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Autore: Alexiels    01/07/2012    2 recensioni
Sovrappensiero, sollevò la sottile tazza di porcellana bianca.
Al suo interno il Lung Ching continuava a rigirarsi lento, come se fosse smeraldo liquido, e la ragazza ne sentiva l’aroma fresco diffondersi per la sala assieme a leggere volute di vapore.
Improvvisamente, a dispetto delle voci che risuonavano tra le mura color avorio dell'Host Club, in lei si fece strada un’intuizione silenziosa che per un attimo ovattò ogni altro suono.
Anche se aveva sempre considerato molto simili le loro condizioni, le bastò un attimo per notare che invece lei aveva avuto la libertà di sottrarsi, con disinteresse e noncuranza, all’imprescindibile e prescritta scelta a cui Kyouya si era da sempre sentito vincolato.
Quella tra bianco o nero, successo o mediocrità, ereditare o meno la compagnia della propria famiglia.
Lui la poteva chiamare scommessa, viverla con l’aristocratica indifferenza con cui avrebbe partecipato a un gioco, eppure Kimie continuava a pensare che sarebbe dovuto essere asfissiante, trascorrere la propria vita nei precisi e invalicabili confini in cui lui l’aveva relegata.

Ammetto di aver pubblicato questa ff per obbligarmi a finirla: non volevo archiviare un'altra storia incompleta.
Nondimeno, mi piacerebbe sentire il vostro parere ;)
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Accelerò il passo, lo sguardo che si spostava ansiosamente da gli sfioriti alberi di ciliegio ai sentieri del parco.
Non riusciva nemmeno a ricordare il momento preciso in cui aveva perso di vista Luthien, le si era allontanata in un attimo, probabilmente, considerò cercando di ironizzare, nel tentativo di rincorrere una farfalla o un bambino con una maglia dal colore particolarmente vivace..
Di solito non si preoccupava se le si distanziava troppo, non aveva mai nemmeno pensato di metterle il guinzaglio (o meglio, una volta aveva tentato l’impresa, ma dopo il quarto d’ora buono che le ci era voluto per infilarglielo, cercando di ignorare i guaiti di protesta e le occhiate supplicanti che le lanciava, aveva quasi perso un braccio per quanto tirava, e dopo quel tentativo aveva capito che non era il caso di insistere) e Luthien aveva sempre fatto modo di tornare da lei dopo poco.
In ogni caso, non si sentiva affatto tranquilla, e anzi il pensiero che si allontanasse dal parco e andasse a sperdersi per la città, le bastava per iniziare a sentire dei brividi freddi alle ginocchia e nelle mani.
Stava prendendo in considerazione l’idea di chiamare qualcuno che l’aiutasse, quando vide, seduto su una panchina con le gambe a ciondoloni, un ragazzino dagli ondulati capelli biondi e gli occhi color cioccolata.
Senza essere realmente interessata a darsi una risposta, si chiese cosa ci facesse un bambino fuori da solo a quest’ora invece che stare a scuola, ma gli si avvicinò solo quando si rese conto che c’era la possibilità che si fosse perso o che magari avesse visto Luthien.
Quando ci furono solo pochi passi a dividerli, lui si voltò verso la ragazza e le domandò, con un sorriso tanto aperto da fargli rischiare una paralisi facciale: “Onee-chan, hai bisogno di qualcosa?”
All’inizio Kimie si guardò intorno perplessa, immaginando che un saluto così informale non potesse di certo essere rivolto a lei, sebbene avesse come l’impressione di aver già avuto modo di vedere quel viso, ma, resasi conto che fatta eccezione per loro non c’era nessuno, gli rispose con aria un po’ dubbiosa: “In effetti.. mi chiedevo se per caso avessi visto un cane, ha il pelo color terra ed è alto.. beh, diciamo che il suo garrese mi arriva poco più su del ginocchio” cercò di spiegarsi lei, poi lo guardò, abbastanza sicura di ricevere una risposta negativa.
“Oh..” disse lui, spalancando gli occhioni mentre il suo labbro inferiore iniziò tremare, fino a farle temere che scoppiasse a piangere “Non riesci a trovarlo?”
Con l’impressione che avrebbe fatto meglio a restarsene per i fatti suoi, Kimie si limitò ad annuire, ansiosa.
“Non preoccuparti!” esclamò lui, saltando giù dalla panchina e afferrando la sua mano “Ti aiuterò io a cercarlo”.
Mentre veniva tirata per il polso dal ragazzino, il quale, con sua sorpresa, era molto più forte di quanto la sua corporatura minuta e le spalle sottili l’avessero portata a pensare, cercò di dissuaderlo, chiedendogli: “Ma non stavi aspettando nessuno, seduto lì? E sei poi tua madre tornando non ti vedrà più? Non mi sembra il caso di farla preoccupare..”
A queste parole, lui rise piano, una risata spensierata, da bambino: “Non preoccuparti, nee-chan.. In realtà” ammise “avevo promesso a Takashi di aspettarlo là finché non fosse tornato col gelato, ma adesso stiamo andando proprio verso di lui, perché sono sicuro che vicino alla fontana dove si trova la gelateria ci saranno molte, molte più persone e che riusciremo a trovare il tuo cagnolino.. E poi così prendiamo un gelato anche per te, quali sono i gusti che preferisci, nee-chan?”
“D-direi cocco e limone..” rispose lei, impressionata dal fatto che fosse riuscito a rivolgerle, senza mai fermarsi a prender fiato, una tale sequela di parole.
“In ogni caso” aggiunse pochi istanti poco, aggrottando le sopracciglia mentre si chiedeva come avesse fatto a cacciarsi in quella assurda situazione, e constatando che a lei questo nome, Takashi, non diceva proprio nulla “ davvero, non ce n’è bisogno..”
A queste parole, lui le lasciò andare il braccio, ma le lanciò un’occhiata supplicante tanto dolce che la ragazza avrebbe potuto giurare di aver visto come dei piccoli fiorellini rosa librarsi attorno alla sua graziosa figura, un’aura a suo parere alquanto inquietante.
“ Ma oramai siamo quasi arrivati.. e poi Takashi è tanto alto” commentò il ragazzino con l’aria di chi sta facendo una considerazione tanto logica quanto ovvia “che probabilmente se mi arrampicassi su di lui sarei in grado di poter osservare tutto il parco! Quindi vedi, riusciremo senza dubbio a vedere il tuo cane!” concluse con un altro sorriso.
Kimie, che già riusciva a scorgere la fontana di cui aveva parlato prima il biondino e la folla di persone che si trovava attorno ad essa, immaginò che cercare anche lì non sarebbe stata una cattiva idea.
Annuì piano, dando il suo assenso con un ok appena sospirato.
Arrivati vicino alla gelateria, il ragazzino lanciò un occhiata deliziata ai vassoi di gelati e, dopo aver spostato a malincuore lo sguardo, le disse: “Perfetto, ades..” ma si fermò quando vide schiarirsi in un attimo lo sguardo preoccupato che gravava sul viso della ragazza, la quale si affrettò a raggiungere un cane dagli occhi di un giallo intenso e scuro, simile a quello di una moneta d’oro.
Kimie si ritrovò quasi a correre per il sollievo, grazie al cielo quel ragazzino aveva avuto ragione, e Luthien si trovava a una decina di passi da lei.
La raggiunse in pochissimo e, piegate le ginocchia fino a far sfiorare la terra all’orlo del suo vestito verde, mentre la cagna, sfacciatamente ignara dell’ansia che le aveva messo addosso, lasciava che la ragazza l’abbracciasse, seppellì il viso nel suo pelo morbido.
Staccatasi da lei pochi secondi dopo, Kimie notò la presenza di un’altra persona, accovacciata anch’essa a pochi centimetri da lei.
I suoi occhi sorpresi si specchiarono in quelli di un imperturbabile color ebano di un ragazzo dall’aspetto straordinariamente posato.
Arrossendo leggermente per quell’improvvisa vicinanza, si affrettò a rimettersi in piedi e anche lui, dopo aver dato un buffetto sul muso di Luthien, fece lo stesso.
Lo guardò sempre più incuriosita, perché di solito la sua cagna era del tutto indifferente, se non infastidita dagli estranei, e questa era la prima volta che si lasciasse accarezzare da qualcuno che non fosse lei o Andrej.
“Takashi!”
La voce del bambino che l’aveva accompagnata fin lì la fece girare di scatto e, con la coda dell’occhio, vede il ragazzo affianco a lei fare lo stesso.
Li osservò incuriosita, mentre il biondo si avvicinò a colui che presumeva fosse Takashi, le mani dietro la schiena e un aria spensierata, per poi arrampicarsi – al momento non le venne in mente un termine più appropriato – sulla schiena di questo, lodandolo: “Sei stato davvero bravissimo, come hai fatto a trovare il cagnolino senza nemmeno sapere di doverlo cercare?”
“Era seduto su quel prato” rispose lui, indicando con lo sguardo un’aiuola vicina alla gelateria, con una voce calma e profonda che si adattava alla perfezione alla sua statura tanto elevata e i suoi lineamenti sobri e decisi, di una bellezza statuaria e imperturbabile.
Più o meno l’opposto del ragazzino appollaiato su di lui.
Kimie era abbastanza sicura che se li avesse visti prima, sicuramente non avrebbe dimenticato un’accoppiata tanto particolare, eppure aveva come questa impressione..
Mentre la ragazza si mordicchiava leggermente il labbro inferiore, pensosa, lui concluse il suo discorso “ho pensato che potesse essere affamato..”
“Io lo sono” affermò con sicurezza il piccolino “Takashi, ora che siamo tutti qui.. andiamo a prenderci il gelato? E posso avere una coppetta con solo panna montata, oltre che al cono? E con delle fragole, se ce le hanno..” aggiunse poi, contando sulle piccole dita affusolate ciò che aveva elencato.
“Nee-chan, vieni con noi, no?”
Sentendosi chiamata in causa, e non sapendo bene con che scusa declinare l’offerta, si limitò ad annuire “Con piacere..”
Il biondo scese con un salto dalle spalle del ragazzo e iniziò a camminare a passo spedito, seguito da loro a poca distanza.
“Questo cane è suo, signorina Amamiya?” quando il ragazzo, che le era sembrato una persona tanto taciturna, le parlò, chiamandola tra l’altro per il suo cognome senza che si fosse presentata, si girò verso di lui, senza smettere di camminare, un po’ sorpresa.
“Si” annuì accennando un sorriso: “grazie per avermi aiutata a ritrovarla” disse lanciando un occhiata a Luthien, che camminava lenta tra di loro, quasi per assicurarsi che non scomparisse di nuovo.
“Scusate la mia dimenticanza, ma per caso ci siamo già visti signor..?” gli chiese lei, lasciando in sospeso la domanda, non sapendo bene come concluderla.
“Sono Takashi Morinozuka” si presentò lui, lo sguardo che fissava immobile un punto immaginario di fronte a lui “e anche se noi non ne abbiamo avuto l’occasione, ho conosciuto suo fratello”
“Capisco” disse Kimie, senza aggiungere altro.
Anche a un osservatore meno attento di lei, sarebbe stato chiaro che Morinozuka non era una persona da definire loquace, e non voleva obbligarlo a rifilarle una serie di frasi di circostanza.
Un pensiero improvviso le fece spalancare gli occhi quando, ricordatasi di averli visti una volta in foto, realizzò che il ragazzino biondo dovesse essere Mitsukuni Haninozuka.
Quindi, mentre Morinozuka si diresse senza dire nulla a fare la fila per il gelato, chiese al biondo: “Ma allora.. Haninozuka-kun.. lei sarebbe un mio senpai?!”
Haninozuka, guardandola dall’alto del suo metro e cinquanta, le rispose con la sua voce da bambino, incrociando con aria compunta le braccia sul petto: “Certo che sì! Non si vede, per caso?”
Kimie cercò di nascondere la sua risata, portandosi una mano sulla bocca e scuotendo la testa “Affatto”
“Ma” aggiunse lui, prendendo posto attorno a uno dei tavolini bianchi all’aperto di proprietà del gelataio, riparato da un ombrellone verde “non c’è bisogno di essere così formali.. Qual è il tuo nome?”
“Kimie” rispose la ragazza, imitandolo e sedendosi su una delle due sedie ancora libere mentre Luthien si accoccolava vicino a lei
“Allora, posso chiamarti Kimi-chan? Io sono Honey, lui è Mori” disse lui sorridendo e indicando Morinozuka, che nel frattempo si era avvicinato assieme a un cameriere che portava tre coppe sul un vassoio nero.
Quattro, se si contava anche quella riempita interamente di fragole e panna, e in più un piattino con un paio di biscotti dal colore scuro che, dopo che il vassoio fu posato tavolino, Morinozuka le chiese se poteva dare al suo cane.
“A Luthien?” chiese lei “Certo, è sempre così affamata che le farà sicuramente piacere. Grazie mille Morinoz..” si fermò all’occhiata di rimprovero che le lanciò il biondo e si corresse con riluttanza “Mori-senpai.. ma posso davvero chiamarti così?”
In fondo non si conoscevano da più che da un paio di minuti e, che lei ricordasse, fatta eccezione per delle sue amiche delle elementari, nessuno l’aveva mai chiamata in un modo tanto informale, almeno non in Giappone.
Lui annuì come se la cosa non l’interessasse particolarmente, e dopo aver spezzato un biscotto sul palmo della mano, l’offrì alla cagna.
A osservarlo attentamente, sembrava davvero a suo agio a stare vicino a un animale che di solito a causa del suo aspetto da lupo, nonostante fosse ancora piccolo di stazza, intimoriva un po’ tutti e, a giudicare dall’aria giocosa di Luthien, doveva essere davvero una persona che ci sapeva fare con gli animali.
“Ma insomma!” esclamò Honey, facendola voltare nuovamente verso di lui “non mangiate i vostri gelati? Se si sciogliessero sarebbe uno spreco..” commentò poi con aria triste.
“Puoi prendere il mio, non ho fame” rispose Mori-senpai, e il piccoletto non se lo fece ripetere due volte, allungando prontamente un braccio sul tavolo per afferrare la sua nuova coppa, le guance ancora sporche di panna montata.
Abbassando lo sguardo sulla sua, Kimie constatò che in effetti era il caso di iniziare a mangiarla.
Prese una piccola cucchiaiata dalla pallina al gusto di fragola, osservando come minimo impressionata Honey finire la sua con aria soddisfatta (ma come era possibile che mangiasse così in fretta?!).

Il rumore di delle campane le fece capire che era già mezzogiorno, e a quel suono Honey mise su un’espressione leggermente imbronciata, mentre Mori si alzava, a suo malgrado.
“Ne, Kimi-chan.. tra dieci minuti riprendono le nostre lezioni, quindi dobbiamo proprio andare..” disse Honey con aria mogia, mentre lei l’osservava ancora stupita dal sentire una persona dall’aspetto così infantile parlare dei suoi studi universitari “Ma mi ha fatto davvero piacere incontrarti, sono sicuro che avremo presto un’altra occasione per vederci” concluse sorridendo di nuovo.
“Assolutamente” confermò Mori, lanciando a Luthien uno sguardo che avrebbe potuto definire appassionato.
Erano arrivate da un solo giorno, eppure la sua cagna già faceva conquiste.. Impressionante, non ha davvero perso tempo pensò con un sorriso.
Con sua sorpresa, Honey la salutò con un veloce bacio sulla guancia, lasciandole addosso un penetrante odore di fragole, mentre Mori si congedò con un più neutro segno del capo.
Li vide allontanarsi, e notò che dandole le spalle la loro differenza d’altezza era ancora più evidente, anche se doveva ammettere che il biondino, grazie alla sua andatura saltellante, guadagnava un paio di centimetri.
Rimasta sola col suo gelato e la silenziosa compagnia di Luthien, spilluzzicò il cibo ancora un po’, poi, sebbene non avesse l’intenzione di sprecare quel dolce, sentì il suo stomaco chiudersi e lo lasciò lì con un piccolo sospiro.
Chissà cosa staranno facendo a San Pietroburgo.. là saranno ancora le sette, probabilmente fatta eccezione per Nikolaj, dormiranno ancora si disse sorridendo tra sé e sé.
Si alzò in fretta, come a voler mettere quanta più distanza dal velo di malinconia che minacciava di avvolgerla, e, dopo aver perso un altro po’ di tempo girando per la piazza ad osservare i passanti muoversi, lenti o veloci, spinti da necessità che lei poteva solo immaginare, si diresse con un sospiro verso l’albergo.

Ho pubblicato quasi subito questo secondo capitolo (anche se temo che mi sarebbe convenuto riguardarmelo ancora >.<) perché, dovendo partire per due settimane, non avrei avuto l'opportunità di farlo per un po'..
Ringrazio le persone che hanno messo questa storia tra le ricordate, le seguite o che l'hanno anche solo letta, ma mi farebbe davvero piacere ricevere un commento, specie perché la cosa che vorrei più di tutte, pubblicando questo racconto, sarebbe riuscire a migliorare il mio modo di scrivere (che al momento - me lo dico da sola - non è dei migliori ^^")


  
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