" Fin tanto che io sarò qui, tu ...
Ted
si portò le dita alle labbra e le umettò con la
lingua prima di
voltare pagina, uno dei tanti gesti spontanei che aveva appreso dalla
nonna, come quello di leggere a voce così bassa da sembrare
una
lingua oscura:
un bisbiglio strascicato e suadente simile al Serpentese.
Era
un tranquillo pomeriggio di metà luglio, l'orologio segnava
le tre e
mezzo e, per esperienza diretta, sapeva che la temperatura avrebbe
raggiunto il picco massimo della giornata. Per questo si era
rintanato nella sua piccola stanza: per
trovare sollievo dal caldo asfissiante e dall'orda barbarica di
'cugini' che gli aveva invaso casa.
Si
era portato dietro l'ultimo libro che Zia Hermione gli aveva portato,
'Storia di Hogwarts'.
La
zia era l'unica che si preoccupasse di fornirgli un'infarinatura
generale sulla scuola che, di lì a poco, avrebbe
frequentato.
Certo, anche Ron, Harry e George lo facevano, ma i loro metodi erano meno ortodossi di quelli usata dalla donna: Harry gli aveva prestato la mappa del malandrino, preoccupandosi di spiegargli ogni singolo passaggio segreto del castello che, data la recente ricostruzione, era cambiato dal suo ultimo anno;
George, invece, gli
aveva fornito un quadernino
all'apparenza innocuo ma che, al suo interno, celava ogni
informazione utile per conoscere le ronde che il custode Gazza, in un
circolo vizioso, era solito fare giorno
per giorno;
Ron,
infine, senza prendere accordi con i suoi 'predecessori', gli aveva
fornito dieci ottimi metodi per far perdere punti ai Serpeverde.
Quello che Teddy non sapeva, però, era che quei 'metodi'
erano stati
utilizzati dai Serpeverde per togliere punti ai Grifondoro. Lo zio,
infatti, li aveva spacciati per propri.
Tra
i due metodi, però, preferiva decisamente quello di
Hermione: amava
i libri, li divorava
voracemente in quei pomeriggi soffocanti d'estate e, più di
tutto,
amava il modo minuzioso e preciso che la donna aveva utilizzato per
sottolineare quelle pagine; gli permetteva di sapere esattamente cosa
fosse doveroso leggere e cosa fosse lecito saltare perché
non
importante.
Forse Victoire
aveva ragione: si
era preso una piccola cotta per la zia...
Ted
ripiegò il lato superiore della pagina numero quaranta,
chiuse di
scatto il libro e poggiò la testa sul cuscino, asciugandosi
le gocce
di sudore, che scendevano dalla sua fronte, con il braccio.
Tre
capitoli di quel libro scritto fitto erano più che
sufficienti,
inoltre il lauto pasto e il tepore estivo avevano su di lui un
effetto simile a quello di un sonnifero: se
anche avesse continuato a leggere, non ci avrebbe capito poi
molto.
Chiuse
gli occhi con il mero intento di riposare quei cinque minuti che gli
sarebbero bastati per continuare a leggere.
Il
dormiveglia, però, si tramutò fin da subito in un
sonno profondo
privo
di sogni...
"
Tè!"
Ted
scacciò via con la mano un insetto immaginario che, volando,
gli
ronzava accanto alle orecchie. La mano fendette l'aria colpendo, poi,
la testata del letto. Nonostante il dolore lancinante provocatogli
dall'urto, Ted non si svegliò.
"
Tèi.."
Ted
grugnì, si sfilò il cuscino da sotto la testa e
lo usò per
coprirsi il volto e le orecchie, il tutto senza aprire gli occhi o
dare una piccolo cenno del fatto che si stesse svegliando.
«
James, io te l'avevo detto che Teddy stava dormendo... »
disse
Victoire con un tono perentorio.
Victoire,
in assenza di Ginny, si comportava con James come se fosse la madre
ed il bambino, che era abituato a fare quello che voleva, non era
molto felice di passare del tempo con lei, anzi...
«
Tèi! » continuò a dire, mettendo su
un'espressione
impunita.
Victoire
lo prese in braccio e lui non fece altro che scalciare, urlare e
mordere la bambina: da quando aveva messo i dentini era forse una
delle cose più piacevoli che sapeva fare.
La
bambina urlò dal dolore ma tenne l'altro ben saldo fra le
sue
braccia, cosa che, se possibile, ne aumentò l'agitazione.
Ted,
nel frattempo, si arrese all'evidenza che non era un insetto quello
che gli ronzava intorno, ma James, quel demone di due anni e mezzo il
cui motto, se avesse imparato davvero
a parlare, sarebbe stato: "
Fin tanto che io sarò qui, tu non riuscirai mai a dormire
decentemente".
«
Io
voglio dormire! »
sbraitò, gettando via il cuscino che teneva sul volto.
James
fissò il cuscino colpire il pesante armadio di legno di
fronte a
lui, trasalì fra le braccia di Victoire e si
immobilizzò: smise di
scalciare, di lamentarsi e, soprattutto, di urlare. I suoi occhi si
fissarono sull'armadio e non li staccò da lì
neanche quando Ted lo
chiamò.* Tenne quella posizione per un paio di minuti,
minuti nei
quali sia Victoire che Ted non dissero una parola, lanciandosi
qualche sguardo di sottecchi.
Solo
quando James cominciò a piangere, cosa che capirono solo
quando
videro le lacrime scendere sulle sue guance paffute, Victoire
proferì
parola.
«
Complimenti, Ted! » esclamò « L'hai
traumatizzato per bene! »
Ted
le rifilò un'occhiata carica d'astio.
«
Potevi non portarlo qui! Sapevi che stavo riposando, no? »
La
bambina sbuffò.
«
Non voleva sentire ragioni, voleva venire da te.
Io che posso farci? »
Ted
scosse la testa, scendendo dal letto ed avvicinandosi ai due.
«
Potresti smettere di giocare a fare la mamma? E lasciarlo a Molly o a
nonna? »
Victorie
sbuffò nuovamente, negando di giocare alla mamma e
lasciando, senza
preamboli, James tra braccia del più grande.
« Maschi... » borbottò fra sé e sé uscendo dalla camera.
James
si sporse oltre le braccia di Ted che lo teneva saldamente; un modo
come gli altri per avvisarlo che voleva scendere. Ted lo
accontentò
ed il piccolo, non appena sentì il pavimento sotto ai suoi
piedi,
sgattaiolò dalla parte opposta della stanza.
Racimolò dal terreno
uno dei tanti vecchi giocattoli di Ted e si mise a giocare, ignorando
completamente il ragazzo dai capelli blu che lo scrutava con
insistenza, senza però richiamarlo o cercare di ottenere la
sua
attenzione.
Non sapendo bene
come comportarsi, Ted si mise
sdraiato sul letto ed agguantò nuovamente il libro,
alternando lo
sguardo dalle parole stampate alla schiena del bambino.
Riuscì
ad ottenere la sua attenzione solo nel momento in cui James si
stufò
di giocare da solo e, con un tono di voce che variava dal
piagnucolante al deciso, si mise a chiamare Victoire.
« Non
posso
giocare io con te? » chiese, alzando gli occhi dal libro ed
incontrando quelli marrone scuro del bambino che, con un'espressione
imbronciata, scosse la testa e si voltò dalla parte opposta
della
stanza, chiamando a gran voce la cugina maggiore.
«
Preferisci
Victoire che ti tratta come una bambola vivente,
rispetto a me? »
Il bambino
annuì, puntando i suoi occhi color
nocciola verso il cuscino, che ancora giaceva a terra a pochi passi
dal divano. Ted soffiò frustrato: per una volta che faceva
qualcosa
senza pensarci...
« Non
volevo farti del male... » disse,
sperando che il bambino la smettesse di chiamare la cugina e gli
desse anche un minimo d'attenzione; non che la desiderasse
così
tanto ma, conoscendo la lingua lunga della piccola Victoire, sua
nonna doveva aver già saputo quello che era successo, e se
solo
James si fosse comportato come faceva solitamente lui l'avrebbe
scampata da una punizione esemplare.
Inoltre aveva paura che Harry non gli avrebbe rivolto più la
parola,
dato che aveva spaventato il suo primogenito...
Certo, urlare un
po' e tirare un cuscino contro l'armadio non era la fine del mondo
ma, stando alla reazione di James, si sentiva come se avesse appena
ucciso qualcuno e non era certamente una sensazione gradevole.
James,
di tutta risposta, riprese a chiamare la cugina.
«
C'è qualcosa
che non capisci in quello che ho detto,
Old James**?
» chiese, utilizzando volutamente il soprannome che lui e Ron
avevano dato al piccolo Potter; Ron, quando ci si metteva, risultava
avere la sua stessa età 'mentale'.
« No!
» rispose l'altro, accovacciandosi sul pavimento.
« E
allora perché non vuoi giocare con me? »
Prese un soldatino
e lo
gettò via, rifilandogli un'occhiata eloquente.
« Ma non
avevo alcuna intenzione di colpirti,
non sapevo neanche che fossi tu...
» mentì spudoratamente « Volevo solo
dormire! Mi hai svegliato...
ed è normale che io abbia reagito così!
»
Continuò
a ciarlare,
ma le reazioni di James non furono molto diverse dal girarsi dalla
parte opposta o dal muoversi per la stanza senza uno scopo preciso,
oltre quello di ignorarlo o di evitare la sua vicinanza.
Dato che
le parole non furono sufficienti, Ted agì d'impulso: prese
il
bambino tra le braccia e, ignorando le sue proteste, lo tenne
così
stretto da aver l'impressione di spezzare le sue fragili ossa.
«
Fin tanto che tu sarai qui, prometto di non urlare
più. »
{...}
Victoire
scortò Andromeda e Molly fino alla camera di Ted, quasi che
le due
donne non sapessero dove si trovasse.
«
Guardate! Io
non dico le bugie! »
esclamò risentita, aprendo la porta di scatto ed indicandone
il suo
interno.
Andromeda e Molly
si scambiarono un'occhiata eloquente e,
ridendo, annuirono.
«
Certamente, Vic. Qui
nessuno crede che tu dica bugie... »
esclamò Andromeda con una punta di bonaria ironia nel tono
di
voce
Victoire
borbottò qualcosa e lasciò le due donne da sole a
ciarlare su quanto fossero legati i loro nipoti.
Ted smise di
leggere il libro e rifilò un sorriso sornione alla nonna
che,
conoscendo il nipote, capì che forse non tutta la storia di
Victoire
era una bugia, ma non disse nulla
a Molly; la donna, ancora con l'espressione trasognata, stava
infatti
elogiando Teddy e l'influenza 'calmante'
che esercitava sul nipote.
James, infatti,
comodamente seduto
sulle gambe di Ted, l'ascoltava rapito mentre gli spiegava, con un
linguaggio notevolmente diverso da quello utilizzato nel
libro,
cos'era Hogwarts e come era stata costruita.
« Quindi
posso
lasciarlo qui per un altro paio di giorni?
Sai, Harry e Ginny hanno molto da fare con il piccolo Albus...
»
Un
brivido gelido corse lungo la schiena di Ted, mentre i suoi piani di
'riposarsi' nelle ore più calde di quel maledetto Luglio
afoso
franavano al suolo.
Ringrazio Tikal Sorenance per il betaggio.
* Freezing: quando un bambino molto piccolo percepisce un rumore forte, una sensazione di pericolo o fissa il volto di una persona che richiama l'emozione della rabbia, in particolari casi, si 'fredda', ovvero si immobilizza tenendo lo sguardo fisso sull'oggetto\persona che l'ha spaventato. E' una difesa che viene utilizzata anche nel mondo animale: la classica capretta che se spaventata si getta a terra con le gambe paralizzate e che, dopo un lasso di minuti che varia di caso in caso, si rialza e continua a correre. Il Freezing è quasi sempre una difesa patologica, qui non viene utilizzata in quel modo.
#Fonte:ilmiocervelloiperattivo.
** Old James: si riferisce ad Old Nick, un modo tutto inglese di chiamare il Diavolo, o uno dei tanti demoni. La mia fantasia vacilla e non ho saputo trovare nulla di meglio.
So che la mappa è stata 'trafugata' da James S. dalla scrivania del padre ù_ù ma ho immaginato che Harry avesse potuto donarla al 'nipote acquisito'. Licenze poetiche is the way ;)
James ha due anni e mezzo.
Victoire sei .
Non sono soddisfatta di come è uscito il capitolo, ma va bene così: il tempo è poco e la voglia di scrivere è troppa, due cose che si escludono a vicenda a quanto pare.
Grazie a chi ha lasciato un segno del suo passaggio; a chi non lo ha fatto e a chi ha avuto la 'decenza' di non aprire questa storia xD