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Autore: Aven90    17/06/2012    1 recensioni
Salve! Dopo il successo (?) di ''The Darkness'' continuiamo la nostra passeggiata nell'orrore descrivendo una notte molto, ma molto particolare. Non sapevo se mettere giallo o arancione, nel caso ditemelo e correggo!
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’urlo attirò a noi Alastor e il ragazzo con la camicia di forza, che dissero all’unisono “Non disturbate Bill, ve ne prego”. Vedendoci in trappola, Mark chiese aiuto “Aiutoooo! Ragazza, dove dobbiamo andare?”, la ragazza ridacchiò divertita in quella maniera fastidiosa “Uscite e imboccate la prima porta a destra” e così facemmo, stando bene attenti a non farci vedere dall’ormai terzetto che ci inseguiva. Ora come ora non ricordo come abbiamo fatto per raggirarli e raggiungere la porta, ma fortunatamente eravamo nel corridoio. “Porca Eva”, commentò Owen, col fiatone “Che nottata. Dovevi vomitare per forza tu, eh? “Questa è l’ultima birra Owen, fammela bere, te lo giuro!” Vaffanculo, Steven”, e decise di attaccarmi, ma Mark lo scostò appena in tempo “Su, non prendertela con lui. Pensiamo piuttosto ad uscire di qua, poi potremo sfogarci su Steven”. Io non sapevo cosa dire, il mio destino era segnato per un unico, fatale errore. Ma mai fu errore quanto quello di seguire ancora la voce della ragazza che ci aveva indicato la prima porta a destra e adesso ce ne ritrovavamo davanti un’altra, che fece sentire la sua presenza lamentandosi “Prendertela? Sfogarci? AAAAAH!” e mollò un fendente di quello che sembrava un machete insanguinato. Io disse “Oh cazzo! Questa è armata!” e fummo costretti ad uscire, in quanto i suoi colpi erano veloci e precisi, e prima che a qualcuno di noi venisse il tetano preferimmo scappare ed affrontare i tre fantasmi che ci stavano seguendo. “Bravo, Steven! Così adesso ne abbiamo quattro sul culo!”

Io decisi finalmente di difendermi “Scusa sai, Mark! Non mi sembra che a te siano venute ottime idee ultimamente!” gli urlai mentre correvo, così non mi accorsi che sbattei contro una signora che stava rientrando nella sua stanza. Mark si stupì “Ma è impossibile! I fantasmi non hanno un corpo! Dove cazzo sei sbattuto, Steven?” ma a me venne da ridere se pensavo a lui e la sua fottuta razionalità. La signora mi vide a terra e mi porse la mano “Serve aiuto? Vi accompagno nella mia stanza, vi offro una tazza di té” così mi aiutò a rialzarmi e fummo tutti e tre praticamente costretti ad entrare con lei e a sederci attorno ad un tavolino di legno colorato con della vernice scrostata a bere da una tazza vuota e impolverata. Era come se una fune invisibile ci avesse fatto entrare a forza

Owen chiese “È sicura che abbia detto tè?”, la signora prese un coltello e per tutta risposta mi ordinò “Dammi la tua mano, orsù: avevate detto che avreste preso una tazza di tè, e così sarà” e si mise  a ridere come una pazza, e lo era. Io naturalmente rifiutai l’ordine e imitai i miei compagni che in silenzio cercarono di uscire non visti. Appena fuori Mark sospirò “Uff (fu imitato da tanti spiriti invisibili, come se volessero prenderci in giro), se non altro non si è messa ad inseguirci”, ma Owen la indicò tremante in mezzo alla folla “T-tu dici?” ed eccoli lì, tutti e cinque in attesa di vedere il nostro sangue, poi, in preda alla disperazione e al panico, chiesi alla ragazzina che si era offerta da guida “Vuoi indovinare stavolta? Non ci fai un po’ di pena?”

La ragazza rispose “Ihihihihihi. Mi sto divertendo con voi, sapete? I dottori non mi lasciano mai giocare e siamo costretti da quella brutta frusta e tessere il cotone, almeno noi donne. In ogni caso l’uscita è questa che vi spalancherò” e si aprì una porta. Noi entrammo, evitando un colpo di machete vagante, ma sin da subito ci rendemmo conto che la ragazza fece ancora una volta cilecca, ma non potevamo fidarci di nessun altro in quel posto.

In pratica era la solita stanza quadrata con in mezzo un uomo vestito alla maniera garibaldina. Egli ci chiese “Ohibò! Siete venuti con me ad unire l’Italia? Il mio nome è Garibaldi” ma Owen gli disse con una vena di nervosismo “Ma che Italia! Ci indichi dov’è l’uscita! Mica è Garibaldi, lei!”

Non l’avesse mai detto.

L’uomo si mise le mani nei capelli e urlando se li strappò ciocca dopo ciocca. “AAAAAH! NON DITE COSÌÌÌÌÌÌÌ!!!” e visto che ci stavano sanguinando le orecchie in maniera copiosa e proporzionale al suo urlo, Mark fece un tentativo “STIA CALMO E CI INDICHI DOV’È LA STRADA!”

“Certo, ve lo indico io! Perché IO sono Giulio Cesare!” era anche vestito da romano. Ma Mark non perse il suo brutto vizio “Ma mi faccia il piacere, per favore!” scatenando così un’altra crisi, forse anche peggiore di quella precedente.

“AAAAAAAAH! NON VOGLIO! NON VOGLIO MORIREEEEEEEEE! NON AVETE IL PERMESSO DI IMBAVAGLIARMI!NOOOO!!!” successivamente si buttò a terra e cominciò a farci gelare il sangue con i suoi lamenti, dapprima bassissimi, poi sempre più alti e strazianti, come di qualcuno che mette le unghie sulla lavagna.

Il rumore era talmente ipnotico che nessuno di noi tre osava muoversi, i suoi lamenti ci bloccavano.

E quando nella mia mente si faceva strada l’idea di dover morire implodendo dentro di noi vomitando i nostri stessi organi, la ragazza suicida aprì la porta e ci consigliò vivacemente, come se quello fosse un gioco “Non vorrete certo restare lì per sempre, Charlie non lo vuole. Venite, vi accompagno alla mia stanza, sono sicura che vi piacerà”

Non so dire come abbia trovato la forza di togliere i miei piedi da quel pavimento, ma fortunatamente per me lo feci, e io, Owen e Mark lasciammo Charlie in preda ai suoi lamenti, che smisero non appena uscimmo da quella stanza.

   
 
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