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Autore: lilla thea    15/06/2012    35 recensioni
Edward e Bella, sono loro i protagonisti di questa storia.
l'amore, quello con la A maiuscola fa da sfondo.
tutto si svolge attorno ad una bimba dagli occhietti tristi che cambierà la vita ad entrambi e forse (dico forse) darà all'amore un significato puro e lo renderà colmo d'infinito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Eccoci alla fine.

Stavolta davvero è l'ultimo capitolo.
Credo di averci messo tutto. Emozioni, ricordi e sentimenti.
Mi mancheranno questi personaggi, li sento vicini come se li conoscessi davvero. Scusate, è colpa della mia fantasia galoppante!!!!
Mi mancherete tanto anche voi però. So che non conosco nessuna di voi, non so di che colore avete i capelli o gli occhi, cosa vi piace fare o cosa odiate, ma conosco un po' dei vostri pensieri e vi ringrazio per avermi dato così tanto.

Edward e Bella coronano ogni loro sogno e io ne ho realizzato uno mio. Non credevo sarei mai riuscita a scrivere, tanto meno qualcosa di decente, ma voi mi avete davvero sostenuta e non lo dimentico!

Alla fine del capitolo troverete una dedica ad una persona speciale che non c'è più, passatemi questa dedica, magari le può arrivare in qualche modo e lei sa il perchè...

Visto che me l'avete chiesto in tante vi rispondo di sì. Ho scritto, o meglio ho cominciato a scrivere una nuova FF. Sono ancora in alto mare, per cui non sperate in aggiornamenti veloci come per questa storia, però giuro che mi metto sotto!
Eccovi il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1111675

Cavoli! Ho scritto immensamente prima ancora di farvi leggere la fine, scusate è che vorrei dirvi così tante cose... ne basta solo una: GRAZIE.
A chi ha dato uno sguardo, a chi ha speso un minuto del proprio tempo per leggere le mie farneticazioni, ai lettori silenziosi e a voi, che siete state semplicemente fantastiche.














28 - EPILOGO.
 
Sono passati due anni dalla nascita di mio figlio, Charlie Carlisle Cullen. Due anni ricchi di gioia e serenità.
 
Ormai la faccenda relativa al rapimento di Lily è conclusa, tutti i complici di Maria hanno, in un modo o in un altro, fatto la fine che si meritavano. Jasper è riuscito ad incastrarla riguardo all’ennesimo coinvolgimento di Victoria, per cui credo che marcirà in galera fino a settant’anni almeno. Un’accusa di complicità in rapimento e tentato omicidio non è cosa da poco.
 
Io sono felice, felice come non lo ero mai stata prima. Felice e ansiosa. Me la sto facendo letteralmente sotto e non capisco perché. O meglio lo so il perché ma non capisco perché devo essere così agitata.
 

  • Bella? Vuoi smettere di agitarti? Mi rovini il lavoro.
Alice mi aveva sequestrata all’alba di ieri trascinandomi dal centro benessere all’estetista, dal parrucchiere al non ho ancora capito cosa. E questo non ha aiutato il mio stato d’animo.
Mi manca Edward, dato che non posso vedere lo sposo il giorno prima del matrimonio, e mi manca il mio bambino che non vedo da quasi quattro ore.

  • Alice è necessario?
  • Certo che lo è. Sei la sposa, vorresti entrare in converse e jeans come al tuo solito?
  • Non sarebbe una cattiva idea. – mia cognata mi ha fulminata con lo sguardo. – ok, come non detto.
  • Posso? – Lily è già vestita e con i capelli acconciati in una delicata treccia. Ha delle piccole viole in mezzo ai boccoli biondi ed è bellissima. Il suo vestitino bianco è semplice e raffinato e la delicata fascia blu spezza il candore dell’abitino.
  • Oh tesoro, sei bellissima. – mi sono sporta per abbracciarla ma madre e figlia mi bloccano in coro.
  • Ti rovini il trucco zia Bella. – tale e quale a sua madre. Sbuffo incrociando le braccia al petto e le lascio continuare.
  • Ok. Sei pronta. Sei bellissima sorellina.
Quando mi guardo allo specchio stento a riconoscermi. Alice ha fatto un ottimo lavoro.
Indosso l’abito appena un attimo prima che entri Esme. È ormai come una madre per me ma mi sarei imbarazzata comunque se avesse visto l’intimo che Alice mi ha regalato. Qualcosa di nuovo.
 
Esme mi guarda emozionata e si avvicina a me.

  • Posso far entrare Carlisle? Vorrei ci fosse anche lui.
  • Certo che può.
  • Carlisle entra.
Carlisle sta benissimo in smoking.
  • Wow, lo sposo avrà un rivale oggi. – lo prendo in giro.
Si imbarazza e si gratta la testa come fa Edward quand’è nervoso. Nonostante non siano consanguinei i loro modi di fare sono così simili, non avrei mai detto che non fosse suo padre biologico.
  • La sposa invece non ne avrà. Sei bellissima piccola.
  • Grazie. – devo dirgli anch’io qualcosa.
Ho prima chiesto il permesso ad Alice e parlato con Esme, e loro si sono dette felici della mia richiesta.
Avrei voluto che le cose fossero diverse e avrei voluto mio padre ad accompagnarmi all’altare. Ma non è possibile e in Carlisle ho trovato un altro papà.

  • Posso chiederti un favore?
  • Certo Bella. Tutto quello che vuoi. – mi avvicino a lui e gli sorrido.
  • Sai che c’è una nota triste per me in questo giorno. – lui annuisce, sa del mio legame con mio padre e della sofferenza per la sua scomparsa. – però sono certa che anche lui sarebbe d’accordo con me.
  • Su cosa?
  • Vorresti accompagnarmi all’altare, papà? – Carlisle mi guarda commosso poi mi stringe delicatamente a se.
  • Non potrei esserne più onorato. – ha gli occhi lucidi e il respiro agitato. Esme si avvicina a noi e mi accarezza la guancia. Lei sapeva già tutto ma aveva voluto godersi l’emozione di suo marito.
  • Anche noi abbiamo una cosa per te. – tira fuori dalla borsetta un delicato bracciale in oro bianco. È formato da un delicato intreccio di foglie in cui sono incastonati dei piccoli brillanti luminosi. – qualcosa di vecchio. Era di mia suocera. – mi dice Esme.
  • E qualcosa di prestato. – Alice mi porge degli orecchini coordinati al bracciale. – erano di nonna Elizabeth. Mi raccomando, li rivoglio indietro! – scherza.
  • Non so cosa dire. – sono commossa.
  • Niente, prima che cominci ad aprire la fontana. Non sciogliere il mio capolavoro.
Tutti scoppiamo a ridere.
  • ok, siamo pronti? – chiede Carlisle.
  • No. Manca qualcosa di blu. – interviene Rosalie, bellissima nel suo abito blu.
Mancava già da un’ora e, visti i capelli stranamente in disordine, immagino fosse con suo marito Emmet. Mi lancia una giarrettiera che Alice afferra e mi mette trafficando sotto la gonna del mio vestito.
Carlisle si gira arrossendo ed io sospiro, ormai abituata alle solite figure che le mie damigelle mi fanno fare da sempre.

  • Charlie? – chiedo io.
  • CCC è fuori, è gia vestito.
Lily si ostina a chiamare il cuginetto in quel modo e dice che è colpa nostra che gli abbiamo dato due nomi con la stessa iniziale del cognome. Solo lei però ha il permesso di chiamarlo così. Il piccolo mostriciattolo non si gira nemmeno se lo chiami CCC ma, se a farlo è la cuginetta, le dispensa sorrisi e abbracci a non finire.
 
Charlie somiglia molto a Edward. Ha i suoi occhi verdi, e il suo bellissimo e fatale sorriso. Da me, e da mio padre di conseguenza, ha ereditato i capelli castani e le guance paffute. Era stato un dramma per me scegliere il nome, non che non avessi pensato di dargli il nome di mio padre ma non volevo imporre la mia scelta. Edward mi sorprese come al solito.

  • Non avete ancora deciso che nome dare al bambino? – ci chiese Alice il pomeriggio della sua nascita. – Lily ha qualche idea ma non credo sia il caso di lasciarla decidere.
  • Perché? – chiese Edward. Se ricordavo quanto avessi faticato per decidere Amy, capivo a cosa si riferisse.
  • In questo momento è indecisa tra Simba, Aladdin e Principe azzurro.
  • Principe azzurro?
  • Si, lui non ha mai un nome, per cui principe azzurro è perfetto.
  • Non credo andranno bene. – risposi io guardando il visetto di mio figlio.
  • E comunque abbiamo già scelto il nome. – davvero? quando?
  • Mio figlio si chiama Charlie. Charlie Cullen. – mi disse guardandomi negli occhi. Non riuscii ad impedirmi di piangere.
  • Grazie. – sussurrai.
  • È sempre stato il suo nome. Da quando ho visto che era maschio.
  • Ho solo una piccola modifica. – gli dissi.
  • Quale? Vuoi dargli anche il tuo cognome? – mi chiese sorpreso.
  • No, Cullen va benissimo. Charlie, Carlisle Cullen. - Alice sorrise contenta mentre Carlisle mi guardava sorpreso ed emozionato.
  • Vuoi davvero dargli il mio nome?
  • Se per te va bene si. Nonnino.
  • Certo. Ragazzi che regalo fantastico. – ci strinse forte.
Non erano da Carlisle quegli slanci emotivi così plateali. Mi aveva abbracciata e accarezzata tante volte, ma sempre in modo discreto, mai con tanta enfasi. Ridemmo tutti del suo atteggiamento.
 
 
 

  • Bella ci sei? È ora. – la voce di Alice mi riporta al presente.
  • Si, sono pronta.
  • Andiamo.
Quando arrivo davanti alla scalinata di quella che fino a diciotto mesi prima era Villa Meyer vedo il mio bambino mano nella mano con Lily.
  • Amore di mamma. – mi abbasso per prenderlo in braccio e lui si stringe a me.
  • CCC cosa abbiamo detto? Prima portiamo gli anelli e dopo il riso si abbraccia la mamma. – lo ammonisce Lily. Lui scende dalle mie braccia sistemandosi la giacchetta del piccolo smoking bianco e blu e da la mano alla cugina.
 
Quando esco in giardino resto a bocca aperta.
Alice ed Esme si sono superate.
 
 
Un anno e mezzo prima, sei mesi dopo la nascita di Charlie, ero tornata a Forks per imballare le ultime cose in casa di mio padre. Avevo fatto la dolorosa scelta di vendere la casa. La mia vita ormai era lontana da Forks e una mia vecchia compagna di scuola mi aveva fatto una buona offerta. Inoltre aveva intenzione di aprire un asilo nido in quella casa, così mi decisi a venderla. Anche perché sarebbe stata data al nuovo sceriffo se restava disabitata. Mi sarebbe mancata ma dovevo iniziare a vivere il mio presente.

  • Mi mancherà Forks. – avevo detto a Edward. Lui mi aveva presa per mano e trascinata nella radura. Non avevo brutti ricordi in fondo di quel posto. Quando mi ci avevano portata ero incosciente e quando avevo aperto gli occhi Edward era lì con me. E poi era nato mio figlio tra quegli alberi.
  • Ho fatto una cosa. – mi disse davanti alla casa bianca dei Meyer. La casa dove era nato mio figlio. – hai detto che Forks ti mancherà.
  • In un certo senso si, è l’unico posto che abbia sentito casa prima di Seattle.
  • E se ci fosse un posto in cui poter tornare quando ne hai voglia?
  • Ho venduto la casa Edward, dovevo farlo.
  • Ma se avessi un’altra casa qui?
  • Quale casa?
  • Questa ad esempio.
  • La villa dei Meyer?
  • Non si chiama più villa Meyer.
  • L’hanno venduta?
  • Si.
  • Che peccato. Non ci potremo più venire.
  • Perché no?
  • Non credo che i nuovi proprietari sarebbero d’accordo.
  • Io dico di si.
  • Come?
  • Sei tu la nuova proprietaria di questa casa. O meglio siamo noi. La casa è nostra.
  • Cosa? Tu… tu hai… comprato questa casa per me?
  • In realtà è per noi. Credevo ti piacesse.
  • Io l’adoro ma… oddio Edward non ci credo.
  • Credici. È nostra.
Passai la successiva mezz’ora a baciare Edward e le due ore che seguirono a rotolarci tra le coperte che Edward aveva portato “in caso di bisogno”.
 
 
E adesso mi ritrovo a percorrere il sentiero che porta al grande gazebo in legno al braccio del mio secondo papà, mentre seguo la bambina grazie a cui i miei sogni sono diventati realtà e mio figlio, il mio piccolo miracolo. Sono emozionata e noto a mala pena gli invitati.
 
Scorgo il sorriso sornione di Gus, seduto vicino alla nonna di Rose di cui stringe la mano, intravedo il viso sereno di Carmen ed Eleazar e qualche vecchia conoscenza del paese, mi sono rifiutata di invitare tutti gli abitanti di Forks.
È il mio matrimonio, non voglio scatenare i commenti di ogni abitante, hanno già dato durante i funerali di mio padre.
Per quanto mi riguarda l’altro invito l’ho spedito a mia madre, ma non credo verrà. Non è venuta nemmeno per conoscere suo nipote.
Edward gli telefonò arrabbiato e deluso dal suo comportamento ma pare non abbia proprio capito.
Poco male, io una madre l’ho trovata e non me ne serve un’altra.
 
Quando finalmente vedo Edward il mio respiro si blocca nel petto.
È Bellissimo.
Indossa uno smoking come quello di Charlie, ma in nero, e sorride felice.
Vorrei tanto corrergli incontro e lanciarmi tra le sue braccia ma non credo le mie gambe reggerebbero all’emozione.
Quando siamo vicini a lui Carlisle posa la mia mano sulla sua e mi bacia la guancia.
Non ascolto una parola di ciò che dice il pastore. Sono concentrata sul viso di Edward.

  • Ripeto. Vuoi tu, Isabella Swan prendere il qui presente Edward Cullen come tuo sposo? – chiede il pastore.
  • Cosa? Si, certo che lo voglio. – rispondo scatenando le risate di tutti, soprattutto di Emmet.
  • E tu, Edward Cullen, vuoi…
  • Si, lo voglio. – lo interrompe lui. Il pastore scuote la testa sospirando.
  • Bene, portate gli anelli.
Ci voltiamo entrambi a guardare un impacciato Charlie che cerca di non cadere mentre tiene un cuore fatto di edera a cui sono legate le nostre fedi.
Quando è vicino Edward lo prende tra le braccia baciandolo e lui gli stringe le braccine al collo. Sono perfetti insieme. Accarezzo il viso di mio figlio e Edward lo da in braccio a Emmet.
La mia famiglia è letteralmente impazzita per Charlie e se lo spupazzano di continuo.
Non ho nemmeno guardato i nostri testimoni ma devo dire che fanno una fantastica figura.
Emmet e Jasper hanno uno smoking uguale a quello di Edward, mentre Alice e Rosalie hanno un vestito dal taglio diverso ma della stessa tonalità di blu.

Quando Edward mi mette la fede al dito sento le sue mani tremare, è emozionato. E lo sono anch’io quando prendo la sua.
Abbiamo deciso di scambiarci delle promesse scritte da noi. Dovevo immaginare che Edward mi avrebbe fatta piangere.

  • Ho scritto così tante volte queste parole da poterci riempire un’enciclopedia. Ogni volta mi sembrava tutto troppo ovvio o banale. Ma non c’è mai stato nulla di banale o scontato nel nostro rapporto.
    Tu mi hai riportato alla vita Bella. Mi hai ridato speranza e ci hai riportato Lily. Non ci sono abbastanza parole per descrivere ciò che sento.
    Mi sono innamorato di te la prima volta che ho incontrato i tuoi occhi di cioccolato nel giardino di Gus. E non ho smesso un attimo di amarti da quel momento, anche se non lo capivo ancora.
    Ne abbiamo passate tante, troppe. Il destino ha giocato più del dovuto con noi ma alla fine ti ha sempre riportata da me. E da nostro figlio.
    Sai bene quanto fossi convinto di non avere speranze, di non meritare un futuro, ma tu mi hai dato tutto. Amore, speranza, vita.
    Mi hai dato un figlio che amo e che rende le nostre vite meravigliose. E di questo non potrò mai ringraziarti abbastanza.
    Ti amo signora Cullen.
 
Cerco di asciugarmi le lacrime e non balbettare mentre pronuncio le mie promesse.

  • Io sono sempre stata impacciata quando si tratta di sentimenti. Non sono brava con le parole. E poi tu hai detto tutto ciò che avrei detto anch’io.
    Anche tu mi hai salvato al vita, anche tu mi hai ridato speranza e un futuro. Mi hai dato tutto ciò che ho sempre sognato, anche di più. 

    Mi hai dato una famiglia e dei figli. Non potrei essere più felice di così.
  • Figlio. – mi corregge Edward. Io scuoto la testa con un sorriso, ero certa mi avrebbe corretto.
  • Figli. – lo ripeto portando la mano di Edward sulla mia pancia e vedo il suo volto illuminarsi. Mi stringe forte e mi bacia con estrema dolcezza.
  • Non avevo ancora detto che poteva baciare la sposa. – il pastore comincia a lamentarsi ma qualcuno lo zittisce, credo Lily, non ho fatto molta attenzione.
  • Davvero sei incinta? – mi chiede piano poggiando la sua fronte sulla mia.
  • Si. E stavolta sei il primo a saperlo. Più o meno.
  • Ti amo, ti amo. Ti amo. – mi bacia il viso stringendomi forte finchè Charlie non gli tira il pantalone.
  • Pa? – lo chiama. Edward si abbassa e lo prende in braccio mettendolo tra noi. Io lo bacio e stringo la mano di mio… il pastore ci guarda, sembra perplesso ma poi sorride. Tutti gli invitati sono a bocca aperta. Famiglia compresa.
  • Ok. Con il potere conferitomi da eccetera eccetera eccetera, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa.
Edward mi bacia di nuovo tra gli applausi di tutti finchè nostro figlio ci separa e poggia un bacio leggero sulle mie labbra e su quelle di suo padre.
Qualcuno ha fotografato quel momento ed è la foto più bella del mondo. Noi tre, anzi noi quattro insieme per la prima volta.

Ho dovuto sopportare le urla di mia cognata, offesa per non aver saputo nulla della nuova gravidanza, poi gli sguardi furiosi di Rosalie per non averla preparata psicologicamente alla cosa, le battutine irripetibili di Emmet e gli abbracci calorosi dei miei suoceri. Tutti ci hanno fatto mille auguri ma lo sguardo felice di Edward non ha lasciato un attimo i miei occhi.
Lily ha preso molto bene la notizia di un nuovo bambino in arrivo.
Con fare pratico ha commentato che avrebbe avuto più scelta d’abbigliamento con due bambini, poi mi ha stretta forte.

  • ti voglio benissimo zia Bella. – mi ha detto felice. Ho dovuto faticare per non piangere ancora.
 
Il matrimonio è trascorso in modo fantastico, ho pensato che tutto fosse rovinato quando ho visto mia madre venirmi incontro ma non è successo niente di catastrofico. Anzi.
Ho scoperto che Edward le aveva telefonato minacciandola di andarla a prendere con la forza se non fosse venuta e consigliandole di comportarsi come una madre, per una volta nella vita.
Niente tornerà mai a posto con lei, io ho già una madre ed è Esme, ma almeno ci siamo riavvicinate.

La nostra luna di miele a tre, anzi quattro è stata indimenticabile. Non ci saremmo separati mai da nostro figlio, così abbiamo deciso di portarlo con noi. Inutile dire che Emmet si è sprecato in battutine riguardo una prima notte di nozze mancata. Beh, ha avuto torto!

La nostra prima notte di nozze è stata indimenticabile. Abbiamo fatto tutto al contrario. Prima due figli, poi il matrimonio, per cui il significato di prima notte di nozze è un po’ diverso rispetto a quello originale.
Edward però ha reso tutto meraviglioso.

Ha affittato una casa in riva al mare in modo da poter far divertire anche Charlie. Il nostro bambino è crollato appena arrivati e mio marito mi ha regalato una notte fantastica. Abbiamo fatto l’amore dolcemente ma con tanta passione e tanto amore.
Ci siamo amati tutta la notte, beandoci dei nostri sorrisi e perdendoci nella nostra felicità.
La mattina ci siamo svegliati con le mani intrecciate sul mio ventre mentre un assonnato Charlie dormiva ai piedi del nostro letto. Eravamo due incoscienti che non si erano nemmeno vestiti e per fortuna nostro figlio aveva deciso di non infilarsi sotto le lenzuola. Non avrebbe comunque capito ma non ci tenevo a farmi vedere completamente nuda e avvinghiata a suo padre, soprattutto la mattina quando suo padre, o meglio la parte inferiore di suo padre, era decisamente sveglia.

Furono le due settimane più spensierate di tutta la mia vita.
 
 
 
 
Oggi è il nostro primo anniversario di matrimonio. Charlie è a letto da un’ora mentre Elizabeth Esme Rosalie Cullen dorme attaccata al mio seno.

La mia bambina è nata cinque mesi fa, in un ospedale stavolta, ma sempre con la presenza di suo padre. Stavolta non mi ha lasciato la mano, è stato accanto a me sostenendomi e confortandomi. Gli ho distrutto una mano, poverino, ma non si è lamentato.

Pochi giorni dopo la sua nascita era venuta a mancare nonna Rosalie, in seguito ad una brutta malattia.
Lei era stata forte e sorridente fino alla fine, grata di aver vissuto una vita ricca e piena. Ogni volta che Rose piangeva lei si arrabbiava, dicendole che non era giusto versare lacrime per qualcuno che era felice.
Non ci aveva mai fatto pesare la sua malattia e se n’era andata durante la notte, nel sonno, con il sorriso ancora sulle labbra per aver scoperto che la sua adorata nipotina aspettava un bambino.
Gus non era tornato a casa sua, ma era partito per uno dei suoi lunghi viaggi. Gli mancava nonna Rose ma aveva vissuto tutto con il sorriso, come lei gli aveva chiesto.
 
Quando Edward ci vede sorride felice.
È appena tornato dal lavoro ed ha la faccia stanca. Mi bacia dolcemente, poi prende nostra figlia dalle mie braccia e la bacia con tenerezza.
È assolutamente innamorato di nostra figlia e Liz adora il suo papà. Non sorride a nessuno come sorride a lui, nemmeno a me.
Liz è la fotocopia di suo padre, a parte gli occhi marroni come i miei. La mette nel suo lettino e mi porta in salotto abbracciandomi.

  • Stanco dottore?
  • Non più da quando l’ho vista, signora Cullen.
  • Edward siamo sposati da un anno, non puoi continuare a chiamarmi signora Cullen.
  • Perché no? Mi piace.
  • Anche a me. Hai ragione, chiamami signora Cullen.
Mi bacia e mi porge una rosa bianca che ha portato sicuramente quando è arrivato.
  • Buon anniversario amore. – mi bacia dolcemente.
  • Buon anniversario anche a te. Hai fame?
  • Un po’.
  • Ti ho preparato la torta al cioccolato bianco. – so che è la sua preferita.
  • Se rimandassimo a dopo la torta? – mi propone. So a cosa si riferisce. Abbiamo ripreso da poco a fare l’amore e sembra non essere mai sazio. Non che io lo sia.
  • Perché?
  • Perché voglio assolutamente approfittare delle due ore di tregua che tua figlia ci concederà prima di reclamarti di nuovo.
  • Concordo dottor Cullen. – gli rispondo baciando il suo pomo d’Adamo.
 
Non mi da neppure il tempo di muovermi che mi solleva tra le braccia trascinandomi in camera nostra. Sul nostro letto, per fare l’amore.
 
 
 
 
Ci si può sentire vuoti e soli anche in mezzo a centinaia di persone?
Ci si può sentire spenti quando la tua età dovrebbe darti tanta di quella carica da affrontare la vita saltellando come un grillo?
Ci si può sentire inadatti, come se mancasse un pezzo fondamentale nella tua vita?
La mia risposta è uguale per ogni domanda: sì!
 
Questa era la mia risposta quasi tre anni fa, e lo è ancora oggi.
Ma la mia risposta è anche cambiata.
La mia risposta è si, finchè il destino non ti fa incontrare la persona che ti renderà felice.
Che ti farà sentire amata e ricca di vitalità, non importa quale sia la tua età.
Ho capito che non serve cercare qualcosa ad oltranza, forse più ti ostini e più tardi arriverà.
 
Nella vita tutto accade in fretta.
 
Sembra tutto leggero come le ali di una fata.
Delicate, leggere eppure capaci di portarti in volo. Basta avere voglia di vederne i colori e guardare lo strabiliante scintillio che si lasciano dietro.
 
Basta cercare la tua magia nella vita per renderti conto che esiste davvero.
 
Le persone che ami vanno via all’improvviso ma una parte di loro resta sempre con te e il pezzo che sentivi mancare viene sostituito da uno ancor più speciale.
 
La vita non è facile e non sempre è giusta ma vale la pena viverla e affrontarla.
 
Un giorno, non so quale e quanto lontano, riderai delle tue paure e capirai che ti hanno portato ad essere la persona speciale che sei.
 
 
 
 
 
A Gabry. Ci manchi.
 
 
 
 
 
FINE.













a presto.
  
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