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Autore: Ten chan    26/06/2012    1 recensioni
Dimenticate Amu, Ikuto, i guardian, la Easter.
Yume Hanazono è il "candido giglio" dell'accademia Saint Flower, dolce, gentile, educata, la perfetta Yamato Nadeshiko. Niente in lei sembra poter essere migliore.
Allora perchè ha uno shugo chara?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono. Immensamente. Spiacente.

Fra studio, esaurimento, viaggio con i miei e orribile riunione familiare, riesco ad aggiornare solo ora.

Spero che non mi abbiate abbandonato.

Misaki uscì dalla macchina, e, con la solita posa, si avviò verso la scuola.

Non sapeva che stava per cadere in uno dei peggiori gironi dell’inferno.

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«Yume? Sei ancora a letto?»

«Si, mamma. Temo di essermi –coff- ra… raffreddata.» La voce di Yume divenne più fioca.

«Rimani a casa e riposati. Chiamo la scuola per giustificarti.»

«’off…. Va bene, mamma…»

Sotto le coperte, Yume giocava a poker con Sui.

Le aveva già “prelavato” 13 biscotti, 16 cioccolatini e 3 promesse di giornate a casa.

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Misaki entrò in classe.

Aveva una pessima impressione, ma tutto sembrava a posto.

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«Yume? Perché non sei andata a scuola?» disse Sui, tentando di evitare che le carte le cadessero per l’ennesima volta.

Non ci riuscì.

Dopo aver dato una rapida ma approfondita occhiata alle carte, la ragazza rispose. «Oggi è il giorno della ….»

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«… Visita medica. » Gracchiò l’autoparlante dell’Aoibara «Ripeto: si richiede ai nobili signorini a alle nobili signorine di recarsi all’infermeria a loro raccomandata per effettuare la visita medica.»

L’insegnante si alzò in piedi e tentò di fuggire, ma Misaki fece più in fretta.

«Che CøøøO sta dicendo quel CøøøO di autoparlante? Non sono stato informato di questo!»

«Signorino Misaki, al fine di prevenire la vostra fuga, abbiamo deciso di non informarvi.» disse l’insegnante «Signorini, cominciate ad avviarvi.»

Non disse che i suddetti signorini avevano fatto colletta e gli avevano offerto il ricavato … a patto  che Misaki facesse la visita medica e che loro avessero un posto per spiarlo assicurarsi delle sue condizioni di salute.

E la colletta di 19 pargoli di ricchi non aveva nulla in comune con quelle delle associazioni benefiche.

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«Jessica Suzuki!» Strillò Hotogi.

La ragazza si voltò lentamente, trattenendo la rabbia. Ora che Mizu aveva capito come aprire la scatola dove la rinchiudeva sigillava faceva accomodare ogni mattina, poteva arrivare in qualsiasi momento. Non poteva più insultare Hotogi quando le pareva e piaceva.

«Cos’è, ala di pollo?» borbottò. “Ala di pollo” non era una cosa negativa, in fondo. Aveva visto Mizu mangiarne qualcuna (tagliandole in minuscoli pezzi con un m minuscolo coltello e una minuscola forchetta spuntati da chissà dove, ma era sempre mangiare.)

Quindi Mizu non si sarebbe lamentata…. Probabile.

Hotogi la guardò male. «Dove Hanazono-san è?»

«N’è qua. La madre aveva chiamato. Ha preso un freddo.»

Hotogi sbarrò gli occhi non appena decifrò quello che Jessica aveva detto. «Perché O… Boku non è stato informato? Devo andare ad accertarmi delle sue condizioni!» Srillò e corse verso l’uscita.

Fu acchiappato e trascinato in classe da un compagno dopo pochi metri.

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Misaki entrò di corsa nella stanza e chiuse a chiave la porta.

Quella era una scuola di Matti. E Matti era un eufemismo.

Spiarlo mentre si toglieva la camicia, e va bene. Fargli foto, meno bene, ma ancora ancora bene.

In fondo, era un maschio, quindi non aveva nulla da nascondere.

Ma rapire la sua divisa, per poi organizzare un mercatino non tanto improvvisato per vendere all’asta i vari pezzi recuperati e le foto.

I b饨饨饨 饨饨饨i ricchi sapevano a chi chiedere per organizzarsi in fretta, a quanto pare.

Per precipitarsi a fermarsi e salvare i suoi vestiti, non era nemmeno riuscito a capire quanto era cresciuto.

Inoltre, al momento, metà della scuola gli stava dando la caccia.

Si sedette per terra, sistemandosi la giacca. Si era infilato il tutto mentre fuggiva, quindi il risultato non era granchè, ma aveva evitato l’inseguimento da parte dell’altra metà della scuola.

Comunque, ora era al sicuro.

«Mi-sa-ki-sama~!» strillò un coretto di voci familiari.

No, non era per niente al sicuro.

Misaki si voltò lentamente. Il consiglio studentesco.

Stava per morire. Si immaginava che avrebbe avuto una fine prematura, ma la causa era diversa.

Non ucciso con con un oggetto contundente da una pazza omicida di sua conoscenza, ma da una folla di pervertiti sempre di sua conoscenza.

«Co… cosa ci fate qui?» Borbottò Misaki.

«Sa, Misaki-sama…»

«Si rifugia sempre qua…»

«E noi la osserviamo sempre grazie al sistema di sorveglianza~!»

«Immaginavamo che sarebbe venuto anche oggi…»

«Quindi siamo venuti anche noooi~!»

Misaki deglutì, tentando di capire da dove fuggire.

La finestra alle spalle della folla dei pervertiti era l’unica opzione. Ma come raggiungerla? E come sopravvivere, cadendo dal secondo piano?

«Dobbiamo farle una proposta!»

«Che non potrà ri-fi-u-ta-re~!»

Misaki capì. Non pensava che sarebbero stati così sfacciati, ma sapeva le loro intenzioni da un bel po’.

Misaki mise a frutto l’unica lezione di rugby che aveva preso prima che la madre la scoprisse, sfondando la barriera umana e urlando «Non diventerò mai presidente del consiglio studentesco!»

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Yume si stiracchiò, alzandosi dal letto. Non c’era più nessuno in casa, quindi poteva finalmente fare quello che le pareva e piaceva.

Innanzitutto, cibo. Elemento necessario per tutto il resto.

Dopo una merenda leggera (avanzi della cena del giorno prima, (1)3 panini con gocce di cioccolato, (1)5 citole di riso, e qualche verdura) fu pronta alla missione impossibile.

Insegnare a Sui a misurare l’altezza.

Ci volle mezz’ora per far svolgere quella semplice operazione.

Ma alla fine, il risultato fu quello sperato.

1.74. 6 centimetri in un anno. Non male.

Lo stress per tutta la questione degli shugo chara e per i c*****i che li possedevano doveva aver contribuito.

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Misaki atterrò sull’albero di fronte. Il ramo non si piegò nemmeno.

Vi ho fregati, sceee-mi! Ho 5000 vie di fuga, i-o!

Passi.

Si nascose fra le fronde.

«Dov’è? Non può essere lontano!»

Macheccavolo,  hanno il teletrasporto? Sapevo che erano marziani!

«Lo sappiamo, prez! Eppure…»

«Dividiamoci e troviamolo!»

I passi annunciarono alle orecchie di Misaki la divisione e l’allontanamento dei tizi.

Aspettò sino a quando non si affievolirono abbastanza, poi scivolò da un ramo all’altro, e quindi a terra, senza il minimo rumore.

Ora rimaneva da superare cortile e il muro. Poi…

«Signorino Reino! Perché è in cortile?»

Ah! ‘l guardiano della prigione! Fugaaaaaaaaaaaaaaa!

Misaki scattò verso il muro, inseguito dall’insegnante che tentava di compiere il suo lavoro (impedirgli di fuggire).

Con un balzo perfettamente calcolato, poggiò un piede su una pietra sporgente a metà del muro e lo usò come trampolino per arrivare in cima.

«Bye bye.» disse, buttandosi.

Dopo che i piedi di Misaki furono saldamente a terra, Hiko sciolse il chara change.

«Waaa! È stato divertente giocare ai ninja dopo tanto tempo!» Strillò Hiko, facendo una capriola per aria. «Dobbiamo farlo più spesso!Ri-fac-ci-a-mo-lo!» lo shugo chara passò alla figura a otto.

«Non ora.» borbottò Misaki. Se Hiko continuava a volare in quel modo, presto sarebbe arrivato uno sciame di api irritate «Jicchan.»

L’uomo spiuntò da un cespuglio. «Dovrebbe tornare in classe, Misaki-sama.»

«C’è la visita medica, non mi perdo nulla.» Misaki si stiracchiò. «E ho l’autorizzazione a uscire quando mi pare.»

«D’accordo, Misaki-sama. Dove desidera andare?» disse Jicchan, , mentre altre guardie spuntavano dai posti più impensabili e apparentemente troppo piccoli per contenerli.

Prima o poi avrebbe dovuto chiedergli come diamine facevano. La teoria di Hiko sullo sfruttamento della quarta dimensione non era accettabile. E manco che discendessero dai ninja (teoria di Hiko prima che  iniziasse ad appassionarsi allo sci-fi)

«Va bene ovun…» Misaki inciampò e cadde a terra non appena cominciò a camminare.

Le guardie del corpo non commentarono il cambiamento di abilità.

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«Ha-na-zono-san!» strillò Hotogi,cominciando a correre verso Yume.

Ah, un giorno scopriremo che ordina da internet action figure con la mia faccia… nah, dovrebbe essere un maschio per farlo.

Sui espresse il suo disappunto gestualmente, ma l’ameba decise di ignorarla.

«Hotogi-senpai, buongiorno. Come è andata la tua giornata, ieri?»

Yume vide un paio di orecchie comparire sulla testa di Hotogi.

«Bene! Io ieri ho scoperto di essere cresciuto mezzo centimetro!»

O,5? Misero. Bastano dei calzini più spessi.

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L’infermiera sussultò quando Misaki spuntò alle sue spalle.

«Ah, signorino Reino. È venuto a ritirare la sua cartella clinica?»

Strillò la donna con una voce di un paio di ottava più acuta del solito.

Il fascino di Misaki sulle donne più grandi non si fermava né alle superiori né all’università.

«Un.» borbottò Misaki Basta che ti sbrighi…

La donna cominciò a frugare nel cassetto. Essbrigati, cretina! Non ci metteranno molto a trovarmi! Dopo un tempo che sembrò interminabile, finalmente l’insegnante estrasse la cartella medica e la porse a Misaki.

Che in 0,01 secondi fece in tempo ad afferrarla e leggerla.

Ma fece anche in tempo a congelarsi. «cen… 148 cm?» mormorò.

La donna annuì.

«Ma l’anno scorso ero circa uno e quarantanove!»

Ciiii-rca.

«Abbiamo scoperto uno strumento tarato male, l’anno scorso. Quest’anno, rinnovando, abbiamo controllato più…» cominciò la donna.

Ma Misaki non era più li.

La sua vocina aveva attirato il consiglio studentesco, e la fuga era ricominciata.

*si spiaggia*

Yume: sei viva?

Ten: Secondo te? If I die, You die!

Yume: Se, sei viva. E pure ingliesizzata.

Ten: 'f couse. I didn't went in London only for PunkLolita dress.

Yume: Not, You went also for cheaper anime gadget and Museum rubbers.

Ten: *tossetta* e vabbuois, lasciamo stare... In due avete 'zzeccato a chi apparteneva Mizu!

Yume: Siamo passati all'italiano stretto, eh?

Ten:*ignora* Congratulazioni a Pikadis e a Victorique! La prima ipotesi era proprio Misaki... Per un pò stavo per passarlo a Yume, ma volevo un'altro personaggio femminile a conrobilanciare Yume e Hotogi (Ha bilanciato? non me pare...), quindi è nata Jessika e l'ho affibbiata a lei! Piccola nota: il nome di Jessica l'ho scelto solo perchè era un nome straniero il cui suono mi piaceva in contrasto con l'ultranipponico Suzuki, e non ha niente a che fare con personaggi di altri libri\esistenti (ho una compagna di classe che si chiama così, ma non c'entra proprio un tubetto!)

Al prossimo capitolo! 

  
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