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Autore: AllisynWonderland    29/06/2012    8 recensioni
Sono sempre più spaventata.
Le sue luride mani si posano su tutto il mio corpo.
Morirò?
Poi sento la sua voce.
La voce del ragazzo che diventerà mio angelo custode.
Aiutami ti prego.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve Aliens!

Eccomi di nuovo qui col il secondo capitolo! #YO

Voglio scusarmi per il fatto che aggiorno sempre molto tardi! Non dipende da me! E’ così perché il mio computer è un po’ vecchiotto ce l’ho circa da 6 anni e comincia a sentire gli acciacchi della vecchiaia! (?) In pratica dopo un po’ (mezzora neanche) che lo uso si surriscalda e si spegne! Si lo so, devo andare a farlo controllare! BENE! Dopo avervi raccontato la storia della vita del mio pc vi lascio al secondo capitolo! Ci si vede sotto <3

L’Attim0 fuggente

Rape

                         La fede si può definire un'illogica fiducia

nel verificarsi dell'improbabile.

{Søren Aabye Kierkegaard}

La pioggia cadeva forte all’esterno delle mura della scuola dove prendevo lezioni di danza e la vita al di fuori delle pareti sembrava sparita. Non c’era anima viva in giro quel giorno. Di sicuro non per colpa della pioggia. Dopotutto, a Lontra, pioveva un giorno si e l’atro pure quindi la gente era abituata ad uscire munita di ombrelli e stivali. *Non farà in tempo ad uscire dalla porte sul retro che sarò già bagnata fradicia*  pensai *dovevo ascoltare la mamma e prendere un ombrello, ma come al solito ho fatto di testa mia e ho dato retta al tipo delle previsioni del tempo… cielo senza nuvole, aveva detto. Oggi il sole splenderà su tutta la regione, aveva detto. Per contomio dovrebbero licenziarlo per aver mandato in giro informazioni false! A quando imparerò a non dar retta alla mia testolina bacata e comincerò ad ascoltare quella saggia di mia madre? Tanto ormai l’ho capita l’ho capita la solfa!:

-Lei mi dice di fare bianco;

-Io non l’ascosto e faccio nero;

-Io sono nei guai e capisco che avrei dovuto fare bianco! E come al solito, la mamma ha ragione!

E’ sempre così che funziona. Sempre. Ogni volta la stessa identica storia il cui finale sembra essere già scritto. Un po’ come il “e vissero felici e contenti” delle favole. Già visto, Già sentito.*

 

Beh la lezione è finita e le mie compagne di corso sono già andate a cambiarsi e qualcuna è già uscita per andare a casa. Anche Lindy se n’è dovuta andare. Ha avuto un’emergenza e quindi è dovuta scappare. Lindy è la mia migliore amica da sempre che io ricordi! Una ragazza sempre solare, attiva e disponibile! I capelli lisci di un castano color del cioccolato al latte e gli occhioni grigi-verdi screziati da minuscole macchioline marroni. Sono così minuscole che non le vedi a meno che non ti avvicini a un centimetro dal’occhio. Sono incredibili e quando piove prendolo il colore del cielo. Sono come gli occhi di sua madre. La cara Lilli, sempre fuori casa per lavoro ma pensa sempre a Lindy e a Harry.  E’ una donna davvero eccezionale! O si! Harry è il cugino di Lin, è andato a vivere con loro circa tre o quattro anni fa quando sua madre Anne si è spostata a lavorare in America. Comunque stavo dicendo che Lin è dovuta tornare a casa di fretta perché quell’idiota di suo cugino stava per allagare casa! Meno male che è carino!

Quindi sono ancora in sala prove, perché quando piove, mi sento così libera e mentre ballo immagino di essere una goccia di pioggia portata dal vento. Quando il cielo è grigio, le dense nuvole creano umidità, l’aria è limpida e l’acqua cade impetuosa dalla volta celeste senza paura, con un ritmo cadenzato che varia in base all’impeto del pianto dei dolci angeli, il mio corpo si sente libero, si sente vivo. Libera le sue emozioni seguendo i goccioloni dei bambini alati che versano dal cielo. Senza paura.

Così mi lascio travolgere dalle note della dolce e cruda “Oh Fortuna” dei Carmina Burana. E’ così una liberazione ballare in questo giorno di gioia.  E’ ormai passata mezzora quando decido di tornare a casa. Piove sempre più forte e la voce di tuoni e dei lampi lambisce tutto, sino all’orizzonte.

“Dai Sum, la strada per arrivare alla metro è pochissima dalla porta sul retro, corri un po’e sei arrivata!” mi dico per cercare di convincermi ad uscire da quella scuola ma senza troppa riuscita. Appena pronunciate queste parole sembra che la pioggia voglia darmi una chance perché si fa più debole.

Allora esco sotto l’acqua col cappuccio della felpa tirato sopra la testa e la borsa di danza stretta al petto. Comincio a correre il più vicino possibile alla parete del muro dell’edificio quando ad un certo punto il mio piede finisce in una pozzanghera, che all’apparenza sembra innocua, quando in realtà nasconde un’insidia che i costerà un pezzo della mia vita.

Il mio piede si appoggia sullo specchio d’acqua ma non trova appoggio. Va giù, nel buco creato dall’acqua mi fa slogare una caviglia. “Merda che male!” urlo di conseguenza.  Mi rialzo da terra ormai completamente bagnata, dal cielo la pioggia torna  a cadere con forza e violenza. Mi appoggio al muro e mi aiuto a camminare sostenendomi alla struttura di cemento.

Cammino piano verso la mia meta e più passa il tempo più sento freddo e più sono bagnata. Sento il rumore di una macchina alle mie spalle e l’unica cosa che riesco a pensare è: *Ecco adesso ci si mette anche questa macchina! Mi passerà di fianco e mi bagnerà ancora più di quanto non lo sia già! Non servirà di certo fare la doccia appena arriverò a casa!*

Poi il rumore dell’automobile cessa e ringrazio il cielo per il fatto che il proprietario dell’automobile abiti più indietro rispetto al punto in cui mi trovo io.

Un tuono mi fa saltare il cuore per lo spavento. Poi la paura che mi prende non è più per colpa del rumore improvviso ma è colpa di due mani che si posano sul mio corpo. Una sulla bocca, stringe forte e quasi non respiro più, l’altra sulla pancia vicino alla vita dei pantaloni. Una voce rauca raggiunge le mie orecchie e il mio corpo è percorso da milioni di brividi.

“Ciao bellezza, che cosa ci fai qui tutta sola sotto la pioggia? Ti va se t facciamo un po’ di compagnia?” Inizio ad agitarmi sotto quella presa decisamente non amichevole ma la mia mente è ancora cosciente e con la poca lucidità che mi è rimasta analizzo le parole dette dall’uomo…*Ti va se ti facciamo un po’ di compagnia..* le parole girano veloci nella mia mente è ce n’è una che attira particolarmente la mia attenzione e mi fa venire ancora più paura: FACCIAMO

. Quest’uomo non è solo. Mentre afferro queste parole e ne capisco il senso, la presa del mio aggressore si fa più forte e sento la sua lingua scorrermi sul collo. Ho già capito quello che sta succedendo, quello che MI sta succedendo, e alla paura si aggiungono disgusto e disprezzo. Continuo ad agitarmi stretta tra queste braccia che sembrano tenaglie e le lacrime mi offuscano la vista. Quello che dev’essere il compagno, l’altro soggetto del verbo “facciamo “ che mi ha intimorita tanto, ride. Ride e la sua risata mi provoca lo scombussolamento più totale. Si posiziona davanti a me e per un minimo secondo riesco a vederlo in faccia, poi vedo soltanto il buio. Mi ha messo un sacchetto di tela in testa e l’unico spiraglio d’aria proviene dall’apertura davanti alla bocca. Mi sento come un uccello chiuso in gabbia. L’aria attorno a noi è diventata pesante e puzza. Ha un odore acre e macabro che incalza a perfezione i sentimenti che sto provando.  Mi sento soffocare in questa sacca ma continuo ad urlare per la vita.

Mi hanno strappato la borsa dalle mani e hanno cominciato a spogliarmi. L’uomo che mi ha preso da dietro mi togli la felpa per poi mettere le mani sotto alla maglietta in cerca di contatto fisico ma l0unico contatto che riesce a trovare è quello con la stoffa della mia divisa di danza.  Impreca per non esser riuscito nel suo intento e il suo complice mi strappa letteralmente i vestiti restanti di dosso. L’unica cosa che mi ricopre ora è il mio body.

I due mi si strusciano addosso e posso ben sentire le loro evidenti erezioni da dietro i jeans. Mi buttano a terra  e io provo a cogliere l’opportunità per scappare. Cerco di alzarmi da terra ma uno dei due mi si getta addosso e comincia a muoversi sopra di me. Esplora sempre di più il mio corpo col le sue sudice mani finchè non trova l’entrata per la mia intimità. Entra con la mano sotto la stoffa dell’ultimo indumento che mi ritrovo addosso e comincia a stuzzicarmi continuando la sua violenta danza dentro al mio corpo. Mi rialzano da terra e il mio orientamento manca e la testa mi gira, ma anche da sotto il sacco di tela riesco ad immaginarmi i ghigni stampati sulle loro facce.

Il mio spavento cresce sempre di più e sono sempre più convinta di essere spacciata, quindi smetti di urlare e mi lascio sballottare tra i due uomini che godono di un inebriante piacere a fare quello che mi stanno affliggendo.

Riesco a pensare solo al fatto di voler morire piuttosto che continuare a sopportare quel supplizio.

Ho ormai perso tutte le speranze quando sento il lontananza la voce di un ragazzo che parla con qualcuno. Attendo, per paura di aver solo sognato quella voce e di fatto non sento risposta.

Poco dopo però, la sento di nuovo e successivamente di nuovo silenzio. Eccola una terza volta! Ma poi ancora silenzio. Quello che riesco a pensare , l’unica cosa a cui riesco a pensare è che sto diventando pazza. Ma anche che la persona a cui appartiene quella voce sia pazza.

I miei assalitori sono troppo presi per sentire questo sussurro, forse perché l’ho davvero immaginato … ma tentar non nuoce. Se io sento lui … anche lui sentirà me. Di sicuro.

“Aiuto!! Ti prego aiutami! Se puoi sentirmi non lasciarmi qui!” i miei assalitori mi tappano la bocca con una mano, ma la voglia di vivere è tornata e è troppa. Gli mordo le mani e loro urlano di dolore.

Poi l’ho sentita. L’ho sentita davvero una voce. Dei rumorosi e veloci passi sull’asfalto. “Lasciatela! Allontanatevi subito da lei!” I miei stupratori sentendo la voce del ragazzo lasciano il mio corpo e scappano a bordo dell’auto. Sento di nuovo la voce, vicina. “Pronto! Mandatemi subito un’ambulanza dietro la vecchia scuola di danza! Una ragazza è stata aggredita!” La voce è sempre più vicina finche non la sento sopra di me.

Il mio salvatore mi toglie il sacco dalla testa e mi posa qualcosa addosso per coprire il mio corpo seminudo e inerme. Poi mi prende tra le braccia e si sposta in un posto più al riparo dalla pioggia rispetto a quello. Si siede a terra e mi tiene tra le sue braccia accarezzandomi la schiena.

“Stai tranquilla ci sono qui io adesso, nessuno ti farà più del male” Queste sono le ultime cose che ricordo, poi c’è solo il Caos.

 

The lonely

Eccoci qui Aliens!

Allora che ne dite questo capitolo?? L’ho fatto un po' più lungo per farmi perdonare dell’assenza!

Fatemi sapere cosa ne pensate con una PICCOLA RECENSIONE perché altrimenti è inutile che vada avanti a scrivere se non so se vi piace o meno!

Bene e dato che so che non tutte leggete lo spazio autrice, ci terrei a sapere se almeno qualcuno lo ha letto! QUINDI! Scrivete MACACO nella recensione se avete letto! ;)

Alexis

  
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