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Autore: Conny 348    28/06/2012    0 recensioni
Prima di uscire sul balconcino che dava sul mare, si girò a guardare il corpo di quello che era stato il suo compagno per poche, fugaci ore: il lenzuolo era scivolato via e lei accarezzava con gli occhi quelle scapole appuntite che sembravano lì lì per trasformarsi in ali.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. LA NOTTE DEI DESIDERI

 

La camera aveva poca luce e poi era molto più piccola di come da giù immaginava. Aveva pensato molto a lui qua dentro e lo immaginava sempre solo, chissà con quale diritto poi …
«Mettiti a sedere, cosa vuoi da bere?»
«Quello che hai purché sia forte»
Sarebbe tornato tra un momento a recitare la sua parte.
Eh già … Perché c’è sempre una parte da recitare, sarebbe stato tutto molto più facile se fosse tornato vestito solo del bicchiere … Poi tornò ed era così bello nell’accappatoio, ed era proprio quello che si era immaginata. Po le sue mani, e ancora le sue braccia … La camera era un flacone del profumo di lui.
Silenzio assordante. Caldo, tanto caldo.
Un letto morbido sotto di lei. Due corpi. I loro.
Ancora più caldo.
Il suo corpo era teso e rigido, l’unica cosa che la differenziava da una statua erano le morbide curve e il dolce calore che emanava. Sentiva il battito del cuore di lui sopra il suo, petto contro petto; non era pesante, anzi era quasi delicato, come se avesse paura di romperla.
Il corpo cominciava a rilassarsi, si vedeva il rosso sangue che le pulsava nelle vene che le dava un sano colorito rosato. La mano di lui tracciava il perimetro del suo corpo, un tocco delicato, come uno sbuffo di vento; ogni centimetro di pelle sfiorato fremeva e si contraeva … Si sorridevano.
Lei le passò una mano tra i capelli folti chiudendo gli occhi. Il letto era grande e comodo, i due bicchieri erano sul tavolo ancora pieni, i vestiti sul pavimento …
Lui continuava ad accarezzarla delicatamente, lei sentiva il suo respiro regolare sul collo: caldo, dolce, buono.
Non sapeva cosa stesse succedendo, aveva perso il controllo del suo corpo, era completamente annebbiata e vulnerabile ma non gliene importava niente. Era lì, con lui, in quella stanza, lontana dal mondo e dagli altri. Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
I loro corpi s’incastrarono alla perfezione. Ora non c’era più silenzio. Si sentivano i battiti accelerati di due cuori, i respiri più brevi e frequenti, il caldo era diventato piacevole, piccole goccioline di sudore risplendevano alla luce soffusa. Un momento. Un solo momento. Lei si aggrappò ai suoi capelli scuri sollevando il busto dai cuscini per poi lasciarsi ricadere con un tonfo sordo. Stanca, confusa …
Aveva la sua testa appoggiata al seno, i capelli le facevano solletico. In quella stanza, quel giorno, qualcuno sussurrò un lieve ‘ti amo’ …
Adesso la quiete avvolgeva la casa in un dolce manto, regalando un po’ di tranquillità a quelle due anime tormentate che avevano trovato la pace l’uno nell’altra anche se solo per una notte.
Una lieve brezza marina gonfiava le tende bianche di lino leggero che contornavano le finestre della camera da letto, dove due figure dormivano un sonno senza sogni strette in un armonioso abbraccio infantile.
Chiunque li avesse visti li avrebbe scambiati per una coppia di sposini, spossati dopo una notte di piacere. Ma non c’era nessuno a guardarli. Non erano due sposi, erano troppo giovani, poco più che bambini. Il desiderio di entrambi aveva consumato, bruciato e illuminato le tenebre. Il piacere, intenso e caldo, era solo una conseguenza al bisogno e all’impazienza di lei mischiata alla bramosia e alla lussuria di lui.
La passione aveva tolto loro il fiato, mozzato a metà il loro respiro e prosciugato ogni forza da quei due corpi giovani e pieni di energia, lasciandoli lì, sfiniti, l’una nelle braccia dell’altro, a riposare la mente e il fisico dopo quella notte così lunga terminata in un sussurro.
Chissà come li avrebbe trovati il sole dell’alba. Se l’ansia volgare del giorno dopo si sarebbe tramutata in tenerezza o se la voglia di scappare e non tornare mai più avrebbe prevalso. In cosa si era trasformato quel morboso bisogno che li aveva tenuti uniti per una notte adesso che era mattina?
Mancava un’ora all’alba e le ultime stelle brillavano stanche nel cielo ogni minuto più chiaro, il leggero vento che spirava dal mare accarezzava la pelle abbronzata e inaridita dal sole dei due giovani, ancora stretti in quel dolce abbraccio silenzioso.
La ragazza si mosse, aprì gli occhi e quando realizzò dov’era e cosa era accaduto la notte prima si lasciò scappare un sospiro di soddisfazione. Con molta delicatezza spostò il braccio di lui dai suoi fianchi e scivolò via dal letto attenta a non svegliarlo. Il suo corpo nudo si muoveva silenziosamente per la camera ancora immersa nella semi oscurità, prese una camicia abbandonata sul pavimento dalla sera prima e se la infilò. Prima di uscire sul balconcino che dava sul mare, si girò a guardare il corpo di quello che era stato il suo compagno per poche, fugaci ore: il lenzuolo era scivolato via e lei accarezzava con gli occhi quelle scapole appuntite che sembravano lì lì per trasformarsi in ali.
Le sfuggì un sorriso nel notare i segni delle sue unghie sulle spalle del ragazzo. Era stata aggressiva, gli aveva rovesciato addosso tutto il rancore e la rabbia che aveva dentro. Lo aveva morso, graffiato, aveva avuto il desiderio di fargli male, sapendo che lui non avrebbe osato torcerle un capello. Fece una smorfia di dolore quando girò i polsi per raccogliere i suoi vestiti, li guardò stupita: erano arrossati e gonfi. Li massaggiò per qualche minuto, sapeva come mai le facevano così male. Era stato lui, l’aveva tenuta per i polsi mentre la schiacciava con il suo corpo. La dolcezza che c’era stata all’inizio era svanita nel giro di breve lasciando spazio solo al desiderio maniacale e alla smania di restare insieme sfruttando ogni secondo che quella notte aveva deciso di regalare a loro due. Lei con una forza da leone aveva incendiato quella stanza con il fuoco della passione che da sempre le bruciava nello stomaco e che non aveva mai lasciato uscire. Lui con la maestria dei domatori non le aveva permesso di distruggersi e aveva cercato di contenere quell’impeto spaventoso che non conosceva arginandola con il suo corpo, lasciando che sfogasse tutta la sua avidità sopra, dentro e contro di lui.
La ragazza uscì sul balconcino che si affacciava sul mare baciato dai primi, timidi, raggi di quel nuovo sole che non avrebbe mai visto i segreti del mondo che si nascondevano, protetti dall’oscurità della notte. Le urla dei gabbiani risuonavano nel vento come una promessa da mantenere ad ogni costo, l’odore salmastro saliva dal mare e le lambiva i capelli dandogli un odore strano, profumo di libertà e desideri da realizzare.
I suoi ricci biondo cinereo erano arruffati come il culo di una pecora dopo quella nottata, rientrò piano in camera, socchiudendo lievemente la finestra per non fare rumore ed evitare di svegliare il ragazzo che dormiva ancora come un sasso.
Si sedette sul bordo del letto e cominciò a rivestirsi, molto lentamente, come se le costasse una fatica immane infilarsi di nuovo quei vestiti freddi e un po’ umidi che graffiavano la sua pelle ancora calda. In cuor suo sperava che lui si svegliasse e in un sussurro le dicesse di rimanere lì, insieme, come lo erano stati quella notte. Sapeva che non sarebbe successo, lui avrebbe continuato a dormire mentre lei scivolava silenziosamente fuori da quella camera intrisa dai loro profumi per poi aprire la porta principale e uscire di casa, avrebbe continuato a dormire quando lei si sarebbe ritrovata a camminare sul lungomare con la sola compagnia dei gabbiani e qualche gatto, avrebbe continuato a dormire. Ignaro di tutto quello che succedeva intorno a lui, perso nel mondo segreto dei sogni e del subconscio, immobile in quel grande letto rotondo, però sarebbe stato solo. Al suo risveglio l’unico segno del passaggio di lei sarebbe stata l’impronta del suo corpo sul materasso di fianco a lui, nient’altro.
Con un profondo respiro il ragazzo si voltò dall’altra parte, infastidito dalla luce che filtrava dalle persiane di legno, lei si girò di scatto credendo – e forse sperando – che si fosse svegliato, ma lui continuò a dormire più soavemente di prima. Aveva talmente bisogno di lui che non sapeva chiederglielo. La ragazza rimase a fissarlo per qualche minuto con i suoi occhi a mandorla contornati da un’ombra nera che ormai caratterizzava il suo sguardo. Si alzò cautamente dal letto e chiuse meglio le persiane per evitare che il sole filtrasse e lo svegliasse troppo presto. Non s’infilò le scarpe, le prese in mano e a piedi nudi percorse la camera per raggiungere la porta, mentre appoggiava la mano sulla maniglia, il ragazzo bisbigliò qualcosa nel sonno. Lei si fermò e si avvicinò di nuovo al giaciglio per capire il significato di quel sussurro che in un soffio lui ripeté prima di cambiare nuovamente posizione dandole le spalle. Lei sorrise. Aprì la porta e uscì dalla stanza lasciandolo solo con i suoi sogni.
Qualche minuto dopo stava camminando verso il porto, dove i pescatori rientravano da una nottata di lavoro, alcuni sputavano bestemmie per lo scarso pescato, altri invece facevano porto con un sorriso che illuminava quei volti abbronzati e deteriorati dal sole e dalle intemperie. Uno di loro, vedendo che la ragazza era ferma a guardarli, alzò la mano con un gesto istintivo di saluto, lei ricambiò con un sorriso e un cenno del capo. Si voltò e il sole le colpì in pieno il viso ambrato, rimase qualche secondo ferma, con il sole del mattino dritto negli occhi, poi abbassò la testa e ricominciò a camminare. Ripensò al sussurro del ragazzo e un coraggio leonino le riempì gli occhi, aveva respirato il suo cuore e mormorato il suo nome.

  
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