qua dentro si
soffoca..." Quel’ affermazione la fermò, forse ci era
riuscita, si avvicinò ad Iperione che intanto si stava alzando non
ostante qualche debole fitta, ma ora stava bene, i titani si riprendono molto
in fretta.
Uscirono la ragazza lo
sorreggeva, camminarono in quello che rimaneva del bosco, che lentamente
iniziò a far intravedere la natura che riprendeva il suo ciclo e le
forme di vita, compresi gli animali iniziavano a muoversi, anche se scappavano
al passo del titano, come se anche loro avessero paura di lui e temessero la
sua terribile potenza devastatrice.
Si fermarono nelle
vicinanze di una riva dove si estendeva un lago azzurro magnifico che offriva
uno spettacolare panorama con una cascata che sgorgava da una roccia, sembrava
un piccolo angolo di paradiso dell’Elisio il posto degli dei da cui i
titani furono cacciati costretti a vivere per l'eternità nel Tartaro, un
ricordo malinconico di quel posto orribile percosse la mente di mperione, che
però ora si trovava a suo agio e pensare che volesse distruggere un
posto simile, non pensava che nel mondo esistesse un posto come quello.
"Ti piace qui?"
chiese Lithos notando, che il ragazzo era stranamente calmo e la sua freddezza
era un pò svanita "Sì mi sembra di aver già visto un
posto simile, solo gli dei più valorosi possono accedervi, mentre gli
dei dannati come me finiscono in un posto ben più differente...”disse
il titano sorprendendo Lithos aveva finalmente parlato, ed era così
felice, si sedettero sull'erba, che era ricoperta da piccoli fiori primaverili.
"Come era il mondo
prima che nascesse?" chiese di istinto la ragazza secondo le leggende
degli antichi miti i titani erano i figli di Urano e Gea la terra, e magari lui
poteva aver visto nascere il mondo conosciuto visto che era un dio arcaico,
padrone della genesi divina e umana e poi lui stesso rappresentava il sole del
creato, come Apollo, ma era qualcosa di più remoto.
Il titano a quella domanda non
rispose subito, dopotutto, non era sicuro nemmeno lui di sapere com'era il
mondo prima che nascesse, però qualcosa suo padre Urano gli disse in
proposito.
"Vedi prima del mondo vi erano solo gli
elementi, poi in seguito mio padre Urano e mia madre Gea diedero vita agli dei,
poi al creato e all'uomo, ma sai queste sono solo cose che ho sentito, noi
titani non abbiamo mai visto nascere il mondo, perchè ne siamo stati
allontanati prima, per poi rinascere come distruttori sia per gli de, che il
mondo."Iperione aveva parlato calmo e pacato, e Lithos ascoltava, sembrava
interessarle tutta quella storia, beh di certo parlare con un dio rinato, non
era un’esperienza nota a tutti e infondo, anche se era un dio della
distruzione che non ha fatto altro che pensare alle guerre, a chi non verrebbe
voglia di chiedergli quali siano i meandri da cui proviene, quale sia l'origine
di tutto, quale sia il destino.
La ragazza gli chiese altre
domande, e lui rispondeva a ciò che poteva, stranamente trovò
piacevole parlare dei misteri della genesi, con un’umana, gli sembrava di
essere proprio un vecchio che diceva il suo sapere ai bambini, ed era felice,
mai gli era successo una cosa simile d'un tratto si accorse che gli dei e gli
uomini non sono mai stati differenti, al contrario di quello che aveva sempre
sostenuto, dopo tutto era proprio per la prepotenza di loro dei che erano stati
sconfitti dagli uomini per giunta.
Parlarono per una buona
parte del pomeriggio, di queste cose e non solo Lithos gli parlò anche
dei lati belli di essere uomo, dopo tutto non era vero che gli uomini si
sentivano più grandi degli dei, e che a loro piacesse fare la guerra
esattamente come loro, ad alcuni piaceva e si credevano pari a tali, ma sono
stati puniti, però c'era anche un altro lato dell'umanità da
scoprire e già lo aveva dimostrato sconfiggendo loro i titani Aiolia, ma Lithos gli
spiegò che i miracolo è potuto accadere solo perchè,
ognuno proteggeva e si credeva, nelle persone che si voleva proteggere dal
male, e Iperione a quel discorso le venne in mente il suo errore, se lui avesse
protetto i suoi fratelli e avesse creduto in loro, non sarebbero mai morti,
invece aveva sbagliato tutto, Ceo non c'era più, Crono neanche è
tutto questo solo per una vendetta, solo per mostrare al mondo ciò che
avevano patito nel tartaro, quale errore peggiore il destino dopo tutto non si
poteva cambiare.
"Abbiamo commesso un
errore, se avessimo pensato di più a proteggerci senza farci prendere
dal risentimento, forse non solo io sarei qui.”. disse Iperione con
un'espressione di rammarico, e quasi di perdono per l'errore commesso.
Lithos lo guardò, mentre
pronunciava quella frase, e iniziò a pensare che forse poteva essersi
pentito, ma non era sicura, anche se l'espressione del titano sembrava molto
intensa però era anche segnata dal dispiacere di aver perso la sua
famiglia, perchè tutti loro erano una famiglia, tutti loro avevano
sofferto ciò che aveva sofferto lui, tutti loro erano stati mandati nel
tartaro.
Dopo questa discussione
Lithos guardò verso il lago allora le venne un’idea.
"Senti, mi viene
un’idea..." Disse la ragazza, prendendo una mano al titano,
tirandoselo dietro, infatti lui si alzò, guardandola con aria
interrogativa.
Lithos lo fissò nei
suoi occhi rossi sangue, come quello che avevano versato durate la battaglia
contro i gold saint"Facciamoci un bagno".
Iperione si sentì
stranamente in imbarazzo e arrossì, in effetti, l'idea non era male, era
da quando erano stati risvegliati che lui non si faceva un bagno come si deve,
però in quel momento era meglio di no, ma non fece a tempo a rispondere
che Lithos si era già spogliata della sua veste di lino, e aveva
già immerso i suoi piedini nelle fresche acque del lago e gli faceva
segno di venire, sorridendo.
Iperione, non ostante un
pò di imbarazzo iniziale ricambiò il sorriso della ragazza e alla
fine si spogliò della sua tunica di lino, che gli aveva portato in
precedenza Lithos, visto che aveva lasciato appena fuori dalla grotta la sua
soma che era anche abbastanza malridotta.
La ragazza, guardò
per un attimo il ragazzo, e le sembrò di non aver visto mai tanta
bellezza, sprigionata tutta in una volta da un solo corpo, baciato dalla luce
del sole, che rifletteva ciò che rappresentava veramente, il sole anzi
di più forse l'essenza dello stesso giorno.
Questa bellezza, questo
riflesso che vedo, è un proprio un dio del sole...
I pensieri Lithos furono
interrotti poi quando lui si voltò a guardarla e lei fece finta di
guardare da un’altra parte, immergendosi nelle acque.
Passarono così
alcuni minuti, tra uno spruzzo e l'altro giocando e scherzando, nascondendosi
dietro gli spruzzi della cascata. Fu una giornata indimenticabile per entrambi,
tanto che alla fine Lithos si ritrovò a tornare a casa più tardi
del solito, e Aiolia e Galan erano ad aspettarla battendo un piede per terra.
La ragazza si scusò
dopo una bella lavata di capo da parte dei due, però era troppo felice
per rimanerci male e comunque ringraziò Aiolia per il suo consiglio,
l’era stato molto utile il giorno così passò un altro
giorno.
Continua...