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Autore: Tenar80    22/06/2012    1 recensioni
Io ragiono lentamente, niente intuizioni come esplosioni di dinamite, per me. Questo è il racconto di come ho conosciuto Sherlock Holmes e del perché mi sia fidato di lui. POV di Lestrade
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Rientrai in centrale una volta finiti i rilievi.
 Trovai Sherlock Holmes su un terrazzo all’ultimo piano, seduto per terra, con una sigaretta in mano. E tre mesi di orgogliosa astinenza andarono, letteralmente, in fumo.
 - Ne hai una ? - chiesi, passando inconsciamente ad un approccio meno formale.
 Annuì.
 - La nicotina aiuta a pensare. - disse.
 Allora, pensai, ho qualcosa in comune con lui, non può essere così strano come tutti vogliono farmi credere. 
 - Non è stato per me che Harrison è stato ucciso. - continuò. - Ormai sono espulso e lo scandalo sul rettore è scoppiato. La difesa di Harrison non ha influito minimamente. Questo rafforza la mia ipotesi. Non è stato un medico. Si sa cosa l’ha ucciso?
 Ecco, io dovevo interrogare lui e invece lui stava interrogando me. Tipico. Ma allora non lo sapevo.
 - No. Non avremo i risultati prima di domani.
 - Siamo nel XXI secolo e la tecnologia ancora non sta al passo col pensiero. Patetico. Fatele fare a Molly le analisi, se volete stare tranquilli.
 - Perché?
 - E’ la più brava. Anche quando è sotto stress riesce ad essere accurata e obiettiva. 
 - Mi pare di capire che tu ti diverta a metterla sotto stress.
 - Mi toglie la noia, per un po’.
 - Il violino non è l’unica cosa tua che abbiamo trovato a casa di Harrison.
 - Lo so. 
 Non aveva mosso neppure un muscolo.
 - Una busta sigillata, nella cassaforte del professore. - dissi
 - Contenente una custodia in marocchino, una siringa e delle fiale. - continuò lui.
 - Sei all’antica. Oggi la gente preferisce sniffare.
 - Effetto troppo breve.
 - Vuoi spiegarmi?
 - Non sai dedurre niente, ispettore? Mi facevo ricattare. Un pasto per ogni esecuzione al violino e un premio ogni tre mesi senza droga. Mancava poco, c’era altro in cassaforte?
 - Due biglietti per il Don Giovanni, tra due settimane.
 Chiuse gli occhi. Mi apparve glaciale, forse era disperato.
 - Ah. Sapeva come motivarmi. - disse infine.
 - Qualcuno pensa che questo ti dia un movente. Magari non volevi che dicesse in giro che ti facevi, magari volevi solo riprenderti la roba.
 - Qualcuno pensa. Non lei. Perché?
 - Istinto.
 - L’uomo è un animale scarsamente istintivo, ispettore. Dovrebbe affidarsi alla logica, piuttosto.
 - Va bene. Solo ieri Harrison ti ha difeso, non voleva denunciarti. La droga era ancora nella sua cassaforte e comunque avresti potuto procurartene altra con facilità.
 - Meglio. Posso andare?
 - Si, ma potrei aver bisogno di riparlarti.
 - Ma certo che riparleremo. Appena ci saranno i risultati. Le telefonerò e verrò da lei.
 Se ne andò e io rimasi sul terrazzo a fumare la sigaretta che mi aveva dato. Buonissima. Non gli avevo dato il mio numero e lui non mi aveva dato il suo. Come mi avrebbe chiamato?
 Mi avvicinai alla balaustra e guardai giù. Stava uscendo in quel momento. C’era una macchina scura, elegante, posteggiata proprio davanti all’ingresso. Sherlock vi si diresse. Una portiera si aprì, ma il giovane non salì e iniziò una discussione con qualcuno che era a bordo. Dunque aveva conoscenze altolocate, molto altolocate, a giudicare dall’auto, con le quali non era in buoni rapporti. La portiera di richiuse con violenza e Sherlock si allontanò a piedi, solo.
 Sospirai, rientrando in ufficio.
 Donovan non era affatto entusiasta del fatto che io avessi lasciato andare Sherlock Holmes.
 - Come faceva a conoscere la scena del crimine?
 - Harrison è stato avvelenato, Sally, l’assassino non doveva essere presente. Può averla davvero dedotta.
  • E’ una psicotico drogato. E’ pericoloso. E non lo rivedremo più.
*
 Il mattino dopo ero di buon umore. Quando si fa il mio lavoro si ha a che fare ogni giorno con delle tragedie e ci si abitua a non farsi turbare. La sera prima ero uscito con mia moglie per festeggiare il nostro anniversario, le avevo regalato una collana che le stava d’incanto e lei un profumo che aveva insistito mettessi subito. Poi avevamo fatto l’amore. Due volte. Erano anni che non capitava.
 Guardai il messaggio con un sorriso.
Veleno per topi.
SH
 Come diavolo aveva fatto ad avere il mio numero? E i risultati prima di me? E meno male che Sally aveva detto che non l’avremmo più rivisto o sentito. Non mi aveva fatto neppure terminare la colazione.
Vieni in centrale tra un’ora.
Lestrade

Tra mezz’ora andrà benissimo. Sbrigati.
SH
 Col senno di poi, quel messaggio definì per sempre i nostri rapporti. Gli lasciai l’ultima parola e ubbidii. 
 Lo trovai nel mio ufficio, seduto sulla mia sedia, con in mano una tazza di the, la mia tazza, che si era preparato con il mio bollitore. 
 - Chi ti ha dato i risultati?
 - Nessuno. Ho fatto le analisi da me.
 - Come?
 - Voi davvero saperlo?
 - Non lo so. Forse. - controllai che fossimo soli - Si.
 - E’ ovvio. Sono entrato nel laboratorio questa notte. Non mi fido della vostra scientifica. Dovreste assumere voi Molly. Comunque è stato banale. Ci arriverà anche il vostro uomo, mezz’ora e avrete i risultati.
 - E come saresti entrato... No, non voglio saperlo. Sei pazzo, lo sai?
 - Sociopatico iperattivo ad altissimo potenziale. Forse sindrome di Aspenger, ma non ne era sicuro.
 - Chi?
 - Chi mi ha fatto la diagnosi. Anch’io ho una famiglia che si preoccupa per me. Purtroppo. 
 - I sociopatici non sono i serial killer? - boccheggiai.
 - Solo quelli impotenti che si eccitano uccidendo. 
 - Ah.
 - Non preoccuparti. Il Governo non mi lascerebbe andare in giro, se fossi un pericolo per la società.
 - Il governo si preoccupa di te?
 - Costantemente.
 In quel momento la porta del mio ufficio si aprì e entrò Sally, che strabuzzò gli occhi nel vedere Sherlock.
 - Veleno per topi. - dissi.
 - Come lo sai? - chiese.
 - Ho telefonato in laboratorio. - mentii. Era meglio.
 - C’era del veleno per topi a casa di Harrison. - disse Sally
 - Ovvio. Abitava al piano terra. Nessuno può sopravvivere a Londra al piano terra senza veleno per topi. - si intromise Sherlock.
 - Bene, genio. Questo restringe i sospetti a quanti frequentavano la sua casa. Margaret Olver, la donna delle pulizie e tu.
 Sherlock non si scompose.
 - Maggie non è stata, avrebbe ricevuto un aumento a fine mese. Aveva bisogno di quel denaro. Sicuri che sia proprio lo stesso veleno per topi?
 - Controlleremo. Se non è stata Maggie non resti che tu. Beneficiario di parte dell’eredità di Harrison. Immagino che sia una bella tentazione per uno studente fuori corso e senza lavoro. - continuò Sally.
 - Non ho bisogno di denaro. E di certo non l’avrei ucciso con del veleno per topi preso in casa sua.
 - Sotto l’effetto di droghe si perde lucidità.
 - La mia droga era nella cassaforte di Harrison, in caso contrario non l’avreste trovata.
 La discussione sembrava senza via d’uscita. Donovan si era cimentata in un’impresa impossibile: tacitare Sherlock.
 - Va bene, Sally. Vai pure. Con lui parlo io. - intervenni.
Aspettai che si fosse allontanata, prima di tornare a rivolgermi al giovane.
 - Il professor Harrison ti era davvero affezionato. - dissi.
 Sherlock aveva ripreso a bere il the.
 - Non sapevo che mi avesse inserito nel suo testamento. - disse, con lo stesso tono con cui avrebbe potuto dire “Non pensavo che sarebbe uscito il sole così presto.”
 - La cosa ti stupisce?
 - No. Non aveva figli, solo un paio di nipoti che vedeva un paio di volte l’anno. Sperava che continuassi le sue ricerche. Ovvio che si fosse affezionato.
 - Ne parli come fosse una delle mummie che studiavate.
 - Lo riporterei in vita se mi mostrassi afflitto? Prenderemmo prima il suo assassino?
 - No. Ma mineresti un poco la sicurezza di Donovan che l’assassino sia tu.
 Sorrise.
 - Mentre aspettiamo il confronto col veleno trovato in casa, ragioniamo. - disse - Con cosa l’ha assunto? Controllate il succo d’arancia. Nel the è improbabile.
 Annuii. 
 - Io devo andare a interrogare la donna delle pulizie, Maggie. Tu resta qui.
 - Non essere assurdo. Ho da fare.
 - Sei un sospettato. Hai un movente e il profilo psicologico di un serial killer, considerati in stato di fermo.
 - Te ne pentirai.
 - Probabile.

   
 
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