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Autore: Alexiel_Slicer    29/06/2012    1 recensioni
Una quindicenne a metà anno scolastico cambia scuola e cambia vita: dalla frenetica Berlino finisce alla tranquilla Loitsche. La nuova scuola le permetterà di porsi un obiettivo importante: far finire le prepotenze di un gruppo di bulli su un ragazzo.
Una grande amicizia nascerà, ma che un destino atroce spezzerà e in un primo momento non darà la possibilità ai tre amici di dire le cose che tengono in fondo al loro cuore, i segreti mai rivelati e i sentimenti più puri.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5
Il mattino seguente era finalmente sabato e ciò significava niente scuola, ma nonostante questo mi imposi di buttarmi sui libri visto che era da un paio di giorni che trascuravo lo studio; ma le mie buone intenzioni furono oscurate dal campanello che suonò.
Scesi giù e dietro la porta trovai Tom:
"Che ci fai qui? Hai intenzione di importunarmi anche nei festivi?" gli domandai
"Oh ma che accoglienza! Felice di vederti anch'io" mi rispose ironico
"Che ti serve?" gli chiesi
"Non volevi delle lezioni di chitarra?" disse
"Si" risposi corrugando la fronte
"Bene allora vieni da me, prima che cambi idea" disse incrociando le braccia
"Dammi un minuto" gli dissi poi salii le scale, infilai le scarpe, recuperai la mia vecchia chitarra e tornai da Tom.
Entrata a casa sua trovai Bill intento ad aiutare sua madre a cucire:
"Ciao Bill! Buongiorno signora" li salutai accompagnandomi da un cenno della mano
"Chiamami Simone" disse la madre dei gemelli mentre Bill esclamò "Ciao!"
"Non sapevo che cucissi" osservai stupita
"Di tanto in tanto aiuto mia madre con il lavoro, lei è una sarta" mi informò Bill
"Un giorno tua moglie ti apprezzerà per la tua dote da sarto" scherzai
Simone rise "E' quello che gli dico sempre anch'io"
Bill arrossì e cambiò discorso chiedendomi "Come mai sei qui?"
"Le fatidiche lezioni di chitarra con Tom" risposi cantilenando
"Ah vero! Buona fortuna allora" mi augurò il novello sarto.
Tom mi portò nel salone e ci accomodammo sul grande divano beige a tre posti, entrambi con le nostre chitarre sottobraccio.
"Che sai fare?" mi chiese
"Le scale e tutti i brani che hanno una complessità elementare, tipo i brani natalizi che ci facevano suonare ai saggi" ammisi amaramente scaturendo la risata di Tom
"Eddai! Almeno qualcosa so fare! Non tutti siamo chitarristi professionisti come te!" protestai
"Ok ok scusa. Mettiamoci al lavoro" concluse il rasta.
Il tempo sembrò volare: eravamo così immersi tra le note e il nostro strimpellare che non ci eravamo accorti che già era l'ora di pranzo, ci riportò improvvisamente alla realtà Simone che dalla cucina gridò che il pranzo era pronto, la quale insistette così tanto che rimasi a mangiare con loro; tutto era semplicemente delizioso.
Una volta consumato il pasto i gemelli si allontanarono e io aiutai loro madre a sparecchiare.
"Sai parlano sempre di te quei due" mi informò inaspettatamente
"Cosa?" chiesi sbalordita
"Shhh" disse e con l'indice mi fece cenno di tacere, in quel preciso istante nella stanza fece irruzione Bill che guardava la madre con sguardo sospettoso "Mamma!" esclamò in segno di rimprovero
"Che c'è? Non ho aperto bocca io" si scagionò Simone
Bill le lanciò un'occhiataccia e mi trascinò fuori dalla cucina "Qualunque cosa ti abbia detto mia madre non ci credere" mi disse serio
"Ok" risposi ancora frastornata dalla notizia flash appena ricevuta
"Comunque oggi pormeriggio proviamo di nuovo con la band, vuoi sentirci suonare?" mi chiese sorridendo
"Certo!" dissi battendo freneticamente le mani per la contentezza.
Dopo una partita di basket fatta per ammazzare il tempo e con risultato la vittoria di Tom, che se la rideva sotto i baffi e non perdeva occasione di rinfacciarmi la mia sconfitta, mi distolse dal desiderio di strozzarlo l'arrivo di Georg e Gustav.
E come la volta precedente di nuovo tutti in garage ed una volta accordati e sistemati gli strumenti iniziarono a suonare: le canzoni erano le stesse ed io seduta sullo stesso vecchio sgabello non mi stancavo di ascoltarle.
Mentre suonavano mi balenò per la testa un'idea che decisi di esporre ai ragazzi una volta terminate le prove.
"Ragazzi avete mai pensato di cambiare nome?" gli chiesi e questi mi guardarono perplessi allora continuai imperterrita "Devilish non rende tanto, ci vorrebbe qualcosa di più figo del tipo Tokio Hotel" dissi con trionfante decisione
"Tokio che?" fece Georg inarcando un sopracciglio
"Tokio Hotel" ripetei con enfasi
"Da dove ti è venuto questo nome?" mi chiese stranito Tom
"Beh Tokio perchè adoro i manga e poi è figa come città ed Hotel perchè un giorno sarete famosi e quindi passerete da un hotel all'altro" spiegai sicura del fatto mio
"Certo che tu hai una fervida immaginazione" osservò Gustav
"A me piace" intervenne improvvisamente Bill
"Dici sul serio?" gli domandò Tom sbigottito
"Si dai non è male" disse Bill nella speranza di far cambiare idea agli altri e sorprendentemente ci riuscì
"Ok avete vinto che Tokio Hotel sia" disse Tom con rassegnazione
Georg e Gustav si guardarono per un istante in faccia e poi conclusero "Anche per noi va bene, l'importante è suonare"
Bill mi guardò e sorridendomi mi strizzò l'occhio e anch'io gli sorrisi.
Anche il pomeriggio volò, così come la mattina, tornai a casa soddisfatta ed entusiasta perchè la mia proposta era stata accettata.
I giorni successivi passarono regolarmente: la mattina andavo a scuola dove i bulli non importunarono più nessuno e il pomeriggio lo passavo a casa dei gemelli tra le lezioni di chitarra con Tom, Bill che mi aiutava a recuperare i programmi di scuola e le prove in garage dei Tokio Hotel di cui ormai ero diventata la mascotte.
Fu così per un paio di mesi finchè un giorno di Maggio girovagando per i corridoi della scuola mi ritrovai davanti ad una locandina che invitava a partecipare ad una gara di talenti che si sarebbe tenuta nell'auditorium della scuola in cui potevano partecipare anche le band.
Così durante l'intervallo trascinai i quattro ragazzi davanti al manifesto:
"Non ti aspetterai che partecipiamo" disse sprezzante Tom
"E perchè non dovreste? Non potete suonare in eterno in un garage" dissi
"Si, ma qui a scuola nessuno capisce niente. Sono un pugno di idioti" ribattè Tom serio
"Tom ha ragione" aggiunse Bill mentre Georg e Gustav annuivano in segno di approvazione per le parole dei due
"Ma dai ragazzi! Partite prevenuti! Perchè non provate? Che vi costa? Magari vi ricredete" cercai di essere persuasiva
"Non ci lascerai in pace finchè non accetteremo, vero?" disse Tom sospirando e quasi rassegnato
"Esatto" risposi secca
"Che dite ragazzi ci iscriviamo?" domandò il rasta rivolgendosi ai tre che si interrogavano tra di loro lanciadosi brevi occhiate
"Ok, ci iscriviamo" mormorò Georg prendendo in mano la penna che pendeva dalla locandina e scrivendo i loro nomi e accanto Tokio Hotel.
L'indomani furono convocati in segreteria e vennero informati che la settimana successiva ci sarebbero state le selezioni, così i quattro si riunirono tutti i pomeriggi nel garage a provare per prepararsi all'evento.
Il giorno delle selezioni aspettai fuori l'auditorium, percorrendo su e giù con grandi falcate il corridoio per l'ansia e finalmente i quattro uscirono:
"Com'è andata?" chiesi subito ansiosa
"Non lo sappiamo i risultati li diranno alla fine di tutto" mi informò Bill.
Aspettammo una buona mezz'ora e poi una professoressa uscì dall'auditorium e appese un foglio al muro con i nomi di chi era passato.
"Vai a vedere tu" mi disse Gustav e allora andai a farmi spazio tra la calca di ragazzi che volevano leggere ognuno il proprio nome, qualcuno esultava, qualcun'altro si lamentava; arrivai davanti al fatidico foglio, il mio dito scorreva veloce sui nomi quando poi si fermò e accanto lessi "Tokio Hotel" feci un salto di gioia e poi andai dai ragazzi che stavano morendo dalla curiosità e con un'espressione delusa dissi "Mi dispiace ragazzi ma siete passati!" le ultime due parole le urlai e i quattro alla notizia esultarono.
La vera sfida si sarebbe tenuta due settimane dopo e nell'attesa i Tokio Hotel, compresa me, si incontrarono puntualmente tutti i pomeriggi per provare.
La grande sera arrivò, ma purtroppo arrivai tardi e non riuscii ad augurare la buona fortuna ai ragazzi. L'auditorium pululava di gente, per la maggior parte genitori e parenti dei partecipanti e poi qualche studente. Cercai un posto libero e quando persi la speranza mi accorsi che da lontanto due braccia si muovevano facendomi segno di avvicinarmi, era Simone che gentilmente mi aveva riservato un posto.
Il contest iniziò e il primo partecipante fu un violinista, poi ci furono un mago, una cantante solista e finalmente i Tokio Hotel che alla fine dell'esibizione avevano avuto un'infinita di applausi.
La serata giunse alla fine e occoreva dire il nome del vincitore o dei vincitori, cosa che non era affato facile visto che erano stati tutti bravissimi, però io tifavo ovviamente per la vittoria dei miei quattro amici. Il presentatore dell'evento aprì la busta e dopo qualche momento di suspance urlò "E i vincitori sono i Tokio Hotel!", a quella frase io e Simone ci alzammo in piedi ad applaudire e fischiare mentre i ragazzi ricevevano un bel trofeo dorato.
Quando tutto finì andai dietro le quinte per congratularmi, ma Bill inaspettatamente mi ignorò per tutto il tempo senza degnarmi di uno sguardo e senza rivolgermi la parola, poi finalmente ci lasciarono soli.
"Perchè non mi parli? Ho fatto qualcosa che non va?" gli chiesi innocentemente
"Per giunta hai la faccia tosta di chiedermi cosa hai fatto! Mi sembrava tutto fin troppo strano!" le parole gli uscivano dalla bocca piene di disprezzo e rabbia
"Non ti sto seguendo" ammisi cadendo completamente dalle nuvole
"L'ho visto! L'ho visto il video che ha fatto Tom con la sua videocamera!" disse alzando di qualche semi tono la voce
"Lasciami spiegare" lo pregai spiazzata da quella scoperta
"Non ho bisogno di spiegazioni! Ho già capito tutto! Pensavi davvero fossi così stupido da non venirlo a scoprire prima o poi?! Ecco perchè quel giorno tu e Tom eravate strani, non avete preso l'autobus e siete tornati a casa a piedi! Ora capisco la ragione della vostra convocazione in presidenza il giorno dopo e perchè quelli non mi danno più fastidio! Io non ti ho mai chiesto niente, te l'avevo già detto! Ma non mi hai voluto ascoltare, come hai potuto?" ogni sua parola era pronunciata con riluttanza, il suo volto era stravolto
"Bill come potevi pretendere che ogni giorno ti vedessi spuntare con un livido nuovo come se niente fosse?" dissi con le parole rotte dal pianto
"Non era un problema tuo!" ribattè glaciale
"E invece si! Era un problema mio! Perchè non lo vuoi capire? Possibile sei così stupido?!" gli urlai contro
"Non devo capire niente, tutto quello che c'era da capire l'ho capito. Non ti voglio più vedere, non mi cercare più, lasciami in pace." concluse seccamente e uscì chiudendosi la porta alle spalle
"Stupido!" gli urlai con gli occhi grondanti di lacrime. 
  
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