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Autore: EriStefan95    19/06/2012    2 recensioni
L'amicizia tra maschi e femmine dura al massimo due giorni. Già al terzo giorno uno dei due si innamora.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dylan uscì dalla classe abbozzando un sorriso malizioso. Lo seguitai con lo sguardo finchè non fu completamente fuori.
La cosa era alquanto strana. Insomma, non la conosceva neanche questa Arianna, e adesso andava nella sua classe.
<< Soph, io e Denise stiamo andando in bagno a fare una passeggiata vieni con noi ? >> era dinuovo Jennyfer.
<< Scusami >> risposi sapendo di non essere stata tanto giusta nei suoi confronti. La spostai leggermente e raggiunsi la porta della classe. Mi affacciai lentamente. Non volevo che Dylan mi vedesse, non velevo che pensasse che lo stessi spiando. Improvvisamente vidi passare Arianna davanti alla mia classe, stava andando in bagno con Clax, Clarissa Basso della sua classe.
<< Jen ? Jen...>> la rincorsi << vengo anche io >> urlai per farmi sentire richiamando l'attenzione dei bidelli furiosi.
Jen mi guardò con aria indispettita.
<< Scusami >> accennai. Lei mi sorrise.
In bagno c'era già Arianna. Dalle sue urla semnbrava stesse litigando al telefono con qualcuno, mentre Clax la guardava attonita e attendeva che chiudesse la telefonata.

" Finiscila di essere così geloso, sono una ragazza libera anche se sono fidanzata "

Al suono di quelle parole deglutii. Non sapevo se essere triste o felice. Avrei dovuto essere dispiaciuta per Dylan ma non riuscivo a non essere felice di averlo ancora tutto per me. Ero sempre stata gelosa di lui, e Arianna aveva fatto crescere dentro di me l'impulso di protezione nei suoi confronti. Non sapevo come dirgli quello che avevo sentito. In un primo momento mi chiesi dove potesse essere adesso dato che Arianna era quì; poi pensai che dovevo assolutamente dirglielo, non sapevo ancora come avrei fatto, chi mi avrebbe dato il coraggio, ma dovevo, a costo di spezzargli il cuore. Non avrei lasciato che si innamorasse di una ragazza fidanzata che se ne infischiava della sua esistenza e che presto lo avrebbe ferito pesantemente. Me ne andai in classe senza dire nulla a Jen e Den che sicuramente erano furiose con me e nel tragitto pensai ad un buon piano per dare quella notizia a Dylan. La campanella suonò e la Picci tornò in tempo in classe per salutarci e spronarci a studiare storia annunciando che domani ci sarebbe stato un compito in classe o un'interrogazione a tappeto. Perfetto, si prospettava un lungo pomeriggio dato che non avevo aperto il libro di storia per tutto l'anno.[...] La mattina passò in un lampo e non ebbi il coraggio di parlare con Dylan. Tornai a casa amareggiata e con un grande peso nello stomaco di cui mi dovevo assolutamente liberare.

Mi bivaccai sul letto lasciandomi andare. Chiusi gli occhi per riposarmi e pensai ancora, ma niente, non avevo nemmeno l'ombra di una misera idea su come fare. La mamma mi chiamò per pranzare ma non avevo fame, le risposi che avrei mangiato più tardi e mi addormentai cinque minuti dopo aver sentito la porta d'ingresso sbattere e lei uscire per andare a lavoro.

....


<< Sofia? Sofia ? >>. Mi svegliai sulle note di una voce famigliare. Aprii gli occhi e vidi Dylan. Ebbi un sussulto.
<< Sei pazzo ? Mi hai spaventata >> mi lamentai ancora un po stordita. Non si scusò affatto, al contrario si fece scappare una risatina.
<< Sono entrato dalla finestra >> disse. Di solito usava la porta ma in caso di emergenze c'era una scala apposta per lui posizionata sotto la mia finestra. La usava quando piombava in camera mia in piena notte per non svegliare i miei con il suono stridulo del campanello per esempio. Di solito trascorrevamo la maggior parte delle notti insieme. Il mio letto era a due piazze, lo avevo comprato appositamente e anche lui ne aveva uno uguale nella sua camera. Mi stiracchiai e sbadigliai almeno cinque volte consecutive mentre Dylan era sempre lì difronte a guardarmi. Quando mi alzai dal letto lui rimase li che mi osservava in ogni mio movimento. Mi ricordai di Arianna e cominciai a gironzolare per la stanza freneticamente assalita dall'ansia. Mi sentii una pessima amica, la peggiore amica che si potesse avere. Non potevo tenermi quel peso nello stomaco, se gli volevo bene dovevo dirglielo e subito. Cercai di convincere me stessa ma fu inutile, le parole non volevano uscire.
<< Sofia stai bene ? >> mi chiese vedendomi girare come una stupida senza concludere nulla.
<< Si, magnificamente >> mentii. << Rimani qui stanotte? >> gli chiesi poi.
<< Si, mi devi dare qualche altra dritta per Arianna >> rispose. Tacqui.
<< C'e qualche problema, So ? >> mi chiese poi vedendo la mia faccia preoccupata. Non risposi subito, mi fermai un'attimo a pensare. Dovevo assolutamente risolvere quel problema e solo io avevo li strumenti per farlo. Potevo dire che il cuore di Dylan era nelle mie mani.
<< No no, figurati, è sempre un piacere averti qui >> mi sforzai di sorridere e di fingere che andava tutto bene. Cercai di strappargli un sorriso prima di vederlo depresso e con una lametta in mano indeciso se tagliarsi le vene o andare avanti. Aveva una carattere debole, e questo era uno dei tanti motivi che mi aveva spinto a non parlare.
<< Che facciamo stasera ? >> mi chiese
<< Dawson Creek? >> proposi. Amavo quel telefilm, passavo ore davanti al computer a rivedere le puntate in streaming.
Ci pensò su un secondo, poi approvò. Afferrai il libro di storia che era sulla mensola insieme agli altri libri di scuola e lo gettai con aria annoiata sul letto, quasi su di lui.
<< Non avrai mica intenzione di studiare storia! >> disse. Sul suo volto un'espressione attonita.
<< Caro mio, tu sei l'unico in classe al passo con il programma >> dissi << io questo libro non l ho mai aperto >> finii
<< O magari tu sei l'unica che si è arretrata >> ribbattè lui abbozzando un sorriso. Lo fulminai con lo sguardo indispettita. Non avevo la testa per studiare storia ma speravo di dimenticare almeno per un po quel fatto dedicando la mia attenzione su quell'insulso libro.
<< E io che faccio ? >> mi chiese Dylan che sembrava si stesse annoiando. Cercai con lo sguardo il telecomando della televisione. << Guarda un po di tv >> risposi indicandogli il telecomando sulla cassettiera. Lo guardò come se si dovesse accontentare di quello, si alzò giusto un'attimo per prenderlo e piombò nuovamente sul letto facendomi saltellare leggermente sul posto, e con me il libro. Gli lanciai un'altra delle mie occhiate cocenti e alzò le mani in segno di scuse. Diventavo irrequieta e insopportabile quando si trattava di studiare, quasi antipatica. [...]
Si erano fatte le sette di sera e avevo chiuso il libro imparando solo la metà di tutto quello che avevo letto. Dylan aveva cambiato canale più volte e adesso aveva spento la tv come se non stesse vedendo l'ora di farlo.
<< Ci facciamo portare una pizza? >> gli chiesi. Stavo morendo di fame e giù in cucina c'era ancora il brodo vegetale del pranzo che ogni volta che mi tornava in mente me la faceva passare.
Annuì.
Feci per prendere il telefono e chiamare la pizzeria qui vicino.
<< Che hai guardato per tutto questo tempo? >> gli chiesi per rompere il silenzio. Lui esitò a ripondere, poi si decise.
<< Te >>.
 Lo guardai con aria sospetta.
<< Non essere sciocco >> diventai improvvisamente fredda come un ice-berg tanto che neanche il Titanic sarebbe riuscito a distruggermi.
<< Davvero >> insistette.
 Non risposi. Lo guardai con l'aria di una che si sentiva presa in giro ma che nello stesso tempo ci stava credendo. Anche lui rimase in silenzio.

La pizza arrivò subito, un quarto d'ora preciso di orologio. La divorai in un baleno mentre Dylan era ancora al secondo pezzo. In tv non facevano niente così decidemmo di infilarci nel letto. Era quasi Giugno e faceva caldo per starsene sotto le coperte, così mi sfilai maglietta e pantaloni e mi appoggiai sul materasso coperta solo da mutande e reggiseno. Ero abituata a stare così davanti a lui, e anche lui faceva lo stesso con me. Si accasciò sul letto accanto a me e improvvisamente mi ricordai di Arianna. Cominciai a risentire quel peso nello stomaco e cercai di addormentarmi quanto prima per dormirci su; ma il sonno non era dalla mia parte.
<< Senti Dylan, devo dirti una cosa >> presi coraggio.
<< Devo preoccuparmi ? >> mi chiese lui, anche se dal tono di voce sembrava esserlo già.
<< Si, cioè no... voglio dire, forse un poco >> balbettai in attesa delle parole giuste.
<< Ti ascolto >> disse. Rimasi in silenzio alcuni minuti. Avevo perso tutto il coraggio e adesso non potevo lasciarlo con il cruccio. Maledissi il momento in cui decisi di andare in bagno con Jen stamattina.
<< Ho sentito Arianna parlare al telefono stamattina >> dissi tutto d'un fiato.
<< Bè? >> mi invogliò a proseguire.
<< Parlava con un ragazzo, il suo ragazzo >>. Tirai un sospiro di sollievo. Il peso nello stomaco non c'era più ma l'ansia era aumentata e adesso mi sentivo peggio di prima. E' difficile essere la migliore amica di qualcuno, pensai.
 Non parlò. Sapevo di averlo ferito, probabilmente mi stava odiando, anzi, ne ero certa.
<< Dyl? >> lo chiamai per assicurarmi che stesse bene ( si fa per dire ). Lui mi sorrise.
<< Sto bene >> disse poi.
<< Stai bene ? >>
<< Sto bene >> ripetè.
Lo guardai allibita, come se l'avesse detto solo per non farmi sentire in colpa.
<< Sei sicuro ? >> insistetti.
<< Si >> disse << diciamo che la mia testa vorrebbe disperarsi per lei, ma il mio cuore pensa a qualcun'altro >> aggiunse.
<< Sarebbe ? >> chiesi curiosa e con l'aria di una che era appena caduta dalle nuvole. Lui mi sorrise e si girò dall'altra parte.
<< Buonanotte Soph >>.

  
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