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Autore: Amor31    17/06/2012    3 recensioni
Un amore tornato.
Un imprevisto sulla strada.
Una soluzione ai limiti del possibile.
(Possibilità di OOC)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Noi - il Gioco del Destino'
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NB: Mi scuso con tutti i lettori, silenti e non, per il madornale ritardo nella pubblicazione di questo capitolo. Una vacanza programmata all'ultimo secondo mi ha impedito di caricare il testo sul sito. Scusandomi ancora con tutti voi, vi auguro buona lettura.


3. Possessione

-Ho bisogno di tornare indietro… Ho bisogno di parlare ancora con lui-.
Sei diventata un fantasma, Gwen. Stavolta davvero.
-Non lo abbandonerò. Se lo facessi, tutto tornerebbe come prima. Ma voglio che lui sappia che io gli sarò vicina. Sempre-.
Questi sono i tuoi propositi mentre continui ad osservare Trent piangere sulle tue spoglie in un letto d’ospedale. Vicino a lui si stringono Duncan e Courtney: pensi che, almeno per loro, questa storia abbia portato un po’ di felicità, anche se tu ormai non ci sei più.
-Non mi arrenderò a questo destino. Devo trovare un modo per chiarirmi definitivamente con Trent-.
Provi di nuovo a rientrare nel tuo corpo, ma esso ti respinge. E, all’improvviso, hai un’intuizione: -Spero solo di riuscirci-.
 
Il ragazzo si è appena svegliato e si stropiccia gli occhi ancora impastati dal sonno. Scende dal letto, infila le pantofole  e raggiunge il piano inferiore per la colazione. Si rende conto di avere una gran fame.
-Vediamo cosa ci dice la televisione…-.
Si sintonizza sull’ultimo canale visto la sera precedente.
-Wow, c’è già il telegiornale? Impossibile, è relativamente presto…-.
Si avvicina al frigorifero e prende una bottiglia di latte, che versa nella sua ciotola di cereali. Prende un cucchiaio e si siede, ascoltando le ultime notizie.
*È con immenso dispiacere che vi annunciamo la prematura scomparsa di Gwen Taylor, una tra le più amate partecipanti delle prime tre edizioni dell’acclamato reality Total Drama condotto da Chris McLean. La ragazza, uscita questa mattina di casa all’alba, è stata coinvolta in un incidente stradale che non le ha lasciato scampo. Inutili i soccorsi: all’arrivo in ospedale, la giovane era già entrata in coma. Sembrava essersi lievemente ripresa, ma un attacco cardiaco l’ha stroncata. Si trovano ancora nel policlinico il fidanzato Duncan Campbell, il suo ex Trent Whiston e Courtney Jackson, oltre ai familiari da poco arrivati.
Le fonti presenti sul posto ci informano, inoltre, che i funerali della vittima si terranno domani mattina presso la St. Mary Church di Toronto*.
-No, non ci credo! Come è possibile?-, si chiede a voce alta il ragazzo. -Devo assolutamente fare una telefonata!-.
Si alza di scatto, afferra prontamente il cellulare lasciato vicino al televisore e compone un numero. Dall’altra parte, dopo una serie di squilli, risponde la fresca voce della sua fidanzata.
-Che cosa succede? Qualcosa non va?-.
-Hai sentito la notizia in televisione?-.
-Quale?-.
-L’incidente di Gwen Taylor-.
-Oh, ti prego, non me ne parlare! Sono sconvolta, davvero! Sai quanto mi piacesse, quella ragazza… Insomma, ti ho raccontato che facevo il tifo per lei, nella prima edizione del reality…-.
-Per questo ti ho chiamata. Sono profondamente scosso anch’io… E pensare che tu hai perfino avuto la possibilità di conoscerla!-.
-Già… Mi sento terribilmente triste! Pensi di potermi raggiungere a casa?-.
-Certamente! Vuoi che venga subito?-.
-Appena puoi-.
-D’accordo, allora. Sarò da te tra poco-.
Il giovane interrompe la telefonata e corre a vestirsi. Dal tono della voce della sua ragazza, ha intuito che ci deve essere qualcos’altro che non va.
 
“E se qualcosa dovesse andare storto? Potrei farle del male… Ma no, non sono altro che uno spirito! Che cosa le farei? Certo, se il piano funzionasse, risolverei una volta per tutte questa dannata storia…”
Immagini di parlare ad alta voce, Gwen. L’idea che ti ha illuminata ti sembra tanto folle quanto possibile da realizzare, ma ti poni molti, troppi problemi. Comprensibili, anche se non del tutto.
“Riuscirò a mantenere il controllo? Riuscirò a non farla impazzire? Lei è l’unica che può aiutarmi…”
Hai abbandonato l’ospedale e ti libri leggera sui tetti dei palazzi cittadini. Non sai dove abiti la persona che stai cercando, ma in qualche modo ti senti collegata a quella ragazza che hai incontrato una volta sola.
“È come se mi rispecchiassi in lei, anche se per alcune cose siamo completamente diverse… Ma è la cosa giusta da fare e credo cha sarà disposta ad aiutarmi”
Ora rasenti l’asfalto nero delle strade trafficate. Ti guardi intorno, maledicendo l’automobilista che ti ha travolta: hai saputo che quell’uomo non ha riportato altro che una serie di graffi innocui.
“E io dovevo morire? Perché, accidenti? Possibile che il destino ce l’abbia con me? Ho capito di aver sbagliato… Stavo per riparare ai miei errori… Eppure sono stata punita ugualmente. E che punizione, poi!”
Abbandoni la strada e ti sposti sul marciapiede, sbirciando incuriosita i volti dei passanti; di tanto in tanto getti un’occhiata oltre le finestre scure dei palazzi e ricordi che meno di ventiquattro ore prima assaporavi la felicità dei tuoi ex vicini di casa. Daresti qualsiasi cosa pur di tornare alla sera precedente.
Ti stanchi del centro cittadino e raggiungi la periferia; le case di fanno più grandi, squadrate, circondate da piccoli giardinetti. È una vista armoniosa quella che ti appare e decidi di prendere una pausa: non avevi mai provato tanta serenità come in questo assurdo momento.
“Vediamo che cosa succede qui”.
Raggiungi le porte di ogni abitazione, leggendo di sfuggita il nome dei proprietari affisso all’ingresso. Cook, Lane, Bridge… Tanti cognomi che non hai nemmeno mai sentito. Stai per sorpassare anche la dimora della famiglia Brown, quando un movimento brusco dietro i vetri opachi della finestra più vicina ti blocca.
-Non ci posso credere… Davvero, è una notizia terribile!-.
Senti una voce che, in vita, ti avrebbe fatto sussultare.
“L’ho trovata”, pensi schockata.
Cerchi di distinguere ancora le parole della ragazza, ma evidentemente si è spostata in un’altra stanza.
“Al diavolo! Se dovesse essere la persona sbagliata, continuerò a cercare!”.
Afferri il coraggio con entrambe le mani e ti immergi attraverso la spessa porta di legno che ti sbarra la strada. Hai l’impressione di trovarti in una vasca d’acqua gelata, ma la spiacevole sensazione si dissolve subito dopo aver raggiunto l’interno della casa.
Ti guardi intorno; la prima cosa che vedi sono alcune foto incorniciate e poggiate su un tavolino, proprio vicino al telefono, ritraenti due giovani. Ti soffermi a contemplare il viso della ragazza e con grande felicità hai la conferma di aver rintracciato la persona giusta.
“Dove si è cacciata?”.
Sembra che la casa sia disabitata; il silenzio regna sovrano.
Ti sposti di stanza in stanza per raggiungere l’unica abitante del posto. Il salotto è vuoto, la cucina deserta. Sali al piano superiore e finalmente la vedi: è seduta sul bordo del suo letto e sembra fissare il nulla attraverso la grande finestra che le sta di fronte.
-Non riesco a crederci… Eppure è morta. Ma perché? Come? Era così giovane… Aveva una vita davanti!-.
-Esattamente-, dici adirata. -Una vita che non potrò condividere con il ragazzo che amo-.
-C’è qualcuno?-, chiede all’improvviso la ragazza.
Silenzio. Nessuna risposta.
-Mike, sei tu?-.
“Possibile che abbia percepito la mia presenza?”, ti chiedi turbata e sorpresa.
-Mike, non è divertente. La mattinata è iniziata nel peggiore dei modi e sinceramente non ho voglia di essere spaventata. Non da te, per giunta!-.
-Riesci a sentirmi?-, chiedi avvicinandoti di più alla giovane.
-Ma che cosa c’è? Oh, Cielo, sto impazzendo! Mi sembra di sentire delle voci che filtrano dalle pareti!-.
-Allora puoi ascoltarmi! Ti prego, aiutami! Solo tu ne sei in grado! Non avere paura, non ti farò del male…-.
-Mike, aiuto! Questa casa è infestata dagli spiriti! Mike!-.
-Non urlare, accidenti!-.
Vedi la ragazza precipitarsi giù per le scale e la segui rasentando il suolo; sta per gettarsi fuori di casa, nella piena luce del giorno, ma istintivamente attraversi il suo corpo, esattamente come hai fatto poco prima con la porta d’ingresso.
La giovane geme debolmente; le sue membra si indeboliscono improvvisamente e ricadono a terra, inermi.
Osservi per un istante il risultato ottenuto e di nuovo ti senti in colpa.
“Spero solo di non averla uccisa…”.
Prendi quello che sarebbe dovuto essere il respiro ed attui il tuo piano: il tuo spirito si immerge nel corpo della ragazza stesa sul pavimento freddo, aderendo perfettamente alle sue forme.
Per un attimo ciò che ti circonda è il buio assoluto. Hai paura di aver fallito miseramente e stai per abbandonarla lì dove è caduta. Ma poi senti tornare la forza nelle braccia, nelle gambe, nel torace. Il cuore pulsa, il sangue scorre caldo nelle vene. E finalmente puoi aprire gli occhi.
-Ce l’ho fatta-, dici con una voce non tua.
Ti ammiri stupita le mani, serrando e aprendo i pugni un paio di volte: ti accerti che tutto sia andato bene e senti il bisogno di guardare il tuo nuovo viso allo specchio.
Cerchi il bagno, rilegato sotto la scala di legno che hai percorso per raggiungere il primo piano della casa. Abbassi con delicatezza la maniglie a spingi la porta, affacciandoti leggermente all’interno.
La stanzetta è piccola, quanto basta per una ragazza che vive sola. Ma ciò che più colpisce la tua attenzione è proprio lo specchio scintillante che sovrasta il lavabo.
Ti muovi lentamente, desiderando quasi di non scoprire la tua rinnovata identità. Ma alla fine non resisti alla tentazione e ti guardi.
L’immagine riflessa è quella di una ragazza esile, dai capelli rossi e dai grandi occhi marroni. Ha poco meno di vent’anni e ti osserva incuriosita dall’altra parte dello specchio.
-Bentornata alla vita, Gwen-.
Provi gioia. Una gioia indescrivibile, materializzata in un sorriso così diverso dal tuo che ti spaventa.
-Siamo completamente l’opposto, vero? Perfino il tuo sguardo è più brillante del mio-.
Esamini attentamente ogni dettaglio del viso della ragazza di cui hai preso in prestito il corpo. La possessione è stata portata a termine con successo.
-Ora devo solo tornare da Trent. Dopo avergli parlato, potrò ridare a questa ragazza la sua vita-.
Esci dal bagno e rabbrividisci sentendo il campanello suonare.
-Chi sarà mai, a quest’ora?-.
Raggiungi la porta e sbirci attraverso lo spioncino. Ciò che vedi ti fa sussultare.
-No, non adesso…-.
Il campanello trilla di nuovo mentre ti avvicini alle foto sul tavolino del telefono e, presa una cornice, osservi i volti ritratti.
lui… Ora come faccio?-.
-Hey, sei in casa?-.
Il ragazzo bussa con forza alla porta. Hai meno di cinque secondi per decidere quale strategia attuare.
“D’accordo, allora. Un bel respiro e…”.
-Ciao, Zoey! Va tutto bene?-.
-Certo, una meraviglia. Perché sei venuto?-.
-Ma… Poco fa, a telefono, mi hai detto tu di raggiungerti-.
-Davvero?-.
Un silenzio imbarazzante ti scuote profondamente e senti il volto andare a fuoco.
-Oh, già! Scusami, ma questa mattina sono veramente fuori di me…-.
-Non preoccuparti, è tutto a posto. Posso entrare?-.
-NO!-.
Il ragazzo ti guarda decisamente sorpreso e preoccupato: non aveva mai visto la sua ragazza comportarsi così.
-Cioè… Tra cinque minuti potrai; il pavimento adesso è bagnato, ho appena lavato per terra-.
-Ah! D’accordo, allora. Aspetterò qui fuori-.
-Bene-.
Gli chiudi in faccia la porta e osservi la sua reazione dallo spioncino: il ragazzo, seppur profondamente turbato, si allontana dall’entrata e si ferma in giardino.
“Ho combinato un casino!”, pensi appoggiando le spalle alla porta e tirando un sospiro. “Questo è il difetto della possessione”.
 
   
 
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