Capitolo
1 ~ Il ritorno
~
Splendeva un sole
mattiniero quando il volo AZ-207 proveniente da New York atterrò all’aeroporto
della Città dell’Ovest.
Alzando gli occhi verde
chiaro dal libro che teneva in grembo, Sylvia Allen guardò fuori dal finestrino
dell’aereo, riavviandosi una ciocca dei ribelli capelli castani e osservando
entusiasta il profilo della città in lontananza.
La sua
città.
Improvvisamente
l’altoparlante amplificò la voce del pilota.- Grazie per aver scelto l’American
Airlines.Vi auguriamo una buona permanenza. Arrivederci -
“Oh, questo è poco ma
sicuro. Stavolta sono tornata per restare”pensò Sylvia con un sorriso,e
alzandosi dal suo posto,rivelò un corpo snello,le lunghe gambe slanciate
fasciate nei jeans, un seno alto e sodo,il viso un po’ troppo magro in cui
spiccavano le labbra carnose. Mentre tutti i passeggeri sciamavano verso
l’uscita, dove il portellone era già aperto,la ragazza mise il libro nella borsa
e si affrettò a dirigersi fuori, all’aria aperta.
Fu allora, mentre
guardava la città, che da lì sembrava così distante, che si ritrovò a pensare
cosa avrebbero potuto dire Bulma e Goku, i suoi migliori amici, trovandosela
davanti dopo quasi sei anni.
E, con serenità, pensò
che era bellissimo tornare finalmente a casa.
*
*
Quello stesso sole
emanava i suoi luminosi raggi anche a chilometri di distanza, in una radura dove
era riunito un congruo gruppo di persone,Terrestri e Namecciani, in preda
all’angoscia.
-M…ma perché papà e
Crilin non possono tornare in vita, non capisco!- disse Gohan, quasi
disperato.
-Vedi, Gohan, a quanto
pare non ci sarebbero problemi se avessero perso la vita qui sulla Terra come
nel caso di Riff…- cominciò a spiegargli Bulma a voce bassa, guardando a terra-
Le sfere di Polunga fanno resuscitare le persone nel luogo in cui hanno perso la
vita,e visto che Goku e Crili si trovavano su Namecc quando sono morti,
tornerebbero in vita nello spazio aperto,in quanto, come già sapete,…-qui tirò
un sospiro sconsolato -Il pianeta Namecc è esploso, e oltretutto Re Kaioh non ha
alcun potere in quella parte dell’universo…-
-Non è possibile,
Bulma...è…una cosa…terribile…- gemette Gohan
Una risata sommessa
catturò la loro attenzione, e tutti si voltarono verso la sua fonte: Vegeta,
appoggiato ad un albero poco lontano, smise di ridacchiare e
parlò:
-Perché non fate
funzionare il cervello?- chiese ironico
-Eh?-Fece Bulma
sorpresa.
-Con un desiderio
potreste richiamare le loro anime sulla Terra e poi provare a resuscitarle da
qui,no?- si spiegò Vegeta –Dovrebbe funzionare…-
Bulma s’illumino
all’improvviso - Ma si,certo, hai ragione!!Grazie mille ,Vegeta,non ci avevo
pensato!!!-
-Umph!- rispose il
saiyan. Fece per voltarsi dall’altra parte, quando si accorse che il piccolo
Gohan gli si era avvicinato e ora gli tendeva la mano aperta, grato del fatto
che il principe dei Saiyan avesse suggerito loro un modo per far tornare in vita
il suo papà.
- Desidero
ringraziarti…- sorrise.
Vegeta lo squadrò di
sottecchi e, d’improvviso, schiaffeggiò quella piccola mano –Non fraintendermi-
disse, freddo -Voglio solo vedere quanto è diventato forte Kaaroth…E voglio
batterlo assolutamente-
Gohan ritirò la mano e,
stupito e un po’ dispiaciuto, continuò a guardare l’ orgoglioso Vegeta, mentre
si riavviava verso Bulma, la cui attenzione fu attratta da Muri, il NeoCapo
Anziano di Namecc.
-Mi scusi signorina
terrestre…-
-Si?- chiese Bulma
voltandosi incuriosita verso di lui
- Noi troveremo un
pianeta su cui abitare non appena si riformeranno le sfere del drago…- disse
-Nel frattempo vorremmo trovare un posto in cui
alloggiare…-
-Allora venite a casa
mia- propose Bulma allegra – È molto grande, non ci saranno problemi di
spazio!-
- Veramente…Non vorremmo
disturbare…- replicò Muri gentile.
- Nessun disturbo,per me
è un piacere! Anche perché vorremmo che ci deste una mano con le vostre sfere
ancora una volta…Penso che sia l’idea migliore, e visto che siete in tanti è
meglio che non vi facciate vedere in giro, altrimenti tutta la città sarà in
fermento…- disse Bulma con un sorriso. Poi si voltò verso Vegeta, ancora
appoggiato all’albero.
-E tu,bel fusto? Che
intenzioni hai?- gli chiese.
- C-come che intenzioni
ho?- balbettò Vegeta, imbarazzato e un po’ stupito da tanta
sfacciataggine.
- Non ti unisci al
gruppo? Guarda che qui gli alberghi sono un po’ cari!- disse Bulma guardando il
Saiyan con aria furbetta e i pugni sui fianchi –Io cucino benissimo, sai?Potrai
rimpinzarti per bene e recuperare le forze perdute… Ma non illuderti- aggiunse
serafica –Lo faccio solo perché sono educata e non perché mi sei
simpatico!!-
- L- l’antipatia è
reciproca!- balbettò Vegeta – E sei anche bruttina…- aggiunse sempre più a
disagio. Che donna irritante!Come diavolo fossero riusciti a sopportarla i suoi
amici terrestri per così tanto tempo, non riusciva a
spiegarselo...
Fortuna che Bulma non lo
sentì fare quei commenti sul suo aspetto (poteva diventare parecchio vendicativa
se si disprezzava la sua bellezza!!…), perché si voltò verso il folto gruppo e,
indicando un’abitazione poco lontano, disse:
- Voi aspettate qui un
momento, vado in quella casa a telefonare, chiederò a mio padre di venire a
prenderci…-
- Ehm…Bulma…-la
interruppe il piccolo Gohan esitando –Potrei venire a casa tua anch’io?- chiese,
guardando a terra con gli indici congiunti.
-Perché non torni a casa
tua? Sono sicura che la tua mamma non vede l’ora di riabbracciati!- asserì Bulma
- Il fatto è che…ho
dimenticato di fare i compiti di scuola…La mamma mi sgriderà…- si giustificò
Gohan strappando un sorriso di tenerezza a Piccolo che, dietro di lui aveva
sentito ciò che il suo giovane allievo temeva.
- Sono sicura che sarà
così felice di rivederti che non si ricorderà dei tuoi compiti, stà tranquillo!-
esclamò Bulma, conoscendo la protettività di Chichi, l’apprensiva madre di
Gohan.- Allora io vado.- disse, e si allontanò.
*
*
- Alla Capsule
Corporation, per favore – disse Sylvia all’unico tassista disponibile, dopo aver
sistemato le valigie nel portabagagli ed essere salita
sull’auto.
-Si, signorina – grugnì
quello in risposta. Spense la sigaretta che aveva in bocca e accese pigramente
il motore, dirigendosi verso la città. In pochi minuti l’auto si ritrovò
congestionata nel traffico infernale del centro della Città dell’ Ovest, gremito
di gente che passeggiava per le strade, e guidatori poco pazienti che suonavano
in continuazione il clacson, sperando di smuovere un po’ la coda che si era
creata.
Sylvia tolse gli
occhiali da sole per osservare meglio la metropoli…Quanto le era mancata!!Quel
luogo le ricordava tanto la sua adolescenza…
-Signorina, arriveremo
un po’ tardi, spero non abbia fretta…- il tassista si voltò a guardarla
sollevando distrattamente da davanti agli occhi il basco che indossava
nonostante il bel tempo.
-Oh,non si
preoccupi…Dopo sei anni qualche minuto in più non farà alcuna differenza..- lo
rassicurò Sylvia con un sorriso.
-Ah, lei è di qui?-
chiese il tassista, lieto di poter rompere la noia.
-Si sono nata qui, ma ho
vissuto a New York negli ultimi anni.- rispose Sylvia
L’autista emise un lungo
fischio di stupore –E…posso chiederle come mai è tornata?-
- Certo che può…Ma non
saprei risponderle con esattezza…Forse nostalgia.. – assentì Sylvia pensando.
- In effetti è difficile
non rimanere legati a questa città…Ti entra nel cuore..- ammise l’uomo con fare
nostalgico.
- Già…- confermò Sylvia
guardando fuori dal finestrino – è proprio vero…-
Ci vollero circa
quindici minuti per arrivare al grande edificio bianco a forma di cupola,poco
distante dal centro città.
Sylvia scese dal taxi e
osservò l’enorme scritta nera che percorreva il muro esterno dello stabile:
CAPSULE CORPORATION.
Mentre il tassista
scendeva le due valigie della sua cliente dal portabagagli, la ragazza si
avvicinò entusiasta all’edificio dove era cresciuta, nel quale era maturata e al
quale, sei anni prima, aveva detto provvisoriamente
addio...
Ma era tornata. E questo
contava.
Con il cuore a mille,
superò il cancelletto del muro di cinta e, arrivata alla porta, suonò il
campanello.
“Calma,Sylvia,calma,che
ti succede?Perchè sei così emozionata? Ommamma, qualcuno sta venendo ad
aprire…”
Le sudavano le
mani,tanta era la tensione. Stava per rivedere le persone più importanti della
sua vita,la reazione che avrebbero avuto, se sarebbero stati contenti di
riabbracciarla…
La porta si aprì e
comparve una donna dai capelli biondo chiaro,acconciati elaboratamente sulla
testa. La madre di Bulma.
-Si?- chiese
interrogativa, guardando Sylvia.
Quest’ultima sorrise
dando il tempo alla donna di fare i dovuti collegamenti.
Poi…
-OHHHH!!!!!!Ma tu
sei…Sylvia!!!Oh, Kami!!!!Sei tornata!!Caro!!!CARO!!!!- gridò rivolta al marito
che probabilmente si trovava all’interno della casa – Oh,lasciamo perdere, sarà
di nuovo chiuso in quel laboratorio!- Poi tornò a rivolgersi a Sylvia –Ma che
sorpresa ci hai fatto!Questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettata!!!Oh, sono
così contenta che tu sia tornata!!- l’abbracciò così stretta che Sylvia temette
per un attimo che stesse per soffocare. -Fatti guardare, fatti guardare!!- la
scostò osservandola e sorridendo – Come sei cresciuta!!-
-Beh, meno male!-
rispose Sylvia facendo l’occhiolino –Non potevo certo rimanere diciottenne come
quando sono partita!!-
La madre di Bulma rise
–Oh, non sei cambiata poi di molto, la tua simpatia è intatta!Sei anni!!E chi si
sarebbe aspettato di vederti sbucare così all’improvviso!!Aspetta che lo saprà
la mia Bulma…Impazzirà di gioia!- esclamò con voce acuta.
Già, Bulma…-Ma dov’è?-
chiese Sylvia. Conoscendo il carattere curioso e un po’ invadente della sua
migliore amica, Sylvia si sarebbe spettata di vederla comparire alla porta due
secondi dopo il suono del campanello. Almeno così succedeva quando erano
piccole! Rimosse momentaneamente i bei ricordi dalla mente per ascoltare la
risposta della donna che aveva davanti.
-Mi dispiace cara,Bulma
non c’è- rispose quella.
-Come non c’è?- fece
Sylvia sconvolta. Si era aspettata di trovarla lì! Doveva essere lì!!Sylvia era tornata
per lei! –E dov’è?-
-È una storia un po’
lunga…Ma perché non entri?Così potrò spiegarti tutto!- propose la
donna.
-Va bene…- si rassegnò
Sylvia. -Prendo le valigie e vengo.-
Tornò al taxi, dove
l’autista, spazientito, aspettava da dieci minuti il pagamento della corsa.
Sylvia lo pagò e tornò in casa con i suoi bagagli.
-Lasciali pure qui
nell’atrio, tesoro, li sistemeremo poi…-
La ragazza obbedì e
quando fece per seguire la donna in salotto,un uomo di mezza età,dai capelli e
baffoni grigi,con una sigaretta in bocca e un minuscolo gattino nero sulla
spalla, si presentò davanti a loro, comparendo da chissà
dove.
-Caro!!Ti ho chiamato
ben due volte prima dov’eri finito?- lo rimproverò la moglie
severa
-Io ero…- tentò di
rispondere il signor Brief, ma fu interrotto.
-Lasciamo stare…Hai
visto chi c’è?La riconosci?-
-Certo che s…- cercò di
dire lui
-È Sylvia!!Non mi dire
che non ti ricordi di lei!- trillò sua moglie.
-Certo che
s…-
-Ah, sei il solito
smemorato!Non si può mai contare su di te!Vado a preparare il tè!- dichiarò la
donna sparendo in cucina.
Sylvia sorrise a quella
scenetta. Non erano cambiati,i coniugi Brief…lui,sempre preciso e “succube”della
moglie,e lei,eternamente allegra e un po’ logorroica.
Spiazzato, il signor
Brief salutò la ragazza.
-Come
stai,cara?-
-Benissimo, grazie!Anche
tu mi sembri in forma…Gli anni non sono passati per voi!- disse Sylvia
sorridendo.
-Non mi lamento…-
rispose il signor Brief. -Ma torniamo a te…ti credevo a New
York!-
-Diciamo che ho deciso
di tornare.-
-Spero che sia per un
bel po’!- disse il signor Brief
-Oh, si!Stavolta non me
ne andrò tanto facilmente!A proposito…Ho già chiesto a tua moglie…Dov’è Bulma?-
aggiunse sperando in una risposta esauriente.
-Mi ha appena
telefonato, devo andare a prenderla…Perché non vieni con
me?-
-Si,certo!!!- esclamò
Sylvia felice.
*
*