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Autore: MoonAndRachel    01/07/2012    1 recensioni
Nelle terre di Diaforetikés si rincorrono leggende oscure. Licantropi, Angeli e Demoni vivono nelle stesse favole.
Ma se non fossero favole? Se fosse una realtà tenuta nascosta troppo a lungo? Quali segreti si celano dietro l'enorme catello del Re dell'Ovest?
Cosa succederà quando gli occhi di Blanche incontreranno quelli del Licantropo Gabriel? Si può combattere il destino di qualcun altro?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Definitivo
- CAPITOLO 2 -
L'INCONTRO





Appena sveglia, Blanche volse lo sguardo alla finestra aperta, strizzando gli occhi per la forte luce. Il sole era alto nel cielo e capì che l'alba doveva essere passata già da un bel po' di tempo. Si alzò dal letto di malavoglia e si diresse lentamente verso la finestra.
I paesani affollavano il mercato e i fruttivendoli gridavano a squarciagola il nome di ortaggi importati dalle terre oltreoceano. 
I contadini continuavano a lavorare i loro piccoli campi e alcuni bambini correvano spensierati per le strade ridendo e scherzando, rubando qualche mela qua e là. Blanche scosse la testa nel vedere un gruppo di ragazzetti che cercavano di rovesciare un secchio pieno d'acqua sulla testa di una loro compagna. faceva da sfondo a quello scenario idilliaco il vasto bosco dove la Grande Quercia si stagliava in tutta la sua imponenza verso il cielo. Il sole creava strane ombre sulle foglie degli alberi, facendoli apparire quasi splendenti. Sospirò ancora, cercando di reprimere la tentazione di vestirsi, prendere il suo libro e rifugiarsi nel verde del Bosco.
    Ripensò al discorso che suo padre, il Re, le aveva fatto il giorno prima.
Forse, pensò, aveva fatto una promessa troppo grande. C'era qualcosa nel Bosco, nell'erba, nei fiori che la attirava, come se il suo sangue fosse legato a quella terra. Forse avrebbe potuto andarci un'ultima volta, tanto per dire addio a quel posto che aveva sempre amato. A questo pensiero Blanche scosse la testa e sorrise. Oggi è giornata da pensieri malinconici, pensò.
Ma desiderava davvero andare nel bosco. Desiderava sentire la morbidezza dell'erba sotto le scarpe. In fin dei conti, il giorno prima non sapeva che sarebbe stata l'ultima volta in cui si recava là. Doveva davvero salutare quella Pace. Dopo avrebbe potuto mantenere la promessa fatta a suo padre.
    Si allontanò dalla finestra e la chiuse, dopodiché si voltò verso l'armadio. Decise che non avrebbe chiamato nessuno per essere aiutata a vestirsi: la servitù avrebbe potuto insospettirsi. Aprì teatralmente le ante e scelse uno dei vestiti più semplici che aveva: un vestito azzurro con le gonne poco gonfie, le maniche corte e un cinturino scuro in vita. Lo infilò di fretta, legò i lunghi capelli in una mezza coda, prese il libro dal comodino e corse verso la porta... dove si fermò di scatto.
Con la coda dell'occhio aveva visto il cesto che di solito usava per andare al mercato. Potrebbe essere una buona idea, pensò.
Afferrò il cestino e nascose il libro sotto la stoffa che era appoggiata sul fondo.
    Aprì la porta ed uscì.
    Mentre camminava lungo gli immensi corridoi, capì che avrebbe dovuto
attraversare il portone principale per non destare il sospetto dei servi se l'avessero colta di sorpresa mentre camminava verso una delle uscite secondarie. In più sapeva che quasi tutte le stanze erano occupate dai servitori e dagli spasimanti delle cameriere. Alzò gli occhi al cielo, pensando a Ethalyn, una delle sue migliori amiche, nonché sua dama di compagnia, che era stata trovata in dolce compagnia in una delle grandi stanze del castello. Rise al ricordo del suo viso in fiamme.
Alzando lo sguardo si accorse di essere già arrivata al portone. Uscì con nonchalance, combattendo l'istinto di guardarsi intorno come una ladra, e cominciò a scendere i gradini, lieta che nessuno le avesse detto più che un "Buongiorno, principessa Blanche!". Era felice che nessuno le avesse fatto domande... - E voi dove credete di andare principessina? -
Blanche si immobilizzò e rivolse lo sguardo alla Balia, che le andava incontro asciugandosi le mani sul lungo grembiule. A quanto pare stava lavando i panni al pozzo di corte.
    - Al mercato, Balia... -, le rispose Blanche con il sorriso più innocente che aveva, mostrandole il cestino. Menomale che l'ho preso!
Ma la Balia non sembrò molto convinta e, dopo aver salito gli scalini ed essersi ritrovata davanti alla principessa, le rivolse uno sguardo indagatore.
    - Ma davvero? -, le disse. - E cosa andreste a fare al mercato da sola? -
    - Be',
ci sono le tende...quelle che ho ora non mi piacciono, lo sai. Poi ho visto dalla finestra che i carri portavano merce dagli altri regni e pensavo di darci un'occhiata.
- Blanche cominciò ad avere paura di essere stata scoperta.
    - State lontana dal bosco, bambina. Vi tengo d'occhio sappiatelo! -
Blanche annuì con convinzione e baciò la Balia sulla guancia. - Ti comprerò un regalino! -, le disse, e la Balia si addolcì un po'.
    - Spero per te che sia carino! -
La principessa si voltò ridendo e scese gli scalini restanti. Sapeva che la Balia la stava ancora guardando, quindi aspettò di essere al centro del cortile per voltarsi. Quando si girò vide l'anziana donna entrare svelta nel castello. Con un'alzata di spalle tornò sui suoi passi e continuò a camminare verso l'enorme cancello aperto, dirigendosi verso il mercato.

Isolde Katriona O'Moore, meglio conosciuta nel Regno come la Balia della principessa Blanche, camminava il più velocemente possibile verso la biblioteca, dove era sicura di trovare il Re.
Quando aprì con forza le porte della stanza, constatò con soddisfazione che il suo istinto non l'aveva ingannata. Il Re, infatti, era seduto elegantemente su una poltrona e in mano aveva un libro, il quale aveva il titolo scritto in una lingua che la Balia non conosceva. D'altronde era risaputo che il Re dell'Ovest, come quelli delle altre terre, conosceva svariate lingue. Mentre la Balia sapeva leggere a stento la propria.
    Il Re alzò lo sguardo dalle pagine del suo libro e quando vide la Balia i suo occhi si incupirono.
La donna si affrettò a inchinarsi e rispose alla tacita domanda del suo signore: - Ho visto la principessina uscire, Vostra Maestà. Quando l'ho fermata ha sostenuto di volersi recare al mercato.
    Il Re balzò in piedi. - Perché diamine non l'avete accompagnata? -, disse furente.
    - Voi mi avete ordinato di riferirvi ogni volta in cui avessi visto vostra figlia uscire, Signore.
L'
uomo rimase un po' interdetto, quasi incredulo di aver dato un ordine così sciocco.

    - Andate al mercato, Balia. Assicuratevi che mia figlia sia lì e che non si avvicini al Bosco. Stanotte c'è il plenilunio.
Gli occhi del Re si velarono di paura e la Balia ebbe un fremito. Si inchinò prima di uscire e, voltandosi, quasi si scontrò con un paggetto. Il quale si tolse il cappello in segno di scuse. Mentre richiudeva le porte, la donna vide che il paggio stava consegnando una lettera al Re, il quale voltò le spalle al ragazzo per leggerla.

Blanche camminava senza fretta tra le bancarelle del Mercato. Aveva già acquistato delle tende, per essere sicura che la Balia non facesse troppe domande, nel caso la incontrasse di nuovo al ritorno. Aveva comprato anche delle fragole, per riempire lo stomaco mentre leggeva, visto che non toccava cibo dalla sera precedente.
    Si avvicinava sempre di più ad un enorme cespuglio di more. Ai confini del bosco suo padre aveva fatto mettere delle guardie
per impedire ai licantropi di attaccare il villaggio, ai bambini di avvicinarsi a quei luoghi così temuti e, principalmente, per impedirle di andare a leggere all'ombra della Quercia. Blanche riuscì a nascondersi dietro il cespuglio senza che nessun paesano e nessuna guardia la vedesse. Usava quella strategia per entrare nel bosco da così tanto tempo, che ormai era diventata bravissima a nascondersi.
Lentamente, stando attenta alle spine, riuscì ad immergersi nella vegetazione, pestando piante e fiori. Usando i larghi tronchi degli alberi come nascondiglio riuscì ad penetrare sempre di più nel bosco, finché non vide più le guardie.
    Si mise a camminare fischiettando lungo quella strada che conosceva fin troppo bene. Quando raggiunse il possente albero, ebbe la sensazione di poter respirare ancora. Felice, si sedette ai piedi della Quercia e prese il libro dal cestino. Aveva già superato la metà, ma non era un problema, visto che il suo addio avrebbe dovuto essere veloce.
    Aprì il libro e si immerse nelle avventure di Ero, Claudio, Beatrice e Benedetto, prendendo, di tanto in tanto, una fragola dal cestino,
   
gustandosi appieno, come mai prima d'ora, ogni singolo momento: il fruscio del vento fra i rami degli alberi, il dolce profumo dei fiori e la sensazione di sicurezza e protezione della Quercia.
Blanche sapeva che avrebbe dovuto tornare presto al castello, per non destare sospetti, ma leggeva lentamente, assaporando ogni parole e sorridendo quando succedeva qualcosa di divertente. Il suo cuore era calmo come l'aria che muoveva leggermente le foglie, causando quel rumore che le piaceva tanto.
    Era quasi alla fine del piccolo libro e sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto tornare a casa e lasciare quella pace che suo padre le aveva negato, per paura dei Lupi. Ma i Licantropi non uscivano dal loro territorio. Blanche aveva passato molto tempo prima di convincere, almeno in parte, se stessa.
Sapeva che i Licantropi uscivano dal Territorio e si avventuravano nel bosco ogni volta che volevano. Lo sapevano tutti, ma solo lei e altri ragazzi del villaggio avevano il coraggio - o l'incoscienza - di andare lo stesso a passeggiare tra gli alberi.
    Gli occhi di Blanche scorrevano su quelle righe piene di avventure e magia e amore. Era totalmente immersa nella pace del momento, quando uno scricchiolio interruppe la sua beatitudine. Proveniva dall'albero davanti a lei. La principessa fermò la mano a mezz'aria, nell'atto di portarsi una fragola alla bocca, e alzò gli occhi inquieti verso la chioma dell'albero. Un altro scricchiolio. Un altro ancora.   
    Una figura si lanciò dal mezzo dei rami e atterrò al suolo con un tonfo sordo, piegando un ginocchio.
    Blanche balzò in piedi, facendo cadere la fragola e il libro. Il suo cuore aveva cominciato a battere all'impazzata, e quando il Licantropo alzò gli occhi su di lei, credette di poter morire.
    L'uomo si erse in tutta la sua altezza e la guardò diritta negli occhi, mentre la principessa sentiva che l'aria cominciava a scarseggiare. Nel momento in cui l'uomo cominciò a parlare, altre figure scesero dalle chiome degli alberi e lei si ritrovò accerchiata da sei Lupi Mannari.
    - Guardate un po' chi abbiamo qui: la bella figlia del re! -
    
Blanche si guardò attorno con il cuore che le martellava in gola e vide i volti tanto tranquilli quanto inquietanti degli altri Lupi, di cui lui sembrava essere il capobranco.
Udendo le sue parole, gli altri Lupi sorrisero. Non erano sorrisi cattivi, ma rimanevano comunque piuttosto spaventosi.
    Blanche tremava come se d'un tratto si fosse trovata in mezzo alla neve, e con le mani stringeva la stoffa del vestito.Tanto da far sbiancare le nocche e sentire dolore alle dita.
    Un altro Lupo si fece avanti, ritrovandosi molto vicino a lei. Era un ragazzo dalla pelle più scura degli altri. Sotto i vestiti si poteva scorgere un corpo al contempo esile e muscoloso. - La principessa ha smarrito il sentiero? Ha bisogno di essere riaccompagnata al castello, da paparino? -, le disse il ragazzo.
    - Vi ringrazio, ma so ritrovare da sola la strada di casa. - Nonostante avesse cercato con tutte le sue forze di mantenere ferma la voce, questa continuava ugualmente a tremare. Blanche pensava che il suo cuore avrebbe potuto esploderle in petto. Sapeva che le avrebbero fatto del male, suo padre l'aveva avvertita. D'un tratto ricordò che quella sera ci sarebbe stata la luna piena. Capì di essere nei guai e temeva che non ne sarebbe uscita molto facilmente. I Licantropi odiavano suo padre e adesso avevano lei, una ragazza che non avrebbe mai potuto difendersi da sei Lupi, figlia del Re. Avrebbero sicuramente colto l'occasione per vendicare quelli che per loro erano torti subiti dal Re stesso. La principessa deglutì rumorosamente, senza che una goccia di saliva le percorresse la gola. La paura le aveva seccato la bocca, e tutto ciò che lei desiderava in quel momento era poter tornare a casa e dimenticare quell'incontro. Aveva paura e i Lupi potevano leggerglielo negli occhi, nei pugni chiusi intorno alla stoffa e nella postura rigida.
    - Andiamo, Wikvaya! E' già abbastanza spaventata, non stai migliorando la situazione! -, esordì il capobranco.
    Blanche prese abbastanza coraggio da girare lo sguardo, ancora terrorizzato, verso gli altri Lupi. Si fermò per un attimo su un ragazzo con le braccia incrociate, appoggiato al tronco di un albero. Aveva neri capelli lunghi fino quasi alle spalle. Voltò ancora lo sguardo, questa volta per posarlo sul capobranco, che sembrava anche essere uno dei componenti più grandi del gruppo. - Lasciatemi andare! -, gli disse. Più che un ordine, la sua sembrava una supplica. Non aveva tempo per maledirsi di essere sembrata così debole.
    Il Lupo le rivolse un mezzo sorriso, si spostò di lato e tese un braccio verso il sentiero, come ad aprirle la strada. - Non è mai stata nostra intenzione trattenervi, principessa.
    Blanche sgranò gli occhi un attimo, colpita da quella gentilezza. Raccolse il cestino più veloce che poteva e si avviò lungo il sentiero di ritorno, cercando di non mettersi a correre. Mentre passava accanto al capobranco, questo le sussurrò una cosa all'orecchio, spingendola a fermarsi: - Al contrario di quello che vostro padre vi ha raccontato, non siamo noi quelli cattivi. Non siamo bestie, principessa.
    La ragazza lo guardò negli occhi un attimo. Una sensazione che nemmeno lei sapeva riconoscere la pervase. Ricominciò a camminare velocemente, sentendo su di sé gli sguardi di tutti i Lupi. Per una volta, non vedeva l'ora di tornare a casa. - Salutateci vostro padre, comunque! -, le gridò uno di loro. Le sembrava di aver riconosciuto la voce del ragazzo che il capobranco aveva chiamato Wikvaya.
    Il tragitto per arrivare al cespuglio di more le era sembrato più lungo del solito. Il cuore le batteva ancora all'impazzata e gocce di sudore le accarezzavano le tempie. Aggirò il cespuglio e, senza che nessuno la vedesse, per sua fortuna, si ritrovò vicino ad una delle migliaia di bancarelle del mercato. Tirò un sospiro di sollievo e cominciò a camminare in mezzo alla gente come se fosse sempre stata lì, sentendo comunque le gambe tremare e le braccia fin troppo leggere. Sperò che il terrore non le si leggesse ancora nello sguardo.

Isolde stava ancora camminando tra le bancarelle. Aveva chiesto a vari mercanti se avessero visto al principessa e loro avevano riposto che sì, la ragazza li aveva salutati educatamente e aveva anche comprato delle tende. - Credo che si aggiri ancora da queste parti, signora Balia. Il mercato è grande, prima o poi la troverete! -, le aveva detto un uomo anziano con pochi denti, che si era tolto il cappello per salutarla, rivelando una liscia e splendente testa pelata.
    La Balia stava ancora cercando la principessa, chiedendosi se non fosse davvero tornata nel bosco. Se è così, la aspetta una bella ramanzina, una volta tornata a casa, pensò aggrottando la fronte. Mentre allungava il collo per vedere oltre le persone che stavano davanti a lei, tutte tristemente più alte della povera donna, sentì un paio di mani calde che le coprivano gli occhi e un cestino che le urtava la spalla.
    - Principessa! -, esclamò. La Balia si voltò di scatto e guardò il viso arrossato e sorridente della sua principessa. - Vi ho cercata ovunque! Si può sapere dove vi eravate cacciata?
    - Sono sempre stata qui, Balia! - Blanche le sorrise. - Ti ho anche comprato un regalo, come promesso. - Blanche infilò una mano nel cestino e ne trasse fuori un bellissimo orologio da comodino. La cornice era decorata con delicati fiori azzurri, il colore preferito della sua Balia. L'aveva appena comprato, poco prima di vedere l'anziana signora che si aggirava tra i vari banconi.
    Alla vista dell'orologio Isolde lanciò un gridolino di felicità e strappò l'oggetto di mano alla ragazza. - E' proprio quello che mi piaceva! Come facevate a saperlo? - La guardò con gli occhi luccicanti e un sorriso radioso ad illuminarle il viso.
    - Ormai ti conosco bene, Balia. - Blanche la abbracciò. Trovava sempre molta soddisfazione nel fare regali alla sua amata Balia, perché qualunque cosa le si donasse, lei era sempre felice e la maschera di severità che indossava ogni giorno si spezzava per un po'. Isolde ripose con cura l'orologio dentro il cestino, prese la principessa a braccetto e disse: - E' ora di tornare a casa, Maestà! - Blanche la seguì con falsa allegria, cercando di premere il ricordo dei Licantropi in un angolo nascosto della sua mente. D'un tratto la Balia si girò verso di lei, gli occhi velati di preoccupazione. - Giuratemi che non siete andata nel bosco, principessa. -
    - Te lo giuro, Balia. -, disse Blanche, mettendo una mano sul cuore e forzando un sorriso. Sentiva ancora la pressione sanguigna pulsarle nelle orecchie.
    La Balia guardò con fare indagatorio le sue guance arrossate.
    - Cos'ho che non va? -, le chiese la principessa, aggrottando la fronte.
    - Le vostre guance. - , rispose. - Sono rosse quanto una mela matura! -
    Blanche ruotò teatralmente gli occhi al cielo. - Oggi fa caldo, Balia, siamo in estate, e io ho camminato molto tra le persone e le bancarelle. Sarebbe strano se io non avessi le guance rosse.
    Alzò le sopracciglia e sorrise alla Balia, la quale sembrò convinta e, sorridendo di rimando, prese di nuovo la ragazza a braccetto, cominciando a parlare delle persone che aveva visto al mercato e a raccontare i nuovi pettegolezzi che passavano di bocca in bocca. Fu un sereno ritorno a casa. Almeno per Isolde.

La Balia stava canticchiando mentre, con passo tranquillo, raggiungeva lo studio del Re, dal quale era stata convocata. La sera era ormai calata da un bel pezzo e la cena era stata meravigliosa. Le cuoche avevano superato loro stesse. O forse era lei che aveva più fame del solito.
    Una volta davanti alla porta di legno lisciò il grembiule, mise a posto i capelli e bussò. Il Re le aprì poco dopo e la donna si prostrò in un profondo inchino, facendo sorridere il suo vecchio Signore. - Benvenuta, Isolde! Prego, entrate. -, le disse il Re, facendole spazio. La Balia entrò sorridendo.
    - Posso dedurre dalla vostra espressione beata che mia figlia sia davvero stata al mercato, quest'oggi.
    - Oh, sì, Signore. Mi ha anche comprato un regalo! - La Balia aveva parlato con un tale orgoglio e felicità, che al Re venne spontanea una risata. Aveva l'espressione di una bambina e la contentezza di una madre. Dopotutto, per Blanche era come se la donna fosse davvero una madre per lei, poiché la regina era morta dandola alla luce.
    - Ha comprato anche delle tende e prima le abbiamo appese alle sue finestre. Vostra figlia ha davvero buon gusto, sapete?
Il Re annuì sorridendo. - Sono davvero felice di sapere che mia figlia sia stata lontana da quel luogo dannato. Posso rilassarmi, adesso. - Allungò le braccia come a mettere in atto le proprie parole, dopodiché si avvicinò alla Balia e le mise una mano sulla spalla. - Vi ringrazio davvero tanto, Isolde. Non so proprio come farei senza di voi! - A queste parole la Balia fece con la mano, come se fosse lusingata. - Troppo gentile, Vostra Altezza! -.
Il vecchio sovrano le diede due pacche sulla spalla e le disse: - Oggi ho saputo che domani mattina arriveranno da noi Il Re e la Regina dell'Est. Tra qualche giorno è il compleanno dei loro splendidi figli e saranno così gentili da venirci a trovare e darci qualche... anticipazione sulle persone che ci saranno ai festeggiamenti. Sarà anche un'ottima occasione per farsi consigliare con quale regalo presentarsi alla festa. Porteranno il tè della loro terra. Adoro quel tè, sembra venire dal Paradiso. E, credetemi, Balia, io ne so parecchio sul Paradiso! - Il Re finì il discorso sorridendo alla Balia, dopodiché la congedò gentilmente, chiedendole di svegliare Blanche di buon'ora, il mattino dopo. Pensava che la figlia fosse già a dormire e non c'era bisogno di avvertirla adesso dell'arrivo dei Sovrani dell'Est.

Nella sua stanza, Blanche stava tutt'altro che dormendo. Camminava irrequieta avanti e indietro, tanto che temeva di poter lasciare un solco sulle assi del pavimento. Il ricordo di ciò che era successo quel giorno la stava tormentando. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la paura che le attanagliava lo stomaco. Lentamente si avvicinò alla finestra, che aveva aperto con la speranza che un po' di vento rinfrescasse la stanza.
    Appoggiata al davanzale, osservava le guardie che camminavano davanti ai confini del bosco. Erano state aggiunte le scorte, a causa delle luna piena, e altri uomini in armatura sorvegliavano il cancello e tutte le entrate del castello, comprese le finestre.
    Blanche si allontanò dal davanzale con uno sbadiglio. La stanchezza cominciava a farsi sentire.
    Si chiese perché i Licantropi non le avessero fatto del male, e perché l'avevano lasciata andare. Non  erano stati così tremendi come tutti le avevano insegnato a pensare. E le parole del capobranco, "
Non siamo noi quelli cattivi", cosa volevano dire? Mille interrogativi creavano caos nella sua mente. Era talmente stanca che decise di rimandare le domande e i pensieri al giorno dopo.
    Prese di slancio il cestino che aveva portato al mercato. Scostò la stoffa che ne ricopriva il fondo per prendere il libro... Ma non c'era nessuno libro.
Sentì il colore defluire dal suo viso, mentre toglieva la stoffa.
    Si alzò in piedi con lo sguardo di chi ha appena visto un fantasma e si girò verso la finestra, gli occhi rivolti al bosco.
    Mentre un ululato rompeva il silenzio di quella serata, Blanche venne sopraffatta dall'amara consapevolezza.
    Nella fretta, aveva dimenticato il libro nel bosco.






MoonAndRachel:
Eccoci di nuovo qua con la nostra storia a quattro mani!
Speriamo che questo capitolo vi abbia appassionato e vi spinga ad andare avanti nella lettura.
Il bello devo ancora venire, ragazzi! ;)
Ringraziamo tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite e anche quelli che si solo fermati a leggere.
Ricordate che le recensioni fanno bene alla salute (vostra e nostra) e all'autostima! xDxD
Un grande abbraccio da entrambi e al prossimo capitolo! ;)


  
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