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Autore: Pwhore    25/06/2012    1 recensioni
Alex e Jack hanno passato svariati giorni in preda alla dolcezza e alla romanticheria, ma il chitarrista sembra dimenticarsene ogni volta che c'è qualcuno nei paraggi, tornando a essere il cazzone di sempre.
Questa è l'ultima occasione per Alex di chiarire, prima che l'altro venga risucchiato nel vortice della routine e delle groupie, dimenticandosi inequivocabilmente della sua esistenza.
Una giornata che nessuno di loro dimenticherà.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Last flight home"


E poi che sarebbe successo? Tra poche ora avevano l'aereo; sarebbero tornati a casa dalla loro famiglie, dai loro
 affetti, dai loro amici più stretti, avrebbero cominciato a riallacciare vecchi rapporti e si sarebbero persi di vista
 come al solito, oppure avrebbero mantenuto quel rapporto complice  e malizioso che avevano instaurato durante l'ultimo tour, notte dopo notte, quando sul palco si erano resi conto l'uno dell'esistenza dell'altro.

Alex sospirò,scorgendo il suo riflesso in una vetrina, e si sistemò i capelli scompigliati, cercando di dar loro una forma che non somigliasse a uno scapestrato nido d'uccelli fatto in dieci minuti e poi abbandonato subito dopo per un nido più comodo e sicuro. Si passò una mano lungo la guancia pallida, per niente abbronzata da questi ultimi giorni di sole, e si domandò se sarebbe mai riuscito a colorarsi degnamente.

Girava in tondo da ore e pensava, pensava, pensava; pensava a tutto e a niente, a Jack, ai suoi sentimenti, a quando la sera prima i loro corpi si erano uniti e a quando si era svegliato e l'aveva trovato trovato lì, immobile, perso nel mondo dei sogni; a quando erano andati in spiaggia e avevano ballato fino a cadere sconvolti sulla sabbia calda e a quando aveva impedito che inciampasse su un cavo, al concerto precedente.

Pensava a tutte le sfumature del loro rapporto, ma allo stesso pensava a niente; perché in effetti era quello che caratterizzata la loro relazione: la mancanza di dichiarazioni, di ufficialità, di un minimo cenno che facesse capire ad Alex che il suo chitarrista l'amava davvero, oltre ad amare il suo corpo e ad usarlo come giocattolo. Mancava un qualcosa d'importante ma non osava dirlo per paura di perderlo, di perdere la sua dolcezza, il suo profumo pungente sulla pelle, il suo tocco bollente e deciso, i suoi sguardi pieni di magia e sentimento.

Era andato più volte a ripiegare su quei discorsi, aveva cercato spesso di capire cosa gli frullasse per la mente, ma Jack Barakat era anche l'uomo più sfuggente e imperscrutabile al mondo, oltre ad essere l'unico che riuscisse a farlo sentire così vivo, e non era mai riuscito a cavare un ragno dal buco.

Eppure quando erano da soli era così dolce, così premuroso, così.. così se stesso, come se in tutti gli altri momenti della giornata non facesse che nascondersi dietro una maschera di finzione, dietro un personaggio creato apposta per lui, un sorriso che non gli apparteneva veramente. Le sue mani, i suoi baci, i suoi sguardi - tutto di lui lo faceva sentire amato e protetto, ma durante il giorno nei suoi occhi non c'era traccia di quel romanticismo che gli riservava ogni sera, concerto dopo concerto, letto dopo letto, e Alex si era trovato più volte a domandarsi fino a che punto il chitarrista fosse disposto a rischiare per lui, fino a che punto sarebbe andata avanti quella storia.

Che si vergogni di me?

La domanda era arrivata all'improvviso e altrettanto improvvisamente gli aveva portato via il respiro, ogni particella di ossigeno presente nei suoi polmoni stanchi e addolorati, ogni barlume di speranza presente nelle sue piccole vene. Gli aveva portato via tutto, lasciandolo solo e frastornato nel bel mezzo all'aeroporto, a una mezz'ora dalla partenza e dal loro famigerato ritorno a casa, di cui improvvisamente non si preoccupava più.

E se fosse stato vero? Se a Jack fosse importato solo di portarselo a letto? Se quando sarebbero tornati alla loro vita di tutti i giorni, l'altro l'avrebbe lasciato a marcire nel dimenticatoio insieme a tutte le sue ex?

Si sentì invadere da un senso di nausea e malessere e si strinse la bocca dello stomaco con le braccia, piegandosi in avanti come se gli avessero appena mollato un pugno, e chiuse gli occhi, cercando con tutto se stesso di deglutire e mandar via quel groppo enorme che gli aveva assalito la gola al solo pensiero di Jack.

No, non si sarebbe dimenticato di lui; Alex era speciale, glielo diceva sempre, ogni volta che mettevano piede su uno stage, e poi era il suo cantante, il suo migliore amico, il suo confidente, e tante volte si erano trovati a condividere baci e letti, anche prima di quest'ultimo tour, quindi non si sarebbe scordato di lui in alcun modo.

Eppure, nonostante continuasse a ripeterselo e a cercare di calmarsi, un dubbio continuava a roteare e lacerare la sua mente, vorticandogli in ogni angolo libero e scacciando ogni pensiero positivo, lasciandolo in preda allo sconforto e alla paura più profonda. Non voleva perdere Jack, non ancora, aveva bisogno di lui.

Cercò di rimettersi in piedi e far finta di niente e lo cercò con lo sguardo, notando che lo stava osservando con occhi vitrei e imperscrutabili e sentendosi improvvisamente una specie di pagliaccio. Da quanto era lì? Da quanto lo osservava straziarsi, piegarsi e soffrire? Perché non gli era venuto incontro e non l'aveva aiutato?

"Alex?"

La sua voce era meno roca del solito, notò Alex mentre il ragazzo si avvicinava. Distolse lo sguardo e aspettò.

"Alex, va tutto bene?"
"Jack, cosa sono io per te?"


Deglutì e faticò a non guardarlo, mentre la domanda rimaneva sospesa nell'aria, elettrizzata e tesa.

"Tu sei il mio sole e la mia luna, la mia malattia e la mia medicina, la mia chitarra e il mio amplificatore. Sei tutto ciò che possa desiderare da un ragazzo, tutto ciò che possa desiderare dalla vita"

Alex rimase in silenzio per un paio di secondi, mentre il corpo gli veniva scosso da tremiti di sollievo ed emozione; sentiva lo sguardo sincero di Jack premuto contro di lui, ma non voleva baciarlo, non ancora. Jack lesse la sua confusione nei suoi occhi e si morse il labbro, poi sospirò e tornò a guardarlo.

"L'unico motivo per cui non l'ho lasciato vedere agli altri è che pensavo che ne avresti sofferto una volta a casa: sai come sono fatti i ragazzi al giorno d'oggi, come trattano il diverso e come non esitano a colpire qualcuno che non la pensa come loro, no? Non potrei mai perdonarmi se un giorno qualcuno si permettesse di deturparti quel visino meraviglioso che ti ritrovi, se ti prendesse in giro o se anche solo ti torcesse un capello, capisci? Per questo mi sono tenuto i miei sentimenti per me per tutto questo tempo, perché avevo paura che a pagarne le conseguenze saresti stato tu e l'ultima cosa che desidero è vederti soffrire ancora."

Alex alzò lo sguardo verso di lui, si morse il labbro ed esitò un attimo, poi sorrise e aprì le braccia, lanciandogliele al collo e stringendolo il più forte possibile, spingendo il suo volto contro il petto dell'altro e annusandone il profumo acre e preoccupato. Jack sorrise e gli baciò la nuca, facendo scorrere la mano fra i suoi capelli.

"Comunque stanne certo, tra noi non finisce certo qui. Una volta arrivati faremo in modo che tutti lo sappiano, ci guardino e pensino 'Cazzo, certo che quei due si amano davvero!', che ne dici? Non perderò occasione per abbracciarti, baciarti, farti mio e ricordare a tutti che sei solo di mia proprietà, quindi preparati già da ora alle figure di merda e all'imbarazzo che ti provocherò, Alex, perché da ora in poi non mi staccherò più da te"

Sorrise dolcemente e tacque, sentendo la tensione alleviarsi e i muscoli del cantante rilassarsi fino ad adattarsi perfettamente alla forma dei suoi, forti ma appena pronunciati. Gli accarezzò delicatamente la guancia, come si accarezza una bambola di porcellana particolarmente bella, lo guardò e poi ruppe l'abbraccio, raccogliendo la sua valigia e avvicinandosi al check-in, davanti al quale si era formata una lunga coda ordinata.

"Vuoi che cominciamo ora?"

Sussurrò all'orecchio dell'altro e guardandolo ridere. Prese la risata come una risposta affermativa, si portò le mani attorno alla bocca a mo' di altoparlante e urlò con tutto il fiato che aveva in gola:

"Signore e signori, il bellissimo chitarrista Jack Barakat ha il piacere di annunciarvi di stare con Alex Gaskarth, il ragazzo più bello, simpatico e dannatamente sexy dell'intero pianeta!"

Qualcuno rise, qualcuno applaudì e Alex avvampò, nascondendosi dietro a un depliant dell'aeroporto sotto lo sguardo divertito di Jack, che lo trascinò verso di se e s'impossessò di nuovo delle sue labbra.

"Mi dispiace per te, Gaskarth, ma non ti libererai mai più di me"

Mormorò sulla sua bocca, abbandonandosi a un nuovo, lungo bacio. Alex rabbrividì nel sentire di nuovo il suo sapore e cercò di divorarne l'essenza,, con grande piacere del chitarrista, che gli prese la testa tra le mani. I due si staccarono, si guardarono in faccia e sorrisero, entrambi contenti della piega che avevano preso le cose.

"Sono contento che tu esista, Jack"
"Sono contento che tu sia mio, Alex"

Alex arrossì e lo prese per mano, porse il biglietto alla dipendente ed entrò nel tunnel, dirigendosi verso l'aereo. Quell'ultimo volo per casa sarebbe stato completamente diverso da come l'aveva immaginato prima d'ora, e la cosa non avrebbe potuto renderlo più felice.
   
 
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