Salve
Aliens!
Eccomi
di nuovo qui col il secondo
capitolo! #YO
Voglio scusarmi per il
fatto che
aggiorno sempre molto tardi! Non dipende da me! E’
così perché il mio computer
è un po’ vecchiotto ce l’ho circa da 6
anni e comincia a sentire gli acciacchi della
vecchiaia! (?) In pratica dopo un po’ (mezzora neanche) che
lo uso si
surriscalda e si spegne! Si lo so, devo andare a farlo controllare! BENE! Dopo avervi raccontato
la storia
della vita del mio pc vi lascio al secondo capitolo! Ci si vede sotto
<3
L’Attim0
fuggente
Rape
La
fede si può definire un'illogica fiducia
nel
verificarsi
dell'improbabile.
La
pioggia cadeva forte all’esterno delle mura della scuola dove
prendevo lezioni
di danza e la vita al di fuori delle pareti sembrava sparita. Non
c’era anima
viva in giro quel giorno. Di sicuro non per colpa della pioggia.
Dopotutto, a
Lontra, pioveva un giorno si e l’atro pure quindi la gente
era abituata ad
uscire munita di ombrelli e stivali. *Non farà in tempo ad
uscire dalla porte sul
retro che sarò già bagnata fradicia*
pensai *dovevo ascoltare la mamma e
prendere un ombrello, ma come al solito ho fatto di testa mia e ho dato
retta
al tipo delle previsioni del tempo… cielo senza nuvole,
aveva detto. Oggi il
sole splenderà su tutta la regione, aveva detto. Per
contomio dovrebbero
licenziarlo per aver mandato in giro informazioni false! A quando
imparerò a
non dar retta alla mia testolina bacata e comincerò ad
ascoltare quella saggia
di mia madre? Tanto ormai l’ho capita l’ho capita
la solfa!:
-Lei
mi dice di fare bianco;
-Io
non l’ascosto e faccio nero;
-Io
sono nei guai e capisco che
avrei dovuto fare bianco! E come al solito, la mamma ha ragione!
E’
sempre così che funziona.
Sempre. Ogni volta la stessa identica storia il cui finale sembra
essere già
scritto. Un po’ come il “e vissero felici e
contenti” delle favole. Già visto,
Già sentito.*
Beh
la lezione è finita e le mie compagne di corso sono
già andate a cambiarsi e
qualcuna è già uscita per andare a casa. Anche
Lindy se n’è dovuta andare. Ha
avuto un’emergenza e quindi è dovuta scappare.
Lindy è la mia migliore amica da
sempre che io ricordi! Una ragazza sempre solare, attiva e disponibile!
I
capelli lisci di un castano color del cioccolato al latte e gli
occhioni
grigi-verdi screziati da minuscole macchioline marroni. Sono
così minuscole che
non le vedi a meno che non ti avvicini a un centimetro
dal’occhio. Sono
incredibili e quando piove prendolo il colore del cielo. Sono come gli
occhi di
sua madre. La cara Lilli, sempre fuori casa per lavoro ma pensa sempre
a Lindy
e a Harry. E’
una donna davvero
eccezionale! O si! Harry è il cugino di Lin, è
andato a vivere con loro circa
tre o quattro anni fa quando sua madre Anne si è spostata a
lavorare in
America. Comunque stavo dicendo che Lin è dovuta tornare a
casa di fretta
perché quell’idiota di suo cugino stava per
allagare casa! Meno male che è
carino!
Quindi
sono ancora in sala prove, perché quando piove, mi sento
così libera e mentre
ballo immagino di essere una goccia di pioggia portata dal vento.
Quando il
cielo è grigio, le dense nuvole creano umidità,
l’aria è limpida e l’acqua cade
impetuosa dalla volta celeste senza paura, con un ritmo cadenzato che
varia in
base all’impeto del pianto dei dolci angeli, il mio corpo si
sente libero, si
sente vivo. Libera le sue emozioni seguendo i goccioloni dei bambini
alati che
versano dal cielo. Senza paura.
Così
mi lascio travolgere dalle note della dolce e cruda “Oh
Fortuna” dei Carmina
Burana. E’ così una liberazione ballare in questo
giorno di gioia. E’
ormai
passata mezzora quando decido di tornare a casa. Piove sempre
più forte e la
voce di tuoni e dei lampi lambisce tutto, sino all’orizzonte.
“Dai
Sum, la strada per arrivare
alla metro è pochissima dalla porta sul retro, corri un
po’e sei arrivata!”
mi dico per cercare di
convincermi ad uscire da quella scuola ma senza troppa riuscita. Appena
pronunciate queste parole sembra che la pioggia voglia darmi una chance
perché
si fa più debole.
Allora
esco sotto l’acqua col cappuccio della felpa tirato sopra la
testa e la borsa
di danza stretta al petto. Comincio a correre il più vicino
possibile alla
parete del muro dell’edificio quando ad un certo punto il mio
piede finisce in
una pozzanghera, che all’apparenza sembra innocua, quando in
realtà nasconde
un’insidia che i costerà un pezzo della mia vita.
Il
mio piede si appoggia sullo specchio d’acqua ma non trova
appoggio. Va giù, nel
buco creato dall’acqua mi fa slogare una caviglia. “Merda che
male!” urlo di conseguenza.
Mi rialzo da terra ormai completamente
bagnata, dal cielo la pioggia torna
a
cadere con forza e violenza. Mi appoggio al muro e mi aiuto a camminare
sostenendomi alla struttura di cemento.
Cammino
piano verso la mia meta e più passa il tempo più
sento freddo e più sono
bagnata. Sento il rumore di una macchina alle mie spalle e
l’unica cosa che
riesco a pensare è: *Ecco
adesso ci si
mette anche questa macchina! Mi passerà di fianco e mi
bagnerà ancora più di
quanto non lo sia già! Non servirà di certo fare
la doccia appena arriverò a
casa!*
Poi
il rumore dell’automobile cessa e ringrazio il cielo per il
fatto che il
proprietario dell’automobile abiti più indietro
rispetto al punto in cui mi
trovo io.
Un
tuono mi fa saltare il cuore per lo spavento. Poi la paura che mi
prende non è
più per colpa del rumore improvviso ma è colpa di
due mani che si posano sul
mio corpo. Una sulla bocca, stringe forte e quasi non respiro
più, l’altra
sulla pancia vicino alla vita dei pantaloni. Una voce rauca raggiunge
le mie
orecchie e il mio corpo è percorso da milioni di brividi.
“Ciao bellezza, che cosa ci fai qui tutta sola sotto la pioggia? Ti va se t facciamo un po’ di compagnia?” Inizio ad agitarmi sotto quella presa decisamente non amichevole ma la mia mente è ancora cosciente e con la poca lucidità che mi è rimasta analizzo le parole dette dall’uomo…*Ti va se ti facciamo un po’ di compagnia..* le parole girano veloci nella mia mente è ce n’è una che attira particolarmente la mia attenzione e mi fa venire ancora più paura: FACCIAMO
.
Quest’uomo non è solo. Mentre afferro queste
parole e ne capisco il senso, la presa del mio aggressore si fa
più forte e
sento la sua lingua scorrermi sul collo. Ho già capito
quello che sta
succedendo, quello che MI sta succedendo, e alla paura si aggiungono
disgusto e
disprezzo. Continuo ad agitarmi stretta tra queste braccia che sembrano
tenaglie e le lacrime mi offuscano la vista. Quello che
dev’essere il compagno,
l’altro soggetto del verbo “facciamo “
che mi ha intimorita tanto, ride. Ride e
la sua risata mi provoca lo scombussolamento più totale. Si
posiziona davanti a
me e per un minimo secondo riesco a vederlo in faccia, poi vedo
soltanto il
buio. Mi ha messo un sacchetto di tela in testa e l’unico
spiraglio d’aria
proviene dall’apertura davanti alla bocca. Mi sento come un
uccello chiuso in
gabbia. L’aria attorno a noi è diventata pesante e
puzza. Ha un odore acre e
macabro che incalza a perfezione i sentimenti che sto provando. Mi sento soffocare in
questa sacca ma
continuo ad urlare per la vita.
Mi
hanno strappato la borsa dalle mani e hanno cominciato a spogliarmi.
L’uomo che
mi ha preso da dietro mi togli la felpa per poi mettere le mani sotto
alla
maglietta in cerca di contatto fisico ma l0unico contatto che riesce a
trovare
è quello con la stoffa della mia divisa di danza. Impreca per non esser
riuscito nel suo
intento e il suo complice mi strappa letteralmente i vestiti restanti
di dosso.
L’unica cosa che mi ricopre ora è il mio body.
I
due mi si strusciano addosso e posso ben sentire le loro evidenti
erezioni da
dietro i jeans. Mi buttano a terra
e io
provo a cogliere l’opportunità per scappare. Cerco
di alzarmi da terra ma uno
dei due mi si getta addosso e comincia a muoversi sopra di me. Esplora
sempre
di più il mio corpo col le sue sudice mani finchè
non trova l’entrata per la
mia intimità. Entra con la mano sotto la stoffa
dell’ultimo indumento che mi
ritrovo addosso e comincia a stuzzicarmi continuando la sua violenta
danza
dentro al mio corpo. Mi rialzano da terra e il mio orientamento manca e
la
testa mi gira, ma anche da sotto il sacco di tela riesco ad immaginarmi
i
ghigni stampati sulle loro facce.
Il
mio spavento cresce sempre di più e sono sempre
più convinta di essere
spacciata, quindi smetti di urlare e mi lascio sballottare tra i due
uomini che
godono di un inebriante piacere a fare quello che mi stanno affliggendo.
Riesco
a pensare solo al fatto di voler morire piuttosto che continuare a
sopportare
quel supplizio.
Ho
ormai perso tutte le speranze quando sento il lontananza la voce di un
ragazzo
che parla con qualcuno. Attendo, per paura di aver solo sognato quella
voce e
di fatto non sento risposta.
Poco
dopo però, la sento di nuovo e successivamente di nuovo
silenzio. Eccola una
terza volta! Ma poi ancora silenzio. Quello che riesco a pensare ,
l’unica cosa
a cui riesco a pensare è che sto diventando pazza. Ma anche
che la persona a
cui appartiene quella voce sia pazza.
I
miei assalitori sono troppo presi per sentire questo sussurro, forse
perché l’ho
davvero immaginato … ma tentar non nuoce. Se io sento lui
… anche lui sentirà
me. Di sicuro.
“Aiuto!!
Ti prego aiutami! Se
puoi sentirmi non lasciarmi qui!”
i miei assalitori mi tappano la bocca con una mano,
ma la voglia di vivere è tornata e è troppa. Gli
mordo le mani e loro urlano di
dolore.
Poi
l’ho sentita. L’ho sentita davvero una voce. Dei
rumorosi e veloci passi sull’asfalto.
“Lasciatela!
Allontanatevi subito da
lei!” I miei stupratori sentendo la voce del
ragazzo lasciano il mio corpo
e scappano a bordo dell’auto. Sento di nuovo la voce, vicina.
“Pronto! Mandatemi subito un’ambulanza
dietro la vecchia scuola di danza! Una ragazza è stata
aggredita!” La voce
è sempre più vicina finche non la sento sopra di
me.
Il
mio salvatore mi toglie il sacco dalla testa e mi posa qualcosa addosso
per
coprire il mio corpo seminudo e inerme. Poi mi prende tra le braccia e
si
sposta in un posto più al riparo dalla pioggia rispetto a
quello. Si siede a
terra e mi tiene tra le sue braccia accarezzandomi la schiena.
“Stai
tranquilla ci sono qui io adesso, nessuno ti farà
più del male” Queste sono le
ultime cose che ricordo, poi c’è solo il Caos.
The lonely
Eccoci
qui Aliens!
Allora
che ne dite questo capitolo?? L’ho fatto un po'
più lungo per
farmi perdonare dell’assenza!
Fatemi
sapere cosa ne pensate con una
PICCOLA RECENSIONE perché altrimenti
è inutile che vada avanti a
scrivere se non so se vi piace o meno!
Bene e dato che so che
non tutte leggete lo spazio autrice,
ci terrei a sapere se almeno qualcuno lo ha letto! QUINDI! Scrivete MACACO nella
recensione se avete letto! ;)
Alexis