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Autore: BJ foREVer    02/07/2012    1 recensioni
“Accomodati pure, come ti chiami?”
“Juls, ho vent’anni e sono di Phoneix” mi sedetti davanti al tavolo dove si trovavano quei cinque ragazzi, tutti sulla trentina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Accomodati pure, come ti chiami?”
“Juls, ho vent’anni e sono di Phoneix” mi sedetti davanti al tavolo dove si trovavano quei cinque ragazzi, tutti sulla trentina.
“Bene, Juls, qui leggo che hai un figlio” il più grosso di loro mi guardò, o almeno penso che lo stesse facendo da dietro le lenti scure degli occhiali da sole.
“Esatto, ha due anni. Si chiama Mike” sorrisi dolcemente al solo nominare il mio mostriciattolo, e il ragazzo mi sorrise di rimando, annuendo. Dopodiché passò il foglio che aveva tra le mani al tizio di fianco a lui, che fino a qualche istante prima mi stava deliberatamente fissando la scollatura. Mi alzai quel tanto che bastava da nasconderla e solo allora lo guardai davvero in viso. Era bello da mozzare il fiato: occhi color nocciola profondissimi, nasino all’insù, labbra sottili piegate in un sorrisetto e zigomi marcati.
“Mh..” lo vidi analizzare quel pezzo di carta che doveva essere il mio curriculum.
“Be’” s’intromise il piccoletto di fianco a lui, con una cresta che lo alzava di minimo venti centimetri “Vuoi farci vedere qualcosa?”
Io annuii alzandomi mentre tutti e cinque ridacchiavano, anche i due che fino a quel momento non avevano parlato.
Mi spostai al centro della stanza e fecero partire la canzone che avevo sentito costantemente nell’ultima settimana. Avevo un po’ d’ansia, era la prima volta che ballavo su un base di questo genere musicale, e non sapevo bene cosa cercassero, quindi improvvisai un poco in mezzo a ciò che avevo preparato.
Quando smisi di ballare crollai di nuovo sulla sedia, e li analizzai uno a uno. Il primo ragazzo che aveva parlato, che ora aveva tolto gli occhiali, mi guardava raggiante. Il tipo dagli occhi nocciola era sconvolto, il bassetto con la cresta sorrideva borbottando con il grassottello accanto a sé, mentre l’ultimo, il più alto, con due occhi azzurro ghiaccio, se la rideva per qualcosa che non capivo.
“Be’ insomma la prendiamo no?!” sbottò infine il secondo che aveva parlato, facendo ridere tutti, che annuirono convinti.
“Bene, Juls, domani alle nove sul molo di Huntington Beach” mi disse il ragazzo degli occhiali da sole.
“Perfetto, grazie mille!” li ringraziai uscendo, raggiante. Finalmente un ingaggio, non mi succedeva da settimane, e mi servivano un po’ di soldi a essere sincera. Mi sembrò di sentire un “A te, dolcezza” provenire da mister occhi nocciola, ma ero troppo lontana per essere sicura.
Appena uscita telefonai al mio agente, che era più che altro la mia migliore amica.
“Hey, ti hanno preso allora?” mi chiese senza neanche il bisogno di sentirmi dire A.
“Sì, grazie al cielo!” risi avviandomi al parcheggio.
“Oddio.. oddio.. oddio.. ODDIO!” risi ancora alla sua reazione. La band per cui avevo appena fatto l’audizione come ballerina, gli Avenged Sevenfold, era la preferita di Allison, la mia migliore amica.
“Al, calmati! Domani ti porto con me in qualità di manager!” la sentii saltare per i pavimenti di parquet di casa nostra e risi salendo in macchina.
“Senti, passo a prendere Mike all’asilo e sono a casa, serve qualcosa?” mi rilassai qualche secondo sul sedile mentre accendevo l’aria condizionata. Era giugno e faceva un caldo infernale.
“Mh no, ho abbastanza roba per cena, a dopo!” prima che potessi aggiungere altro aveva già interrotto la comunicazione, così mi limitai a mettere in moto l’auto e andare a recuperare mio figlio a scuola. Era un gran chiacchierone, il mio piccolo, anche se non articolava ancora molto bene le parole e aveva un vocabolario molto limitato, e per tutto il viaggio mi raccontò cosa aveva fatto quel giorno con i compagni. Quando arrivammo a casa Allison ci accolse con un abbraccio soffocante.
“E questo per…?” risi io.
“PERCHE’.DOMANI.VEDRO’.LORO” gridò lei eccitata, spaventando Mikey che mi si accoccolò in braccio.
“Sì, ma ora tranquillizzati! E’ pronta la cena? Ho una faaaame!” mi fiondai in cucina sistemando mio figlio al suo posto.
“E’ già in tavola” disse Al arrivando tranquillamente e prendendo posto accanto a me.
“WOHOOOOOO!” la mia amica era una cuoca a dir poco fantastica, e per l’occasione aveva preparato tutti i nostri piatti preferiti, che spazzolammo via in men che non si dica.

“Allora.. Com’erano?” mi chiese dopo che avemmo messo a letto Mike.
“I ragazzi? Be’, molto semplici a dire il vero” lei mi sorrise come per farmi continuare e allora dissi “Come si chiama quello con gli occhi nocciola?” la guardai incuriosita, anche se mi parlava spesso di loro non avevo mai prestato davvero attenzione ai nomi.
“Occhi nocciola? Brian” mi guardò sospettosa.
“Gran bel figo” la guardai negli occhi e scoppiammo a ridere.
Io e Allison eravamo così, unite da un’amicizia secolare riuscivamo a capirci al volo, e non avrei potuto chiedere un’amica migliore.


Nota dell'autrice: nuovo tentativo di long-fic:3 reeeecensite:D 
_BJ foREVer_
  
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