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Autore: BellatrixWolf    01/07/2012    2 recensioni
Ebbene sì, una Evil Xena.
Un warlord spietato, una schiava, un complotto.
Genere: Angst, Dark, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Altro Personaggio, Gabrielle, Xena
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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Ebbene, rieccomi. Wow, due storie di seguito. E forse ancora qualcosa, chissà?
Comunque sia, questa è una fic che ho iniziato a scrivere da mia nonna qualche tempo fa, e non ero sicurissima sul pubblicarla. Ma devo dire che ora ho compreso che direzione dare alla storia, quindi va bene. Sto lavorando, con questa, a ben quattro long, di cui due su Xena, una su Lucy e Renèe (e quindi, Xena) ed un'originale in cui un personaggio è ispirato a Lucy Lawless. Sarò fissata? Oh, well. Enjoy!
P.S.: Una recensione, ogni tanto, non farebbe male <3




Nella stanza del warlord le finestre sono coperte da veli che fanno trasparire solo pochi, deboli raggi di sole.

Nella stanza del warlord l'aria è pesante di fumo e tormento.

Nella stanza del warlord risuonano grida di dolore.

La fioca luce ne illumina solo il profilo, le labbra carnose, gli zigomi alti, l'occhio ceruleo, i capelli corvini. Siede su di un letto regale, ai cui piedi c'è una giovane donna. Gli occhi verdi sono lucidi di lacrime, il volto da bimba cresciuta troppo in fretta è pieno di ferite e cicatrici, così come il resto del suo corpo, coperto solo dai lunghi capelli biondi e da un collare che le cinge il collo come una lugubre collana metallica e nera.

“Ti ho detto ALZATI!” il warlord grida furente, strattonando la catena collegata al collare e facendo nuovamente gemere la ragazza. Una lacrima. Un gemito. Un tremito.

Il warlord è furente, si alza di scatto e tira la catena, costringendo la ragazza a salire e a mettersi in piedi. Lei si erge sulle gambe malferme, doloranti, trattenendo a stento un singhiozzo.

“Brava ragazza.” Con un ghigno ed un ennesimo strattone avvicina il volto della bionda e la bacia. Un bacio possessivo, un bacio amaro, un bacio penoso, un bacio senza alcun sentimento ma solo desiderio.

“Ti.. prego...” è l'unica cosa che riesce a dire la giovane donna, pochi secondi dopo.

Il warlord la guarda, sollevando un sopracciglio.

“Ti prego?” ripete piano, poi prende la frusta. “Quante...” frustata, gemito “...volte...” frustata, gemito “...te lo devo dire, Gabrielle?”

Incapace di resistere oltre, Gabrielle scoppia in lacrime.

“SII FORTE!” Urla il warlord. Frustata. Strattone. “SMETTILA DI PIANGERE!”

“Xe...na...”

“Non...” Frustata, gemito “OSARE!” Xena la colpisce con l'impugnatura della frusta nello stomaco, facendola tossire forte. “Vattene. Torna nelle tue stanze.” Xena lancia la frusta sul letto e libera Gabrielle, spingendola verso la porta. A fatica, la ragazza esce e viene scortata nella sua stanza dalle guardie.

Xena, rimasta sola, grida furente. Perché quella ragazza continua ad essere così impertinente? Forse non è poi così debole. Ma piange, chiede pietà, grida. La sua carne si taglia facilmente, la sua testa si china facilmente, la sua volontà continua ad emergere.

Chissà come mai Xena non l'ha ancora uccisa per la sua impertinenza. Se lo chiede spesso, dopotutto si tratta solo di una schiava, una delle tante, conquistata a Potidaea. L'ha presa come un trofeo, la donna più bella del piccolo paesino, la ragazza più tenace che avesse mai incontrato.

Si era sacrificata. Si era sacrificata per le altre. Aveva implorato il warlord di risparmiare le sue compagne in cambio della sua fedeltà.

Xena aveva stranamente accettato ed aveva mantenuto la sua parola, e così anche Gabrielle; la ragazza era fedele al warlord, forse la più fedele: non aveva mai cercato di scappare, non aveva mai chiesto nulla. Ma non si era mai piegata del tutto: nonostante avesse perso l'innocenza, la libertà, l'onore, ha sempre mantenuto quella forza, quella luce interiore che la rende unica.

“Signora.” Un soldato apre la porta, petto gonfio, testa china.

“Dimmi Meconius.” la donna si alza, guardandolo, intimidendolo, così come in un branco di lupi il maschio alfa intimidisce gli altri per confermare la sua supremazia. Meconius è il soldato più vicino a Xena, quasi un amico. Quasi.

“Un mercante. Chiede di voi.”

“Fallo entrare.”

Il soldato si congeda con un inchino ed esce. Poco dopo, alla porta compare un omino dai capelli bianchi ed i vestiti preziosi.

“Grande Xena.” anche il piccolo uomo si inchina, ossequioso. “Sono qui per conto di Dedalo.”

“Cosa vuole?” il warlord non ha tempo da perdere.

“Ha sentito che voi avete le migliori schiave... e sarebbe interessato a comprarne alcune.”

Xena annuisce e fa un gesto con la mano. “Bene. Vieni con me.”

Un altro inchino, poi l'uomo fa passare il warlord, che lo conduce per un corridoio illuminato da alcune torce.

Alla fine del corridoio, una grande stanza con svariati cuscini, tende, una vasca fumante e svariate donne vestite riccamente, intente a parlare, riposarsi, lavarsi.

Con un ampio gesto del braccio, Xena indica le schiave. “Scegli.”

Il mercante si guarda attorno stupito e compiaciuto, iniziando a girare tra le ragazze.

“Lei è Lyn, viene dal Celeste Impero.” il warlord inizia a presentare la merce, prendendo per i capelli una delle schiave. “Una ragazza giovane e forte.”

L'uomo scuote la testa, non è soddisfatto.

Xena lascia i capelli di Lyn con un colpo e si avvicina ad una mora dagli occhi scuri. “Shana, viene da oltremare, merce rara.”

L'uomo scuote la testa, non è ancora soddisfatto.

Xena inizia a spazientirsi. Afferra il braccio di una ragazza giovane e bella, tirandola su con la forza. “Un'amazzone, selvaggia come un cavallo, ma facile da addomesticare se sai come farlo.”

L'uomo scuote la testa, nuovamente non è soddisfatto.

“E allora chi?” sbuffa il warlord, infastidita.

Il mercante si volta e nota una biondina seduta in un angolo, solitaria, vestita d'oro e argento. “Cosa mi dice di... lei?” la indica con un cenno.

Xena guarda nella direzione indicatele e sgrana gli occhi. “No.” risponde seccamente.

“Sarei pronto ad offrire molto. Oro, argento, armi...”

“Ho detto di no.”
“Ma...”

“NO. Lei è mia.” ringhia voltandosi verso l'omino che mai si era sentito così piccolo.

“Capisco... Opterò per l'amazzone, allora.”

I due contrattano sul prezzo, poi Xena viene pagata e la merce venduta.

L'omino se ne va soddisfatto, la nuova schiava a seguito, e Xena fa per andarsene quando

“Signora...” la bionda si era avvicinata, le altre la guardavano stupefatte.

“Come osi rivolgermi la parola, Gabrielle?” il warlord si volta di scatto tirandole una sberla. “Cosa vuoi?”

“Perché non mi ha voluta vendere?” Gabrielle china la testa, coprendosi la guancia dolorante con la mano.

“I miei affari non sono cosa che ti riguarda.” sbraita Xena, furente. “Ora torna al tuo posto, e fai che non te lo debba ripetere.”

Gabrielle fa un piccolo inchino e, senza rialzare lo sguardo, torna nell'angolo, con una lacrima che le riga il volto.

 

Giorni sono passati da quando il mercante di schiavi si è presentato, e la povera Gabrielle ancora non è riuscita a capire il comportamento della sua padrona. Ma questo non le deve interessare, gli affari del warlord non sono cose che la riguardano si ripete, ma non fa che ripensare alle fiamme in quegli occhi di ghiaccio quando il malcapitato omino aveva osato chiedere la sua Gabrielle. La giovane spesso si chiedeva come mai fosse ancora viva. Se lo chiede ancora una volta. Certo, è fedele, però è anche una ribelle, nel suo piccolo. Tuttavia, nonostante i maltrattamenti da parte della padrona, Gabrielle non ha mai cercato... desiderato di scappare. Certo, forse è la paura a trattenerla, sa bene cosa succede a chi cerca di fuggire dalla padrona. Voci dicono che la Morte stessa sia più desiderabile, e persino l'animo forte di Gabrielle non ha il coraggio di tentare. Ma lei sa che c'è qualcos'altro che la lega a quel luogo. Qualcosa che lei ancora non comprende, vero, ma qualcosa è.

Dalla sua stanza, forse una delle più belle del palazzo tra quelle riservate alla schiavitù, persino la più bella, ode dei passi. E' notte, ed è raro sentire passi nella notte, a meno che non stiano arrivando guai. Nel suo giaciglio, la ragazza si volta verso il muro dando le spalle alla porta, nascondendo gli occhi di prato aperti e ansiosi, sperando di non essere presa violentemente nel cuore della notte. Nella sua veglia allerta sente delle voci, voci di uomini che bisbigliano.

“Domani sarà la notte della svolta. Xena perirà per mano nostra, gente! E finalmente saremo noi a comandare. La mia prima schiava sarà la sua amata Gabrielle, ahah! La farò mia, dato che non potrà certo essere la schiava personale di un warlord morto!” esclama un uomo dalla voce roca. Gabrielle trasale. E' vero, la sua padrona è un crudele tiranno, ma nella sua crudeltà ha una morale. Ed è gentile con lei, anche se in maniera molto velata. Effettivamente, più che gentile, è meno brutale. I suoi soldati, invece, sono bestie. Gabrielle li conosce, sono cani che senza Xena sarebbero capaci delle peggio cose. Gabrielle comprende che Xena è il male minore.

“Sì! Sì! Io voglio il suo chakram!”

“Ma se nemmeno lo sai usare?”
“Lo venderò, allora. Chissà quanto denaro frutterà!”

“Ahah lasciatemi il suo corpo, che voglio divertirmi”.

Contando le voci, dovrebbero essere cinque o sei uomini. Una voce, in particolare, le è familiare, ma non riesce ad identificarla.

Gli uomini lentamente si allontanano, continuando il discorso ed arricchendolo con versi bestiali.

Gabrielle non riesce a dormire, e si alza. La porta è chiusa, come sempre, anche se lei sa come aprirla. Si dirige però verso la finestra, guardando la luna nel cielo stellato.

“Cosa fare?” si chiede. “Dovrei avvisarla, forse. Dopotutto, Xena è mille volte meglio di quei cani.” scuote la testa, abbassando lo sguardo. “Mi ha permesso di imparare a leggere e a scrivere. Mi incoraggia ad essere forte. Certo, i suoi modi sono brutali e feroci, ma saranno sempre migliori dei loro.” torna a guardare la luna e sospira. “Devo dirglielo.”

Si chiede se sia saggio uscire ed andare dalla padrona durante la notte, e conclude che equivarrebbe al suicidio. Attenderà il mattino, sì. Avrà occasione di parlarle. Dovrà usare umiltà e sottomissione, altrimenti l'unico risultato sarebbe il linciaggio.

Guarda il giaciglio, poi la porta. Torna a sdraiarsi, cercando di prendere sonno, e dopo minuti che paiono ore si addormenta.

  
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