Accelerò il passo,
lo sguardo che si
spostava ansiosamente da gli sfioriti alberi di ciliegio ai sentieri
del parco.
Non riusciva nemmeno a
ricordare il momento preciso in cui aveva perso di vista
Luthien, le si era allontanata in un attimo, probabilmente,
considerò cercando
di ironizzare, nel tentativo di rincorrere una farfalla o un bambino
con una
maglia dal colore particolarmente vivace..
Di solito non si
preoccupava se le si distanziava troppo, non aveva mai nemmeno
pensato di metterle il guinzaglio (o meglio, una volta aveva tentato
l’impresa,
ma dopo il quarto d’ora buono che le ci era voluto per
infilarglielo, cercando
di ignorare i guaiti di protesta e le occhiate supplicanti che le
lanciava,
aveva quasi perso un braccio per quanto tirava, e dopo quel tentativo
aveva
capito che non era il caso di insistere) e Luthien aveva sempre fatto
modo di
tornare da lei dopo poco.
In ogni caso, non si
sentiva affatto tranquilla, e anzi il pensiero che si
allontanasse dal parco e andasse a sperdersi per la città,
le bastava per
iniziare a sentire dei brividi freddi alle ginocchia e nelle mani.
Stava prendendo in
considerazione l’idea di chiamare qualcuno che
l’aiutasse,
quando vide, seduto su una panchina con le gambe a ciondoloni, un
ragazzino
dagli ondulati capelli biondi e gli occhi color cioccolata.
Senza essere realmente
interessata a darsi una risposta, si chiese cosa ci
facesse un bambino fuori da solo a quest’ora invece che stare
a scuola, ma gli
si avvicinò solo quando si rese conto che c’era la
possibilità che si fosse
perso o che magari avesse visto Luthien.
Quando ci furono solo
pochi passi a dividerli, lui si voltò verso la ragazza e
le domandò, con un sorriso tanto aperto da fargli rischiare
una paralisi
facciale: “Onee-chan, hai bisogno di qualcosa?”
All’inizio
Kimie si guardò intorno perplessa, immaginando che un saluto
così
informale non potesse di certo essere rivolto a lei, sebbene avesse
come
l’impressione di aver già avuto modo di vedere
quel viso, ma, resasi conto che
fatta eccezione per loro non c’era nessuno, gli rispose con
aria un po’
dubbiosa: “In effetti.. mi chiedevo se per caso avessi visto
un cane, ha il
pelo color terra ed è alto.. beh, diciamo che il suo garrese
mi arriva poco più
su del ginocchio” cercò di spiegarsi lei, poi lo
guardò, abbastanza sicura di
ricevere una risposta negativa.
“Oh..”
disse lui, spalancando gli occhioni mentre il suo labbro inferiore
iniziò tremare, fino a farle temere che scoppiasse a
piangere “Non riesci a
trovarlo?”
Con
l’impressione che avrebbe fatto meglio a restarsene per i
fatti suoi, Kimie
si limitò ad annuire, ansiosa.
“Non
preoccuparti!” esclamò lui, saltando
giù dalla panchina e afferrando la
sua mano “Ti aiuterò io a cercarlo”.
Mentre veniva tirata
per il polso dal ragazzino, il quale, con sua sorpresa,
era molto più forte di quanto la sua corporatura minuta e le
spalle sottili
l’avessero portata a pensare, cercò di
dissuaderlo, chiedendogli: “Ma non stavi
aspettando nessuno, seduto lì? E sei poi tua madre tornando
non ti vedrà più?
Non mi sembra il caso di farla preoccupare..”
A queste parole, lui
rise piano, una risata spensierata, da bambino: “Non
preoccuparti, nee-chan.. In realtà” ammise
“avevo promesso a Takashi di
aspettarlo là finché non fosse tornato col
gelato, ma adesso stiamo andando
proprio verso di lui, perché sono sicuro che vicino alla
fontana dove si trova
la gelateria ci saranno molte, molte più persone e che
riusciremo a trovare il
tuo cagnolino.. E poi così prendiamo un gelato anche per te,
quali sono i gusti
che preferisci, nee-chan?”
“D-direi
cocco e limone..” rispose lei, impressionata dal fatto che
fosse
riuscito a rivolgerle, senza mai fermarsi a prender fiato, una tale
sequela di
parole.
“In ogni
caso” aggiunse pochi istanti poco, aggrottando le
sopracciglia mentre
si chiedeva come avesse fatto a cacciarsi in quella assurda situazione,
e constatando
che a lei questo nome, Takashi, non diceva proprio nulla “
davvero, non ce n’è
bisogno..”
A queste parole, lui
le lasciò andare il braccio, ma le lanciò
un’occhiata
supplicante tanto dolce che la ragazza avrebbe potuto giurare di aver
visto
come dei piccoli fiorellini rosa librarsi attorno alla sua graziosa
figura,
un’aura a suo parere alquanto inquietante.
“ Ma oramai
siamo quasi arrivati.. e poi Takashi è tanto alto”
commentò il
ragazzino con l’aria di chi sta facendo una considerazione
tanto logica quanto
ovvia “che probabilmente se mi arrampicassi su di lui sarei
in grado di poter
osservare tutto il parco! Quindi vedi, riusciremo senza dubbio a vedere
il tuo
cane!” concluse con un altro sorriso.
Kimie, che
già riusciva a scorgere la fontana di cui aveva parlato
prima il
biondino e la folla di persone che si trovava attorno ad essa,
immaginò che
cercare anche lì non sarebbe stata una cattiva idea.
Annuì
piano, dando il suo assenso con un ok appena sospirato.
Arrivati vicino alla
gelateria, il ragazzino lanciò un occhiata deliziata ai
vassoi di gelati e, dopo aver spostato a malincuore lo sguardo, le
disse:
“Perfetto, ades..” ma si fermò quando
vide schiarirsi in un attimo lo sguardo
preoccupato che gravava sul viso della ragazza, la quale si
affrettò a
raggiungere un cane dagli occhi di un giallo intenso e scuro, simile a
quello
di una moneta d’oro.
Kimie si
ritrovò quasi a correre per il sollievo, grazie al cielo
quel
ragazzino aveva avuto ragione, e Luthien si trovava a una decina di
passi da
lei.
La raggiunse in
pochissimo e, piegate le ginocchia fino a far sfiorare la terra
all’orlo del suo vestito verde, mentre la cagna,
sfacciatamente ignara
dell’ansia che le aveva messo addosso, lasciava che la
ragazza l’abbracciasse,
seppellì il viso nel suo pelo morbido.
Staccatasi da lei
pochi secondi dopo, Kimie notò la presenza di
un’altra
persona, accovacciata anch’essa a pochi centimetri da lei.
I suoi occhi sorpresi
si specchiarono in quelli di un imperturbabile color
ebano di un ragazzo dall’aspetto straordinariamente posato.
Arrossendo leggermente
per quell’improvvisa vicinanza, si affrettò a
rimettersi
in piedi e anche lui, dopo aver dato un buffetto sul muso di Luthien,
fece lo
stesso.
Lo guardò
sempre più incuriosita, perché di solito la sua
cagna era del tutto
indifferente, se non infastidita dagli estranei, e questa era la prima
volta
che si lasciasse accarezzare da qualcuno che non fosse lei o Andrej.
“Takashi!”
La voce del bambino
che l’aveva accompagnata fin lì la fece girare di
scatto e,
con la coda dell’occhio, vede il ragazzo affianco a lei fare
lo stesso.
Li osservò
incuriosita, mentre il biondo si avvicinò a colui che
presumeva
fosse Takashi, le mani dietro la schiena e un aria spensierata, per poi
arrampicarsi – al momento non le venne in mente un termine
più appropriato –
sulla schiena di questo, lodandolo: “Sei stato davvero
bravissimo, come hai
fatto a trovare il cagnolino senza nemmeno sapere di doverlo
cercare?”
“Era seduto
su quel prato” rispose lui, indicando con lo sguardo
un’aiuola
vicina alla gelateria, con una voce calma e profonda che si adattava
alla
perfezione alla sua statura tanto elevata e i suoi lineamenti sobri e
decisi,
di una bellezza statuaria e imperturbabile.
Più o meno
l’opposto del ragazzino appollaiato su di lui.
Kimie era abbastanza
sicura che se li avesse visti prima, sicuramente non
avrebbe dimenticato un’accoppiata tanto particolare, eppure
aveva come questa
impressione..
Mentre la ragazza si
mordicchiava leggermente il labbro inferiore, pensosa, lui
concluse il suo discorso “ho pensato che potesse essere
affamato..”
“Io lo
sono” affermò con sicurezza il piccolino
“Takashi, ora che siamo tutti
qui.. andiamo a prenderci il gelato? E posso avere una coppetta con
solo panna
montata, oltre che al cono? E con delle fragole, se ce le
hanno..” aggiunse
poi, contando sulle piccole dita affusolate ciò che aveva
elencato.
“Nee-chan,
vieni con noi, no?”
Sentendosi chiamata in
causa, e non sapendo bene con che scusa declinare
l’offerta, si limitò ad annuire “Con
piacere..”
Il biondo scese con un
salto dalle spalle del ragazzo e iniziò a camminare a
passo spedito, seguito da loro a poca distanza.
“Questo cane
è suo, signorina Amamiya?” quando il ragazzo, che
le era sembrato
una persona tanto taciturna, le parlò, chiamandola tra
l’altro per il suo
cognome senza che si fosse presentata, si girò verso di lui,
senza smettere di
camminare, un po’ sorpresa.
“Si”
annuì accennando un sorriso: “grazie per avermi
aiutata a ritrovarla”
disse lanciando un occhiata a Luthien, che camminava lenta tra di loro,
quasi
per assicurarsi che non scomparisse di nuovo.
“Scusate la
mia dimenticanza, ma per caso ci siamo già visti
signor..?” gli
chiese lei, lasciando in sospeso la domanda, non sapendo bene come
concluderla.
“Sono
Takashi Morinozuka” si presentò lui, lo sguardo
che fissava immobile un
punto immaginario di fronte a lui “e anche se noi non ne
abbiamo avuto
l’occasione, ho conosciuto suo fratello”
“Capisco”
disse Kimie, senza aggiungere altro.
Anche a un osservatore
meno attento di lei, sarebbe stato chiaro che Morinozuka
non era una persona da definire loquace, e non voleva obbligarlo a
rifilarle
una serie di frasi di circostanza.
Un pensiero improvviso
le fece spalancare gli occhi quando, ricordatasi di
averli visti una volta in foto, realizzò che il ragazzino
biondo dovesse essere
Mitsukuni Haninozuka.
Quindi, mentre
Morinozuka si diresse senza dire nulla a fare la fila per il
gelato, chiese al biondo: “Ma allora.. Haninozuka-kun.. lei
sarebbe un mio
senpai?!”
Haninozuka,
guardandola dall’alto del suo metro e cinquanta, le rispose
con la
sua voce da bambino, incrociando con aria compunta le braccia sul
petto: “Certo
che sì! Non si vede, per caso?”
Kimie cercò
di nascondere la sua risata, portandosi una mano sulla bocca e
scuotendo la testa “Affatto”
“Ma”
aggiunse lui, prendendo posto attorno a uno dei tavolini bianchi
all’aperto di proprietà del gelataio, riparato da
un ombrellone verde “non c’è
bisogno di essere così formali.. Qual è il tuo
nome?”
“Kimie”
rispose la ragazza, imitandolo e sedendosi su una delle due sedie
ancora libere mentre Luthien si accoccolava vicino a lei
“Allora,
posso chiamarti Kimi-chan? Io sono Honey, lui è
Mori” disse lui
sorridendo e indicando Morinozuka, che nel frattempo si era avvicinato
assieme
a un cameriere che portava tre coppe sul un vassoio nero.
Quattro, se si contava
anche quella riempita interamente di fragole e panna, e
in più un piattino con un paio di biscotti dal colore scuro
che, dopo che il
vassoio fu posato tavolino, Morinozuka le chiese se poteva dare al suo
cane.
“A
Luthien?” chiese lei “Certo, è sempre
così affamata che le farà sicuramente
piacere. Grazie mille Morinoz..” si fermò
all’occhiata di rimprovero che le
lanciò il biondo e si corresse con riluttanza
“Mori-senpai.. ma posso davvero
chiamarti così?”
In fondo non si
conoscevano da più che da un paio di minuti e, che lei
ricordasse, fatta eccezione per delle sue amiche delle elementari,
nessuno
l’aveva mai chiamata in un modo tanto informale, almeno non
in Giappone.
Lui annuì
come se la cosa non l’interessasse particolarmente, e dopo
aver
spezzato un biscotto sul palmo della mano, l’offrì
alla cagna.
A osservarlo
attentamente, sembrava davvero a suo agio a stare vicino a un
animale che di solito a causa del suo aspetto da lupo, nonostante fosse
ancora
piccolo di stazza, intimoriva un po’ tutti e, a giudicare
dall’aria giocosa di
Luthien, doveva essere davvero una persona che ci sapeva fare con gli
animali.
“Ma
insomma!” esclamò Honey, facendola voltare
nuovamente verso di lui “non
mangiate i vostri gelati? Se si sciogliessero sarebbe uno
spreco..” commentò
poi con aria triste.
“Puoi
prendere il mio, non ho fame” rispose Mori-senpai, e il
piccoletto non se
lo fece ripetere due volte, allungando prontamente un braccio sul
tavolo per
afferrare la sua nuova coppa, le guance ancora sporche di panna montata.
Abbassando lo sguardo
sulla sua, Kimie constatò che in effetti era il caso di
iniziare a mangiarla.
Prese una piccola
cucchiaiata dalla pallina al gusto di fragola, osservando
come minimo impressionata Honey finire la sua con aria soddisfatta (ma
come era
possibile che mangiasse così in fretta?!).
Il rumore di delle
campane le fece capire che era già mezzogiorno, e a quel
suono Honey mise su un’espressione leggermente imbronciata,
mentre Mori si
alzava, a suo malgrado.
“Ne,
Kimi-chan.. tra dieci minuti riprendono le nostre lezioni, quindi
dobbiamo
proprio andare..” disse Honey con aria mogia, mentre lei
l’osservava ancora
stupita dal sentire una persona dall’aspetto così
infantile parlare dei suoi
studi universitari “Ma mi ha fatto davvero piacere
incontrarti, sono sicuro che
avremo presto un’altra occasione per vederci”
concluse sorridendo di nuovo.
“Assolutamente”
confermò Mori, lanciando a Luthien uno sguardo che avrebbe
potuto definire appassionato.
Erano arrivate da un
solo giorno, eppure la sua cagna già faceva conquiste.. Impressionante,
non ha davvero perso tempo pensò con un
sorriso.
Con sua sorpresa,
Honey la salutò con un veloce bacio sulla guancia,
lasciandole addosso un penetrante odore di fragole, mentre Mori si
congedò con
un più neutro segno del capo.
Li vide allontanarsi,
e notò che dandole le spalle la loro differenza
d’altezza
era ancora più evidente, anche se doveva ammettere che il
biondino, grazie alla
sua andatura saltellante, guadagnava un paio di centimetri.
Rimasta sola col suo
gelato e la silenziosa compagnia di Luthien, spilluzzicò
il cibo ancora un po’, poi, sebbene non avesse
l’intenzione di sprecare quel
dolce, sentì il suo stomaco chiudersi e lo lasciò
lì con un piccolo sospiro.
Chissà cosa
staranno facendo a San Pietroburgo.. là saranno ancora le
sette,
probabilmente fatta eccezione per Nikolaj, dormiranno ancora si disse
sorridendo tra sé e sé.
Si alzò in
fretta, come a voler mettere quanta più distanza dal velo di
malinconia che minacciava di avvolgerla, e, dopo aver perso un altro
po’ di
tempo girando per la piazza ad osservare i passanti muoversi, lenti o
veloci,
spinti da necessità che lei poteva solo immaginare, si
diresse con un sospiro
verso l’albergo.
Ho
pubblicato quasi subito questo secondo capitolo (anche
se temo che mi sarebbe convenuto riguardarmelo ancora
>.<) perché,
dovendo partire per due settimane, non avrei avuto
l'opportunità di farlo per
un po'..
Ringrazio le persone che hanno messo questa storia tra le ricordate, le
seguite
o che l'hanno anche solo letta, ma mi farebbe davvero piacere
ricevere un
commento, specie perché la cosa che vorrei più di
tutte, pubblicando questo
racconto, sarebbe riuscire a migliorare il mio modo di scrivere (che al
momento
- me lo dico da sola - non è dei migliori ^^")