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Autore: Tenar80    20/06/2012    1 recensioni
Io ragiono lentamente, niente intuizioni come esplosioni di dinamite, per me. Questo è il racconto di come ho conosciuto Sherlock Holmes e del perché mi sia fidato di lui. POV di Lestrade
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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 Quando rientrai era del tutto immobile al centro del salotto. Non avevo mai visto un assassino ostentare tanto distacco nei confronti della propria vittima. Col senno di poi, quello non era affatto distacco. Credo che prima di buttarsi da quel tetto, abbia avuto in faccia quella stessa espressione.
 - Non è entrato nessuno. - disse - Harrison aveva appena finito di fare colazione, brioche, the e succo d’arancia. Ha rassettato tutto ed è venuto qui, dove ha iniziato a stare male. Quello è il mio violino, posso riaverlo? 
 - Eh? - iniziavo ad essere piuttosto confuso - E’ normale che sia qui, il suo violino?
 - Ah, si. Ho... O meglio dire, avevo, una camera in una casa per studenti, si lamentavano. Ad Harrison piaceva Bach, quindi suonavo qui.
 - Era molto intimo con Harrison? - chiese Donovan
 - Intimo? - parve non capire la domanda, poi si strinse nelle spalle - Lavoravo con lui. Voleva essere il mio relatore. A volte venivo qui a suonare o a parlare dei casi di lavoro. Avevamo un accordo e ogni volta mi obbligava a mangiare qualcosa.
 - Perché?
 - Mangiare è noioso. Tendo a non farlo.
 Donovan, dietro di lui, stava iniziando a picchiarsi un dito sulla tempia e a muovere in silenzio le labbra “Questo è pazzo. Completamente.”
 - L’agente Donovan l’accompagnerà in centrale, la raggiungerò appena possibile.
 Uscii con loro.
 - Devo proprio andare con la macchina della polizia? - mi chiese, ignorando Sally Donovan.
 - Si, temo di si. 
 Se lo lascio andare ora, pensai, non lo vedrò mai più. Col senno di poi, ovviamente, era una sciocchezza. Mi ero solo imbattuto in una delle sue stranezze. Ma quel giorno non lo sapevo e Sherlock si limitò ad annuire. La prima ed unica volta che sia riuscito a farlo salire su una delle nostre auto.
 Il quel momento, da una strada laterale, vidi arrivare una donna di corsa. Era una ragazza più o meno dell’età di Sherlock, capelli lunghi che fuggivano da una coda e l’abbigliamento dimesso di chi non vuole farsi troppo notare.
 - Cos’è successo? - gridò, rivolta al nostro sospettato.
 - Molly, cosa ci fai qui? - rispose lui
 - Volevo ringraziare Harrison, ho saputo che ti ha difeso, anche se non è bastato. Non sai quanto mi dispiaccia che tu sia stato espulso...
 - Smettila di dispiacerti per me, Molly Hooper. Harrison è stato ucciso.
 - Ah...
 La ragazza, Molly Hooper era già pallida, ma sbiancò ulteriormente.
 - E tu, Sherlock, stai bene? Perché stai andando con la polizia?
 - Ti fideresti di loro per trovare un assassino? Mi rendo utile.
 E salì in macchina.
 Io rimasi davanti alla casa con Molly Hooper, la ragazza per la quale Sherlock si era fatto espellere dall’università. Avevo supposto tra loro un rapporto che di certo non era trapelato da quel rapido scambio. 
 - Da quanto ho capito, quel ragazzo si è preso un bel rischio per difenderla. Siete molto amici? - chiesi.
 - Con Sherlock? Fino a ieri ero convinta che mi odiasse.
 - Cosa?
 - Se gli serviva un’analisi aveva sempre una scusa per farla fare a me, oppure voleva vedere i cadaveri su cui dovevo fare le autopsie per confrontarli con i suoi resti ossei. - disse - E ogni volta, ogni dannata volta, mi diceva qualcosa di orribile. “Sei patetica nel tuo tentativo di piacere a George, Molly Hooper, lui si sbatte già l’infermiera del quarto piano”. Oppure: “Le canzoni che ascolti, Molly Hooper, mi fanno dubitare che tu abbia più attività celebrale del cadavere che stai esaminando”. Eppure a volte gli ho voluto bene per questo.
 - Davvero?
 - Non ho avuto un gran periodo. - disse, un po’ in imbarazzo - Mio padre è morto da poco, dopo una malattia... Difficile. Tutti si sforzavano di essere gentili con me, in modo falso e zuccheroso. Tranne Sherlock. Lui era orribile come al solito. E riusciva a farmi sentire di nuovo me stessa.
 - Tutto è iniziato per il suo voto di specializzazione, vero? E’ così importante aver preso più o meno di un’altra candidata?
 - Al Bart’s cercano un patologo, adesso il posto lo avrà Elisabeth, immagino. E io... Avrei davvero bisogno di lavorare, ecco.
 - Se non eravate amici, le ha detto perché l’ha difesa?
 - Oh, certo. “Perché è così che è andata Molly Hooper. E tu devi fare le mie analisi e al Bart’s saremmo stati comodi entrambi. Ha ottimi laboratori”. C’era anche Harrison, si è messo a ridere. Forse è questo che bisogna fare con Sherlock, lasciarlo parlare e poi mettersi a ridere, ma non è facile.
 Mettersi a ridere. Me lo appuntai mentalmente. Col senno di poi, la frase da ricordare era l’altra, “ma non è facile”. L’unico che ci sia riuscito dopo Harrison, che io sappia, è John Watson.
 - Che rapporti aveva Sherlock con Harrison?
 - Era l’unico che lo sopportasse. Senza Harrison Sherlock si sarebbe fatto espellere anni fa, o forse avrebbe solo smesso di frequentare. Harrison l’ha preso nel suo staff, anzi, Sherlock è diventato lo staff di Harrison, dato che prima non ne aveva uno. Sherlock si divertiva davvero a cercare di capire chi fosse stato in vita uno scheletro e come fosse morto. Se poi scopriva che era stato ucciso diventava euforico e si buttava alla ricerca del probabile assassino come se la vittima fosse stata il suo migliore amico. E Harrison... Sherlock lo ascoltava davvero, senza supponenza, come se fosse un suo pari. Gli obbediva perfino. Lui, Sherlock, aveva smesso di dare esami anni fa. E’ il migliore, davvero, non c’è biochimico che possa stargli a pari, ma difficilmente dava un esame e quasi sempre finiva per farsi buttare fuori. Harrison aveva deciso che Sherlock si sarebbe laureato e lui tre settimane fa ha dato farmacologia senza irritare nessuno. Un evento. C’era persino un giro di scommesse a riguardo. 
 Sorrisi mio malgrado. La ragazza era cotta. Parlava con orgoglio di quel giovane psicotico.
 - Dunque non pensa che potrebbe averlo ucciso?
 - Sherlock? Io voglio pensare, no, sono sicura che sia una brava persona.
 Proprio cotta. Eppure, con il senno di poi, sono nella sua stessa situazione. Nonostante tutto voglio pensare che Sherlock Holmes fosse una brava persona.
Note: eccomi qui, a litigare con la connessione che va e viene. Un enorme grazie a quanti sono giunti a leggere fin qui e uno ancora più grosso a chi ha voluto commentare.
Mi sono sempre chiesta a che facoltà fosse iscritto Sherlock Holmes, di sicuro avrebbe apprezzato paleopatologia, una disciplina in cui si ragiona come detective. Da qui l’idea del professor Harrison. Dato che nella serie la persona verso la quale S. mostra più spontaneamente affetto è la signora Hutson, ho pensato che forse si sente meno minacciato dagli anziani e un anziano luminare senza figli avrebbe potuto avere l’istinto di prenderlo sotto la propria ala. 
Questo però è il capitolo di Molly, un personaggio che amo molto, ma che non avrà modo di rientrare in scena.

   
 
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