14.
Awareness
Elena non seppe per quanto tempo rimase immobile.
Se per qualche secondo, o
interi minuti. Potevano essere state ore, per quanto ne sapeva.
Non posso
Ne avvertiva ancora l’odore, il sapore,
la perdizione. L’assenza.
Ed era, semplicemente, come affogare
un’altra volta.
Come aveva potuto pensare, anche solo per un
secondo, che lui fosse
disposto a perdonarla per tutta la sofferenza che gli aveva causato,
per tutte
le volte che lo aveva allontanato, per tutto il tempo che gli aveva
negato il
suo amore solo perché troppo sbagliato, troppo intenso,
troppo totale.
Lo aveva lasciato andare, e sapeva che se lui aveva
deciso di andare
avanti, in fondo, era giusto così. Non poteva avere la
pretesa di essere ancora
il suo centro di gravità.
… non posso
essere egoista con te … Lei era l’egoista.
Io non ti merito
… Lei
non lo meritava.
Se n’era andato. Lo aveva perso.
“Elena …”
Elena alzò lo sguardo alla voce di
Jeremy, incerto sulla porta, nel suo bel
vestito elegante.
Jeremy la raggiunse e la scrutò,
decisamente preoccupato - “Elena, stai
bene?”
Elena si costrinse ad annuire, e si
sforzò al suo meglio di rivolgergli un
sorriso.
“Elena stai piangendo.”
Elena si passò le dita sulla guancia, e
si accorse che era davvero rigata
di lacrime. Rimase un attimo, con sguardo assente, ad osservare le dita
bagnate
di lacrime, prima di ritrovare la voce.
“Non è niente,
davvero” – mentì, non sapeva se a Jeremy
o a se stessa – “Sono
solo le stupide emozioni da vampiro. Starò bene in un
attimo, non preoccuparti.”
Con una voce che non sentiva come sua, aggiunse –
“Faremo tardi al ballo.”
“Stefan.”
Stefan alzò lo sguardo e vide Katherine,
appoggiata con le braccia conserte
sulla soglia della grande sala. Stefan si gettò fulmineo su
di lei e la incollò
al pavimento, una mano a bloccarle il polso e l’altra a
stringerle la gola.
“Non così violento”
– sussurrò Katherine – “Potrei
eccitarmi”. Con un solo
gesto, Katherine si liberò della sua presa e lo
scaraventò a terra, quindi si rialzò
con grazia.
“Dammi una sola buona ragione per cui non
dovrei ucciderti all’istante” –
ribatté Stefan in tono asciutto mentre si rialzava.
Katherine si portò un dito alle labbra e
sembrò pensarci. “Te ne do due.
Perché non ne saresti capace. E perché ho delle
informazioni che potrebbero
interessarti.”
Stefan si strinse le braccia al petto, guardandola
con espressione di
sfida. “Klaus ti ha di nuovo mandato a fare il doppio
gioco?”
“Klaus non sa che sono qui”
– rispose tranquillamente Katherine.
Stefan alzò gli occhi al cielo, prima di
tornare di nuovo a sostenere il
suo sguardo con decisione. “Se hai qualcosa da dire, dillo,
prima che ti
dimostri come la prima ragione non sia valida.”
Katherine sospirò. “Ti
ricordavo più paziente.” Si diresse svogliatamente
a
versarsi un drink, mentre proseguiva - “Pensavo ti
interessasse sapere che
Klaus ha intenzione di fare l’incantesimo su Elena.
Stanotte.” Prese un sorso e
lo scrutò da sopra il bicchiere.
Stefan si strinse nelle spalle. “Klaus
non sa come fare l’incantesimo.”
Katherine fece un mezzo sorriso, e
inclinò appena la testa di lato. “E’
questo che ti ha detto Damon? Beh, non mi sorprende. E’
sempre stato più
martire persino della tua ragazza.” – si
fermò un attimo a riflettere. “No,
scusa, mi correggo. Ex ragazza.”
Stefan strinse lo sguardo e la guardò
interrogativamente. “Di cosa stai
parlando?”
“Non ti ha detto neanche questo
vero?” – Katherine finì il proprio drink
e
posò il bicchiere, lasciando che le proprie dita
scivolassero attorno al suo
bordo. “Il solito Damon. Per far tornare Elena umana, Damon
deve morire.” Katherine
aggrottò leggermente la fronte. “Ha qualcosa a che
vedere con il fatto che è
stato il suo sangue a trasformarla. Roba da streghe, non chiedermi i
dettagli.”
– proseguì alzando quindi le spalle.
“In ogni caso …”
– continuò – “Ho solo pensato
che ti facesse piacere
saperlo, sai, nel caso avessi intenzione di fare qualcosa al
riguardo.” Si
avvicinò a lui e lo scrutò in attesa della sua
reazione.
Stefan teneva le braccia strette al petto, ed il
suo sguardo era
sospettoso. “Perché me lo stai dicendo?”
L’espressione di Katherine si fece
genuinamente sorpresa, considerata
l’ovvietà della risposta.
“Perché è tuo fratello, Stefan. Lo sai
che ti ho
sempre amato. E a mio modo, ho amato anche Damon.”
Posò il suo sguardo attento
su di lui. “Non farmene pentire.”
Caroline aveva fatto un lavoro letteralmente
incantevole. Fiori, piante,
viti e rampicanti finti pendevano dal tulle leggero che ricopriva il
soffitto e
le pareti, con una tale grazia da sembrare quasi veri, avvolgendo tutto
in una
strana atmosfera ovattata. Solo qua e là, il tutto era
interrotto da piccole
farfalle ricoperte di brillantini, che mandavano leggeri bagliori ogni
volta
che vi si posava la luce.
“Care, è stupendo!”
– esclamò Elena, alla vista della sua amica che le
veniva incontro sorridente, vestita di un leggero abito turchese.
“Vero? E’ perfetto per il
nostro ultimo ballo scolastico!” –
osservò con un
sorriso, prima di alzare le spalle – “In fondo,
dai, l’idea di Rebekah non era
così male.”
“Ehi, Matt.” – Jeremy
e Matt si salutarono con una leggera pacca sulla
spalla.
“Dov’è
Tyler?” – chiese Matt.
“Con alcuni ragazzi della squadra,
laggiù. Anzi, ora che ci penso vado a
reclamarlo per portarmi a ballare.” – rispose
Caroline con un sorriso, prima di
allontanarsi.
Jeremy si guardò attorno –
“E Bonnie?”
Matt si strinse nelle spalle –
“Non l’ho vista, amico.”
“Sarà con quel
Jamie.” – commentò Jeremy con una
smorfia – “Beh, vado a
prendere da bere.”
Elena si rivolse a Matt, posando le mani sulle sue
spalle come a lisciargli
il vestito – “Sei davvero affascinante stasera,
Matt.” Si avvicinò e gli
sussurrò nell’orecchio –
“Evelyn Fell non ti toglie gli occhi di dosso.”
Matt
si voltò esitante, e notò, in effetti, Evelyn
Fell sorridere nella sua
direzione e abbassare lo sguardo.
Matt sorrise, un po’ imbarazzato e un
po’ compiaciuto – “Beh, che vuoi
farci. Sono l’uomo perfetto per tutte le donne.”
Matt le porse la mano – “Mi
concedi il primo ballo?”
“Un ballo non può certo farmi
male.” – rispose Elena con un leggero
sorriso, accettando la mano che Matt che le stava porgendo.
Si mescolarono alla folla, e Matt le
posò una mano sul fianco, mentre Elena
gli cingeva il collo con le braccia.
“Sembri triste” –
osservò Matt.
Elena abbassò lo sguardo, non sapendo
bene cosa rispondere.
“Sono solo …”
– si bloccò per qualche secondo, scosse la testa,
e alzò di
nuovo gli occhi su di lui, sforzandosi di sorridere –
“Lascia stare.”
Matt alzò un sopracciglio, e la
guardò sospettoso - “Damon?”
Elena rimase leggermente sorpresa - “Come
lo sai?”
Matt si strinse le spalle - “Hai sempre
quello sguardo quando si tratta di
lui.”
Elena lo osservò con sincero affetto -
“Lo sai, mi rendo conto che, in
qualche modo, tu sei l’unico con cui riesco veramente a
parlare di lui. Non mi
hai mai giudicato.”
“Elena, ti conosco da sempre. Non
c’è niente da giudicare.” –
rispose
semplicemente Matt.
“L’ho perso, Matt”
– confessò Elena d’un fiato, ed il solo
dirlo ad alta
voce le fece stringere il cuore dolorosamente.
Matt la strinse un po’ a sé, e
restarono in silenzio, finché Matt non le
chiese solo - “Ma lo vuoi?”
A quella domanda, Elena avvertì una
strana consapevolezza dentro,
e non ebbe alcuna esitazione nel rispondere - “Più
di qualsiasi altra cosa.”
“E allora che aspetti?”
– le domandò Matt, aggrottando leggermente lo
sguardo – “Vai a riprendertelo.”
Elena rimase un secondo assorta. Poi,
si sentì sorridere, ed
immediatamente fu come se quel dolore, quella pena, quel senso di
perdita, si fossero
fatti più leggeri.
Diavolo, sì.
Avrebbe trovato il modo, e si sarebbe fatta
perdonare tutto il male che gli
aveva fatto. Non importava a quale costo, o quanto tempo ci sarebbe
voluto.
Lei era una Petrova, dopo tutto. Non aveva paura.
Sapeva che avrebbe dato tutto, e che avrebbe
lottato per lui.
Elena riagganciò, e compose nuovamente
il numero di Damon, ma, di nuovo,
rispose solo la segreteria.
“Maledizione” –
mormorò.
Stava per voltarsi e tornare dagli altri, ma non ne
ebbe il tempo.
Avvertì distintamente un brivido di
terrore correrle lungo la schiena, un
solo attimo prima di sentire il proprio collo spezzarsi e perdere i
sensi. Era stato
poco più di un sussurro, ma non poteva sbagliarsi, avrebbe
riconosciuto ovunque
quella voce, così carezzevole e agghiacciante.
“Hello, sweetheart.”
Spazio autrice. Ed eccoci qua ... la nostra Elena ne ha fatta di strada, non credete?
Dico solo che sto scrivendo il finale e, credetemi, non è facile...
un bacio e un grazie di cuore a chiunque mi segue/preferisce/ricorda e soprattutto recensisce questa storia!
a presto,
baci