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Autore: Seta Kaiba    11/01/2007    3 recensioni
Allora ecco una mia nuova fan fic che spero che leggiate, in pratica possodirvi che l'idea mi è venuta leggedo episodio g che non è ancora finito e in pratica parte da una presunta fine ( Niente Spoiler) che ho inventato io e poi partirà la storia sui dei quattro titani sopravvisuti, che in questa storia avranno decisamente un lato umano che saprà chiedere anche perdono per gli sbagli commessi. I protagonisti saranno aiolia Lithos , imperione, Rea , Temi e teti, la storia girerà su di loro. beh non mi resta che farvela leggere buon divertimento e commentate in tanti.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

Capitolo 1

 

"Un’amicizia speciale."

 

P

assarono diversi giorni dopo la battigia contro Crono, e Aiolia stava riprendendosi pian piano dalle ferite riportate dopo la battaglia, ed era assistito sempre da Galan e da Lithos, che però stranamente in quel periodo, si limitava solo a curare e servire Aiolia superficialmente, non era più la stessa era diventata, molto distratta e inoltre se ne andava via sempre durante il pomeriggio e tornava tardi, diceva che andava a fare quattro passi, oppure che andava a fare la spesa, ma la verità era un altra.

Infatti, ogni giorno andava da Iperione a vedere come stava, a medicargli le ferite, e a portagli da mangiare, anche se lui si comportava sempre con freddezza nei suoi confronti e non parlava mai non la degnava nemmeno di un ciao.

Passarono ancora due giorni, Aiolia era uscito un attimo sorreggendosi con una stampella e notò Lithos, da lontano che coglieva dei fiori, sorrise nel vederla, pensa che come il solito le stesse cogliendo per lui.

"Quella ragazza si preoccupa sempre troppo...".

Non fece in tempo a dire così, che la ragazza, a dispetto delle aspettative, che pensava il cavaliere del leone d'oro si guardò attorno, come per vedere se c'era qualcuno che la spiasse, poi si imbucò i fiori nella sacca che aveva al collo, si alzò, e tornò alla casa di Aiolia, che naturalmente vedendo questo comportamento, non si fece cogliere, mentre la spiava, fece finta di niente.

"Ciao Lithos, come va?".

Le chiese facendo il finto tonto, la ragazza fu presa da uno strano tonfo al cuore, e rispose un pò tentennando"Cosa?ah signor Aiolia siete sveglio? Ehm mi fa piacere, avete bisogno di qualcosa?"l'espressione della ragazza era falsa, si vedeva lontano un miglio, che aveva risposto così, per trovare una scusa, ma Aiolia  preferì non indagare oltre la lasciò perdere, anche se le voleva chiedere per chi erano i fiori che aveva appena colto.

Abbassò lo sguardo poi si voltò per andarsene a casa "No grazie, oggi mi sento meglio...”. La ragazza sorrise  poi iniziò ad avviarsi.

"Aspetta!".

Fu fermata di colpo, e si girò indietro, verso il suo padrone "Dove stai andando?" chiese Aiolia un pò sospettoso.

"Io? Ehm da nessuna parte, vado a fare un pò di spesa, tornerò un pò tardi...”. Si giustificò con una scusa la ragazza, mentre Aiolia aveva capito benissimo che tutta quella storia era una farsa però non si capacitava del perchè lei assumesse questo comportamento, non gli era mai successo di vedere Lithos mentire così però pensò che forse avesse un problema al quale non voleva che nessuno indagasse, quindi lasciò correre anche quel giorno.

Lithos così si diresse verso la grotta dove vi era Iperione. Si affacciò all'interno, era un posto molto ristretto, forse in passato doveva essere una tana di qualche animale che passava lì il letargo, si era un posto degno di un orso forse, del resto un orso vi era già dentro, ferito e stanco, ma che stava riprendendo pian piano le forze.

"Posso?" Chiese con la sua vocina timida, sorridendo, rivolta ad Iperione che era appoggiato alla parete della grotta, pieno di fasciature sul torace, e le braccia, più una sulla testa che dovevano essere cambiate, visto che il sangue non si era ancora del tutto fermato e alcune ferite erano un po’ più gravi e facevano fatica a guarire, anche se grazie alle cure di Lithos stava facendo un buon lavoro.

Per tutta risposta, il titano non si degnò neanche ora a parlare, la guardò un secondo con aria fredda e impassibile poi voltò lo sguardo a fissare un altro punto della grotta, Lithos si avvicinò sempre con cautela di certo, anche se lo stava curando, la paura era tanta, se pensare a ciò che i titani hanno creato nel mondo, la "Titanomanchia" restaurata durante il loro avvento, che per fortuna ora era cessata e il mondo stava rinascendo a poco a poco, ma la scoperta di un titano di nuovo in vita sarebbe stato un nuovo pericolo, e la ragazza ne era abbastanza terrorizzata.

Lithos oltre alla prima frase, non pronunciò altro, si limitò per ora solo a cambiargli le bende e a medicargli le ferite, senza fiatare. La medicazione di alcune ferite bruciava, e Iperione, si agitava solo per un secondo mentre la ragazza smetteva.

"Ehm scusa, lo so che brucia, ma ti fa bene..."disse continuando a spandere dell'antinfiammatorio con un panno, pulendo una ferita al petto, un solco parecchio lungo e profondo che probabilmente avrebbe lasciato una cicatrice a vita, sul torace del titano.

Dopo averlo curato e bendato, gli offrì del pane e dell'acqua, ma il ragazzo non volle toccare cibo, esattamente come aveva fatto gli altri giorni, Lithos ci rimase un pò male, sperava che almeno oggi mangiasse qualcosa, questi giorni non insistette pensando che non mangiasse per via dello shock e la perdita di sangue, in effetti, ne aveva perso molto, ed era ridotto malissimo mangiare era l'ultima cosa che gli venisse in mente però ora più o meno si era ripreso e Lithos provò ad insistere.

"Su dai, devi mangiare altrimenti non guarisci più...”.

Il titano, volse lo sguardo dalla parte opposta, mentre la ragazza cercava di rifilargli un boccone di pane, in bocca " Non lo voglio.” l'ammonì con un tono secco e glaciale come il ghiaccio.

La ragazza a quel tono non si azzardò ad insistere oltre, fece solo un broncio poi mise via il pane, ma lo lasciò vicino a lui nella speranza che più tardi mangiasse, avrebbe voluto lasciargli i fiori che aveva colto, ma preferì, non farlo si allontanò e tornò a casa con un’aria un pò delusa tanto che Galan vedendola arrivare così le chiese subito il perchè, ma Lithos fece finta di sorridere e gli disse un’altra scusa ovvero che andava tutto bene, infatti, il servitore di Aiolia non ne rimase convinto.

Arrivò la sera e come al solito Lithos preparò la cena in assoluto silenzio, una strana aria tirava proprio ormai se ne era accorto anche Aiolia.

"Si può sapere che diavolo le prende?" Chiese sottovoce a Galan, il cavaliere sacro, l'altro alzò le spalle "Boh, è da oggi pomeriggio che è così, mi ha detto che andava tutto bene.”.

Aiolia mugugnò titubante, finirono la cena e Lithos uscì fuori in cortile e iniziò a sospirare, rimirando il cielo.

Chissà come sta? Speriamo non si senta solo lì in quella grotta... il suo pensiero era rivolto ad Iperione, non sapeva perchè, ma si sentiva preoccupata per lui, per un nemico e non si capacitava proprio del perchè le stesse succedendo tutto questo.

"Lithos?" fu chiamata all'improvviso da Aiolia, tanto che la ragazza, saltò "scusa non volevo spaventarti...”. Le disse scusandosi Aiolia.

"Signor Aiolia?".

Lithos abbassò lo sguardo, mentre Aiolia le si avvicinò affianco. Rimasero in silenzio per qualche attimo, poi finalmente il cavaliere del leone prese parola.

"Si può sapere qual'è il problema?".

"Niente, non ho nulla.".

"Non è vero non raccontarmi balle...".

"Invece è vero, non ho proprio niente!".

Lithos aveva parlato stranamente a voce alta non aveva mai risposto così al suo padrone, ma non voleva di certo raccontargli che stava aiutando un mostro a riprendersi, lo conosceva, Aiolia se lo avesse saputo non ci avrebbe pensato due volte ad andare a cercare Iperione e a ucciderlo, e Lithos non voleva che accadesse una cosa simile, nessuno al santuario doveva sapere che in vita c'era ancora un titano l'avrebbe protetto anche a costo della sua vita.

Aiolia rimase un pò spiazzato, non aveva mai visto Lithos così arrabbiata, allora era vero aveva un problema che non poteva dirgli.

"Capisco." disse poi "Capisco che non vuoi confidarti con me, però se c'è qualcosa che ti preoccupa, oppure che ti fa soffrire sai bene che puoi fidarti di me.”aggiunse toccandole una spalla e guardandola negli occhi.

La ragazza si accorse di essersi comportata male e ne fu pentita però poi si accorse che  non poteva continuare a nascondere per sempre una cosa del genere, lo avrebbero saputo prima o poi, però se lei gli spiegava la situazione senza però fare riferimento a colui che nascondeva forse la cosa avrebbe preso un’altra piega quindi camuffò un pò la situazione e la spiegò al suo padrone.

"Mi scusi, non volevo comportarmi così, però il fatto è che ho sì un problema...”.

"Lo sapevo, e di che si tratta?".

"Sto aiutando una persona...".

Aiolia la guardò con aria di rimprovero"Ah si? Beh è una buona cosa, se questa persona ha bisogno fai bene, non c'è da preoccuparsi, però potevi anche dirmelo anzi che sparire sempre e dimostrarti un pò, diffidente, nei miei confronti, io non ti avrei certo fermato, lo sai bene.".

"Lo so però..." Scattò Lithos, poi si fermò forse stava parlando troppo.

"Però cosa?" disse guardandola con aria interrogativa e poco convinta l'altro "Niente il problema è che io lo ho aiutato, ma lui si comporta sempre con freddezza e non mi parla mai, sembra quasi che io sia un peso per lui e non so più come prenderlo...”. Disse la ragazza quella frase era l'unica cosa vera che aveva detto.

Aiolia si mise una mano sotto il mento, e iniziò a mugugnare.

"Beh ogni persona è fatta in un diverso modo, forse questa persona non ti vuole parlare perchè non ti conosce abbastanza, prova a dimostrarti più decisa e cerca di scoprire un pò cosa lo rende felice, prova a parlargli tu se non lo fa lui, magari riesci a sbloccarlo.”. Aiolia aveva dato un ottimo consiglio, infatti, Lithos, fu felice per quelle parole e il giorno dopo ci provò subito colse di nuovo dei fiori, questa volta Aiolia si avvicinò.

"Sono per il tuo amico vero?".

Lithos annuì.

"Vai anche oggi da lui?".

La ragazza annuì ancora "Sì, faro come mi avete detto ieri sera.", Aiolia sorrise gli fece piacere vedere che il suo consiglio era stato accettato, inoltre ora vedeva Lithos felic, e non più sospettosa come se fosse una ladra.

Ritornò nella grotta dove vi era Iperione, salutò senza avere come al solito risposta, gli cambiò la fasciatura e medicò le sue ferite, poi notò che il pane del giorno prima era stato mangiato e ne fu felice, e cogliendo l'occasione parlò.

"Ehi vedo che alla fine hai mangiato, bravo mi fa piacere.”. Sorrise, ma non fu ricambiata, come al solito, il titano era rivolto altrove, ma Lithos questa volta era decisa.

"Ehm, senti le ferite come vanno? Ti fanno male?" gli chiese cercando di agganciare bottone, niente risposta ancora.

"Ti va di uscire fuori da questa grotta e prendere un pò d'aria, c'la fai?".

Niente ancora neanche il minimo cenno di movimento, Lithos rimase nuovamente delusa

Uffa non sta funzionando, forse non gli piace la mia compagnia perchè non sono una dea, gli dei parlano solo tra di loro, forse è meglio smetterla...

Pensò, mentre si apprestava ad andarsene gli lasciò il pane di nuovo affianco.

"Qua dentro si soffoca..." Quel’ affermazione la fermò, forse ci era riuscita, si avvicinò ad Iperione che intanto si stava alzando non ostante qualche debole fitta, ma ora stava bene, i titani si riprendono molto in fretta.

Uscirono la ragazza lo sorreggeva, camminarono in quello che rimaneva del bosco, che lentamente iniziò a far intravedere la natura che riprendeva il suo ciclo e le forme di vita, compresi gli animali iniziavano a muoversi, anche se scappavano al passo del titano, come se anche loro avessero paura di lui e temessero la sua terribile potenza devastatrice.

Si fermarono nelle vicinanze di una riva dove si estendeva un lago azzurro magnifico che offriva uno spettacolare panorama con una cascata che sgorgava da una roccia, sembrava un piccolo angolo di paradiso dell’Elisio il posto degli dei da cui i titani furono cacciati costretti a vivere per l'eternità nel Tartaro, un ricordo malinconico di quel posto orribile percosse la mente di mperione, che però ora si trovava a suo agio e pensare che volesse distruggere un posto simile, non pensava che nel mondo esistesse un posto come quello.

"Ti piace qui?" chiese Lithos notando, che il ragazzo era stranamente calmo e la sua freddezza era un pò svanita "Sì mi sembra di aver già visto un posto simile, solo gli dei più valorosi possono accedervi, mentre gli dei dannati come me finiscono in un posto ben più differente...”disse il titano sorprendendo Lithos aveva finalmente parlato, ed era così felice, si sedettero sull'erba, che era ricoperta da piccoli fiori primaverili.

"Come era il mondo prima che nascesse?" chiese di istinto la ragazza secondo le leggende degli antichi miti i titani erano i figli di Urano e Gea la terra, e magari lui poteva aver visto nascere il mondo conosciuto visto che era un dio arcaico, padrone della genesi divina e umana e poi lui stesso rappresentava il sole del creato, come Apollo, ma era qualcosa di più remoto.

Il titano a quella domanda non rispose subito, dopotutto, non era sicuro nemmeno lui di sapere com'era il mondo prima che nascesse, però qualcosa suo padre Urano gli disse in proposito.

"Vedi  prima del mondo vi erano solo gli elementi, poi in seguito mio padre Urano e mia madre Gea diedero vita agli dei, poi al creato e all'uomo, ma sai queste sono solo cose che ho sentito, noi titani non abbiamo mai visto nascere il mondo, perchè ne siamo stati allontanati prima, per poi rinascere come distruttori sia per gli de, che il mondo."Iperione aveva parlato calmo e pacato, e Lithos ascoltava, sembrava interessarle tutta quella storia, beh di certo parlare con un dio rinato, non era un’esperienza nota a tutti e infondo, anche se era un dio della distruzione che non ha fatto altro che pensare alle guerre, a chi non verrebbe voglia di chiedergli quali siano i meandri da cui proviene, quale sia l'origine di tutto, quale sia il destino.

La ragazza gli chiese altre domande, e lui rispondeva a ciò che poteva, stranamente trovò piacevole parlare dei misteri della genesi, con un’umana, gli sembrava di essere proprio un vecchio che diceva il suo sapere ai bambini, ed era felice, mai gli era successo una cosa simile d'un tratto si accorse che gli dei e gli uomini non sono mai stati differenti, al contrario di quello che aveva sempre sostenuto, dopo tutto era proprio per la prepotenza di loro dei che erano stati sconfitti dagli uomini per giunta.

Parlarono per una buona parte del pomeriggio, di queste cose e non solo Lithos gli parlò anche dei lati belli di essere uomo, dopo tutto non era vero che gli uomini si sentivano più grandi degli dei, e che a loro piacesse fare la guerra esattamente come loro, ad alcuni piaceva e si credevano pari a tali, ma sono stati puniti, però c'era anche un altro lato dell'umanità da scoprire e già lo aveva dimostrato sconfiggendo loro i  titani Aiolia, ma Lithos gli spiegò che i miracolo è potuto accadere solo perchè, ognuno proteggeva e si credeva, nelle persone che si voleva proteggere dal male, e Iperione a quel discorso le venne in mente il suo errore, se lui avesse protetto i suoi fratelli e avesse creduto in loro, non sarebbero mai morti, invece aveva sbagliato tutto, Ceo non c'era più, Crono neanche è tutto questo solo per una vendetta, solo per mostrare al mondo ciò che avevano patito nel tartaro, quale errore peggiore il destino dopo tutto non si poteva cambiare.

"Abbiamo commesso un errore, se avessimo pensato di più a proteggerci senza farci prendere dal risentimento, forse non solo io sarei qui.”. disse Iperione con un'espressione di rammarico, e quasi di perdono per l'errore commesso.

 Lithos lo guardò, mentre pronunciava quella frase, e iniziò a pensare che forse poteva essersi pentito, ma non era sicura, anche se l'espressione del titano sembrava molto intensa però era anche segnata dal dispiacere di aver perso la sua famiglia, perchè tutti loro erano una famiglia, tutti loro avevano sofferto ciò che aveva sofferto lui, tutti loro erano stati mandati nel tartaro.

Dopo questa discussione Lithos guardò verso il lago allora le venne un’idea.

"Senti, mi viene un’idea..." Disse la ragazza, prendendo una mano al titano, tirandoselo dietro, infatti lui si alzò, guardandola con aria interrogativa.

Lithos lo fissò nei suoi occhi rossi sangue, come quello che avevano versato durate la battaglia contro i gold saint"Facciamoci un bagno".

Iperione si sentì stranamente in imbarazzo e arrossì, in effetti, l'idea non era male, era da quando erano stati risvegliati che lui non si faceva un bagno come si deve, però in quel momento era meglio di no, ma non fece a tempo a rispondere che Lithos si era già spogliata della sua veste di lino, e aveva già immerso i suoi piedini nelle fresche acque del lago e gli faceva segno di venire, sorridendo.

Iperione, non ostante un pò di imbarazzo iniziale ricambiò il sorriso della ragazza e alla fine si spogliò della sua tunica di lino, che gli aveva portato in precedenza Lithos, visto che aveva lasciato appena fuori dalla grotta la sua soma che era anche abbastanza malridotta.

La ragazza, guardò per un attimo il ragazzo, e le sembrò di non aver visto mai tanta bellezza, sprigionata tutta in una volta da un solo corpo, baciato dalla luce del sole, che rifletteva ciò che rappresentava veramente, il sole anzi di più forse l'essenza dello stesso giorno.

Questa bellezza, questo riflesso che vedo, è un proprio un dio del sole...

I pensieri Lithos furono interrotti poi quando lui si voltò a guardarla e lei fece finta di guardare da un’altra parte, immergendosi nelle acque.

Passarono così alcuni minuti, tra uno spruzzo e l'altro giocando e scherzando, nascondendosi dietro gli spruzzi della cascata. Fu una giornata indimenticabile per entrambi, tanto che alla fine Lithos si ritrovò a tornare a casa più tardi del solito, e Aiolia e Galan erano ad aspettarla battendo un piede per terra.

La ragazza si scusò dopo una bella lavata di capo da parte dei due, però era troppo felice per rimanerci male e comunque ringraziò Aiolia per il suo consiglio, l’era stato molto utile il giorno così passò un altro giorno.

 

Continua...

      

 

 

 

 

  
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