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Autore: Filakes    29/06/2012    2 recensioni
Mariko ha tredici anni, figlia di samurai nell'epoca Tokugawa, quando un conflitto fra due importanti daimyo fa scoppiare una guerra, sanguinosa, da cui il padre non tornerà.
Mariko, delusa dal suo daimyo, abbandonerà il feudo per diventare ronin, un samurai senza terra, in cerca di vendetta.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Giappone feudale
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Capitolo III:
“Convocazione”

  Era l’ora di pranzo, tutta la famiglia era seduta a tavola e mangiavano in silenzio.
In paese giravano voci sempre più insistenti sullo scontro imminente tra i due daimyo e il padre di Mariko, Noburo, aveva rispolverato l’armatura e ne aveva fatta fare una per Goemon.
Come sempre, il padre avrebbe combattuto in prima linea, fronteggiando i nemici più terribili.
 

-         Sai, Mariko.
Aveva cominciato il padre, il giorno che aveva iniziato ad insegnarle l’arte della spada.
-         Non c’è gloria nel morire mentre si è in ritirata, né morire dopo essere stati catturati. Il massimo onore è morire proteggendo il proprio daimyo, uccidendo più nemici possibili. Quando invece si è catturati o non si è portata a termine una richiesta, è ancora possibile morire con onore facendo seppuku, se il signore te lo permette.
Aveva concluso il padre.
Erano seduti sotto il ciliegio, in giardino, faceva caldo per essere primavera.
-         E come si fa seppuku?
-         Te lo insegnerò, tutti i samurai devono saperlo fare.
-         Perché il padrone è tanto importante?
-         Perché ci dà terre e finanziamenti, perché è più saggio di noi e dipendiamo da lui. Per questo esiste un disonore ancora più grande degli altri: diventare ronin.
Il padre pronunciò la parola “ronin” con disgusto, come se lasciasse uno spiacevole sapore in bocca.
-         Che cos’è?
Domandò preoccupata Mariko.
-         E’ un samurai senza terra né padrone. Si diventa ronin se il padrone ti sottrae il feudo per punizione o se il tuo signore viene ucciso con tutta la discendenza e non hai più qualcuno da proteggere e che ti protegga. Devi vagare in giro per il Paese sostentandoti come mercenario o brigante; è la peggior condanna per un samurai.
Finì, scuotendo la testa.

 
  Qualcuno bussò alla porta, e tornò alla realtà. Noburo appoggiò le bacchette e tese le orecchie ad ascoltare, nessuno mosse un muscolo.
Sentirono Kiri aprire la  porta e una voce profonda parlare con calma, dopo alcuni attimi Kiri aprì la porta della loro stanza.
-         Nobile Noburo, un funzionario del daimyo chiede di voi.
-         Arrivo subito, fallo accomodare nella terza stanza e prepara del cha.
-         Sì, signore.
Il padre ringraziò per il pranzo e si inchinò, poi uscì dalla stanza sotto lo sguardo di tutti.
-         Continuate a mangiare voi due, io vado ad aiutare Kiri.
La madre si alzò e uscì dalla stanza.

 Mariko e Goemon si guardarono un momento, nessuno dei due aveva il coraggio di mangiare.
-         Credi sia per la guerra?
Chiese Goemon, lievemente preoccupato.
-         Credo di sì…
Sentirono le voci provenire dalla terza stanza, la più grande della casa.
-         Andrai a combattere?
-         Sì, per l’onore della famiglia e del nostro daimyo.
-         Vorrei venire anch’io.
-         Tu devi proteggere la mamma.
-         Lo so, ma vorrei esservi più utile.
Goemon sorrise alla sorella minore.
-         Ma tu sarai d’aiuto.
Le diede un buffetto e riprese a mangiare.
Mariko attese per un’ora, ma le sembrò un’eternità, poi il padre annunciò che tre giorni dopo, lui e Goemon sarebbero partiti verso il confine del territorio.
 

-         Mariko!
Il padre la svegliò, ancora non era sorta l’alba.
-         Sì?
-         Ho un regalo per te.
Il padre le porse un fagotto lungo, lo prese in mano e Mariko subito capì.
-         Posso?
-         Certo, bambina mia.
Con le mani tremanti, Mariko aprì il fagotto e scorse una katana, la cui tsuba, ovvero la guardia, era decorata abilmente.
-         Era di mia sorella, è morta proteggendo l’onore della famiglia.
Spiegò il padre.
Mariko sorrise e ringraziò di cuore.
-         La userò per proteggere il nostro onore.
-         Lo spero, piccola mia.

  All’alba il padre e il fratello partirono, Mariko dovette trattenere le lacrime.

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Note: Il "cha" è il tè giapponese

   
 
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