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Autore: Dada Baggins    03/01/2007    3 recensioni
La storia di un Colonizzatore e di un Colonizzato.
Di una Rivoluzione senza armi e senza forze.
Un gioco d'immedesimazione. Ciascun capitolo sara' incentrato sulla figura di uno dei personaggi, sulla sua emotivita' e sui suoi moti d'animo.
Se potete e volete, vi prego di recensire.
Genere: Science-fiction, Mistero, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con l'Angolino dell'Autrice! :D

[Aggiornamento: un ringraziamento ENORME a Yami, la cui vista acuta ed il cui spirito critico hanno permesso di correggere, anche questa volta, le mie sviste ed i miei deplorevoli errorucci. Grazie :D]

Mi trovo notevolmente in ritardo, con questo capitolo, che ho scritto durante la notte tra il 31 Dicembre scorso ed il Primo Gennaio dell'Anno corrente!
Colgo l'occasione percio' di augurare BUON ANNO! a tutti! ^___^

Ringraziando tutti coloro che stiano leggendo queste parole, replico all'unica recensione per lo scorso capitolo:
Yami: Insostituibile cecchina, Ave! *__*
Ti ringrazio di aver avuto la pazienza di leggere anche l'ultima "scheggia di follia" prodotta dalla mia mente...
Concordo con te, Galne e' assolutamente irritante, nel suo atteggiamento puerile. In quanto a Selina, pare proprio il contrario, vero? Decisa e dolce, lei.
Confido di non aver pienamente definito, ancora, il rapporto tra i due insospettabili coniugi. Piu' chiaro, invece, mi e' il ruolo che avra' Shiya nella vicenda, e quello della Bracciante Beri nonche' Assistente della dottoressa Galne.
Prometto di andare piu' a fondo nelle "scene", di allungarle ed arricchirle, d'ora in avanti. O almeno, provo :S
Il capitolo seguente e' diviso anch'esso in due parti, una narrata dal punto di vista del Gran Confidente, Jamal De. La seconda meta' viene proposta come vista dagli occhi del Colonnello Nhotna, Terrestre ed anziano Rappresentante del Governo.
Spero di aver ben interpretato il tuo consiglio per quanto riguarda le maiuscole, e di averlo correttamente applicato. In caso questo non sia, ti prego di farmelo notare con tutta la tremendita' che ti riesce di usare. :D
Presto, vi saranno anche capitoli "di azione", nei quali cerchero' di non sacrificare l'introspezione, pur movimentando un poco la storia che mi pare notevolmente piana (qualcuno forse direbbe "noiosa"), sino ad ora.
Ti ringrazio, Yami, per le tue recensioni costruttive, che mi permettono di migliorare ogni volta il mio modus scribendi! (Uhm... :S Spero di non aver errato il mio Latino.)
Il tuo appoggio e', come ho detto prima, insostituibile. *___*

Una domanda, che mi permetto di fare, prima di giungere al testo narrativo:
Esiste il sostantivo "pagliacceria"?

Ed ora... un colpo di scena (spero :P).
Ecco che il Re Nero si muove.
E la sua spada si alza, sfiorando quindi, affilata e sottile, di pochi centimetri, la gola del Re Bianco...
Che sta per trovarsi sotto Scacco, tra l'altro.
Ma la Scacchiera e' ancora affollata. Solo la Regina od un Pedone possono liberare il campo.
Come?

Buona Lettura :P

Il Re Nero si Muove
Era nitida, nell'aria, la sensazione di quiete, di pace. Pareva che i pochi raggi di luce che penetravano dalle ampie vetrate rendessero la stessa atmosfera luminescente.
Il Lusiano porto' una mano scarna ed affilata alla spalla, aggiustando con aria distratta e priva di fretta la striscia di stoffa che abbracciava l'intero suo busto. Recava, in un ricamo vivido, l'Emblema del Governo.

L'Uomo si volse verso di lui. Abbandono' i pensieri cupi che accompagnavano, inesorabili, il suo vagare con lo sguardo attraverso le strette stradelle della Capitale. Un sorriso affioro' alle labbra, privo di tensione, mentre i lineamenti austeri si rilassavano.
"Pare confezionata a vostra misura, quella Fascia, signor De." Mormoro' con tono caldo e cordiale.

Jamal sollevo' le iridi bianche verso il suo volto. Ne studio' le fattezze per qualche istante, come a trovarne conforto. Ricambio' l'accennato sorriso ed annui' lievemente, osservando la capigliatura e la barba canute del Terrestre.
"Non fu tessuta per me, tuttavia." Si limito' a commentare, muovendo un passo lento verso la parete ed appoggiandovi la spalla. Sembrava che la struttura ossea dei Telepati non fosse sufficiente a sorreggere l'intero loro corpo. Non agili ne' scattanti, i Bianchi Lusiani si muovevano il meno possibile. La mente era altamente sviluppata, d'altra parte, a sfavore della capacita' fisica.
Le abitazioni del popolo di Lusis, come gli ospiti, erano alte ed affusolate, sottili.
Ad un Alieno, passeggiare per le strette strade della Capitale, sovrastate da alte e sottili palazzine, avrebbe provocato una crisi claustrofobica, probabilmente.
I Lusiani, invece, trovavano confortante la vicinanza delle loro abitazioni.
Non potevano sopportare la solitudine, il distacco, il trovarsi privi di presenze amiche.
Questo, il motivo principale per cui i Telepati vivevano in piccoli, concentrati centri abitati.
I Braccianti costruivano le loro case immerse nella campagna, solitamente a grande distanza l'una dall'altra.
"Professor Cadell." Esordi' improvvisamente Jamal De, volgendo il capo gradatamente all'Uomo, "Ritengo di aver preso una decisione."

Han Cadell lascio' che i muscoli della gola si rilassassero, permettendo alla testa di chinarsi con solennita', in un gesto che voleva intendere rispetto.
"E sara' accettata, signor De." Commento', avvicinandosi ad una poltrona rossa, ampia e morbida, evidentemente d'importazione Terrestre.
Sedette e contemplo' per qualche momento le strette ed alte pareti intorno a se', giungendo educatamente le mani in grembo. Gli avambracci rimasero saldi ai bordi della comoda sedia.

Il Colonizzato non pote' fare a meno di sorridere sinceramente, senza quella sommessa ironia che riservava agli Esterni.
Conosceva il Professore da lungo tempo, e non poteva considerarlo un estraneo. In piu', i suoi movimenti parevano misurati, per mantenere un'atmosfera di calma e armonia nel luogo, tipica abitudine dei Telepati.
Se non amicizia, l'Uomo voleva dimostrare quantomeno cordialita', o tatto.
Jamal sedette, appoggiando il fragile busto allo schienale di pietra bianca.
"Selmar avrebbe voluto che il mio Popolo collaborasse, al fine di scoprire chi voglia minare i rapporti tra i Due Mondi... il responsabile degli Attentati." Annui' piano tra se', piu' pallido che mai. La fronte si era corrugata, ogni ombra di sorriso era scomparsa dal volto arrotondato. "Ed e' a questo che mi atterro'." Concluse, con decisione.
Selmar odiava la violenza, sotto qualsiasi forma...

Il Professore aveva inclinato il volto, osservando la figura sottile del Lusiano con occhio clinico.
A propria volta, fece un cenno d'assenso.
"La collaborazione, Jamal, non esclude la sottomissione del vostro Popolo. Gli Esterni agiranno a modo loro. Non sara' certo una cooperazione tra pari." Concluse pacatamente, allargando le mani.

Il Telepate socchiuse gli occhi, mentre un'improvvisa sensazione di divertimento avvampava per un attimo dentro di lui. Era piacevole, sapere che l'Uomo lo chiamava per nome, ed aveva lasciato da parte, finalmente, le inutili formalita'.
"Essere sottomessi, Colonizzati e non Colonizzatori, non ha mai costituito una problematica per Lusis, ne' lo costituira'. Selmar sosteneva che la convivenza di due Culture debba essere protetta, a costo di sacrifici anche notevoli. Da parte nostra, se cio' e' necessario." Il tono si era fatto quasi solenne.
Si rese conto che aveva semplicemente ripetuto una sequenza di parole, senza pensare veramente a cio' di cui stava parlando.
La sua mente si era addentrata nel passato.
Cosa hai visto, Selmar, per i Cieli?
Per quale motivo hai voluto che io prendessi il tuo posto?

Rivide, per qualche istante, lo studio del fratello. Il terminale personale era attivo.
Qual e' la sorte di Cartagine, Selmar?
La risposta si trovava li'... ne era sicuro, ormai... piu' che sicuro...
... si avvicino' senza fretta allo scrittoio...

"Jamal." La voce era dura e decisa, questa volta, ma corrispondeva senza ombra di dubbio a quella di Han.
Il Lusiano la udi' rimbombare, per qualche istante, nella propria mente.
Apri' gli occhi e permise alla propria mente di aprirsi verso le sensazioni esterne.
"Jamal!" Questa volta fu un'esclamazione, proveniente dalla stessa fonte di suono.

Il Telepate sollevo' lo sguardo fose con troppa fretta al proprio interlocutore, abbozzando quindi istintivamente un sorrisetto di scuse.
"Si', Professore?" La domanda non conteneva falsita' ne' sarcasmo.
Accomodo' gli orli della propria veste candida, in modo che pendessero armoniosamente dalla seggiola.

Cadell assottiglio' le iridi brune, fissandolo negli occhi.
Jamal sostenne lo sguardo con gelida neutralita', non lasciando trapelare l'angoscia che regnava ora nel suo animo, ed impregnava le fredde murature del palazzo.
In un loop senza fine, il Lusiano stava interrogando se stesso.
Si era trattato forse di un episodio di allucinazioni?...

Il Professore scosse il capo impercettibilmente.
"Jamal, siete certo di voler aiutare gli Esterni nella loro indagine? Potrebbero scoprire... qualcosa... che vi dispiaccia." L'Uomo pareva voler soppesare ogni parola.

In un lampo, Jamal si ritrovo' nuovamente al presente.
Si stupi' della propria rinnovata concentrazione.
"Potreste essere piu' esplicito, signore?" Chiese piano, unendo le mani a piramide. Il contatto delle falangi esterne delle proprie dita gli dava una sensazione di unita' interiore, di salda sicurezza.

L'Umano parve prender tempo, sospirando e guardandosi intorno con apparente tranquillita'.
"Date le modalita' con le quali sono avvenuti gli Attentati, e' prevedibile, Jamal, che i responsabili siano Telepati." Proferi' con calma cristallina.

Il Gran Confidente De non esito' un istante.
"No. Non credo che siano Telepati, signore." Replico'. Ogni fibra del suo corpo pareva orientata a quella convinzione.
Non v'e' alcuna possibilita' che siano Telepati, si ripete' in tono sommesso e quasi ipnotico.

Han sgrano' gli occhi. Jamal credette di poter scorgere l'intero circolo delle sue iridi colorate.
"E per quale motivo tale fermezza, in nome di Giove?"

Nuovi solchi di preoccupazione apparvero sulla fronte nivea di Jamal De, mentre replicava.
"Se fosse come voi presumete, signore, lo saprei." Commento', con semplicita' estrema.

"Jamal..." Cadell sorrideva, mentre parlava, con aria confortante e rilassata.
"... Non so sino a che punto possano giungere le potenzialita' mentali Lusiane. Ma non siete onniscente, credetemi. Nessuno e' onnisciente, Jamal." L'accento col quale pronunciava il suo nome era eccellente.

La coscienza del Lusiano vacillo'.
Socchiuse placidamente gli occhi, nascondendo accuratamente le proprie passioni, che, a poco a poco, stavano sradicando il fusto sottile del suo autocontrollo.

"Per piegare gli animi di quindici Umani, e' necessario piu' di un esperto della mente, signore. E se l'ostilita' per il vostro Popolo fosse diffusa tra la mia gente, io lo saprei." Rispose, con vigore.
Fu piacevolmente sopreso di riuscire a mantenere lentezza nel proprio muoversi.
Ma non sono stato capace di salvare Selmar... I miei sensi erano occlusi, storditi... Abbacinati dal mio orgoglio.

"Cosa vi succede?" Il tono di Cadell era mutato. Si era addolcito. Jamal comprese immediatamente per quale motivo.
Certo, considerava lui stesso il proprio comportamento 'disdicevole'.
Si era chinato in avanti, improvvisamente, tenendo il volto tra le mani.
Il respiro si era fatto irregolare.
Sentiva, dentro di se', il bisogno di scaricare i propri impulsi emotivi. Non poteva piu' trattenerli, soffocarli, strozzarli, torcendo il proprio stesso animo.
Al Professore, parve piu' umano che mai.
"Jamal... Non fate cosi'." Lo ammoni' Han, con pacata severita'.

Il Lusiano si strinse nelle spalle, riprendendo postura eretta.
Annui' semplicemente, unico sintomo del suo scompenso emotivo, il respiro quasi sincopato.
"Vi chiedo perdono, signore." Bisbiglio', sebbene il suo interlocutore gli risultasse assolutamente familiare. Cadell era amico della famiglia De da parecchi anni. Uno dei pochi Umani che avesse trascorso l'intera sua vita sulla Prima Colonia.

"Nessuna scusa, Jamal. Desidererei solamente che voi appariste in piena forma, alla riunione." Disse con leggerezza il Professore, sorridendo quindi, e mostrando nel suo fare inaspettato calore.

Jamal guido' le proprie sensazioni verso il nulla, riprendendo il completo controllo di se'.
Tentenno' piano il capo.
"E lo saro', Professore. Potete esserne sicuro." Ribadi', assumendo all'improvviso un'aria efficiente. Si sollevo' in piedi, saldo sulle gambe. La tunica ondeggio' maestosamente.
Il Gran Confidente assicuro' e ripete' a se stesso che mai piu' avrebbe permesso alle sue passioni di intralciarlo.

Non aveva ancora la percezione di quanto sarebbe stato inumanamente capace di questo, sino in fondo.

%%%%%%%%

La porta stessa parve affrettarsi a nascondersi nella parete sottile, scivolando silenziosamente di lato, mentre il Primo Cittadino di Lusis e l'Ex-Sovrintendente alla Giustizia facevano il loro ingresso nella Sala delle Riunioni.

"Signori." Fece la voce bassa e calma di Jamal De. Assomigliava ad uno spettro, pallido e bianco nella sua tunica.
Han Cadell si limito' ad un cenno del capo rivolto ai presenti.
Il Colonnello Nhotna non aveva memoria di un cosi' elevato numero di rappresentanti dei Due Mondi riuniti nella stessa stanza. Intorno allo stesso tavolo.
Il nervoso Kadt sedeva a debita distanza da Veelna Lam, Guida Spirituale di Lusis. Infine, lui stesso, Michael Nhotna, presenziava come provvisorio rappresentante del Governo Centrale.

Il Colonnello si guardo' intorno con studiata lentezza, sporgendo lievemente le labbra nella diffidenza che gli colmava la mente ed il cuore. Non aveva mai assistito ad una Riunione sulla Prima Colonia, per il semplice motivo che non vi era mai stata necessita' di una tale incombenza.
Nessun problema era mai sorto, quando Lusis era sotto il dominio della Terra. Nessun bisogno di incontrarsi o discutere. E di cosa?
I Lusiani sembravano decisi a non opporre resistenza alla Colonizzazione, gli imbelli!...
Annui' lentamente, tra se', con sfumatura di amara, inevitabile rassegnazione.

E proprio nel momento piu' delicato, la forza degli Umani, grandi Colonizzatori, era venuta meno!
Nhotna ebbe un lieve gesto di impazienza, visibile solamente nello stringer le spalle, mentre passeggiava attraverso la lunga, sinuosa saletta costruita in perfetto stile Lusiano.
Scrollo' le spalle.
Ebbene si'! Era bastato che gli Esterni reclamassero la Colonia, perche' conquistata da loro... E gli Uomini della Terra, ormai assuefatti all'esplorazione ed alla tecnologia degli Spaziali, avevano ceduto.
Evidentemente, la nuova Dominazione, xenofobica e basata sull'odio, aveva portato i Lusiani al terrore.
Ecco come il Colonnello si spiegava gli Attentati, in modo semplice, schietto, logico e lineare.

Ormai, tutti i facenti parte della Riunione avevano preso posto. A Nhotna basto' un'occhiata per comprendere che mancava un Delegato...
La porta si apri' per l'ultima volta, rivelando una figura agile e scattante.
Non certo un diplomatico, si disse l'Alto Ufficiale, ancor prima di vederlo in volto. Indi riconobbe un'Uniforme da Luogotenente.
Sezione Servizi Informativi.
Nhotna storse la bocca, avvicinandosi al giovane. Roy Galne.

Al Colonnello, la presenza di Galne non era affatto gradita. Lo considerava un pivellino, appena uscito dall'Accademia. Nonostante la sua scarsa esperenza, il Luogotenente era stato assegnato a Lusis...
Inconcepibile!
"E' in ritardo, signor Galne." Mormoro' cupo, in tono mellifluo.

Il giovane Umano scatto' sugli attenti. Almeno, il protocollo lo conosceva.
"Chiedo perdono, signore. Ho avuto difficolta' ad orientarmi, signore." Rispose, tra il divertito e l'afflitto. Naturalmente, non era vero. Nemmeno un bambino sarebbe riuscito a smarrire la strada, nel minuscolo centro abitato della Capitale. L'indole puerile del giovane Ufficiale, evidentemente, stava emergendo in tutta la sua pagliacceria.

"Interessante. E lei avrebbe seguito i corsi Accademici?" Mostrandosi, deliberatamente, profondamente deluso, Nhotna scosse il capo. "Prenda posto."

Con un breve "Sissignore.", il ragazzo esegui' in fretta. Il Colonnello si volse ai Rappresentanti dei Due Mondi.
Si concesse pochi secondi prima di parlare.
"Signori Delegati, la questione della quale siamo chiamati a discutere e' una e semplice." Li osservo' uno ad uno, passando dal pallore di De al rossore nervoso del claustrofobico Kadt. "Il Popolo di Lusis, nella persona del qui presente Gran Confidente, prestera' la sua cooperazione alle indagini in corso? Ci riferiamo ovviamente ai recenti Attentati."

Nhotna era troppo anziano e stanco da permettersi giri di parole o retorica, cosi' ando' dritto al punto. Li fisso', studiandoli.
"Dunque? De?" Volse lo sguardo duro al Lusiano.

Jamal De si alzo' lentamente di fronte all'Assemblea. Rimase in silenzio. Il Colonnello, tuttavia, penso' non si trattasse di esitazione. Le movenze controllate del Confidente dovevano corrispondere ad un'indole naturalmente moderata.
"Colonnello, Lusis offre la sua collaborazione alle indagini." Ripete' infine, per non destare fraintendimenti.
Nhotna scorse alcuni cenni di approvazione, da parte di Veelna Lam e di Han Cadell. Sui volti di Galne e Kadt, sana diffidenza.

"Molto bene. Confidente De, le presento il Luogotenente Galne, rappresentante delle Forze d'Occupazione nell'ambito di questo caso. In quanto al Sovrintendente" Indico' l'Esterno, "ritengo abbia gia' fatto la sua conoscenza."
Vide Jamal rivolgere un breve cenno di saluto al primo, indi annuire.

"E' esatto, signore." La neutralita' impressa sui lineamenti del Lusiano era sorprendente. Il suo volto pareva una maschera.

"Eccellente. E' a loro che dovra' prestare tempo e pazienza." Si limito' a commentare Nhotna, rimuginando sul da dirsi. Ora, il discorso si faceva serio e pericoloso.
"Signori. E' mio compito riferirvi ora le decisioni del Consiglio degli Esterni, riguardo la situazione attuale." Sbuffo' appena, piegando il collo come a stirarlo. "Anche se, credetemi, vorrei non avere sulle spalle questa incombenza."
Erano frasi di circostanza, ma il Colonnello non vi bado'. Voleva concludere alla svelta.
"Il Consiglio da' quattordici giorni Lusiani alle indagini. Dopodiche', saranno prese misure precauzionali ai danni di tutti i piu' probabili responsabili degli Attentati." Mise in evidenza, alzando il proprio tono rauco, le ultime parole. Forse temeva non risultassero ben chiare...

"Misure Precauzionali?" Sbotto' infatti Kadt, perplesso. "Cosa intende, Colonnello?"

"Tutti i Telepati ritrovati sulla Prima Colonia, di qualsiasi eta' e classificazione generica, saranno imbarcati su una Nave Cargo. Le loro capacita' telepatiche saranno inibite. Seguiranno la rotta oltre EndGate." Rispose, con solenne tono oltratombale. Gli parve adeguato.

Fu come immettere gas paralizzante nella Sala. Persino il Sovrintendente Esterno rimase allibito a fissare il relatore.
Indi, Jamal De fece un passo avanti, serrando i pugni.
Nhotna comprese appieno il suo stato d'animo, ed ammise che al suo posto avrebbe esibito una reazione ben piu' violenta.
EndGate era l'ultimo Avamposto Umano conosciuto. L'ultimo punto di riferimento, nell'Universo, che le razze dei Due Mondi possedessero.
Viaggiare oltre di esso significava non fare mai piu' ritorno.

Anche Han Cadell si era alzato, muovendosi sino a giungere a fianco del Lusiano.
De pareva comunque intenzionato a rimanere fermo. Riempi' i polmoni, e, con uno sforzo che il Colonnello defini', dentro di se', ammirevole, ritorno' al suo posto.
L'Ex-Sovrintendente fece lo stesso.

Kadt sogghigno'. "Beh, a patto che il signor De dia la sua collaborazione, confido che le indagini saranno chiuse molto presto."

La reazione del Lusiano fu dura e glaciale, "Ho gia' detto che lo faro', Kadt. Dubita della mia parola?" La voce era quasi un sibilo.

L'Esterno si esibi' nel suo sorriso piu' aperto e malizioso, "Ma certo che no..." Allargo' le braccia.

Il Colonnello volse lo sguardo nuovamente verso il Gran Confidente, che pareva ormai aver ripreso fermezza nella mente.
"Me ne compiaccio, signor Kadt." Fu l'unico commento del Primo Cittadino dei Colonizzati.

Galne era rimasto in silenzio sino a quel momento.
"Avremo necessita' di coordinarci, e discutere sugli indizi e sui dati che sino ad ora abbiamo raccolto, suppongo." La voce secca e sprezzante pronuncio', colma di ironia. Evidentemente, il Sovrintendente non era l'unico a non fidare sulla parola di De.

La Bianca Guida Spirituale alzo' il mento aggraziato, "Confido che presto riusciremo a formulare insieme ipotesi plausibili."
Ricevette solamente alcuni cenni affermativi in risposta.

Mentre la Riunione volgeva ormai al termine, Nhotna ancora rifletteva sulle parole di Veelna Lam.
Ipocrisia allo stato puro. Non vi sarebbero state decisioni prese 'insieme'.

Anche questa volta, i Lusiani mancheranno di coraggio?
Il Colonnello non ne era totalmente sicuro, anche se era propenso a pensarlo. Negli occhi glauci del Confidente vedeva non mestizia ne' rassegnazione, ma la coscienza di chi sa come stanno le cose.

Questo e' cio' che piu' incute timore nell'animo di Kadt, riflette' l'Ufficiale, con una punta di sano compiacimento.

Dopo un breve istante, Michael Nhotna sollevo' impercettibilmente le spalle.
Non sarebbe stato contento di una Rivoluzione. Ma era disposto ad ammettere, almeno a se stesso, che qualcuno, nella schiera di quegli imbelli pensatori nullafacenti, era degno di rispetto.

  
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