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Autore: Callie_Stephanides    16/06/2012    9 recensioni
Quando si incontrano per la prima volta, in occasione della finale della Coppa del Mondo di Quidditch, Draco Malfoy e Hermione Granger devono ancora compiere quindici anni.
E' un rapido sguardo, il loro; la curiosità di un momento.
Qualche settimana più tardi, tuttavia, quando l'unico figlio di Lucius Malfoy arriva a Hogwarts con la legazione di Durmstrang per il Torneo Tremaghi, il Destino stringe il nodo di cui saranno gli estremi.
Puoi innamorarti della ragazza che ha rubato il cuore dello Czar di Durmstrang?
Se è tanto forte da sciogliere la prigione di ghiaccio in cui ti sei nascosto, forse sì.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Dum spiro, spero'
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Quando venne il giorno dedicato alla seconda prova del Torneo, il cielo era grigio cenere e l’aria immobile.
Con gli occhi chiusi e una pietra nel petto, tuttavia, Harry Potter offrì l’ultimo pensiero prima del gran tuffo non alla prova imminente, ma al silenzio di un’amica che mancava anche in quell’ora.
Fu così che il Prescelto metabolizzò il secondo corollario dell’assenza: l’affetto vive di dolorose intermittenze.
Il primo –
amiamo con più forza nella lontananza – era invece il miracolo per cui era sopravvissuto.

***

Harry guarda Hermione e prova solo vergogna; se non fossi un vigliacco, ricorda a se stesso, non l’avrei lasciata in balia di Malfoy. L’avrei ascoltata e capita, non giudicata. L’avrei salvata.
È un pensiero ozioso, perché sua è l’età dei colpi di testa, degli eroismi di pancia, non del rimorso; perché, soprattutto, sa quanto ingannevoli siano i ‘se’, quando la clessidra della vita è già andata in mille pezzi.
Eppure Hermione siede sola a un tavolo dal suo: il viso nascosto dalla massa informe dei capelli, il naso tra le pagine di un libro che pesa più di lei. Sembra la studentessa disciplinata di sempre, ma l’istinto gli suggerisce che no, non è più lei, perché la ferita che le è stata inferta le ha sfigurato il cuore e ha trasformato in tristezza la sua sensibilità.

“Tira proprio una brutta aria, vero?”
Ron tormenta i bordi di una pergamena ancora intonsa e lo cerca con lo sguardo quasi possieda una qualche risposta fondamentale.
“Non dirlo a me.”
“La seconda prova, già… Me n’ero quasi dimenticato. Il fatto è che… Be’, di solito ci pensa lei.”

Weasley solleva il mento e ammicca in direzione di Hermione. La Granger, protetta da un fortino di libri, non si cura di loro.
Forse sta studiando davvero.
Forse non vuole regalare a Hogwarts lo sguardo ferito di una bambina umiliata.

“Diggory mi ha dato una mano, tranquillo… Spero di cavarmela in qualche modo.”

Ron si stira come un gatto, gli occhi blu fissi a un soffitto che le candele vestono di rade asole d’oro.

“Secondo te… Com’è successo?”
“Cioè?”
“Che cosa può averle fatto, per convincerla a…”

Hermione si alza, piega con cura la pergamena e abbandona la biblioteca senza degnarli di uno sguardo.

“Ci avrà sentito?”
Harry sospira. “No, non credo. Ho l’impressione che non si accorga più di niente.”
“Già: è quello che temo anch’io. In caso contrario…”
“Uh?”
“Niente, lascia perdere.”

Harry solleva un sopracciglio. “C’è qualcosa che dovrei sapere, Ron?”
Weasley abbassa il capo e finge un improvviso interesse per la storia delle muffe allucinogene.

“Hermione è una ragazza molto speciale. Quando impari a conoscerla, è difficile restarle indifferenti.”

Ron non cede alla provocazione, ma, dalla pressione con cui la sua penna cerca la pergamena, al ‘’ ha aggiunto un punto esclamativo. L’ha scolpito nella carta, forse, perché la carne è debole e bugiarda.

***

“Vi sentite poco bene, professore? Di questi tempi, d’altra parte…”

Severus Piton detesta il chiacchiericcio fastidioso con cui taluni riempiono il niente che hanno dentro. Di lei, invece, ricorda i lunghi silenzi e l’eloquenza di occhiate buone a sgretolare una montagna.
Lei è un pensiero triste e una memoria che non merita ancora.
Se impedirà al Signore Oscuro di risorgere; se vincerà questa guerra senza fronti, forse potrà sognarla di nuovo e chiederle perdono. Ora no, però: ora ha un’anima da salvare per riscattare lo stupido che nessuno ha protetto – Mocciosus, il bastardo che sognava d’essere sangue puro e con il sangue dell’amore si è zuppato le mani.

“Non sono qui per me, Madama Chips, ma per uno studente di Durmstrang: ho saputo che è stato ferito in riva al lago e mi chiedevo se tanto non avesse a che fare con altri spiacevoli incidenti.”
L’infermiera annuisce e lo guida tra due fila di letti sgombri, sino a una tenda che protegge l’unico ospite che gli interessi al momento.
“È arrivato con una frattura esposta e già infetta. Se volete la mia opinione, professore, potrebbe esserci qualche grosso lupo rabbioso nella Foresta Proibita. Sarebbe opportuno che…”
Severus solleva il palmo, infastidito. “Cosa ve lo fa pensare, Madama?”
La Chips gonfia il petto, piccata dalla prepotenza con cui l’ha zittita. Ci sono donne che amano il suono delle parole più di quanto non le preoccupi il senso. Ci sono quelle, invece, che troppo amore ha reso mute.

No, Lily, no. Non ora. Non è il momento.

“Ha avuto la febbre alta e ha delirato tutta la notte di un cane nero… Ma se non credete…”
“Al momento ritengo solo di dover parlare con il vostro paziente.”
Madama Chips schiude le labbra, ma basta un’occhiata perché scelga la via del silenzio.
“Non fatelo stancare, allora,” borbotta, prima di defilarsi con un risentito frusciare di sottane.
Severus sospira, poi scosta la tenda che occulta il letto di Florian. “È il momento,” dice senza inutili perifrasi.
Von Kessel apre gli occhi e lo guarda – uno sguardo da bestia ferita.
“Mostratemi il vostro marchio.”
Il ragazzo solleva il braccio sinistro e rimbocca la camicia sino all’omero. Il teschio ghignante è un’oscenità tenebrosa su pelle di luna. I bordi del tatuaggio, rossastri, raccontano di una battaglia che conosce bene – e che ha perso mille volte.
“Da quanto tempo?”
“Cosa?”
“Quando sono cominciati gli incubi?”
Gli occhi di Florian sono laghi disperati.
“Signor Von Kessel, ho sorbito quel veleno molto prima di voi e vi assicuro che non passa giorno in cui non ne soffra le conseguenze. Permettetemi di aiutarvi.”
“Perché?”
“Perché se vi offrono la mano prima del buio, non potete dire d’esservi perso.”
Florian si puntella sui gomiti e siede con qualche difficoltà. Un guanciale sostiene la gamba fratturata che, gonfia e steccata, sporge dalle lenzuola.
“Non me ne sono accorto: da quando ho smesso di dormire, è quasi sia stato sempre dentro di me.”
“Chi?”
Florian si copre le labbra e libera un singhiozzo sordo, del tutto simile al ringhio di una bestia. “Il mostro.”
Piton distoglie lo sguardo. Una grossa lacrima cola giù e muore su una mano sottile e fragile. È un pianista, Von Kessel, non un assassino. Eppure…
“Ha fame di sangue,” singhiozza Florian – e gratta, senza avvedersene, il Marchio Nero. “Mi chiede di uccidere… Io… Io ho quasi ammazzato il mio migliore amico.”

Ora è un pianto dirotto, di quelli che Severus non ha mai imparato a consolare, perché chi piange dentro si asciuga presto fuori, finché chi guarda non coglie che un deserto.
Al centro, una pietra al posto del cuore.

“Niente è perduto,” mormora, per vincere i singhiozzi. “Posso aiutarvi, ma solo se me lo consentite.”
“Cosa posso fare?”
“La spia.”
Von Kessel, pallido come carta, trema.
Opus nigrum, Florian. Ve lo ricordo ancora una volta: è la purificazione che nobilita la Materia.”
Piton tace il resto: expiatio non è solo purificazione ma espiazione. È, soprattutto, scontare il fio di una leggerezza imperdonabile.
Von Kessel pagherà con la vita: gli occhi che lo guardano sono forse una memoria che non sarà mai futuro.
“Ditemi cosa vuol fare Karkaroff… Ditemi tutto.”
Florian scuote il capo. “Non so molto, mi dispiace.”
“Allora scopritelo e riferitemi.”
“Altrimenti?”
“Altrimenti nulla: impazzirete nella vostra pelle e non sarà una gran perdita. Chi non ha l’intelligenza di vivere, farebbe bene a morire presto.”

***

Florian è scomparso per due intere settimane. È tornato claudicante, senza una parola. Durmstrang mormora che l’abbia aggredito un lupo ma Draco non ha tempo da destinare alle chiacchiere, perché Draco è un Malfoy ed è, soprattutto, in guerra.
Barty gli ha dato appuntamento nella conca degli orti, in una notte densa come petrolio e altrettanto scura. Gli ha detto che Von Kessel è inaffidabile e che il peso della missione ricadrà su lui solo.
Draco si è stretto nelle spalle. “Non vedo quale sia il problema.”
Barty gli ha mostrato zanne gialle da predatore e l’ilarità cattiva di uno spettrale occhio di vetro. “Vedremo quello che combinerai, cocco di casa.”
Draco ha inghiottito l’insulto a testa alta, perché – lo sa già – un giorno potrà vendicarsi e il miele dell’attesa stempera il veleno della sconfitta. “Non credo che sia poi così difficile avvelenare Harry Potter prima della seconda prova. Potrei offrirgli, che so? dell’algabranchia trattata al curaro…”
“Non essere stupido,” ha latrato Crouch. “Dopo quanto hai combinato alla sua amichetta, credi davvero che possa fidarsi di te?”
“E allora?”
Barty ha sorriso tetro. “Karkaroff ed io abbiamo pensato a qualcosa di meglio… A qualcosa che, nel bel mezzo dell’ultima prova, proprio tu potresti fare.”
“E sarebbe?”
“Ammazzare Albus Silente. Tolto di mezzo il vecchio, del pupillo non resterà che cenere.”
Draco deglutisce con difficoltà. “Albus Silente è un mago esperto. Come potrei io…”
Barty tira il cappuccio sul capo e svanisce inghiottito dal buio bituminoso di una notte da cospiratori. “Questo è un tuo problema. Credevi di giocare al Mangiamorte, bambino? Be’, quella del Signore Oscuro è una partita che non ha fine.”
E una partitura disperata.

***

“Credo di aver compreso il problema; mi sorprende, anzi, di non aver pensato prima a una simile ipotesi.”
Il pozionista si muove sicuro nello spartano studiolo. Immobile in un angolo, Florian si morde le labbra e attende.
“È la natura del vostro sangue.”
“A fare cosa?”
Severus gli fa cenno di sedere. “La vostra è un’abilità innata. A differenza di chi, come Black, ha raffinato l’incantesimo di trasfigurazione sino ad acquisire la capacità di mutare in bestia, voi assecondate l’istinto, non è vero?”
“Sì.”
“Ora immagino che questo richieda una grande permeabilità del vostro io più profondo.”
“Vi domando perdono, ma non credo di capire.”
“Non mi stupisce, perché in caso contrario non avreste accettato di portare su di voi una simile maledizione.”
Florian china il capo.
“Sapete quanti Mannstiere si sono distinti in Occlumanzia, nella storia del Mondo Magico?”
“Non nella mia famiglia, temo. Nemmeno mio nonno…”
“Ho fatto alcune ricerche, Florian: nessuno. E non perché siate allievi maldestri, ma perché non è possibile chiudere un canale che la natura vuole aperto. Voi siete insieme uomini e fiere, ma affinché la ragione domini le più feroci e basse pulsioni dell’animo, la componente umana e quella bestiale devono poter dialogare sempre.”
“Questo significa…”
“Questo significa che siete uno stolto! Il Signore Oscuro è, tra tutti i maghi, forse quello dalla volontà più potente e voi siete così trasparente che persino il peggiore dei miei allievi potrebbe leggervi in testa.”
“E… Come faccio?”
“Imparate a controllarvi, prima di tutto. Non potete frignare come una ragazzina non appena uno vi mette davanti al fatto compiuto. Dovete assumervi le vostre responsabilità.”
Florian stringe le labbra e inghiotte un sospiro disperato.
“Il momento in cui siete più vulnerabile è la notte: vi preparerò uno speciale sonnifero che dovrebbe stordirvi abbastanza da rendere vischiosa la vostra coscienza.”
Vischiosa?”
“Se il Male è un ragno velenoso, l’unico modo per proteggersi è costruire una tela che lo impastoi.”

***

“Sapevo che avresti svolto il tuo compito in modo eccellente.”
La voce di Silente non tradisce emozioni. Gli occhi chiari e attenti, tuttavia, brillano affamati.
La resa dei conti si avvicina, ma il vecchio Albus non trema: freme.
“È ancora presto per dirlo. Pensavamo che fosse un problema del solo Harry Potter, ma, a quanto pare, ignoravamo la seconda via.”
Silente sorride. “E non eravamo i soli, credimi. Ritieni davvero che Karkaroff sapesse della particolare permeabilità del ragazzo? Senz’altro conosce le potenzialità della sua doppia natura, ma escluderei il resto. Igor è un teorico brillante, eppure gli è sempre mancata la cura del dettaglio. Io dico che ha scelto tra i più promettenti e ingenui dei suoi allievi. Forse trovava divertente corrompere il figlio di un Mangiamorte influente come Lucius Malfoy, ma credo che Von Kessel sia stato un acquisto collaterale.”
“Pericoloso. Avete visto cosa può fare.”
“Ho visto all’opera anche te, Severus. È per questo che sono lieto di averti dalla mia parte.”
Piton distoglie lo sguardo. Gli occhi del Preside, tuttavia, non hanno bisogno d’attenzione per farsi sentire.
“Vigila sulla seconda prova, anche se non ce ne sarà bisogno. Se guardiamo alla Ruota dell’Anno, il primo dei Sabbat minori in grado di richiamare energia per un potente incantesimo è Eostar, cui segue Beltane, per arrivare, da ultimo, a Litha.”
“Litha cade il ventuno giugno e la terza prova…”
“È prevista per il ventiquattro. Noto con piacere che hai capito, Severus. Ora sappiamo quando farci trovare pronti.”

   
 
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